5 coblas unissonans di 10 vv. e 2 tornadas di 4 e 2 vv. (più un invio di 3 vv. nei soli Ols); unica ripresa dello schema, sulle medesime rime, in GlFig 217,1 (I): cfr. Beltrami-Vatteroni 1988-94, I, p. 240 (n° 11). I décasyllabes del distico finale di ogni cobla sono tutti a minore.
Ordine strofico
M
I
III
II
IV
V
Q
I
IV
II
III
V
Ordine unico per le tornadas (la prima è omessa in MR e in Ols, che la sostituiscono con un invio d’occasione di 3 vv. [VI’, 51’-53’] su cui si veda infra la Nota al testo; la seconda è assente in V; entrambe mancano in Q). Dc è latore della cobla II.
Melodia (GR): Sesini 1942, p. 120, n° 8 (solo G); Gennrich 1958-60, III, p. 82, n° 79 (cfr. IV, p. 56); Fernández de la Cuesta 1979, p. 193; Van der Werf 1984, p. 84*.
Tre i raggruppamenti che si possono isolare con maggiore evidenza nella tabella delle varianti adiafore: α che ha il suo nucleo in DGPS, β = CERTV e γ = LNc (con Q). In α PS sono congiunti da 45 men in luogo di m’an, mentre 13 langor invece di largor accomunerebbe PS a R: tuttavia l’errore è, con ogni probabilità, poligenetico a partire da una forma con -r- abbreviata (cfr. lâgor di R); P condivide infine con G l’assenza del v. 48. In β si può notare l’inversione dei rimanti 19 garir e 29 gandir: CEV (con Dc) leggono 19 gandir, mentre ERTV (con I; il ‘gemello’ K legge gradir) hanno 29 guerir; si ricava pertanto che EV presentano l’inversione gandir-garir, C ha due volte gandir, RT leggono sì 29 guerir, ma al v. 19 hanno l’erroneo soffrir (con LNc Ols), che discuto più sotto (inoltre I ha due volte guerrir, mentre Dc è fuori discussione essendo latore di una sola cobla). In γ LN sono congiunti dall’ipometria indotta dall’omissione di 18 ieu (si noti che in A la medesima omissione è recuperata in altra sede); si consideri poi 19 soffrir LNc (con RT Ols), che oltre a non dare senso, mal si lega al sintagma cossi·m puesca che lo precede, e 37 cels LN (con ETV O), obl. plur., invece del nom. sing. cill, in cui si registra un legame β-γ(con Ols). Rilevante la doppia lezione di N che al v. 34 legge nem come LcQ e IK CEMRTls (cfr. uem OV), ma la n- è erasa, cosicché si ottiene em, lezione di ABDPS (cfr. sempre in N la lectio singularis 27 ualer, accompagnata sul marg. dalla lezione generale ueillar). Per Ols la tabella evidenzia un legame con il gruppo α (cfr. tab. A1, soprattutto 8 senza IK e 7b, 38 con M); i due testimoni, oltre che dall’ipometria indotta da 42 uenz in luogo di uiratz, sono accomunati da una serie cospicua di varianti che li isolano dal resto della tradizione: tab. B3 11 e C3 3, 41a; inoltre 5 qeu, 11 mas ar, 19 daizo, 38 amainta (amair tan ls), 40 uos e mi, 41 neus, 42 uenz; 29 nos (con M) e 43 pres (con PS); le forme grafo-morfologiche: 12 li a (con C), 20 puesc (con CM), 35 ublit, 41 coian (-am ls); per di più entrambi sostituiscono la I tornada (VI, 51-54) con un invio d’occasione di 3 vv. che si può supporre realizzato per un’esecuzione dell’altrimenti ignoto giullare Marsan a Trez, l’odierna Trets (Bouches-du-Rhône), al cospetto del conte di Provenza Raimondo Berengario IV, fratello di Alfonso II d’Aragona, nominato ai vv. 44-45 (2). È pertanto assai probabile che Ols attestino una seconda redazione della canzone, di cui attribuirei all’autore la tornada, lasciando aperto il problema della paternità delle varianti sopra indicate (3). Questo il testo:
[I, 1-10] Ben an mort mi e lor / mei oill galiador, / per qe·s dreigz q’ab els plor / pos il so an merit, / q’e[n] tal dompn’ an chauzit / don han faig faillimen, / car qi trop pueja bas deissen; / pero en sa merce me ren, / car eu non crei qe merces aus faillir / lai on Dieus volc totz autres bes aissir.
[II, 11-20] Mas ar conosc d’Amor / qe mos danz li a sabor, / qe zo don ai largor / mi fai prezar petit, / e poignar a estrit / en tal qe si·m defen: / zo qe m’encauza vau fugen / e zo q’en fugh eu vau seguen; / d’aizo no sai coissi·m puesca suffrir, / q’ensems non puesc encauzar e fugir.
[III, 21-30] Ar aujatz gran follor: / c’arditz sui per paor, / qe tan tem la dolor / d’amor qe m’a saizit / qe zo·m fai plus ardit / de mostrar mon talen / a leis qe·m fai veillar durmen; / donc, ai per paor ardimen, / aissi con sel q’estiers nos pot gandir / qe vai tot sols entre sinc cen ferir.
[IV, 31-40] Pros dompna cui ador, / restauratz en valor / mi e vostra lauzor, / c’amdui n’em afreulit, / car metes en ublit / mi qe·us am finamen; / car cels q’o sabon van dizen / mal servir fai a mainta gen, / e car vos am tant qe d’als no·m consir / pert vos e mi: gardatz si·m dei marrir.
[V, 41-50] Neus c’oian per flor / no venz chantador, (-1) / mas pres de mo seignor, / del bon rei, cui Deus guit, / d’Aragon, m’an partit / d’ir’ e de marimen, / per q’ieu chan tot forsadamen; / mas al sieu plazen mandamen / non devon ges sei amic contradir, / c’als enemics vei qe·s fai obezir.
[VI’, 51’-53’] Marsan, vas Trez vai t’en corren, / lai a.N Raimon Berengier cui dezir / e car li er bo fatz li mon chan auzir.
[VII, 55-56] Bel N’Azimanz, Dieus mi gart de faillir / vas leis qe faill vas me, si l’auzes dir.
Per una serie di adiafore (cfr. tab. A 4, 20, 23, 25, 53 e tab. B 10b) e per una lezione erronea (35 merces), si registra la coincidenza di cls contro O: per spiegare tali rapporti si può pensare alla mancata registrazione delle varianti da parte di Pietro di Simon del Nero (la stessa impressione ricava Avalle per PVid 364,24 [XXXI]: cfr. Avalle 1960, II, p. 240).
Per quanto riguarda M, latore secondo Stroński di «un texte éclectique» (p. 187), era già emerso un legame con il gruppo α che la tabella conferma, pur evidenziando il rapporto con il gruppo β. In α vanno inoltre compresi anche AB (cfr. tab. A1; i due mss. sono congiunti dall’ipometria indotta dall’omissione di 48 al), e, con maggiori margini di oscillazione, IK (congiunti dall’ipermetria indotta dalla ripetizione di que in 3 per que ques taing). Non molto si può dire di Dc, latore della sola II cobla, che comunque pare collegarsi al gruppo γ; non offre invece alcun elemento di classificazione la citazione dei vv. 1-2 nella Passio amoris secundum Ovidium di Jordi de Sant Jordi (Riquer 1955, p. 196), 95-96: «Be m’an mort mi e lhor / mey hulh galiador»; confermato infine il rapporto fra la cit. nel Breviari d’Amor (α) e β, individuato da Richter 1976, p. 243.
Fondo l’edizione sulla versione α e adotto A come ms.-base, commentando tutti i luoghi nei quali mi discosto da essa. La versione β è basata sul ms. R perché offre un testo poco contaminato con α (ma cfr. per es. tab. 10b) e tuttavia ricco di lectiones singulares e irregolarità morfologiche che emendo con l’ausilio degli altri codici del gruppo. Inoltre: 12 mon dan con EQ > mos dans, 13 lâgor con PS > largor, 36 quieus con K > que·us, 38 maintas con M (dove la -s è esp.) > mainta; ritocco la grafia di 45 ma con DMQ > m’an. Nella prima tornada che, essendo assente nel ms. traggo da C, emendo la lectio singularis 51 lai in sai, ma conservo allo stesso verso vas di CV (e cfr. nais di T); al v. 54 conservo mans bos luecs di CE con c, ma emendo ai fach son pretz di C con LN in fach son ric pretz.
Note
(1) Lo stemma codicum di Stroński (cfr. pp. 187-88) presenta tre rami non ricondotti all’archetipo (x, z, y) che raggruppano le seguenti famiglie: AB, DPSG, Oa, IK (= x; a corrisponde al mio ls); LNc, Q (= z); C, R, EV (= y) (Q contamina con PSG). Inoltre Dc si lega a x tramite G, M si lega anch’esso a x tramite DPSG, T si lega principalmente a y tramite V e contamina con z. (↑)
(2) La città apparteneva a quello che Stroński ha individuato come il primo ramo dei visconti di Marsiglia (cfr. le pp. 159-72 della sua edizione, e in partic. le pp. 161-62); l’editore ipotizza che i conti di Provenza potrebbero aver posseduto un castello nella località: cfr. Addictions et corrections, p. 270. Per le deduzioni cronologiche rinvio alla parte I, § 1.3.1.1; su altri invii d’occasione a tradizione ridotta si veda la Nota al testo di FqMars 155,8 (XI). (↑)
(3) Stroński (p. 187) suppone invece la tornada di Ols si trovasse in x¹, l’ascendente comune a tutti i mss., eccetto IK, della famiglia x, per poi esser lasciata cadere da ABDPSG (+M), oppure che Ols l’abbiano attinta da una «source auxiliaire». (↑)