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Bertoni, Giulio. Un componimento inedito d'Albertet de Sisteron. "Zeitschrift für romanische Philologie", 35 (1911), pp. 236-239.

016,005a- Albertet

 

Un componimento inedito di Albertet de Sisteron.

 

Il ms. W (Bibl. Nazionale di Parigi, f. fr. 844) contiene, provvista di note musicali, la seguente strofa, accolta dall'Appel nei suoi Provenzalische Inedita aus Pariser Handschriften, Leipzig, 1892, p. 325:

 

                   Ha! me non fai chantar foille ni flors
                   Ni chanz d'auzel ni louseignols en mai,
                   Mais la meilleur de toutes les meillors
                   Et la gensor de las gensors qu'eu sai,
                   Mi fai chantar lou preis que de li n'ai,
                   Car per son preis dei ie ben chancon faire;
                   Si ferai eu, pos li ven a plaiser,
                   Car ren non fai fors que lou seu voler,
                   Tant es vaillanz et sage et de ban aire. (1)

 

Dopo questa strofe, come ha osservato l'Appel, si hanno trentasei linee bianche; il che significa che il componimento è mutilo nel ms. parigino. A integrarlo, viene in aiuto il ms. prov. a, il quale ce lo ha conservato per intero sotto il nome di Albertet de Sestaron. Eccolo, nella lezione alquanto scorretta, del prezioso manoscritto:

A! mi non fai chantar folia ni flors...

Questa poesia è indirizzata ad una principessa (str. II: Q'en vostra cort ben estai unz trobaire), forse Beatrice di Savoia, sposata da Raimondo Berengario IV nel 1219-1220. (2) Quest' identificazione è probabile, ma non è sicura: e non può essere tale per la mancanza di dati precisi nel componimento e per effetto anche del gran numero di dame imparate a conoscere da Albertet durante le sue peregrinazioni di corte in corte. È noto un suo componimento nel quale figurano insieme: Beatrice di Provenza, “C’om ten per la genzor", Agnesina di Piossasco, Beatrice di Vianes, Selvaggia d'Auramala e sua sorella Beatrice, figlie di Corrado I Malaspina, Adelaide di Massa e Contessina del Carretto. (3) Alcune di queste donne Albertet conobbe certo di persona; altre avrà cantate fors' anche, senza mai averle vedute, per la loro fama. È certo tuttavia che egli molto viaggiò per le corti italiane. Fu presso i Malaspina:

 

                            Seingner Conrat Malespina, desire
                            Eu vos vezer car molt n'aug ben dire.
                                               (Molt es greu mal, lez. di K, c. 120 v).

 

                            Seigner Conrat, granz es vostra despesa,
                            Que poi' ades e creis vostra valor.
                                               (En amor, lez. di K, c. 120 v).

 

e quasi certamente in quella corte, sonante di canti trobadorici, inviò un suo componimento a Maria d'Auramala: (4)

 

                            Vas na Maria d’esperon
                            D'Auramala ten vai correnz.
                                               (Ab ioi, lez. di K, c. 119 v).

 

Egli dovè giungere, forse, sino in Romagna, alla corte dei Traversari, se in una sua tenzone con Aimeric de Peguilhan potè chiamare a giudice Emilia di Ravenna: (5)

 

                                 N'Aimerics, a n'Emilla lais
                                 De Ravena, c'ades val mais
                            En totz bons faitz c'a pro domna conveigna,
                            Lo iuiamen e c'ab [lo] dreg s'en teingna. (6)

 

Queste, brevemente passate in rassegna, sono le donne cantate da Albertet. Dinanzi a tanta abbondanza è difficile scegliere quella, a cui fu indirizzato il nuovo componimento; ma le preferenze cadono sulla Contessa di Provenza, per i diritti ch'essa vanta ad essere considerata la prima fra le donne celebrate entro il bel numero di quelle che svegliarono la musa del nostro poeta.

Piuttosto che indugiarci su questa ricerca, per la quale mancano gli elementi necessarî, gioverà comunicare agli eruditi alcuni altri versi inediti di Albertet, che si leggono in un altro componimento, conservatoci anch'esso frammentario da W senza nome d'autore. Anche qui il ms. a interviene con la sua autorità in favore del Da Sisteron e integra il testo, che incomincia Mos corages m'es chaniatz (Appel, Op. cit., p. 327). Al ms. W manca una strofa:

        

                                 Qui ama e non es amatz,
                                 Enianz es e tricharia;
                                 Aqel enian[z] esperatz
                                 Maintz vetz per gran follia,
                                 Bem platz d'amic e d'amia
                                      Qan se tria
                            E s'acordon ambdui ab un semblan
                            Et l'us vas l'autre fai tot son (7) coman.

 

Inutile comunicare le varianti delle altre strofe, che farò conoscere in altra occasione. Il pubblico erudito le troverà, in ogni modo, nella stampa diplomatica, che fra non molto comparirà, del prezioso canzoniere di Bernart Amoros.

GIULIO BERTONI.

 

 

Note:

1. Ms. v. 1 flor; v. 2 louseignol; v. 4 gensors de la gensor; v. 8 seu] son. Intorno ai componimenti provenzali, conservatici da questo ms. francese, si veda Gauchat, in Romania, XXII, 371. ()

2. St. Stroński, Le Troubadour Elias de Barjols, Toulouse, 1906, p. 87. ()

3. Per tutte queste donne, si veda Bertoni, Giorn. stor. d. lett. ital., XXXVIII, p. 140 sgg. ()

4. “Auramala era un castello dove i Malaspina dimoravano frequentemente" Schultz-Gora, Epistole del trovatore R. di Vaqueiras (trad. ital.), Firenze, 1898, p. 168. ()

5. Emilia fu seconda moglie di Pietro Traversari. Cfr. Torraca, Le donne ital. nella poesia provenzale, Firenze, 1901, p. 46. ()

6. Lezione di K., in cui manca lo all'ultimo verso. Questo lo è preso da altri mss. Monaci, Testi ant. prov., Roma, 1899, col. 83. ()

7. Questo son, lo aggiungo io con tutta tranquillità. E riduco anche un comanz a coman con tranquillità non minore. ()

 

 

 

 

 

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