Il serventese di Ricaut Bonomel (1265).

 

Ricaut Bonomel „fraire del Temple” (1) è il nome di quel „cavalier del Temple” che compare in C come autore del serventese

                            Ir' e dolors s'es dins mon cor asseza.

Il nome è dato dall'indice di a. In testa al componimento si legge, nel medesimo manoscritto: en ricatz honomel fraire del Temple; ma nessun dubbio puo esservi circa la correzione di honomel in bonomel. Cadono così due opinioni presentate sin qui dagli studiosi sull'autore della nostra preziosa poesia:

1º Milà, Trov. en Esp., 364, d'accordo col Bartsch Gr. 423, 1, pensò che il poeta fosse quell' „Olivier del Temple” che scrisse il componimento Estat aurai lonc temps en pessamen (312, 1). Cfr. P. Meyer, Romania, XXXV, 145 n.

2º C. Fabre, in un suo studio su Austorc d'Aurillac, (2) suppose che il nostro poeta dovesse essere identificato appunto con Austorc, autore di un serventese sulla settima crociata (1250), che incomincia: [Ai!] dieus! per qu’as fa[ch]a tan gran ma[lez]a. (3) La nuova scoperta di a dimostra vani questi sforzi ingegnosi dei due critici ricordati. (4)

Darò anzi tutto il testo, ricostruito sui due codici C e a, e farò poi seguire alcune osservazioni intorno a questo importante serventese, che è tutto il bagaglio poetico lasciatoci dal Bonomel. (5)

 

Ricaut Bonomel.

[L'ordine delle strofe (C: I, II, IV, III, V, VI; a: I, III, II, IV, V, VI) è migliore in a, com'è mostrato dal senso. Infatti, in C la strofe, che incomincia Doncx ben es fol e che è la quarta, non è a suo posto. Essa deve necessariamente precedere la terza. Quest'ultima allude a qualcuno che ha giurato e detto che nessun uomo credente in Cristo resterà „en est paes” e che si propone di fare della chiesa di Santa Maria una moschea. Chi può essere costui? Evidentemente un nemico dei Cristiani, cioè Bibars, di cui si parla nella str. IV di C. Se non ammettiamo questa trasposizione, soggetto di a jurat e dit (v. 26) diventa il „regno di Siria”! Migliore è dunque l'ordine dato da a, dove la strofa concernente Bibars ha il secondo posto. Però, anche quest'ordine non deve essere il primitivo, perchè il filo logico strettamente impone che la strofa in questione abbia nel componimento il no. III. Il testo, scritto in Terra Santa (v. 28), subì dunque, anche per questo rispetto, la sorte di tutti i testi, che hanno una lunga o complicata tradizione manoscritta.]

Ir' e dolors s'es e mon cor asseza...

 

 

Note :

1. Così e chiamato nel ms. a (cod. Campori) recentemente segnalato da me agli studiosi. Godo di poter annunciare che la stampa di questo ms. non si farà più attendere a lungo, avendone io ultimata finalmente la copia. (↑)

2. C. Fabre, Austorc d'Orlac troubadour du Velay au XIIIe siècle, Le Puy, 1906. La stessa opinione egli sostiene in Mélanges Chabaneau (Rom. Forsch., XXIII) p. 266. (↑)

3. Questo componimento è stato edito e studiato ora da A. Jeanroy, Le troubadour Austorc de Aurillac, in Mélanges Chabaneau, cit., pp. 81-87. (↑)

4. Chabaneau, Biogr. d. troub. Hist. de Languedoc X, 368 identifica, come il Milà, il nostro con „Olivier” e quest'ultimo crede sia Aulivier de la Mar, che compare in H. — Olivier potrebbe essere forse quel frate templario Oliviero, che è ricordato in Körner, Die Templerregel, Jena, 1902, p. 169 e Die Varianten der Barceloner Hs. der Templerregel, Neukirchen, 1904, p. 18. (↑)

5. Da C pubblicarono il testo P. Meyer, Rec. d anc. textes, I, 95 e Fabre, Op. cit., p. 14. Di una nuova collazione col ms. vado debitore ad A. Jeanroy, che ringrazio vivamente. La lezione di a è stata edita da me diplomaticamente in Nuove rime provenzali (estr. da Studj romani, II), p. 25. (↑)