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Radaelli, Anna. Raimon Gaucelm de Béziers. Poesie. Firenze: La Nuova Italia, 1997.

401,007- Raimon Gaucelm de Bezers

 

QUASCUS PLANH LO SIEU DAMPNATGE

(BdT 401,7)

 

Il compianto funebre per il «borzes de Bezers lo qual avia nom Guirautz de Linhan», datato in rubrica 1262, è l’unico esempio del genere nel corpus di Raimon Gaucelm, se si eccettua la canzone di crociata composta alla morte di Luigi IX (VII), che presenta l’esordio tipico del planh ma che dalla seconda cobla, rivela i motivi caratteristici dell’invito ad una nuova spedizione ultramarina.

L’elemento che si impone con maggior evidenza in questo compianto è che il destinatario sia un ricco borghese di Béziers, sulla cui identità assai poco dicono i documenti ma che con ogni probabilità doveva essere se non il protettore, certo colui che aveva dispensato munifici favori a RmGauc e per questo degno di essere da lui elogiato con ogni onore. Il planh si presenta dunque come espressione dell’avvenuta conquista sociale della borghesia che dopo aver consolidato la propria preminenza in campo economico, trova legittimazione assumendo dal mondo signorile tutti gli aspetti che ne caratterizzano lo stile di vita, ostentandoli. Prima fra tutte la magnificenza di cui, secondo i princìpi cavallereschi, il signore deve dar prova rivelandosi generoso (donan e meten) verso gli amici e i sottoposti: Guiraut de Linhan si è mostrato a tal punto degno di pretz e honor, che l’appellativo nobl’en Guiraut, con cui RmGauc lo qualifica, sancisce il definitivo riconoscimento del suo prestigio sociale da parte della collettività.

Quanto a modalità tematiche ed espressive, il planh non si distingue dagli altri esempi occitanici del genere, ma si inserisce in un quadro tradizionalmente stabilito. Vi si ritrovano infatti gli elementi caratterizzanti, a cominciare dall’esordio, in cui il poeta invita al compianto attraverso le consuete immagini del dolore e della perdita: «Quascus planh lo sieu dampnatge / e sa greu dolor, / per qu’ieu planc e mon coratge / lo mieu bo senhor» (vv. 1-4).

Il motivo del cordoglio occupa uno spazio abbastanza esteso, anche attraverso il riferimento, seppur generico, al gruppo sociale colpito dal lutto, i siei amic, tra i quali dobbiamo immaginare il poeta stesso: «Sertas, gran dolor deuria / aver qui n’avia paria» (vv. 14-15); «Per que·n   van arratge / et a gran tristor / siei amic, et ab feunia» (vv. 39-41). Non si scosta dalla tradizione neppure la maledizione alla morte personificata, che defrauda il mondo dei migliori, lasciandolo desolato: «Dieus la maudia / Mortz! Qu’aissi·ns   rauba tot dia / que·lhs   melhors ne va menan / e sels que meinhs fan folia» (vv. 5-8).

Il momento successivo è costituito dall’elogio del defunto. Il tributo a Guiraut si svolge nelle tre strofe centrali e riguarda in maniera preponderante l’esaltazione della largueza del “signore” di Linhan: «quar elh dava e metia, / que tot quant aver podia / elh metia en boban» (vv. 32-34), che lo ha reso esempio ideale di liberalità: «ja no veirai son estatge / ... / on menava·l   gran barnatge / soven a ss’onor» (vv. 9-12).

Ma il motivo certamente più sviluppato nel planh è la preghiera che, oltre ad essere posta, come da tradizione, nella tornadaTotz preguem Sancta Maria, / qu’a sobre totz poder gran»), compare in una serie di invocazioni lungo tutto il componimento: alla fine della seconda cobla, RmGauc supplica la protezione di S.Michele: «Sanhs Miquels, siatz·l al denan!»; nella strofa successiva, prega la Vergine di porre il nobl’en Guiraut sotto la tutela di S.Giovanni («per companhia, / done·l   baro San Johan»); e nel congedo, la prega que·l   met’ab Sanh Fulcran. Inserita nel clima di fervore spirituale della seconda metà del XIII secolo, emerge particolarmente la devozione a Maria, Regina sanctorum omnium, colei che ha il maggior potere di intercessione presso Dio e che occupa il «gra pus aussor» nel Regno dei cieli, laddove Guiraut sarà festosamente accolto da tutti i santi («crei sert quez elh sia / lai on tug li cors sans van»), perché la sua generosa esistenza (largueza qui è anche caritat) lo ha reso diletto a Dio, che l’ha voluto con sé il «melhor jorn de l’an» (vv. 42-45). All’aspetto religioso è dunque affidato un ruolo di primo piano, e le invocazioni, inserite come in sequenza, fanno del compianto funebre in lode di Guiraut de Linhan una sorta di preghiera di suffragio per la sua anima.

 

SCHEDA RETORICO-STILISTICA

La struttura retorica del componimento, tesa a produrre un crescente clima emotivo, si basa per questo fine soprattutto su figure della ripetizione come il poliptoto «Quascus planh / ... / per qu’ieu planc...» (vv. 1-3); «aver qui n’avia» (v. 15), la figura etimologica «quez es mortz. Dieus la maudia / Mortz!» (vv. 5-6); «los bos faitz quez el fazia» (v. 17), l’iterazione sinonimica «elh dava e metia» (v. 32), la dittologia «lo sieu dampnatge / e sa greu dolor» (vv. 1-2); «nobl’en Guiraut prezan» (v. 25) e l’enumerazione «van arratge / et a gran tristor / ... et ab feunia» (vv. 39-41).

Il ritmo grave del discorso è interrotto da esclamazioni nelle prime tre strofe: «Dieus la maudia / Mortz!» (vv. 5-6), «Sanhs Miquels, siatz·l al denan!» (v. 18), «la Dieu me done salvatge!» (v. 21).

La lode per Guiraut de Linhan è espressa con il caratteristico ricorso all’iperbole, che ha la funzione di trasformare il defunto in un esempio di perfezione: «Anc, borzes ni de paratge, / lunh home melhor / no vim» (vv. 37-39), ultimo detentore di qualità supreme: «que·l mon home non avia / que·l sembles de donar tan» (vv. 35-36). In aggiunta, si nota la tendenza all’amplificazione anche mediante il ricorso all’aggettivo gran, usato come rafforzativo: «gran dan» (v. 9); «gran barnatge» (v. 12); «gran dolor» (v. 14); «gran valor» (v. 29); «gran tristor» (v. 40); «poder gran» (v. 47).

Infine si riscontrano altre figure tradizionali quali: la litote «sels que meinhs fan folia» (v. 8), l’antitesi «Anc, borzes ni de paratge» (v. 37), la perifrasi «Sus en l’onrat heretatge, / on so li sanhtor» (v. 19), «pres l’a·l melhor jorn de l’an» (v. 43), «lai on tug li cors sans van» (v. 44), l’iperbato «qu’al nobl’en   Guiraut prezan / de Linha» (vv. 25-26), «et a gran tristor / siei amic, et ab feunia» (vv. 39-41) e l’allitterazione, sia all’interno del verso: «quez es mortz. Dieus la maudia / Mortz!» (vv. 5-6); «melhors ne va menan» (v. 7); «fan folia» (v. 8); «soven a ss’onor. / Sertas...» (vv. 12-13); «dolor deuria» (v. 14); «so li sanhtor» (v. 20), che in rima: 1 dampnatge : 2 dolor; 20 sanhtor : 21 salvatge.

 

Rubrica: Planch que fes .R. Gaucelm en l’an que hom comtava m.cc.lxii. per un borzes de Bezers lo qual avia nom Guirautz de Linhan.

Scheda metrica: Frank 380:2. Planh di 5 coblas unissonans di 9 vv. + 1 tornada di 4 vv.

a
b
a
b
c
  |  
c
d
c
d
7’
5
7’
5
7’
|
7’
7
7’
7
rime a -atge   b -or   c -ia   d -an

 

 

Incontri vocalici: dialefe (vv. 11, 16, 32, 34, 41, 45), dialefe tra vocali uguali (v. 48).

 

Enjambements: vv. 4, 5, 14, 38.

 

Nel manoscritto è ipometro il v. 21. 

 

 

 

 

 

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