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Radaelli, Anna. Raimon Gaucelm de Béziers. Poesie. Firenze: La Nuova Italia, 1997.

401,008- Raimon Gaucelm de Bezers

 

QUI VOL AVER COMPLIDA AMISTANSA

(BdT 401,8)

 

Il primo dei due canti di propaganda alla crociata composti da Raimon Gaucelm risale al 1268, epoca in cui gli animi si erano notevolmente raffreddati all’idea di un altro passatge oltremare, dopo i continui rovesci subìti dalle truppe crociate ad opera dei Turchi, ma soprattutto in cui si erano decisamente affievolite le motivazioni spirirituali ed ideali che avevano animato le prime spedizioni. L’esordio è un insistito invito alla coscienza di quanti desideravano ancora servire Dio, glorificare il suo nome e vendicare l’onta della sua crocifissione, a partecipare alla nuova missione che si stava organizzando nei loca martyrii, dove Gesù era morto «per nos salvar». Per non dimostrarsi indegno ed ingrato di fronte a Dio, era dovere di ogni fedele, intraprendere questo viaggio di riscatto e difesa dell’onore leso di tutta la cristianità: «passe tost lai on Elh fon trespassans, / e sïa be de sa mort demandans / e de l’anta qu’El per nos autres pres» (vv. 6-8). Ma l’entusiasmo che avrebbe dovuto accompagnare questa rinnovata mobilitazione spirituale si scontra con una realtà di indugi pusillanimi e l’indifferenza di molti. Raimon infatti mostra di conoscere bene quanto siano mutate le condizioni ideologiche, oltre che politiche, nella società alla fine del XIII secolo: infatti molti, anzi «trop d’omes» (e pare che fra questi sia proprio da annoverare anche il destinatario di questo sirventese, il futuro visconte di Narbona Aimerico V), si mostrano esitanti al passatge accampando scuse per ritardare o rinunciare alla partenza. Così la III cobla è un ritratto realistico degli atteggiamenti correnti dei suoi contemporanei di fronte ad un’impresa che non è più sentita come occasione di purificazione e alla quale si antepongono giustificazioni più mondane e terrene, sentimenti borghesi, che agiscono da freno sui propositi di partecipazione: il guadagno, la salute, le responsabilità familiari:

 

                            «Ieu passera, si·l sout del rei agues»,
                            l’autre dira·n: «Ieu no sui benanans»,
                            l’autre dira·n: «S’ieu non agues efans,
                            tost passera, que sai no·m tengra res». (vv. 21-24)

 

Acerbo è il rimprovero contro chi indugia ad attraversare il mare («Per que·l so fals trastotz ... / aquelhs que so del passatge duptans. / Mielhs lai deuram quascus anar enans / nutz o descaus, qui estiers no pogues!», vv. 13-16) e dura la critica di coloro che rinnegano le promesse fatte e tradiscono il voto della croce («qu’eras fan semblansa / que passaran, e ges no·n an dezire», vv. 17-18). Ma la sacralità della spedizione in Oriente, impresa voluta da Dio, sarà esaltata nel momento del giudizio supremo, quando verrà chiesta ragione a ciascuno delle proprie azioni, e la mancata partecipazione alla missione sarà allora punita dalla collera del Giudice: «Anc vos autres non demandetz venjansa / de la mia mort, per so siatz a mal mes!», mentre la ricompensa verso i fedeli devoti si manifesterà con la beatitudine eterna: «Et als autres, qu’auran suffertz affans / per la su’amor, dira: «Los mieus amans, / venetz a mi que tot m’avetz conques!». Sono quindi soprattutto i benefici spirituali che RmGauc prospetta ai suoi ascoltatori: cercando di scuotere i tiepidi e vincere le loro esitazioni, egli raffigura la crociata nei luoghi santi come un pellegrinaggio durante il quale il cristiano ha l’occasione di veder rimessi i propri peccati, la via privilegiata da percorrere per conquistare il paradiso. Questo infatti invoca per chi ascolterà la sua esortazione:

 

                            Qui passara, Dieus, qu’a fag tot quant es,
                            li secorra e·lh sïa aiudans,
                            e·lh do·l regne don ieu sui esperans,
                            e li perdo, e·lh vall’en totas res! (vv. 41-44)

 

SCHEDA RETORICO-STILISTICA

Il carattere sermocinante del componimento è sottolineato dalla presenza del discorso diretto ai vv. 21-24 e 28-32, e dal tono declamatorio delle esclamazioni: «quan be m’o pes!» (v. 13), «... enans / nutz o descaus, qui estiers no pogues!» (vv. 15-16), «... per so siatz a mal mes!» (v. 29), «venetz a mi, que tot m’avetz conques!» (v. 32), «Doncx passem lai, que temps e razos es!», (v. 40), «... e·lh vall’en totas res!» (v. 44).

Numerose sono le figure adoperate per rendere più efficace l’esortazione al passatge: l’anafora dei primi versi serve ad accrescere l’attenzione dell’ascoltatore e produrre pathos e carica emotiva: «Qui vol aver complida amistansa / de Jhezu Crist, e qui·l volra ... / e qui volra ... / e qui volra ...» e ai vv. 20-23: «... e diran ses duptansa: / «Ieu passera...» / l’autre dira·n: «Ieu no sui benanans» / l’autre dira·n: «S’ieu non agues efans ...»; le dittologie «nutz o descaus» (v. 15), «dol e cossire» (v. 34), «temps e razos» (v. 40); l’enumerazione «li secorra e·lh sïa aiudans / e·lh do·l regne ... / e li perdo, e·lh vall’en totas res!» (vv. 42-44); la figura etimologica «passe ... trespassans» (v. 6); «amor ... amans» (v. 31). Si segnalano inoltre la ripetizione morfemica nella I cobla del verbo voler: vol (v. 1), volra (vv. 2, 3, 4) e nella III cobla, del verbo passar: passaran (v. 18), passar (v. 19), passera (vv. 21, 24); la costruzione parallela con figura di antitesi in rima: «Aquels auran tostemps mais alegransa / mar los autres auran dol e cossire» (vv. 33-34); e l’allitterazione, all’interno del verso: «vol aver» (v. 1), «volra servire» (v. 2), «volra venjar» (v. 4), «pres per nos» (vv. 5, 9), «so del passatge duptans» (v. 14), «anar enans» (v. 15), «Don se sabran del passar escondire» (v. 19), «diran ses duptansa» (v. 20), «passera, si·l sout» (v. 21), «per so siatz a mal mes» (v. 29), «als autres qu’auran suffertz affans» (v. 30), «mieus amans» (v. 31), «Aquels auran ... alegransa» (v. 33), «autres auran» (v. 34), «Amicx Miquels» (v. 45), «s’ilh passa pus tost n’er tot» (v. 48), e in rima 9 malanansa : 10 martire : 11 murire; 30 affans : 31 amans.

Vi sono inoltre legami che uniscono in relazione capfinida le coblas I e II: «e de l’anta qu’El per nos autre pres // Dieus pres, per nos salvar, greu malanansa», e la cobla V alla prima tornada: «Doncx passem lai, que temps e razos es! // Qui passara, Dieus, qu’a fag tot quant es».

 

Rubrica: Sirventes d’en .R. Gaucelm l’an m.cc.lxviii.

Scheda metrica: Frank 624:42. Canzone di crociata di 5 coblas unissonans + 2 tornadas di 4 vv.

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c
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10’
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10’
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10
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rime a -ansa   b -ire   c -es   d -ans

 

Decasillabi a maiore: vv. 9, 13, 31 (possibile anche 4 + 6), 34, 38.

Cesura lirica: vv. 8, 21, 24, 28, 30, 42, 43, 48.

Cesura mediana: vv. 17, 41 (con maggiore possibilità 4 + 6).

Coincidenza tra cesura e pausa logica: vv. 2, 9, 10, 12, 13, 16, 18, 20, 21, 22, 23, 24, 26, 27, 29, 30, 31, 32, 36, 38, 40, 41, 44, 45, 48.

 

Incontri vocalici: dialefe (vv. 16, 21, 27, 39, 43), dialefe tra vocali uguali (vv. 1, 42), dialefe in cesura (vv. 6, 37, 42, 44); sinalefe (v. 44).

Tenendo conto delle cesure, si possono osservare ddle rime interne 3 volra : 25 sera : 31 dira : 41 passara; 4 venjar : 9 salvar; 11 crotz : 13 trastotz; 12 dolor : 31 amor; 18 passaran : 19 sabran : 33, 34 auran; 32 mi : 47 li; rime identiche a distanza 2 : 36 Crist; 6 : 37 : 40 lai; 13 : 38 trastotz; 21 : 24 passera; 22 : 23 dira·n; 28 : 30 autres; 33 : 34 auran e poliptoto in rima interna 3 volra : 35 volem; 18 passaran : 21, 24 passera : 41 passara : 48 passa.

 

Rime grammaticali ai vv. 3 enantire : 36 enansa; 14, 47 duptans : 20 duptansa.

 

Enjambements: vv. 1, 11, 17, 19, 26, 28, 30, 35.

 

 

 

 

 

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