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Radaelli, Anna. Raimon Gaucelm de Béziers. Poesie. Firenze: La Nuova Italia, 1997.

401,001- Raimon Gaucelm de Bezers

 

AB GRANS TREBALHS ET AB GRANS MARRIMENS

(BdT 401,1)

 

L’esordio è quello tipico del planh: il trovatore esprime lo stato di sbigottita disperazione in cui è venuta a trovarsi la cristianità alla morte di Luigi IX, «qui valia sobre totz los valens», avvenuta a Tunisi il 25 agosto del 1270.

Già nella I cobla, tuttavia, la figura eroica del re di Francia assurge a valore d’exemplum, contribuendo a far sì che il compianto faccia proprie le valenze politiche del sirventese e si trasformi in un canto d’incitamento alla crociata, e la memoria della morte di colui che si mosse contro i nemici della fede per liberare i luoghi santi («qu’era de cor per Jhezu Crist issitz / del sieu païs contr’als fats Turcx aunitz»), assuma la funzione di suscitare ammirazione e spirito d’emulazione negli ascoltatori: la scomparsa del re, che è una perdita immensa, deve divenire sprone per indire una nuova spedizione onde completare ciò che egli ha lasciato incompiuto e soccorrere coloro che sono rimasti indifesi e senza guida. Ma il forte coinvolgimento pubblico e la tensione spirituale che avevano sostenuto la propaganda delle prime spedizioni crociate, determinando l’adesione entusiastica al votum crucis, avevano subìto, come si è già detto, un profondo raffreddamento nella seconda metà del ’200. RmGauc ne individua la ragione nel comportamento delle guide spirituali della cristianità che, in un momento di tale urgenza («Ar fora temps»), avrebbero dovuto provvedere a mobilitare nuovamente i fedeli a prendere la croce («e clercia o degra prezicar / per tot lo mon» vv. 18-19), anche concedendo indulgenze speciali che potessero far breccia negli animi degli esitanti: «e tal perdon donar / qu’om se·n crozes pus afortidamens» (vv. 19-20). Invece la Chiesa non fa più sentire la sua voce suasoria e in occidente è sopito il fervido senso religioso di un tempo:

 

                            Mar la Gleiza esta tan endurmida
                            que de passar negus homs no·n covida. (vv. 23-24)
 
                            Quar moutz n’estan sai flacx et adurmitz?
                            Quar del crozar nulhs prezic no·i ’s auzitz! (vv. 29-30)

 

Il corruccio di RmGauc si rivolge dunque ai predicatori che non fanno più sentire i loro incitamenti al passagium, e nei quali il sopravvento degli interessi politici e mondani sugli impulsi spirituali ha generato indifferenza, o peggio corruzione, con il commercio delle indulgenze e lo scioglimento dei voti:

                           

                            Ans vos dirai que fan cominalmens
                            selhs que la crotz solïan far levar:
                            elhs, per deniers, la fan a moutz laissar
                            e degron mielhs prezicar a las gens! (vv. 25-28)

 

A queste amare considerazioni si aggiunge la constatazione degli effetti fortemente negativi provocati dal dissidio tra papato e impero e dagli intrighi politici che impediscono una partecipazione corale dei fedeli e la sconfitta definitiva dei Turchi:

 

                            Si per lo mon fos bos acordamens
                            que Cristïas se denhesson amar
                            e·s volguesson contr’als Turcx acordar,
                            non lur foro ja pueis trop defendens, /.../
                            e la terra, on ilh se so noiritz,
                            per Cristïas fora leu conquerida. (vv. 33-39)

 

Abbandonato il senso di sconcerto e smarrimento dell’esordio, RmGauc addita quindi con vigore ciò che a suo avviso si deve perseguire per riuscire nella riconquista definitiva della Terrasanta e al contempo ricondurre la crociata ad essere, secondo i motivi ispiratori di un tempo, un pellegrinaggio spirituale e uno strumento di purificazione: il risveglio delle coscienze attraverso la predicazione, e la concordia all’interno della comunità cristiana, deponendo le controversie. La sua fiduciosa attesa s’incentra allora su Philippe III le Hardi, figlio di Luigi IX, sul quale il trovatore invoca l’ausilio e la protezione della Vergine: «Maires de Dieu, Verges emperairitz, ... / al rei Felips donatz longamens vida / e gardatz lo de dan e de falhida».

 

SCHEDA RETORICO-STILISTICA

Lo sconforto per la scomparsa di san Luigi è sottolineato dalla ripetizione dell’annuncio della sua morte nelle prime due coblas, alternando il participio: «pus mortz es selh» (v. 3), «Mortz es lo reis» (v. 9), al sostantivo: «non l’er trop esta mortz grazida» (v. 8), «sa mortz no·ns deu mermar» (v. 11), a cui si aggiunge la relazione capfinida che lega la I alla II cobla.

Alla tradizione del compianto funebre in modo particolare, si legano le figure della ripetizione come l’anafora «Ab grans trebalhs et ab grans marrimens» (v. 1), «qu’era del mon ses par / qui valia ... / qu’era de cor per Jhezu Crist issitz» (vv. 3-5); l’iterazione sinonimica «Dieus a·l pres e trach» (v. 7), «que·l dans e la fallida» (v. 15), «flacx et adurmitz» (v. 29), «de dan e de falhida» (v. 44); le dittologie «fals Turcx aunitz» (v. 6), «mortz o escofitz» (v. 37); l’enumerazione «los Francx foran seguitz / et aiudatz e trop pus afortitz» (vv. 21-22).

Il tono amaro e sfiduciato che percorre la canzone è sottolineato dalle esclamazioni e interrogazioni: «e degron mielhs prezicar a las gens! / Quar moutz n’estan sai flacx et adurmitz? / Quar del crozar nulhs prezicx no·i ’s auzitz!» (vv. 28-30).

Altre figure che stanno alla base della costruzione retorica del componimento sono l’iperbole con figura etimologica «qui valia sobre totz los valens» (v. 4); l’anastrofe, posta in posizione preminente all’inizio della II cobla «Mortz es lo reis»; la paronomasia «perdon donar» (v. 19) e l’interpretatio «E Dieus a·l pres e trach d’aquesta vida» (v. 7). Da segnalare è anche la ripetizione morfemica di voci del verbo esser nella 5ª cobla: fos (v. 33), foro (v. 36), fosso (v. 37), fora (v. 39). Infine vari sono i casi di allitterazione, all’interno del verso: «Cristïantat estar» (v. 2), «ges per so sa mortz» (v. 11), «anar lai ab armas, gent garnitz» (v. 13), «secorre a selhs» (v. 14), «Francx foran» (v. 21), «aiudatz e trop pus afortitz» (v. 22), «Turc non trobera» (v. 40), «pus pres avetz aquelh» (v. 42), cui si aggiunge la sequenza di nessi consonantici con vibrante: «del prezic degra·s movre tals crida / per que·s crozes» (vv. 31-32); in rima 13 garnitz : 14 gequitz; 26 levar : 27 laissar; 29 adurmitz : 30 auzitz; 33 acordamens : 34 amar : 35 acordar.

 

Rubrica: Lo ters sirventes d’en .R. Gaucelm l’an m.cc.lxx.

Scheda metrica: Frank 577:73. Planh/canzone di crociata di 5 coblas unissonans + 1 tornada di 4 vv.

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10
10
10
|
10
10
10’
10’
rime a -ens   b -ar   c -itz   d -ida

 

Decasillabi a maiore: vv. 14, 42.

Cesura lirica: vv. 23, 35, 36, 37, 38.

Cesura mediana vv. 8, 29.

Coincidenze tra cesura e pausa logica: vv. 9, 13, 19, 27, 38, 41.

 

Incontri vocalici: dialefe (vv. 14, 37), dialefe in cesura (vv. 13, 18, 23, 38).

 

Tenendo conto delle cesure, si possono osservare delle rime identiche a distanza 12 : 28 mielhs; 19 : 33 mon; 20 : 32 crozes; 34 : 39 Cristïas; ma sono presenti anche semplici rime interne 4 valia : 18 clercia; 11 so : 44 lo; 12 mielhs : 14 selhs; 13 lai : 25 dirai : 29 sai; 24 passar : 30 crozar. Sempre in rima interna sono interessanti da notare la figura etimologica nella IV cobla: 26 crotz : 30 crozar : 32 crozes, e il poliptoto ai vv. 36 foro : 37 fosso.

 

Rime grammaticali ai vv. 12, 20 afortidamens : 22 afortitz : 32 afortida; 23 endurmida : 29 adurmitz; 33 acordamens : 35 acordar.

 

Enjambements: vv. 5, 18.

 

 

 

 

 

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