CVII.

UGO DI SAN CIRC

 

Testo secondo A. Jeanroy e J. J. Salverda de Grave, Poésies d’U. de S. C., p. 91.

CVII. L’accusa qui rivolta contro Aimeric de Peguilhan è, in sostanza, la stessa rivoltagli da Sordello in Anc al temps d’Artus (v. num. CVI): quella di voler fare il galante malgrado l’età avanzata. Da questa accusa egli si difenderà energicamente col fablel, che v. al num. CVIII. Le composizioni di Sordello e di Ugo di San Circ risalgono pertanto probabilmente alla medesima epoca e sono uscite da un medesimo centro, cioè dalla Marca Trivigiana. La risposta di Aimeric è stata scritta fuori di questa regione: infatti essa è mandata a Sordello «nella Marca» per mezzo di un messaggero. Io credo le cobbole motteggiatrici di U. di S. C. siano state provocate da una qualche poesia amorosa di Aimeric, divulgatasi nella Marca, nella qual poesia il Peguilhan si fosse vantato di qualche suo amore. A noi non son giunte le cobbole composte da lui per la «bordelliera» né quelle per la «lavandaia», le quali ultime avrebbero provocato il sirventese di U. di S. C. Circa il tempo in cui tale diverbio ebbe luogo, non abbiamo elementi sicuri per precisarlo. O. SCHULTZ-GORA (in Zeitschrift für roman. Philol., VII, p. 204) lo riteneva posteriore al 1225, a cagione della vecchiaia di Aimeric. Ma osservano giustamente A. JEANROY e J. J. SALVERDA DE GRAVE (Poésies d’U. de S. C. p. 156 sg.) come, se è vero che Aimeric abbia esordito nel 1205, non doveva esser poi assai avanti negli anni nel 1225. Il DE LOLLIS (Sordello, p. 17) crede la tenzone con Sordello essere avvenuta «anni prima» del 1227. «Ci sembra» scrivono il JEANROY e il SALVERDA DE GRAVE (loc. cit.) «che l’allusione alla vecchiaia di Aimeric non debba esser presa sul serio, giacché è impossibile collocare le due composizioni, o almeno quella di Sordello, al di là del 1229, data probabile della partenza di costui per la Provenza».