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De Bartholomaeis, Vincenzo. Poesie provenzali storiche relative all'Italia. Volume primo con ventiquattro silografie. Roma: Tipografia del Senato, 1931

[CdT en procés d'incorporació]

334,001- Peire de la Cavarana

 

X.

PEIRE DE LA CARAVANA O DE LA CAVARANA

Testo secondo V. Crescini Man.3, p. 236.

A questo sirventese si suole attribuire generalmente la data del 1195 (TOECHE, Kaiser Heinrich VI, p. 420; O. SCHULTZ-GORA in Zeitschr. für Rom. Philol., VII, pp. 182 sg.; A. GASPARY, Storia della letter. Ital., trad. ZINGARELLI(2), I, p. 51; G. BERTONI, I Trovadori d’Italia, p. 45), o quella del 1195-6 (U. A. CANELLO in Giorn. di filologia Rom., III, 1883, p. 3; A. SCOLARI in Giorn. stor. della letter. Ital., LIX, 1912, p. 347 sgg.). Solo F. TORRACA in Rass. crit. della letter. Ital., IV, 1899, p. 1 sgg., la spostò dal tempo di Arrigo VI a quella di Federico II, collocandola tra il 1234 e il 1236. Non mi attarda nella confutazione di quest’ultima opinione, contro cui ha addotto argomenti dirimenti la Scolari e a’ quali parecchi altri se ne potrebbero aggiungere. Quanto alla datazione del 1195, apparirà essa pure modificabile da quello che ora dirò. Sembra a me evidente che il sirventese non possa essere stato ispirato se non dagli avvenimenti del marzo e dell’aprile del 1194. Tre fatti emergono chiari dalla lettura ciel componimento: 1º) al momento in cui l’autore scrive, l’imperatore va raccogliendo un esercito di Tedeschi per invadere la Valle Padana; 2º) la notizia di cotali preparativi suscita dubbi e timori fra le città collegate; 3º) precedentemente vi è stata un’invasione tedesca nell’Italia meridionale con gravi danni a’ baroni di quella regione. L’imperatore, dunque, al tempo della composizione del sirventese, non si trova in Italia. Nel 1195, al momento in cui Arrigo, dopo aver conquistata la Sicilia, riprendeva la via della Germania, attraversando la Marca d’Ancona e la Romagna, non si sarebbe potuto dire di lui, nell’Alta Italia, che andasse adunando («ajosta») gran gente, perchè omai, a conquista fatta, egli veniva, invece, licenziando le sue truppe, che tornavano alle loro sedi; v. PIETRO DA EBOLI, Liber ad honorem Augusti, v. 1361-2; OTTONE DI S. BIAGIO, Contin., p. 325. Siamo perciò manifestamente avanti alla discesa di Arrigo: precisamente dopo il febbraio del 1194, cioè dopo che l’imperatore, liberato dalla prigionia Riccardo Cuor di Leone, ebbe riscosso il prezzo del riscatto che doveva servirgli per l’impresa di Sicilia, e prima del principio del maggio, cioè prima della spedizione. Come sempre in simili casi, l’annuncio della imminente calata germanica ha gittato l’allarme fra le città della Lega Lombarda: ed è per questo che il poeta le esorta a star salde fra di loro. Infatti, non la guerra vera e propria egli propugna, incerto forse ancora sulle vere intenzioni dell’imperatore, si bene la unione e la diffidenza de’ Lombardi verso ogni obliqua proposta di lui, se essi non vogliono divenire schiavi de’ Tedeschi. E contro i Tedeschi l’odio propompe con tutta la veemenza. Siano a’ Lombardi di ammonimento, egli dice fra l’altro, i fatti di Puglia! Quali fatti? Certamente quelli di tre anni avanti, della prima spedizione dello Svevo per la conquista del Reame: le crudeltà, di cui restava fresca la memoria, commesse dagli imperiali contro Matteo Burello di Rocca d’Arce, l’abate di Monte Cassino, i conti di Fondi, di Molise e di Caserta, le città di Sorella, di Atino, di Castrocieli, di Teano, di Capua e di Aversa, e poi l’assedio di Napoli e quello di Salerno. Cf. RICCARDO DA SAN GERMANO, Chron., p. 326. E si noti che il poeta, col dire «di Puglia» e non «di Sicilia», ci induce ad escludere che alluda alle stragi della fine del 1194 e il principio del ‘95; ancorchè pure «di Puglia» scriva Peire Vidal nel sirventese Bon’ aventura, che v. a p. 48. La poesia, col suo ritornello, insolito in un sirventese, mostra non essere stata destinata a venir letta ovvero a venir recitata davanti a un uditorio ristretto come poteva essere quello delle corti feudali, ma piuttosto ad esser cantata nelle pubbliche piazze, a scopo di propaganda antitedesca. È questa la prima manifestazione letteraria de’ sentimenti degli Italiani verso i Tedeschi. E che tali sentimenti fossero generali e di vecchia data ce lo dice un non dubbio testimone, cioè lo stesso imperatore Federico I nella sua Encyclica de Lombardorum rebellione, del 1167: «Non enim in nostram solummodo redundat rebellio personam», egli scrive, «quia, iugo dominationis nostre proiecto, Teutonicorum imperium, quod multo labore multisque dispendiis ac plurimorum principum et illustrium virorum sanguine emptum et actenus conservatum est, refutare et exterminare conantur, dicentes: “Nolumus hunc regnare super nos, nec Teutonici amplius dominabuntur nostri”» (Constitut. et Acta publ., Legum, S. IV, to. 1, p. 325).

 

 

 

 

 

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