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De Bartholomaeis, Vincenzo. Poesie provenzali storiche relative all'Italia. Volume primo con ventiquattro silografie. Roma: Tipografia del Senato, 1931
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364,047- Peire Vidal
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XII.
PEIRE VIDAL
Testo secondo K. Bartsch, P. Vidal’s Lieder, p. 26, e J. Anglade, Les poésies de P. V., p. 110.
La data della poesia si determinerebbe, secondo il BARTSCH, op. cit. p. LII, da’ versi 9-10, ne’ quali il poeta avrebbe espresso il dolore cagionatogli dalla morte del re Alfonso II d’Aragona. Essa quindi sarebbe posteriore al 25 aprile 1196. F. TORRACA, P. V. in Italia, p. 232, è della stessa opinione. Il DIEZ, L. u. W., p. 171, aveva trovato enigmatico il passo. E in realtà non si comprende bene quale relazione ci sia tra la morte del re d’Aragona e l’impedimento che l’autore dice di trovare al suo ritorno nel Carcassese. L’itinerario poetico di P. V., per questi anni, si riordina nel modo seguente: 1º) Tra il marzo de 1193 e il febbraio del 1194, egli si trova nel Carcassese, dove compone la poesia «Per pauc de chantar» (BARTSCH, n. 22; ANGLADE, n. XXXII), in cui parla esplicitamente della prigionia nella quale trovasi Riccardo Cuor di Leone. 2º) Dal febbraio del 1194 al principio del 1195 è dubbio se sia ancora nel Carcassese o in Provenza; certo è al di là delle Alpi: infatti la poesia «De chantar m’era laissatz», mandata a re Alfonso, è di poco posteriore alla morte del conte Raimondo V di Tolosa, seguita negli ultimi giorni del 1194. 3º) Passa in Italia poco dopo, ne’ primi mesi del 1195, come si dimostra più chiaramente nel commento alla poesia sg. «Bon’aventura». 4º) Tra la fine del ‘95 e il principio del ‘96, si reca in Ungheria, dove, alla corte del re Amerigo, gli giunge la nuova della morte di Alfonso d’Aragona, per la quale compone il planh «Ben viu a gran dolor» (BARTSCH, n. 4; ANGLADE, n. XVI), posteriore quindi al 25 aprile. Di qui in poi la cronologia si fa incerta, non essendo sicuro se dall’Ungheria P. V. si sia recato direttamente in Ispagna; cf. S. SCHOPF, Beitr. zur Biogr. u. zur Chronol. der Lieder des Troubadours P. V., p. 33. È probabile che abbia fatto un nuovo soggiorno in Italia. Ora è a questo supposto secondo soggiorno piemontese (estate-autunno 1196) che il TORRACA vorrebbe riferire la composizione tanto di «Bon’aventura» quanto della poesia presente. Per «Bon’aventura», che si colloca saldamente tra l’estate e l’autunno del ‘95, certo avanti il 25 aprile del 1196, v. il n. sg. Quanto alla presente, non c’è alcun elemento per assegnarla alla fine del ‘96, piuttosto che al ‘95, vale a dire dopo e non prima del viaggio del poeta in Ungheria. Ci è forza procedere qui un po’ per impressione. E l’impressione mia è che la poesia rispecchi i sentimenti dell’autore al primo contatto con la corte di Bonifazio I del Monferrato e di quella di Manfredi II di Saluzzo. I primi versi hanno l’aria di dire non essere esagerate le lodi che di Bonifazio aveva udito far nelle corti transalpine da’ giullari girovaghi e, di lor natura, maldicenti, tanto che egli non sa che cosa aggiungere. L’allusione alla «conquista» da lui fatta de’ Lombardi e l’annuncio che ne dà a un suo amico d’Oltralpe (v. 49) sembrano confermare tale impressione. All’arrivo di P. V. in Piemonte, il marchese Bonifazio era da poco tornato dalla impresa di Sicilia (cf. più oltre).
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