CXXXV.
UGO DI SAN CIRC
Testo secondo N. Zingarelli, Un sirventese di U. di S. C. (in Miscell. Caix-Canello, p. 250; e Intorno a due trovat. in Italia, Firenze, 1899, p. 16); A. Jeanroy-J. J. Salverda de Grave, Poésies de Uc de S. C., p. 96: V. Crescini, Man.3, p. 311 sgg.
CXXXV. Il trovadore manda il sirventese a’ difensori di Faenza, assediata da Federico II, per incorarli alla resistenza, e nello stesso tempo per sollecitare dalla Chiesa, dal Re di Francia e da altri sovrani aiuti a’ Milanesi e ad Alberigo da Romano per una spedizione in Puglia, onde togliere il Reame a Federico. Alberigo da Romano era passato alla parte guelfa nel maggio del 1239 (v. ROLANDINO, Chron., p. 66), poco dopo la scomunica dell’Imperatore, e da allora era divenuto uno de’ principali sostenitori della parte Guelfa contro suo fratello Ezelino. U. di S. C. trovavasi presso di lui, in Treviso (cf. n. XCVIII), e di lui probabilmente è l’ispirazione del sirventese. L’assedio di Faenza incominciò alla fine dell’agosto del 1240 e fini, con la resa della città, il 14 aprile del 1241. N. ZINGARELLI (Intorno a due trovatori, p. 1 sgg.), che a questa poesia ha dedicato un ottimo studio, opina che il momento della composizione di essa cada tra la fine del 1240 e il principio del ’41, forse nel novembre, quando i difensori della eroica città parevano inchinare alla resa. La poesia è composta sul motivo di un’altra di un Guido. Non possediamo questa poesia che ha servito di modello a U. di S. C.; ne abbiamo bensí una di Peire Bremon Ricas Novas che incomincia Un vers voill comenzar el son de meser Gui, essa pure in alessandrini monorimi, ma distribuiti, non in cobbole di otto versi, sí bene in lasse, terminanti, sull’esempio della Chanson de Rolland, con l’esclamazione «Oi!» (v. J. BOUTIÈRE, Les poésies du troubadour P. Br. Ricas Novas, p. 74). Lo ZINGARELLI (op. cit., p. 15) e il BOUTIÈRE (p. 116) ritengono che il Guido sia Gui de Cavaillon, trovadore del primo trentennio del sec. XIII, il quale non fu mai, a quel che pare, in Italia. Se cosí, come spiegare l’appellativo di «messere» che egli porta nella poesia del Ricas Novas, appellativo usato bensí talvolta da’ trovadori, ma soltanto nel caso di personaggi italiani? Nulla di piú verisimile che si tratti di un qualche altro trovadore italiano.