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De Bartholomaeis, Vincenzo. Poesie provenzali storiche relative all'Italia. Volume primo con ventiquattro silografie. Roma: Tipografia del Senato, 1931

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107,001 - Calega Panzan

 

CLXIX.

CALEGA PANZANO

 

Testo secondo A. Jeanroy, in Ann. du Midi, XV (1903), p. 146 sgg.; e G. Bertoni, Trovad. d’Italia, p. 441 sgg. 

CLXIX. A. JEANROY, che ha dedicato un diligentissimo studio a questo sirventese, ne colloca la composizione tra l’aprile e il maggio del 1268 (Annales du Midi, XV, p. 162). Infatti, le allusioni del v. 78 al soccorso prestato a Corradino da Verona e da Pavia ci conducono a dopo il soggiorno del principe in queste due città, cioè a dopo il marzo. Corradino soggiornò in Verona tre mesi intieri: dalla fine dell’ottobre 1267 al 17 gennaio 1268. Egli poi fece sosta in Pavia, che gli offrí, oltre a’ suoi volontari, un sussidio di dodicimila once d’oro; lasciò la città verso la fine del marzo (Ann. Placent. Gibellini, p. 524). Il tono di fiducia che regna nella poesia invita, d’altra parte, a supporre come la spedizione si presentasse sin d’allora sotto felici auspici e come alcuni successi fossero stati già riportati da Corradino. Il piú notevole fu la disfatta che egli inflisse, il 25 giugno, a Ponte a Valle presso Firenze, al maresciallo francese Giovanni di Braiselve (BÖHMER-FICKER, Regest. Imp., V, p. 2078). L’avvenimento era troppo importante perché il poeta, se esso avesse avuto luogo, non ne facesse menzione. Osserva inoltre il JEANROY che, poiché C. P. rappresenta Carlo d’Angiò quale amico e complice de’ Saraceni, sarebbe naturale di pensare come, mentre egli scriveva, non era ancora incominciato l’assedio di Lucera da parte di lui (maggio-luglio). Ma il poeta, che non sembra si sia trovato sul teatro delle operazioni, può averne ignorato i particolari. Dal mese di marzo coloro si erano messi in stato di ostilità, e la poesia non può essere anteriore a questa data. È verisimile, tutto considerato, che la composizione della poesia debba esser collocata entro i mesi di aprile e di maggio. In questo momento, aggiunge il JEANROY, tutto pareva sorridere al nemico della Chiesa, la Toscana intiera gli obbediva; il suo esercito ingrossava a ogni passo di contingenti lombardi, toscani e meridionali; la Sicilia, sotto l’impulso di Corrado Capece, si sollevava a suo favore; Roma gli tendeva le braccia e gli offriva, al passaggio, tanti volontari ch’egli si dava il lusso di scegliere fra loro. 

 

 

 

 

 

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