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De Bartholomaeis, Vincenzo. Poesie provenzali storiche relative all'Italia. Volume primo con ventiquattro silografie. Roma: Tipografia del Senato, 1931

[CdT en procés d'incorporació]

437,037- Sordel

 

CLXXII.

SORDELLO e CARLO D’ANGIÒ

 

Testo secondo C. De Lollis, Sordello, p. 163. 

CLXXII. Sordello è ammalato e si duole, fra l’altro, del Re. Ma il Re non era stato davvero avaro con lui; da questa accusa egli si difende allegando i beneficî che gli aveva reso. Difatti, con diploma del 5 marzo 1269, dato presso Foggia, Carlo, «considerantes ... grandia grata et accepta servitia que Sordellus de Godio, dilectus miles, familiaris et fidelis noster», diceva, «serenitati nostre exibuit et que ipsum exhibiturum speramus», gli aveva concesso «ex causa donationis in pheudum nobile», i castelli di Monte Odorisio, di Monte S. Silvestro, di Paglieta e Pile e il Casale Castiglione, nel giustizierato d’Abruzzo. Con altro diploma del 21 maggio, dato dall’assedio di Lucera, gli aveva concesso il castello di Civitaquana. E con un terzo diploma del 30 giugno successivo, in cambio di S. Silvestro, Pile e Paglieta, gli aveva concesso i castelli di Palena e di Ginestra, nello stesso giustizierato (v. testi riferiti da C. DE LOLLIS, Sordello, pp. 324 sg.) I «foll» di cui parla Carlo sono le gualchiere di Palena, ove l’industria tessile fu per lungo tempo fiorente, sino ai dí nostri. Nulla si sa della moglie che lo stesso Re dice di avergli data, né del luogo dove il vecchio trovadore trascinò questi ultimi anni della sua vita. Ma i castelli dati a S. il 30 agosto dello stesso anno 1269 passavano a Bonifazio di Galibert, non sappiamo se per cambio o per morte del titolare (v. DE LOLLIS, op. cit., pp. 64 sg.). 

 

 

[IMATGE: v. II, p. 264]

 

 

 

 

 

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