CLXXXVI.

IGNOTO

 

E. Stengel, nell’edizione diplomatica del canzoniere P (Archiv di Herrig, L, p. 279), unico che abbia conservato questa e la poesia seguente, considera la prima cobbola come una composizione a sé. Sta però di fatto: 1. che tra essa e la seguente c’è, nel ms., una lacuna capace di nove versi, quanti son quelli dell’una e dell’altra; 2. che il senso dell’una si continua nell’altra. Cosí tutto porta a credere si tratti di un’unica composizione lacunosa. Vero è che lo schema ritmico delle cobbole non é identico; ma potrebbe trattarsi di un «discordo». 

CLXXXVI. Il giudice di Gallura, cui sono dirette questa e la cobbola seguente, è Nino Visconti, il «Nin gentile» di Dante (Purg., VIII, 53). Le due composizioni sono opera di un giullare, sicuramente italiano. Nessun elemento di datazione; ecco perché le pongo qui, cioè al limite estremo della vita del Visconti. Intorno a costui mi basti rinviare alla bibliografia dello SCARTAZZINI (Enciclopedia Dantesca, II, p. 1320).