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Squillacioti, Paolo. Le poesie di Folchetto di Marsiglia. Pisa: Pacini, 1999.

Nuova edizione riveduta e aggiornata per il "Corpus des Troubadours", 2009.

155,011- Folquet de Marselha

 

Ja no·s cuig hom qu’ieu camje mas chansos
 
Scheda metrica
 
[129:1]    a10 a10 b10’ a10 c10’ c10’ d10 d10    a: ós, b: èra, c: ansa, d: ir
 
5 coblas unissonans di 8 vv. e 2 tornadas di 5 e 4 vv. (la rima b è estrampa); lo schema metrico è un unicum. I décasyllabes sono tutti a minore (cesura lirica ai vv. 2, 24, 41; cesura italiana a v. 8).
 
Ordine strofico
 
DIKNPQUc I II IV V III
V I III II IV V
 
L’ordine delle tornadas è invertito in T: la prima è assente in Gf, la seconda in IKNPf, oltre che in Dc, che tramanda solo le coblas IV-V, e in Fa, che tramanda soltanto la V (e l’incipit, in entrambi i florilegi).
 
Melodia (G): Sesini 1942, p. 126, n° 11; Gennrich 1958-60, III, p. 85, n° 82 (cfr. IV, p. 57); Fernández de la Cuesta 1979, p. 202; Van der Werf 1984, p. 90*.
 
Nota al testo (1)
 
Nella tradizione sono isolabili due raggruppamenti principali: α = ABDIKNPQ e β = CfEMRVOls; è in quest’ultimo gruppo che sono concentrate le lezioni erronee: l’ipermetria in CfEMR per aggiunta di far subito prima del rimante del v. 8 (inoltre in CfR ausir > languir), l’omissione del v. 22 in Vf e soprattutto l’inversione fra i vv. 29-32 e 37-40 in EMRVOls: senza poter dire nulla sulle cause (probabilmente meccaniche) che l’hanno provocata, si osserva che l’inversione ha indotto in ERV una duplice modifica testuale al v. 37, così da fornire una continuità col v. 28, pero leus cor(s) > qui a mon cor e benanansa > malanansa; quest’ultimo rimante, comune a ls (che nel primo emistichio innova diversamente da ERV in per qa lo) rivela il suo carattere ‘posticcio’ trovandosi in rima anche al v. 30 in EMR (con CT IKNO), è invece messo a testo da Stroński, che non ha riconosciuto il carattere di rima equivoca di 22:37 benanansa, lezione predominante nella tradizione e per giunta «plus logique» a dire dello stesso Stroński (p. 207) (2). In α registro solo 34 toz DG e tot IKV in luogo di tort (ma l’errore è chiaramente poligenetico), mentre mostrar pare deteriore rispetto a 30 donar in DIKNPQc (per influsso di 29 mostra? il contrario succederebbe in EMRVOls con 29 donet influenzato da 30 donar); e ancora 7 per so in ER (invece di pero: influsso di 8 per so?). È infine lo stesso Stroński (p. 207) a preferire 46 ten a vai di EMROls Uc. Per questa lezione Uc vanno con β, ma dalla tabella risultano casi più numerosi di coincidenza in variante adiafora con α: cfr. lo stemma di Stroński che li rappresenta in un ramo isolato, legati a x (cioà al mio α) per contaminazione; inoltre U e c presentano i segni di un antigrafo con varianti alternative: da una parte c, che presenta, come in altri casi, due doppie lezioni, quali 27 ço apoderera / qeil mapodera sul marg. in corrispondenza di uno spazio bianco nel testo (3), laddove co apoderera è lezione di U con ABIKN T (e inoltre o apoderar P) e quem apoderera è in CfERVOls DQDc (inoltre qe nom apodera G e qe trop mapodera M); e 32 qina / ira, sempre sul marg. e anche qui in corrispondenza di uno spazio bianco nel testo (4): in questo caso però le lezioni concorrenti sono ir(a) e di U con α+DDcCfT e ir ab di EMRVls, ed è semmai O che legge et ab a presentare una doppia lezione. D’altro canto al v. 19, dove la tradizione è bipartita (c legge con α merce uos clam, mentre β ha per merceus prec), U presenta una lezione di compromesso merçeus clam e un v. ipometro. Lezioni doppie o di compromesso sono estese a mss. del gruppo β: particolarmente evidente 46 ten uai CV, laddove ABGDQ T leggono ten (tem DQ) e EMROls Uc leggono uai (l’ipometria è scongiurata per la riduzione palais > planhs C, plaiz V; ma anche 48 ieu co el R (cum ieu è in ABGD MVO T, quom el in CE; non c’è ipometria per l’omissione di totz nel primo emistichio) e la lezione di compromesso 45 ni car tenir M (ni enantir è in ABDIKNPQ TV c, e car tenir in CEROls; U omette il v., Gf l’intera tornada). Cfr. infine 29 mostret Cf, dove è coniugato al tempo di donet (EMRVOls) il verbo (mostra) degli altri testimoni. Tutto lascia pensare alla presenza di altri collettori di varianti oltre agli ascendenti della ‘terza tradizione’ di Avalle o all’editio variorum e, coi quali si spiegherebbe anche la situazione del v. 9:
 
1. Mas              er         es          so         canc...        ABIKNP
2. Mas              eras      es         zo         queu...        V
3. Mas              er         uei        so         canc...         D G R Uc    [qan G]
4. Mas              era       uei                     canc...         Q          [riconducibile all’assetto 3]
5.                     Era       uei        so         canc...         T           [riconducibile all’assetto 3]
6. Mas              eras      uei        so         que...          CMOls                [qieu M: cfr. V al n° 2]
7. Mas              ar         uei        so         que...          E
8. Ben                    uei lora        so         que...          f
 
                                                                  ...non cuiei que fos              ABGDIKNPQ ERTls Uc
                                                                  ...non cugei fos    CfMVO
 
Come si vede, la situazione è più complessa di come la pone Stroński che si limita a ritenere erroneo, o almeno deteriore, es; è infine ipotizzabile che anche il canzoniere di Bernart Amoros leggesse fos e non que fos come risulta dalle varianti apposte al ms. cª, con cui si ha un v. ipermetro: resta da stabilire se la mancata segnalazione della variante si deve all’umanista collazionatore o al moderno curatore dell’edizione diplomatica.
Per concludere si noti nella tabella delle varianti adiafore l’instabilità di T (latore di un testo contaminato basato probabilmente su una versione base β: cfr. 31 sap con i soli EMOls e 40 per tal con i soli EVR) e il rapporto di Dc con il gruppo α (cfr. in partic. tab. A1). Più instabile l’altro florilegio, Fa, latore di una sola cobla (la V) e povera di elementi utili a una classificazione: si vedano comunque le lezioni indicate nella tabella, 33a (tab. D1) 35 (tab. B2), 36 (tab. A1), 37a (tab. A1), 38a-b (tab. D1), 38c (tab. B2). Il rapporto dei due vv. citati nel Breviari d’Amor (α) con il gruppo β emerge dall’analisi di Richter 1976, p. 253.
 
Metto a testo la versione α e assumo A come ms.-base: lo emendo, oltre che della lectio singularis 35 ia amors mais, di una serie di lezioni condivise con il solo ms. B (15 ans men degra > ja·m cujav’ ieu; 25 Bon > Dompn’, e ancora tal > e; 27 peroil > pero·l; 29 ma > sa; 30 qan > qu’anc); e inoltre correggo 1 non [con DQUc] > no·s; 18 iaus [con GV] > ja·n; 39 qal [con T] > qu’e·l; per 49 fatz in luogo di faitz di ABGVc (e cfr. fagz C, faigz ls, fait Q, fach M, facs O) si veda la relativa nota nel Commento; ‘regolarizzo’ infine la grafia in: 14 senblanssa > semblanssa; 17 ochaios > ochaisos; 27 so > c’o. La versione β in apparato è fondata su R, emendato di errori, irregolarità morfologiche e lectiones singulares, e inoltre di due lezioni condivise col solo E, 5 si co > com si e 7 per so > pero.
 
 
 
Note
 
(1) Lo stemma codicum di Stroński (cfr. pp. 206-207) presenta tre rami non ricondotti all’archetipo (x, u, y) che raggruppano le seguenti famiglie: ABG, IKNPQD (= x); Uc (= u); Cf, ERMOaV (= y; a corrisponde al mio ls) (U contamina con ABG; c contamina con IKNPQD; Cf contaminano con x, f con Oa; M contamina con Oa; a contamina con ER). Inoltre Dc si lega con G; T si lega a y e contamina con ABG. ()
 
(2) Altre indicazioni nella nota di commento al v. 37. ()
 
(3) Una mano più recente vi ha inserito: qe mapoderera. ()
 
(4) E anche qui la stessa mano recenziore ha vergato: ire; per entrambi i luoghi cfr. Pelaez 1899, p. 271. ()

 

 

 

 

 

 

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