Davantal - Einführung - Analysis - Presentación - Présentation - Presentazione - Presentacion

Squillacioti, Paolo. Le poesie di Folchetto di Marsiglia. Pisa: Pacini, 1999.

Nuova edizione riveduta e aggiornata per il "Corpus des Troubadours", 2009.

155,007- Folquet de Marselha

 

Chantars mi torna ad afan
 
Scheda metrica
 
[575:1]    a7 b7 b7 a7 c7 c7 d7’ e7 e7 f7 f7    a: an, b: al, c: o, d: assa, e: or, f: os
 
5 coblas unissonans di 12 vv. e 3 tornadas di 6, 5, 2 vv.; lo schema è un unicum.
Unico anche l’ordine strofico, così come quello delle tornadas (la prima è tràdita solo da QTUc, la seconda è assente in DR, la terza è tramandata da ABTUcls).
 
Nota al testo (1)
 
Dalla tabella delle varianti adiafore (che per ragioni di praticità non registra le varianti dei vv. 32 e 57-60, sulle quali si veda infra) si ricava la netta opposizione fra due gruppi di mss.: ABDIKNPT (= α) e CRV, cui spesso si aggiungono Q (che tuttavia al v. 16 concorda in errore con α) Uc e ls. I due raggruppamenti sono confermati da alcune lezioni erronee: l’intero gruppo α (+ Q) legge 16 merma lor iois on mais an, lezione deteriore rispetto a mermon lor ioi on mais nan di β (+ Ucls): esso infatti banalizza il testo introducendo il topos dell’infelicità dell’avaro, la gioia del quale diminuisce con l’aumentare delle sue ricchezze; per di più la lacuna rende obbligato il riferimento di 17 so(n) agli amanti e ai ricchi avari invece che alle ricchezze; scrive Stroński: «la comparaison n’est logique qu’entre la fenêtre et les joies des avares et des amants (et non pas eux-mêmes) qui diminuent quand on y ajoute» (p. 229). Non è inoltre da escludere un influsso su 16 merma di 18 merma. I medesimi testimoni, esclusi IK e Q, leggono peraltro 15 mortal, stesso rimante del v. 38: che IK abbiano correttamente coral ha per Stroński due possibili spiegazioni: «il faut choisir entre l’hypothèse que, la leçon x¹ [scil. di tutto x tranne Q] ayant été mortal, la rédaction IK ait retrouvé coral dans une autre source, et celle que, x¹ ayant porté la bonne leçon et la correction, chacune de nos rédactions ait pu choisir à son gré» (p. 209); infine, registro di propriamente erroneo fra i mss. del gruppo soltanto 52 fait (in luogo di lait) in AB, certo per l’influsso di 51 fait e 53 fait. La versione β, e in particolare il testo di RV, presenta tali e tante discordanze rispetto all’altra da far pensare a un vero e proprio rifacimento: che esso sia d’autore va tuttavia escluso in quanto il tessuto semantico del componimento viene totalmente deformato. L’entità degli interventi può essere agevolmente misurata col confronto del testo critico (fondato su α) e quello di RV edito in apparato; qui mi limito ad alcuni esempi particolarmente vistosi (a sinistra della parentesi la lezione generale, con grafia di A, a destra quella di RV):
 
40     torneran(s) ad honor granmolt y agram honor gran (R addirittura agram deshonor)
44     qui dastinenssals somo] cades tenon tal sermo
58     e si dieus li rent sa honor] dieus li dara gran honor
59     bes taing tant es rics lo dos] e mas (mos V) tan gens es sos (lo V) dos
                                                      (cfr. & ab tan er rix lo dos C, e si tan es grans lo dos ls)
60     caitals sial guizerdosricx sera lo gasardos.
 
Rilevo inoltre che la stessa trasmissione del componimento ha subito delle perturbazioni in alcuni dei codici di b, ovvero: in RV sono tràditi in luogo dei vv. 35-36 i vv. 47-48:
 
                      R                                          V
33     mais sivals la dezonor          mas sevals la deshonor
34     dey dir que trop être lor         de dir quel turc entre lor
47     mans que ia côfessios         nan nians que confessions
48     nô plagra saqui no fos          nols pagra si dieus no fos
 
viceversa in luogo dei vv. 47-48 il solo R tramanda gli ultimi due versi di una tenzone fittizia con Amore, ma contenente accenni alla crociata, di Peirol 366,29 (XXXI), 52-53, tràdita da R a c. 76v: e sin salamics no fos. say remazeram ioios. La scelta di tali vv. è perfettamente azzeccata dal punto di vista metrico e, nonostante la parziale deformazione, contenutistico (si confronti il testo critico di Aston: «que, si Saladis no fos, / sai remazeran joios») (2); da rilevare il fatto che i versi chiudono nella tenzone di Peirol una tornada che risulta assente proprio in R. La circostanza dimostra una volta di più che l’estensore di R si serve di fonti diverse rispetto all’antigrafo, come peraltro si ricava dalle numerose lezioni doppie presenti nel ms.: nel nostro testo (in grassetto le lezioni doppie): 2 can mi souen del den baral (+1), dove den è lezione ABCIKNPQTVls (cfr. deu D), mentre del è in Uc; 23-24 qui sels ab mals uens ab dos. aibs que uêsols pus dels baros (+1), dove ab mals uens è lezione comune a V, mentre ABCDQTUls leggono mals aips uens (cfr. mals cubs uenz c); 29-30 per quieu nô aus uostre pro. dir en chantan car nom sap bo (+1), laddove ls legge per qieu non dic nostre pro. en chantan car nô sap bo, mentre la lezione generale è: per quieu nous (non) aus uostre pro. dir chantan que no sap bo. I versi interpolati ricavati da Peirol non presentano invece elementi, se non il fatto che la tornada è tràdita da CMNOTa, per determinare la sua provenienza.
Va inoltre notato che in CV la seconda tornada del nostro componimento (R anche qui ne è privo) risulta sostanzialmente diversa e più breve di un verso rispetto al resto della tradizione; questo il testo basato su C (tra parentesi quadre le varianti anche grafiche di V): Nayman mout [Naiman molt] gran dolor / ai den barral mo senhor [seynor] / quen lui pert [mor] conduitz e dos / aissi quom [aixi com] sanc res no fos [re] (3).
Segnalo infine il v. 29 di C quieu nous aus uostre pro ges (i segni di richiamo riportano l’ordine corretto). Al di fuori di β, va menzionata la cobla IV (vv. 37-48) nel ms. T (c. 232r); questa la situazione (rispetto gli a capo del ms.):
 
Beus uenson puois nul deman. nol fan de lanta mortal
& si non fossem lial. tornera onor gran. quns cortes
gentç de dieu fon. cel ric trobeson perdon. ce fan p
lus ren ab lausor na deus pres en sa labor. ma
freols ce glessa. cui dastenencals somon. mas conce
ntç ce gia confession. nol plagra sa ci non fos.
 
Evidentemente il copista, dopo i primi tre righi, verga il quinto; quindi, accorgendosi del salto, aggiunge il quarto, e, inseriti i segni di richiamo, copia infine l’ultimo.
La razionalizzazione della tradizione sin qui proposta è percepibile in filigrana nella varia lectio di v. 32 che origina da una diffrazione in praesentia che interessa in particolare il derivato da dizer, ma che ha conseguenze sull’assetto complessivo del verso:
 
1.1   qeil dirai si so   mal no   A
1.2   qel de rei si so    mal no   B
1.3   quil diç re se son    mal no   D
1.4   quel direm si son   mal no   U
1.5   qui·l di ren si so   mal no   c
2.1   quel diga ren si   mal non   IK
2.2   ques digna ren si   mal non   P
2.3   quel digua rem si   mal non   N
3.1   nul dia si so    mal no   C
3.2   nulha re si de   mal no   RV
4.   qeu diga rê se sol   mal non   Q
5.   de dire si    mal non   T
6.   qi re li ditz si   mal no   ls
 
Come si vede, il gruppo α+Uc è isolabile nelle due sue componenti attraverso gli assetti 1 (che conserva la lezione buona di c: cfr. Stroński, p. 229) e 2, il gruppo β attraverso l’assetto 3; la lezione di Q (assetto 4) rappresenta invece una sorta di compromesso fra l’assetto 1 (cfr. sol) e 2 (cfr. diga). La stessa razionalizzazione viene meno per un errore poligenetico come 38 fan DIKNPT CRV Uc in luogo di fam dei soli ABQ (e cfr. fain ls: nel suo apparato Stroński fa seguire: «(fam?)» alla lezione, ipotizzando implicitamente che fain sia errore di trascrizione di Stengel): il contesto esige una 2ª pl.
 
Come anticipato, fondo il testo critico sulla versione α e assumo A come ms.-base (la I tornada, assente nella versione α, è perciò tra parentesi quadre); offro la versione β in apparato, basandola su V; emendo quest’ultimo da lectiones singulares e irregolarità morfologiche: in questi casi, quando R non dà un testo soddisfacente mi rivolgo a C: così ai vv. 25 prezes e (prestan V, pozes R), 35-36 omessi in RV e 48 nol (nols V, non R).
 
 
 
Note
 
(1) Lo stemma codicum di Stroński (cfr. pp. 209-11) presenta tre rami non ricondotti all’archetipo (x, u, y), che raggruppano le seguenti famiglie: AB, DIKNP, T, Q (= x), Uc (= u), CRV (= y). Inoltre a (corrispondente al mio ls) si lega a y. ()
 
(2) Secondo Seto 1995b, p. 59 nei versi interpolati, ritenuti «en effet plus clair que le texte original», l’estensore di R «a changé -ran en -ram pour s’adapter au contexte de Folquet». ()
 
(3) Seto 1995b lo mette a testo, traducendo: «Sire “Aziman”, j’ai une grande douleur / au sujet de mon seigneur Barral, / car, avec lui, hospitalité et magnanimité / périssent comme si elles n’avaient jamais existé» (p. 54). ()

 

 

 

 

 

 

Institut d'Estudis Catalans. Carrer del Carme 47. 08001 Barcelona.
Telèfon +34 932 701 620. Fax +34 932 701 180. informacio@iec.cat - Informació legal

UAI