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Squillacioti, Paolo. Le poesie di Folchetto di Marsiglia. Pisa: Pacini, 1999.

Nuova edizione riveduta e aggiornata per il "Corpus des Troubadours", 2009.

155,015- Folquet de Marselha

 

Oimais no·i conosc razo
 
Scheda metrica
 
[536:1]    a7 b7 b7 a7 b7 c10 c10 a10 c10 d10 d10    a: o, b: ir, c: en, d: os.
 
5 coblas unissonans di 11 vv. e 2 tornadas di 6 vv.; lo schema metrico è un unicum.
Unico anche l’ordine strofico. I décasyllabes sono tutti a minore (cesura lirica ai vv. 6, 7, 28, 31, 39, 42, 67; cesura italiana a v. 21).
 
Nota al testo (1)
 
Una sostanziale bipartizione della tradizione è evidente dalla lettura della tabella delle varianti adiafore: da una parte α = ABDªIKNP, con cui spesso concorda Q (cfr. tab. A1), dall’altra β = CE, cui si aggiunge R (cfr. tab. A2; per CER 15, 55b). Il vaglio degli errori significativi conferma innazitutto il gruppo β: CE sono infatti congiunti dalle rime identiche 4:34 pro e 1:45 razo (con Dª: ma essendo il rimante di v. 45 una banalizzazione di resso, per il quale cfr. la nota relativa nel Commento, si può ipotizzare che l’errore sia poligenetico, e dunque non congiuntivo rispetto a quest’ultimo ms.); dal rimante 66 cen, che infrange l’ordine rimico della II tornada; e dall’ipometria indotta dalla riduzione 30 uertat > uer; si aggiunga la congiunzione 17 donc(x) invece di don < donar e 36 lans in luogo di lals. Venendo al gruppo α registro, oltre a 58 bastiscan IKQ invece di basticam, sia pure «mauvaise leçon» (Stroński), ma fortemente sospetta di poligenesi a partire da una forma con titulus, 16 uiuran morir, che Stroński ipotizza essere il risultato della deformazione di uiur’ am = uiur’ ab (cfr. uiure ab CE), e 23 quiatz (probabile grafia per cuiatz per Stroński) congiungono ancora Q a N; segnalo inoltre il legame di Q con CE in virtù di 8 trobauon (in luogo di trobauam: Stroński estende erroneamente la lezione anche a N: cfr. apparato a p. 83, con refuso, e p. 212) e con A per l’errore polare 22 uiure(s)(invece di morir: anche qui non va esclusa la poligenesi, considerata la forma asgmatica di Q). È solo dalla tabella che si può infine ricavare una sottodivisione del gruppo α: da una parte AB e DªIK (tab. 44, 63 e cfr. 15, 16; per AB soltanto cfr. tab. B2), dall’altra NPQ (tab. 44; per NP+R tab. 63).
 
Stante la maggiore correttezza, assumo a testo la versione α e A come ms.-base: emendo le lectiones singulares comuni al solo B, come 37 el > e, 51 creis > valra, 56 ue > vol, 67 fortz > forsatz; adotto inoltre la grafia ·s del pronome enclitico in luogo della forma is propria di AB ai vv. 7 e 59 e la forma 59 van invece di vant. Relego in apparato quella di β (limitatamente a CE), fondandone il testo su E (che emendo da errori propri e ‘irregolarità’ grafiche; al v. 39 integro home di R+α per sanare l’ipometria, pur notando che CR leggono bon cor in luogo di cor, lezione di E+α).
 
 
 
Nota
 
(1) Lo stemma codicum di Stroński (cfr. pp. 211-12) presenta tre rami non ricondotti all’archetipo (x, n, y), che raggruppano le seguenti famiglie: AB, DIK (= x); NP (= n); CER (= y) (R contamina con N). Inoltre Q si lega a x tramite DIK. ()

 

 

 

 

 

 

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