Scarsi gli elementi atti a ricostruire le relazioni fra i testimoni: la comune discendenza di CR, suggerita dall’ordine strofico, è dimostrata dalla presenza del sintagma mausi deziran alla fine di v. 32, già a v. 7, e dal v. 6 dieus si ersufrens C e dieus e playraus R, dove si scorge un evidente tentativo di sanare una lezione mal leggibile nell’antigrafo; cfr. anche 9 res, 21 dezir (con O), 27 homs. Congiunti anche NP in base all’ipometria di v. 41 (assenza di sui) e al rimante 21 plazens già a v. 6 (la lez. è comune anche a CR, che tuttavia non hanno plazens al v. 6); inoltre è erroneo, ma probabilmente poligenetico, 11 puesc di NPR+O in luogo del perfetto puec (cfr. anche 39 amor con CR e 8 nom con O).
Si ricava poco anche dalla tabella delle adiafore, dalla quale emerge la sostanziale opposizione di ADªIKNPQ (= α) e CR (= β), con Oa che concordano con l’uno o con l’altro gruppo (2), come fra l’altro indica il regesto degli errori (al quale si può aggiungere: 5 son in OR). All’interno del primo gruppo sono in qualche modo isolati DªIKNPQ (tab. A2; e cfr. 30 beutat in DªIKN). È comunque confermato il legame di NP con CR (tab. 17a) e Oa (tab. 10).
I dati sono quindi limitati e per certi aspetti contraddittori, e non si può che confermare la diagnosi di Stroński: «En somme, les éléments de classement ne sont ni très nombreux ni absolument sûrs» (p. 214).
Fondo il testo sulla versione α, di cui riproduco l’ordine strofico, assumendo A come ms.-base; pongo in apparato la vers. β basata sul ms. R; adotto tuttavia la lezione di C nei seguenti punti (dove non vengono indicati altri testimoni s’intende che quella emendata è una lectio singularis di R): 1 homs > hom; 5 son > sos (con O); 11 en als non puesc > non puesc en als; ricavo inoltre da C l’intero v. 30 assente in R; rinuncio a indicare una soluzione per la corruzione al v. 6: adotto la lezione di R, nonostante l’errore in rima, ponendola fra cruces.
Particolarmente interessante è, infine, il frammento di tre coblas offerto da O (è da esso che Stroński ricava il «mas jonhtas, clis» di v. 24: cfr. la relativa nota del Commento):
[I, 1-8] Meraveil mei co po nul ho chantar / si con eu faz per leu qi·n fai doler, / q’e mas chanzos no posc apareillar / dos mot c’al terz no lais mariz cader, / car no soi lai on estai son cors gent / douz e plaisentier, / qe m’auci dezirat / e no·m pot morir plus finament.
[II, 9-16] E car no posc nulla ren ta<n>t amar / ja, s’a lei platz, no deu ma mort voler, / c’anc, posc la vi, non posc d’alre pensar / mas co pogues dir e far son plaiser / et ai razon c’a laus des conoissent / es plus valen / per q’eu n’am mais l’afan / de leo sofrir qe d’autra aver joi gran.
[III, 17-24] Las! q’eu no aus mo mesage envoiar / no ar dar no m’aus de lei vezer; / e no lo lais mais car voil far cuidar / al faus devins c’aillors ai mo esper: / pero desir m’es ades plus coixen / e·l pensamen, / car no li soi denan / mains iointas, clins, per far lo seu coma.
Note
(1). Lo stemma codicum di Stroński (cfr. pp. 213-14) presenta tre rami non ricondotti all’archetipo (x, o, y), il secondo dei quali dubitativo, che raggruppano le seguenti famiglie: A, DIK, NP, Q (= x; D sta per Dª anche in apparato), Oa (= o), CR (= y) (NP contaminano con y; Q contamina con o; a contamina con x). (↑)
(2). La situazione si può confrontare con quella evidenziata dalle rubriche: α = FqMars, β = FqRom, a = PoChapt, O = anonima. (↑)