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Boni, Marco. Sordello, Le poesie. Nuova edizione critica con studio introduttivo, traduzioni, note e glossario. Bologna: Palmaverde, 1954.

437,007- Sordel

 

A) CANZONI


IV

 

I quattro mss. possono esser divisi in due famiglie: da un lato sta C, che ci conserva tutte le quattro coblas, benché manchi (particolarità che il De Lollis omise di segnalare) della tornada; e dall’altro lato stanno gli altri tre, che ci conservano solo la seconda cobla, la quale evidentemente si divulgò subito come cobla esparsa, originariamente accompagnata dalla tornada come in H, poiché il commento scherzoso fattone da Blacasset (P. C. 96, 9), che si trova immediatamente dopo in F e in H, ha anch’esso la tornada. L’affinità tra F, H e T sembra confermata dalle lezioni lal (lo al) e seu (sieu) del v. 15 e forse anche dal v. 13, ove F H hanno aqel e T acell, se si considera che con c si indica di solito in T un suono gutturale (cfr. v. 12 cem per quem, v. 15 cel per quel, ecc.; e cfr. G. BERTONI, I trov. d’It., Modena, 1915, p. 195), a cui si potrebbe aggiungere (elemento in sé di scarso valore) la conservazione del n mobile nei v. 10-12. Più difficile è determinare più particolarmente i rapporti tra F, H e T. F e H sembrerebbero potersi raggruppare insieme, perché appunto conservano a seguito della cobla di Sordello la cobla con tornada di Blacasset (la quale, si noti, non si trova in nessun altro manoscritto), e presentano qualche lezione comune (benché di non grande rilievo) come mirei (v. 10) e dolz (v. 11) [meno convincente mi sembra aqel del v. 13 per quanto si è detto sopra]: tuttavia — a parte le divergenze che pur si notano tra i due mss., sia perché solo H conserva la tornada e solo F conserva il primo verso a mo’ di titolo (fatto che può esser spiegato con le varie vicende, certo assai complesse, per la larga diffusione che dovette avere questa cobla sordelliana, dello sviluppo indipendente delle due tradizioni), sia per le discordanze esistenti in varie lezioni dei v. 13, 14, 15, 16 (ove i punti in cui H si allontana dalla tradizione comune saranno da giudicarsi innovazioni e corruzioni di questo ms.) — lascia alquanto perplessi il v. 16, in cui F e T presentano una notevole affinità (o qe sia T, o qem sia F), che non parrebbe dovuta a una corruzione prodottasi indipendentemente, e che sembrerebbe postulare un legame abbastanza stretto tra H e T. Forse il problema si può risolvere pensando che T derivi da un ascendente di H: il che ci permetterebbe di spiegare più facilmente l’assenza della tornada in T come in H. Si sarebbe perciò tentati a proporre lo stemma seguente:

 Restano tuttavia sempre dei dubbi (fra l’altro, T potrebbe rappresentare una tradizione contaminata). Grafia di C.

La canzone fu scritta certamente in Provenza; non è però possibile indicarne la data, né identificare con qualche buona probabilità, come si è visto, la dama indicata col senhal di «dolza enemia» (cfr. Introduz., p. LXV).

Schema metrico: a8 b8 a8 b8 c’10 d10 c’10 d10. Quattro coblas unissonans e la tornada. Cfr. p. CXLV.

 

 

 

 

 

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