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Boni, Marco. Sordello, Le poesie. Nuova edizione critica con studio introduttivo, traduzioni, note e glossario. Bologna: Palmaverde, 1954.

437,025- Sordel

 

D) SIRVENTESI

 

a) Sirventesi politici

 XX

(SIRVENTESE CONTRO I «TRE DISEREDATI»)

 

Quando Sordello scrisse questo sirventese si trovava sicuramente alla corte di Raimondo Berengario IV di Provenza, come appare dal v. 31, ove il conte di Provenza è chiamato mon segnor, e come sembra confermato dal v. 16, ove il re Giacomo I d’Aragona, cugino di Raimondo Berengario (cfr. la n. a pag. LIV), è detto nostre. Intorno alla data del componimento si è molto discusso (cfr. l’Introduzione, p. LXVIII e seg.), anche perché molti riferimenti ad avvenimenti storici sono tutt’altro che chiari. Come ho accennato, credo che la data più probabile sia quella proposta dal DE LOLLIS e dallo SCHULTZ-GORA, i quali ritengono il sirventese posteriore alla riconquista di Millau, rioccupata temporaneamente da Giacomo I d’Aragona, da parte di Raimondo VII di Tolosa: il che accadde, come sembra, nel 1237 (cfr. l’Introduzione, p. LXIX, particolarm. la n. 255). Se i v. 38-40 si riferiscono, come mi sembra verisimile (cfr. la nota relativa), a Raimondo VII di Tolosa, si potrebbe pensare che il sirventese sia stato scritto in un periodo in cui il conte di Tolosa era in maggior urto con la Chiesa, e cioè o prima della assoluzione dalla scomunica concessa a Raimondo dal papa nel 1238 (C. DEVIC, J. VAISSETE, Hist. gén. de Languedoc, Toulouse, 1866, VI, p. 207; P. FOURNIER, Le royaume d’Arles et de Vienne, Paris, 1891, p. 156) o nel periodo che va dall’aprile 1240, in cui Raimondo fu scomunicato dall’arcivescovo di Arles, al 1241, anno in cui Raimondo si accordava (nel marzo) col legato del papa e successivamente con l’arcivescovo di Arles, a cui prestava anche omaggio (alla fine di maggio) per Beaucaire e l’Argence, e indirizzava al papa suppliche intese ad ottenere l’assoluzione e la dispensa necessaria a sposare Sancia di Provenza, abbandonando il partito imperiale (cfr. FOURNIER, ibid., p. 164 e seg.; V. L. BOURILLY, R. BUSQUET, La Provence au moyen âge, Marseille, 1924, p. 58; V. L. BOURILLY, Essai sur l’histoire politique de la commune de Marseille, Aix-en-Provence, 1925, p. 150). Io inclinerei a collocare il sirventese negli ultimi mesi del 1237 o nel 1238, accostandomi all’ipotesi dello SCHULTZ-GORA. Non mi sembra pienamente convincente la datazione del DE LOLLIS, che tende a riportare la lirica al 1239 o ad epoca posteriore (cfr. n. 254 a p. LXIX), fondandosi sui v. 4-9 del sirv. Un sirventes farai, attribuito a Bertran de Born (cfr. P. C. 80, 42). Non è detto infatti che in tale sirventese si alluda alla riconquista di Millau da parte di Raimondo dopo il tentativo di Giacomo I, potendosi l’allusione riferirsi semplicemente al possesso della città da parte di Raimondo; d’altra parte l’antan del v. 9 non significa necessariamente «l’altr’anno», ma può intendersi anche nel senso di «tempo fa» (cfr. O. SCHULTZ-GORA, rec. al vol. del DE LOLLIS, in Zeitschr. f. rom. Phil., XXI, 1897, p. 248 e XXII, 1898, p. 304; F. TORRACA, Sul «Pro Sordello» di C. De Lollis, in Giorn. dant., VII,1899, p. 14). In tal modo il sirventese appare assai vicino cronologicamente al planh per Blacatz; il che concorre a spiegare meglio certe concordanze che si avvertono tra i due componimenti. Per le idee del TORRACA (ibid., e Sul «Sordello» di C. De Lollis, in Giorn. dant., IV, 1897, p. 26 e seg.), che pone il sirventese nel 1233, ritenendo che il gran passage dels Tolsas dei v. 35-36 sia quello del 1232, cfr. le note ai passi più discussi. A parte la questione della data, nella quale non la ritengo per nulla accettabile, la tesi del Torraca, secondo la quale tutto il sirventese è ironico, è certo suggestiva. Vicina all’interpretazione del Torraca è quella del LEVY,rec. al vol. del DE LOLLIS, in Zeitschr. f. rom. Phil., XXII, 1898, p. 253, il quale crede che il sirventese non contenga che gravissimi e severissimi biasimi e che i passi nei quali il De Lollis ritiene che il poeta non biasimi i tre principi, quasi a mitigare i rimproveri, rivolgano in realtà ai «tre diseredati», sotto il velo dell’ironia, più amare censure.

Schema metrico: a8 b8 a8 b8 c’6 d8 d8 c’6 d8 d8. Cinque coblas unissonans e la tornada (cfr. p. CXLVIII).

 

 

 

 

 

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