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Gambino, Francesca. Canzoni anonime di trovatori e "trobairitz"
. Alessandria: Edizioni dell'Orso, 2003.
3. NOTE
1. I testimoni. Le canzoni trobadoriche prive di rubrica d'autore sono tràdite da sette canzonieri provenzali ( C, H, K, L, N, O; f). Ad essi si devono aggiungere i manoscritti francesi U e M con le rispettive sezioni occitane ( X e W) e il codice della Biblioteca nazionale universitaria di Torino 1643 ( 1).
1.1. In C una rubrica iniziale ("aissi comensa ..."; "aissi comensa d'en ...") può introdurre la serie di componimenti di un trovatore, il cui nome viene poi ripetuto sistematicamente di fronte ad ogni testo. Del tutto eccezionale pare quindi la sezione che occupa le cc. 383 v-85 r e che presenta un gruppo di testi anonimi o adespoti, tra i quali figura la canzone Quan Proensa ac perduda proeza An 461, 204, c. 386 r. Le rubriche "Albas ses titol" c. 383 v e "So son cansos ses titol" c. 384 r sottolineano la peculiarità di questa serie di componimenti che probabilmente nel modello copiato non risultavano attribuiti e che quindi non potevano venire esemplati in una delle sezioni autoriali del codice ( 2). Si noti che queste carte si trovano alla fine del manoscritto, che la I tavola si ferma a c. XVIIr con "Bernat Alanhan de Narbona", No pues mudar qu'ieu non diga so 53, 1 l'ultimo dei testi attribuiti a c. 383 v, e che anche la seconda tavola non menziona i componimenti di questa sezione.
1.2. Il manoscritto H si divide abbastanza distintamente in due parti. La prima, riservata a canzoni e sirventesi (cc. 1r-40r), si caratterizza per il modo in cui è indicato il nome dell'autore all'inizio della sezione destinatagli: in letterine maiuscole dell'altezza di uno spazio interlineare, alternativamente in rosso e turchino. Il nome è poi ripetuto in caratteri minuscoli, in rosso, di fronte ad ogni canzone.
La seconda parte, cc. 43 v-57 v, contiene invece tenzoni (soprattutto serie di coblas in tenzone fra loro, spesso incorniciate da razos), un florilegio di coblas triadas, e alcune coblas esparsas talora simili o connesse per contenuto ( 3). Il manoscritto è concluso da una sorta di appendice, cc. 58 r-61 v, contenente una nuova serie di canzoni, un discordo, un sirventese-canzone e un sirventese.
Careri 1990 ha osservato come la maggior parte delle rubriche sia stata inserita in modo sistematico da una seconda mano, che integra il lavoro della prima. Anonima resta la canzone parodica Tan es tricer e deslials amor An 461, 231 a c. 57v. Acefali e dunque anonimi i frammenti di canzone […]acuoill *An 461, 252 a c. 45v e […] onor *An 461, 254 a c. 50r.
1.3. In K è aggiunta da una mano italiana del XIV sec. La beutat nominativa An 461, 143 a c. 185v, la stessa mano che immediatamente prima trascrive la canzone Dreg e razos es ch'eu chant e·m demori GlSt-Greg 233, 4.
1.4. In L, manoscritto nel quale a canzoni, sirventesi e tenzoni sono intercalati componimenti non lirici (narrativi e non) e gli stessi autori possono figurare in più punti del codice, i testi adespoti sono numerosi.
La mancanza di molte attribuzioni in testa ai componimenti di questo codice è un fenomeno di particolare rilevanza, dal momento che quelle presenti sono opera di due diversi rubricatori. Il primo interviene fino a c. 83 r con inchiostro rosso e, soprattutto se si tratta di un testo non lirico, la sua attenzione sembra spesso focalizzarsi solo sul genere. Il secondo, oltre a trascrivere con inchiostro nero (più chiaro però di quello con il quale sono vergati i testi) alcune strofe e a numerare progressivamente tutti i componimenti, integra il lavoro del primo da un lato completandone le attribuzioni, dall'altro aggiungendo il nome del trovatore quando è stato indicato solo il genere del componimento o quando la rubrica manca del tutto. Dei 139 testi lirici conservati da L, 52 sono attribuiti dal primo rubricatore e ben 41 dal secondo, sicuramente un italiano, che "lavorò sul canzoniere da studioso" ( 4).
Tra i testi lirici adespoti si legge la canzone anonima En tal hai mes mo cor e mo conssir An 461, 111 alle cc. 101v-102r.
1.5. Il numero di testi senza rubrica attributiva di N potrebbe in un primo momento sorprendere. Alcuni indizi però rivelano che, rispetto al progetto iniziale, il codice è rimasto imperfetto in ogni sua parte e in varie sezioni d'autore non c'è stato l'intervento, pure previsto, né del miniatore né del rubricatore: non vi sono state infatti eseguite le miniature, le rubriche iniziali dorate, le rubriche interne in carminio e le lettere iniziali di testo e strofa che caratterizzano altre parti del codice.
Tra i 30 componimenti che rimangono anonimi, a c. 232r-32v (229r-29v) si segnala la canzone Per ioi que d'amor m'avegna An 461, 191.
1.6. Il manoscritto O si divide chiaramente in due parti le cui origini saranno con ogni probabilità da ricercare in due raccolte che il copista deve aver trascritto più o meno integralmente, non accorgendosi che in alcuni casi ricopiava più volte lo stesso testo ( 5). Nella seconda, che comincia alla c. 75 con una serie di poesie di Folchetto, la rubrica attributiva è registrata regolarmente.
Nella prima parte, invece, il nome dell'autore, rubricato una riga prima dell'incipit, di solito ben evidenziato e in alcuni casi separato dal testo cui si riferisce da un'altra riga bianca, manca in non pochi casi e in modo sistematico a partire da c. 24 (nelle cc. 24-74 le uniche due canzoni attribuite sono a c. 30 e c. 31). I testi anonimi che ci interessano sono a c. 26 Per fin'amor ses enian An 461, 189 e alle cc. 72-73 Can vei la flor sobre·l sambuc An 461, 205, canzone dopo la quale viene ricopiata senza soluzione di continuità la cobla dobla Cant me done l'anel daurat An 461, 203a.
1.7. Nella silloge cartacea che costituisce f le rubriche sono collocate al centro della pagina e contornate da un tratto di penna ovale, che – a testimoniare l'intenzione costante di inserire il nome dell'autore – compare anche in testa ai componimenti adespoti.
Nella seconda e più ampia sezione del manoscritto, che comincia nel f. 23r (secondo la foliazione cinquecentesca, f. 21r secondo quella moderna), precedute dal solito tratto di penna ovale vuoto per l'eventuale rubrica sono nel f. 27r le canzoni Clara dompna, vostre cors lis e clar An 461, 68, N'Auriflama, car vos es flameians An 461, 174, e, nel f. 42r, la canzone-sirventese Non puesc mudar non plainha ma rancura An 461, 177.
1.8. Il manoscritto W è un canzoniere francese ( M) che alle cc. 188 r-204 v (fascicoli XXIII e XXIV) presenta anche un corpus di 56 testi provenzali ( 6), quasi tutti adespoti e attribuibili a trovatori delle prime generazioni ( 7).
Anonime restano a c. 190 r "Li sons derves del homen sauvage" Pos vezem que l'ivers irais An 461, 197; alle cc. 191 r-91 v A l'entrada del tans florit An 461, 13; a c. 193 v si legge il frammento D'un deduit qui me fuit An 461, 100 (e nel margine esterno una mano più tarda aggiunge l'indicazione "XIII Bernars de Ventadour"); alle cc. 196 r-96 v "XXI" Ensi com eu sab triar An 461, 9; a c. 198 v "XXIX" Quan vei les praz verdesir An 461, 206; a c. 199 r L'altrier cuidai aber druda An 461, 146 ( 8); a c. 199 v Ensement com la panthere An 461, 102.
1.9.Nel manoscritto X (il canzoniere francese U) si leggono 29 componimenti provenzali in una lingua alterata dalle abitudini francesi del copista, cc. 81r-82v, 84r-91v e 148v-150v. Per 23 delle 24 canzoni alle cc. 81r-91v è stata trascritta anche la musica. Quasi tutti i testi sono adespoti, e, quando le rubriche attributive compaiono, si tratta di aggiunte tardive di altra mano.
Alle c. 149v-150r compare il frammento di canzone Belle done, a l'aïde de vos An 461, 35a, che, trascritta ad "interlinea doppia", avrebbe dovuto essere completata dalla rigatura musicale e dalle note, mentre nello spazio bianco che segue avrebbero dovuto venire esemplate le altre coblas del testo.
1.10. Nel verso dell'ultima carta 209 v di Torino, Bibl. naz. univ. 1643, già L.II.18, gall. 58 o I.VI.9, una mano del XIV sec. ha aggiunto due proverbi provenzali, la canzone Amors m'a fach novelamen asire An 461, 18a, e varie prove di penna. Il codice, esemplato da un copista francese tra la fine del XIII e l'inizio del XIV sec. ( 9), contiene il Livre dou Tressor di Brunetto Latini. Purtroppo, forse in seguito ad un recente restauro, in molti punti la carta 298 v è leggibile con difficoltà.
2. Il corpus. I componimenti pubblicati in questo volume sono 22, tutti anonimi, tutti gravitanti intorno al genere aulico della "canzone".
2.1.Le canzoni d'amore vere e proprie sono 14 (compresi 3 frammenti) ( 10):
Quan Proensa ac perduda proezaAn 461, 204 (Gourc 1994: Lanfranco Cigala? Rieger 1991: Percivalle Doria?) n. I;
[…] acuoill | los bels plasers qe m'a mandatz* An 461, 252 (già Marshall 1976 461, 5a) n. II ( 11);
[…]onor | q'e mon cor ai e del meu taill seignor* An 461, 253 (già Marshall 1976 461, 184a) n. III ( 12);
En tal hai mess mo cor e mo conssir An 461, 111 n. IV;
Per ioi que d'amor m'avegna An 461, 191 (Castelloza?) n. V;
Per fin'amor ses enian An 461, 189 (Gourc 1994: Pons de Chapduelh?) n. VI;
Amors m'art con fuoc am flama An 461, 20a (Gourc 1994: Guilhem de l'Olivier?) n. VII;
Pos vezem que l'ivers irais An 461, 197 (Gourc 1994: Peire Vidal?) n. VIII;
A l'entrada del tans florit An 461, 13 n. IX;
Ensi com eu sab triar An 461, 9 n. X;
Ensement com la panthere An 461, 102 n. XI;
Bele done, a l'aïdede vos An 461, 35a n. XII;
Amors m'a fach novelamen asire An 461, 18a (Gourc 1994: Elias Cairel?) n. XIII;
Aissi m'ave cum a l'enfan petit* An 461, 9a (Hölzle 1974:Bartsch?) n. XIV.
Le coblas che ho incluso nel corpus sono chiaramente tràdite come frammenti di canzone: mutila è la c. 45 vdi H che ha tràdito […]acuoill *An 461, 252, mentre, per la probabile presenza in esse di miniature di trobairitz, sono state asportate le cc. precedenti a c. 50 r ( 13), che inizia con […] onor * An 461, 254; dopo Ensi com eu sab triar An 461, 9 in W 196 r vengono lasciate libere 23 righe, il che rende il testo un frammento di canzone e non una cobla, come si ritiene invece in GRLMA, II, e 461, 9; lo stesso dicasi per Ensement com la panthere An 461, 102, testo dopo il quale nelle cc. 199 v-200 r di W è lasciato lo spazio per altre tre coblas; e probabilmente per Amors m'art con fuoc am flama An 461, 20a, che la BdT considera una dansa forse perché interpreta i 4 vv. frammentari della II cobla come un refrain; Belle done, a l'aïde de vos An 461, 35a, infine, si trova in X insieme ad altre canzoni di cui è stata trascritta solo la prima cobla, sebbene fosse stato lasciato lo spazio per la musica e per il resto del testo.
Non ho considerato invece casi quali L'altrer fui a Calaon An 461, 147 ( 14), una cobla con tornada trascritta in Q 4 (3), che mi pare appartenere piuttosto alla tipologia delle coblas esparsas. Dansas con refrain iniziale (e non quindi due coblas) sono Pos qu'ieu vey la fuella An 461, 196 e Tant es gay'es avinentz An 461, 230.
2.2. Appartiene al genere della canso-sirventes il "lamento di un lebbroso" Non puesc mudar non plainha ma rancura An 461, 177 n. XV.
2.3. Due coblas con tornada sono Clara dompna, vostre cors lis e clar An 461, 68 n. XVII e N'Auriflama, car vos es flameians An 461, 174 n. XVIII. Vicina allo stile di questi componimenti è La beutat nominativa An 461, 143 n. XVI ( 15).
2.4. Tan es tricer e deslials, Amor An 461, 231 n. XIX (due coblas con tornada come An 461, 68 e An 461, 174, nn. XVII e XVIII), e Can vei la flor sobre·l sambuc An 461, 205 n. XX sono due canzoni parodiche.
2.5. Sfugge a una chiara classificazione la "canzone di donna" oitanizzante Quan vei les praz verdesir An 461, 206 n. XXI ( 16).
2.6. Pubblico in appendice Aixi com cell qu'ell mar es perilats An 461, 8a. La canzone, tràdita dal manoscritto M, cc. 225 v-226 r, e copiata da una mano posteriore nello spazio lasciato bianco tra il corpus di Peire Cardenal e quello di Bertran de Born, è stata infatti composta da un autore catalano in epoca molto tarda (XV sec.) ( 17).
2.7. Non ho invece incluso nel corpus la canzone di attribuzione "ipotetica" Tut van canson demandan PBrem 330, 19, che nel manoscritto T (Paris, Bibl. Nat., fr. 15211, già 1091, poi suppl. franc. 683), c. 223 v, segue senza rubrica all'interno della sezione di Peire Bremon Ricas Novas l'adespoto Pe·ren non puosc d'amor cudar 437, 23 di Sordello, c. 223 r, e che pare di attribuzione incerta tra i due autori ( 18);
né ho considerato Anc no cugei que·m pogues far amors Perd 370, 1 per le ragioni discusse in nota al n. XIX.
Deve infine venire esclusa dal corpus come non lirica El còr ai une alegrança *An 461, VI ( 19); come non lirica e francese Per gran franchisa me conven chantar An 461, 190 ( 20). È stato riconosciuto il frammento di canzone tràdito da W192 rEncor abes mains de valor, seconda strofa di AlbSist 16, 9, già An 461, 107a ( 21). La cobla Dels V bons aibs per c'oms es plus honratz An 461, 76, f 20 v, non appartiene invece a An 461, 8a come supposto dalla BdT.
Tra le canzoni GRLMA include anche il devinalh Sui e no suy, fuy e no fuy * An 461, XII, già An 461, 226, che tuttavia, con Frank, I, p. XX, considero un componimento non lirico. Una pastorella oppure una romanza parodica (non comunque una canzone) andrà invece considerata L'altrier cuidai aber druda An 461, 146.
2.8. Sfugge infine a definizioni troppo perentorie A Deu coman vos e·l vostre ric preç An 461, 7, componimento tràdito da N alle cc. 11-14 che consta di 14 coblas monorime di 8 décasyllabes ciascuna (l'ultima di 10) per un totale di 114 versi. Per la definizione del genere (anomala canzone "lunga"? salut sui generis?) e l'edizione del testo rinvio al mio intervento per gli atti del VII convegno dell'AIEO (Reggio Calabria - Messina, 7-13 luglio 2002).
3. Appunti sulla lingua. Ogni canzoniere ha una facies linguistica sua propria e ho quindi riportato eventuali osservazioni a proposito nelle note ai versi dei singoli componimenti.
Per rendere più funzionale l'edizione ho preferito tuttavia valutare globalmente il problema che presentano le sei canzoni conservate in una veste linguistica ibrida nelle sezioni provenzali di manoscritti francesi, vale a dire W e X. "S'agit-il là de pièces provençales plus ou moins défigurées par l'orthographe des scribes du Nord, ou bien de pastiches composés 'à la manière' provençale ou encore de pièces provenant de ces régions intermédiaires entre le Nord et le Midi dont les caractères linguistiques sont, pour ce qui concerne la critique textuelle, si fuyants?", si chiedeva Frank nell'introduzione del suo Répertoire ( 22) . La difficoltà maggiore consiste in effetti nel definire che cosa si debba intendere con testi in antico provenzale conservati in manoscritti in antico francese ( 23), poiché in questo ambito possono essere compresi i testi esemplati in provenzale tout court, i testi di trovatori noti ricopiati da copisti francesi in una lingua mista, e infine i testi per i quali esiste solo l'attestazione francesizzata. Ebbene è proprio per quest'ultima categoria che sussistono le difficoltà maggiori, dal momento che non sempre risulta possibile riuscire a dimostrare come tali componimenti siano esistiti anche in una forma linguistica provenzale pura. Condivido comunque la posizione di quegli studiosi che rifiutano la definizione di Mischsprache utilizzata talvolta per descrivere le attestazioni francesizzate ( 24): non credo infatti che si tratti di liriche intenzionalmente redatte in lingua composita ( 25), ma di adattamenti formali di testi originariamente scritti in provenzale, nei quali la cosiddetta "patina francese" non riveste uniformemente i vari luoghi testuali ed è difficilmente riconducibile ad un'unica tipologia ( 26).
Il problema è tuttavia troppo arduo per essere affrontato in questa sede e mi limiterò quindi a raggruppare alcune osservazioni al solo scopo di alleggerire il commento ai singoli testi.
3.1. Da un punto di vista linguistico ( 27) W può essere suddiviso in tre parti.
Numerosi testi provenzali sono aggiunte tardive linguisticamente pure. A questo gruppo appartiene Amors m'art con fuoc am flama An 461, 20a, a c. 187v.
I testi alle cc. 188-204 e 212-13 hanno in comune la grafia e la particolare lingua mista. All'interno di questo gruppo si distinguono le cinque colonne dei ff. 198c-199c, i cui testi offrono un grado di francesizzazione meno marcato degli altri e che costituiscono verosimilmente un'aggiunta alla sezione lorenese proveniente da una collezione manoscritta diversa, non ancora identificata ( 28). Che i componimenti qui tràditi rappresentino un nucleo a sé stante è dimostrato anche dal fatto che il copista non si limita, come nelle liriche che precedono e seguono i due quaderni, a trascrivere le prime strofe, ma li riporta per intero: tra di loro figura la canzone Quan vei les praz verdesir An 461, 206, per la quale rinvio all'analisi di Mölk 1991, p. 380.
3.2. Secondo gli studiosi che si sono occupati dei testi alle cc. 188-204 e 212-13, la loro fonte sarebbe una collezione messa insieme probabilmente in Lorena intorno al 1250 e copiata su un canzoniere provenzale, non attestato, del secondo quarto del XIII sec. vicino alle antologie occitane C e R ( 29). Le canzoni che qui ci interessano sono Pos vezem que l'ivers irais An 461, 197 (VIII), A l'entrada del tans florit An 461, 13 (IX), Ensi cum eu sab triar An 461, 9 (X), Ensement com la panthere XI (XI).
Il carattere ibrido di questi testi nasce sostanzialmente dal fatto che il copista, utilizzando abitudini di trascrizione che gli erano famigliari, vi ha introdotto una serie di oitanismi di grafia e di lingua. Gli editori hanno di solito optato per una ricostruzione del testo provenzale "autentico", oppure hanno scelto una soluzione intermedia consistente nel correggere gli errori evidenti e nel rigettare, ma unicamente nelle rime, le terminazioni puramente francesi ( 30). Considerata tuttavia l'alta percentuale di arbitrarietà in operazioni di questo tipo, mi è parso opportuno rispettare il più possibile la veste linguistica effettivamente attestata.
3.3.1. Interessa probabilmente solo la grafia la forma dell'articolo determinativo lou VIII, 5; IX, 8 e 24; X, 2 e 7 (a. prov. lo) e della congiunzione ou X, 5 e 10 (a. prov. o); cfr. inoltre oublit IX, 6. Sempre a livello grafico si pone faignent VIII, 36 (a. prov. feignent).
Uno dei tratti più ricorrenti di questi componimenti è la semplificazione di alcuni nessi finali: - tz è rappresentato con il segno s ( 31) in peccas VIII, 14; galias VIII, 18; remasus VIII, 19; assas IX, 10 e 31; faidis X, 7r; arrestas X, 9; honras X, 10; - tg diventa g in estage : seignorage X, 5 : 8; salvage : outrage XI, 4 : 5; parage : corage XI, 16 : 17.
Si notino infine le grafie Dex IX, 33 (a. prov. Deus) e pluz VIII, 32 (a. prov. plus).
3.3.2. Il copista trascrive spesso con una e la /a/atona finale provenzale: in Ensement com la panthere vengono ad esempio fatte rimare panthere : fere XI, 1 : 6 (a. prov. panthera, fera); planhere : enqere XI, 13 : 18 (a. prov. planhera, enquera).
Il tratto è confermato all'interno del verso da sie XI, 6; ere X, 6; portave VIII, 12; poie VIII, 32; degre IX, 10; faisie IX, 12; aie VIII, 14, IX, 18; porte XI, 2; une IX, 5; altre IX, 11; cele VIII, 10; ceste IX, 29; dosne IX, 22; beste XI, 3 (a. prov. bestia); bele X, 4; XI, 3; bone XI, 2; male XI, 6; simple XI, 21; e inoltre da notesVIII, 3 (a. prov. notas); totes IX, 30 (a. prov. totas).
Lo stesso fenomeno, abbinato alla modifica della consonante, subiscono force XI, 5 (a. prov. forsa); semblance : balance XI, 9 : 10 (a. prov. semblansa, balansa); semblance : acointance XI, 21 : 22; douce XI, 22 (a. prov. doussa).
/a/ atona è resa con e in leisserai VIII, 6 (a. prov. laissarai); ferai IX, 29 (a. prov. farai); chanterai XII, 3.
/a/ tonica in sillaba libera > /e/ nella congiunzione avversativa mes VIII, 14; XI, 17 (a. prov. mas); ses IX, 13 (a. prov. sas).
/ e/ tonica provenzale di fronte a nasale passa a / a/ in tans IX, 1, tanz VIII, 2 (a. prov. tens, tems) ( 32). Per contro cfr. par XI, 5 (a. prov. per) ( 33).
La chiusura /e/ > /i/ davanti a nasale ingins VIII, 15 (a. prov. gens, ges).
/e/ > /o/ in por XI, 13 (a. prov. per).
Il dittongo non è graficamente rappresentato in melz X, 2 (a. prov. miels) e meuz VIII, 32 e 34, forma per la quale si noti la vocalizzazione della /l/. Viceversa rienz IX, 37 (a. prov. rens o res), siecle IX, 23.
Semplificazione del trittongo in griuVIII, 8 (a. prov. grieu) ( 34); huimais VIII, 36 (a. prov. hueimais). Si notino inoltre legiers VIII, 13 (a. prov. leugiers); e la forma con dittongo secondario per agglutinazione di e con yod successivo neent IX, 17r (a. prov. nien/neien, af. nient/noient).
3.3.3. / s/ parassita è una costante di We compare in altri testi dallo statuto linguistico ibrido ( 35): cfr. dosne VIII, 23; IX, 22.
La regressione / v/ > / b/, che si trova in vari testi di lingua mista, è attestata da aber XI, 11r , abes XI, 17 ( 36).
3.3.4. Per quanto riguarda i pronomi è da segnalare la frequente notazione con n della forma ridotta per enclisi del pron. pers. me (no·n IX, 7, 33, 40; se·n IX, 12, que·n IX, 27). Si notino inoltre le forme mesXII, 4 (a. prov. mei, miei); cheXI, 11 e ce 13 (a. prov. so).
Per gli agg. poss., cfr. sen XI, 12 (a. prov. seu, a. fr. son).
Nella morfologia verbale si distinguono est X, 9 (a. prov. es) ( 37); sons IX, 2 (a. prov. em); sab X, 1 (a. prov. sai); ab IX, 21 (a. prov. ac); verront IX, 32 (a. prov. veiran); in fusse IX, 34, I sg. del cong. impf. di esser, l'influenza francese si manifesta nella sostituzione di / u/ a / o/ e di / e/ a / a/, a partire da una forma fossa segnalata accanto a fos.
Cfr. inoltre font IX, 4 (a. prov. fan); puet XI, 7 (a. prov. pot); oi VIII, 24 (a. prov. aug); laissast IX, 13, III sg. cong. impf. (a. prov. laisses).
Per gli avverbi e le congiunzioni, si osservino ensinc IX, 19; XI, 19; e ensi X, 1 (a. prov. aissi); ensement XI, 1 (a. prov. eissamen); ainz XI, 15 (a. prov. ans); ne XI, 13 (a. prov. ni).
3.3.5. Mescola provenzale e francese drughemant VIII, 21 r (a. prov. drogoman, af. drugement) dove il digramma gh rappresenta un'affricata [dž] ( 38).
In iauzos VIII, 25 lo scriba aveva forse in mente la parola jauzir ( 39).
La forma preis IX, 28 (a. prov. pretz) è tipica di Grenztexten quali il Girart de Roussillon o di autori allofoni (Dante da Maiano, per esempio, ha merceis; e cfr. IV, 7 e n.). Segnalo infine la forma soaf VIII, 10 (ibrido tra a. prov. suau e a. fr. suef). ( ↑)
Ho potuto consultare direttamente i manoscritti C, H, K, L, M, O, W, f, e il codice della Biblioteca nazionale universitaria di Torino 1643. Di N e X ho invece utilizzato il microfilm e alcune riproduzioni fotografiche.
Per conciliare l'esigenza di rispettare al massimo la lezione dei singoli testimoni e nel contempo offrire un testo dalla lettura quanto più agevole possibile, ho dato di ogni componimento l'edizione diplomatica: è qui che ho confinato eventuali osservazioni paleografiche e codicologiche ( 40). In sede di edizione interpretativa la grafia dei manoscritti è stata rispettata il più possibile: i componimenti hanno infatti sempre un unico testimone. Sono intervenuta solo nei seguenti casi: ho distinto u da v, ho regolarizzato l'uso delle maiuscole secondo le norme moderne, ho inserito segni diacritici e di punteggiatura. Ho invece conservato i segni y, i e j così come sono utilizzati nei singoli codici ( 41), rinunciando, ad esempio, a distinguere con j la consonante in posizione esplosiva, iniziale di parola o di sillaba interna dopo consonante (es.: joi, jauzir, enjan, ecc.). Solo la - j in fine di parola è stata normalizzata in - i. Le lettere del testo interessate da un mio intervento correttivo sono segnalate dal corsivo, ad esclusione delle aggiunte e delle integrazioni, documentate in apparato ( 42).
Per quanto riguarda il commento, gli incipit sono citati dalla BdT, mentre gli esempi sono disposti in ordine cronologico secondo le indicazioni della BEdT; seguono in coda i testi di datazione incerta. Sempre alla BEdT fanno riferimento i testi identificati da un numero romano, che indica un componimento non lirico.
Nell'edizione i componimenti lirici sono stati suddivisi dapprima secondo il "genere" (cfr. § 2.1 - 2.8) e quindi secondo l'ordine alfabetico del testimone in cui compaiono.
Durante la stesura di questo libro ho ricevuto consigli da molti amici. In particolare, suggerimenti e spunti preziosi mi sono venuti da Paolo Squillacioti e Ilaria Zamuner. Molto devo anche alla generosa disponibilità di Lucia Lazzerini e Maurizio Perugi, che in occasione della loro venuta al Circolo filologico linguistico padovano mi hanno aiutato a superare non poche difficoltà interpretative. Desidero inoltre ringraziare il Maestro di sempre, Furio Brugnolo, Giosuè Lachin, Gianfelice Peron e Luciana Borghi Cedrini, che, oltre a supervisionare tutto il lavoro con intelligente acribia, mi ha ospitato nella collana da lei diretta. Ogni eventuale inesattezza ricade interamente sotto la mia responsabilità. ( ↑)
(1) Le sigle che adotto sono quelle invalse da tempo nella critica (BdT). I dati illustrati in questa introduzione, §§ 1-3, riassumono alcuni paragrafi di Gambino 2000, saggio al quale si rinvia per un eventuale approfondimento. Un asterisco anteposto al numero di serie (ad es. *An 461, 252) indica un componimento non incluso nella BdT, ma che vi deve essere idealmente aggiunto. (↑)
(2) Non mi sembra convincente l'ipotesi di Elisabeth Wilson Poe, La transmission de l'"alba" en ancien provençal, CCM, XXXI, 4 (1988), pp. 323-45, p. 337, secondo la quale la rubrica di C "Albas ses titol" implicherebbe l'esistenza di una raccolta di albe in cui i testi anonimi erano separati da quelli attribuiti. (↑)
(3) Secondo Angelica Rieger, La cobla esparsa anonyme. Phénoménologie d'un genre troubadouresque, in Actes du XVIIIe congrès international de linguistique et de philologie romanes, Université de Trèves (Trier), 1986, publiés par Dieter Kremer, Tübingen, Niemeyer, 1988, pp. 202-18, p. 205, invece, le coblas in H non avrebbero il ruolo specifico assunto in altri canzonieri, ma sarebbero piuttosto frammenti utilizzati per riempire spazi vuoti. (↑)
(4) Traggo questi dati da Carlo Pulsoni, Nell'atelier del correttore del ms. provenzale L (Vat. lat. 3206), in Actes du IV congrès international de l'AIEO, Vitoria-Gasteiz, 22-28 août 1993, Vitoria-Gasteiz, Cierbide Martinena, 1994, I, pp. 287-95, p. 287. (↑)
(5) Cfr. Paul Meyer nella recensione a De Lollis 1886, R, XVII (1888), pp. 302-305, a p. 303; e Intavulare, pp. 237-41. (↑)
(6) Altre 5 canzoni si trovavano in cc. oggi cadute, come si può verificare nell'indice antico del codice, cc. B-E. (↑)
(7) Anche Daude de Pradas è probabilmente un autore meno tardo di quello che si è voluto credere: cfr. Lazzerini 2001, p. 175 e n. 10, che osserva come i numerosi documenti in cui compare un Deodatus de Pradas o de Pradis, relativi a un arco cronologico eccessivamente ampio (1214-18), possano non riferirsi alla stessa persona. (↑)
(8) Questi ultimi due testi non hanno il numero a fianco dell'incipit. Parte dell'incipit di An 461, 146 compare anche nel margine sinistro di c. 292v del manoscritto di Paris, Bibl. Nat. lat. 15139, che a partire da c. 225r conserva il trattato di musica di Francon di Parigi, forse ad indicare che la melodia di An 461, 146 era la stessa di Agmina, indicata nella seconda parte della carta. (↑)
(9) Cfr. Novati 1898, p. 143. (↑)
(10) Le cifre sono in parte diverse da quelle indicate da Gambino 2000 in quanto è ivi meno dettagliata la suddivisione per "generi". Delle canzoni d'amore si è occupato anche Jacques Gourc, Troubadours anonymes: édition critique des oeuvres lyriques de registre aristocratisant, thèse de Doctorat Université de Paris IV-Sorbonne, 1991-92 (sous la direction de M. le professeur Michel Zink), opera che ho avuto occasione di sfogliare a Parigi, ma che non avrò altre occasioni di citare. (↑)
(11) Fondandosi sulla prima parola leggibile, Marshall 1976 aveva assegnato a questo testo la sigla 461, 5a , seguito poi da GRLMA 1990, II, a 461, 5a. Per coerenza con i criteri della BdT, però, esso deve venire collocato alla fine della scheda 461, di seguito agli altri frammenti, come infatti sceglie di fare Asperti in BEdT 461, 252. (↑)
(12) Come *An 461, 252 anche questo frammento non è stato incluso nella BdT, mentre figura in GRLMA con il numero II, a 461, 184a. (↑)
(13) Cfr. Careri 1990, pp. 22 e 46. (↑)
(14) La scheda della BdT racchiude sotto questo numero anche i testi, entrambi di due coblas, Arnaldon per na Johana An 461, 27a e Ki de placers e d'onor An 461, 209a, separati già da Frank, I, § 41, p. XXVI. (↑)
(15) La BdT considera An 461, 143 "eine Art Descort", ma cfr. l'introduzione metrica che precede l'edizione. (↑)
(16) Bartsch 1872 e Elisabeth Aubrey The Music of the Troubadours, Bloomington and Indianapolis, Indiana University Press, 1996 classificano 461, 206 come una dansa; per BdT, Mölk 1991 e GRLMA si tratterebbe di una "canzone di donna"; per A. Rieger 1991 di una "danza in forma di canzone". L'incertezza è dovuta alla combinazione del ritornello "Aei" con il contenuto di una canzone dall'io lirico femminile. (↑)
(17) Il componimento è stato pubblicato in una rivista difficilmente reperibile da Lamur 1987, pp. 18-25 con tutta una serie di interventi volti a ripristinare una forma provenzale ortodossa che ne snaturano la lingua. (↑)
(18) Cfr. Boutière 1930, p. 102; Alfred Jeanroy, La poésie lyrique des troubadours, 2 voll., Genève, Slatkine, 1973; rist. Toulouse-Paris, Privat-Didier, 1934, I, p. 178 n. 3 e p. 181 n.1 assegna la canzone a Sordello. (↑)
(19) La melodia di El cor ai una alegransa si trova in uno dei mottetti a c. 196v del codice di Wolfenbüttel, Herzog August Bibliothek, Helmstadt 1099 (W2),importante manoscritto polifonico dell'ars antiqua, per cui cfr. Fernández de la Cuesta 1979, pp. 146-48 e Raupach 1979, pp. 51-52, mentre Gennrich 1960, pp. 125-26, la dice troppo oscura per essere classificata. (↑)
(20) BdT 461, 190 è tràdita dal manoscritto O, c. 42. (↑)
(21) Cfr. Raupach 1979, p. 13; GRLMA 1990 mette 461, 107a tra le coblas anonime, senza rimarcare che dopo questa strofa restano vuote 28 righe destinate sicuramente ad ospitarne altre, per cui cfr. Beck - Beck 1938, II, p. 121; il frammento non è registrato nell'edizione di 16, 9 di Boutière 1937, pp. 1-129, pp. 70-72. (↑)
(22) Cfr. Frank, I, § 21, p. XXII. Sulla lingua di questi testi cfr. anche Gustav Ineichen, Autour du graphisme des chansons françaises à tradition provençale, “Travaux de linguistique et de litterature” (Université de Strasbourg), VII, 1 (1969), pp. 203-18, pp. 203 sgg. (↑)
(23) Come già osservava Marshall 1982, pp. 83-93. (↑)
(24) Cfr. Battelli 1992, p. 597. (↑)
(25) Come invece ritiene Marshall 1982, pp. 83-93. (↑)
(26) Cfr. Raupach 1979, p. 131; Gambino 2000, pp. 59-61 e, per il corpus dei testi anonimi tràditi da canzonieri francesi, pp. 83-84; una riflessione sui problemi posti da questi testi è anche in Billy 1987, pp. 109-20. (↑)
(27) Come Billy 1995, p. 97 faccio spesso riferimento alle forme linguistiche "standard" dei dizionari, per facilitarne il ritrovamento. (↑)
(28) Cfr. Raupach 1979, pp. 65 sgg. e 113 sgg. (↑)
(29) Cfr. Gauchat 1893, pp. 364 sgg.; Raupach 1979; Mölk 1991, p. 378 e Battelli 1992. (↑)
(30) Mölk 1989; Billy 1995. (↑)
(31) Billy 1995, p. 117 osserva del resto che può capitare che i trovatori riducano -tz a -s per esigenze di rima, e che la desinenza della III e della V persona sia così ricondotta a -s; cfr. inoltre Perugi 1978, II, pp. 734 sgg. (↑)
(32) Secondo Mölk 1989 tale esito si potrebbe spiegare supponendo che il copista, di lingua d'oil, fosse abituato a scrivere alla francese e confondesse i suoni ã e ê. (↑)
(33) La forma è presente anche nel Girart de Roussillon 1284 (Hackett 1953-55) e in Raimon Vidal, Abril issia, 200, poemetto tràdito dal ms. R. (↑)
(34) Per altri ess. in W, cfr. Billy 1995, p. 135. (↑)
(35) Billy 1995, pp. 138-39 considera il fenomeno tra gli pseudoccitanismi. (↑)
(36) Cfr. Billy 1995, p. 123. (↑)
(37) La forma è presente anche nel Girart de Roussillon 1281, 1298 (Hackett 1953-55). (↑)
(38) Cfr. Billy 1995, p. 104 e p. 107. (↑)
(39) Billy 1995, p.. 123 registra inoltre in W anche iauzous. (↑)
(40) Il modello che mi ha ispirato è stata l'edizione di Giacomo da Lentini di Antonelli 1979, seguita poi dall'edizione di Bernart Marti di Beggiato 1984 e in alcuni casi dall'edizione di Folquet de Marselha di Squillacioti 1999. Nella trascrizione il punto metrico, utilizzato dai copisti di molti manoscritti, segna la fine del verso, la barretta verticale la fine della colonna. Le abbreviazioni sono state sciolte tra parentesi. (↑)
(41) Mi è parsa scelta obbligata dopo il pionieristico saggio di Jacques Monfrin, Notes sur le chansonnier provençal C (Bibliothèque nationale, ms. 856), in Recueil de travaux offert à M. Clovis Brunel, 2 voll., Paris, Société de l’École des Chartes, 1955, vol. II, pp. 292-312; ora in Id., Études de philologie romane, Genève, Droz, 2001, pp. 215-36, che ha dimostrato come il copista di C cerchi di specializzare questi segni e li usi seguendo tendenze ben precise. (↑)
(42) In qualche caso, tuttavia, ho ritenuto opportuno segnalare le aggiunte più lunghe con delle parentesi quadre a testo. (↑)
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