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Betti, Maria Pia. Le Tenzoni del Trovatore Guiraut Riquier . "Studi Mediolatini e Volgare", 44 (1998), pp. 7-193.

INDICE
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
LE TENZONI DEL TROVATORE GUIRAUT RIQUIER (*)
 
1. INTRODUZIONE
 
Il gruppo delle tenzoni (1) a cui Guiraut Riquier, poeta narbonese vissuto tra il 1230 ed il 1292 circa, ha preso parte, supera numericamente quello di qualsiasi altro trovatore, sia precedente che successivo; esso si presenta infatti come il più consistente e formalmente più articolato (tra tenzoni propriamente dette, partimens e torneyamens) (2), essendoci pervenuti venti testi, per ben dodici dei quali il promotore è Guiraut stesso, e la testimonianza, attraverso la tavola dell'unico manoscritto che li trasmette (fr. 22543 = R), di altri due perduti. Quindici tenzoni sono state edite nel 1853 da Pfaff (3); altre cinque, di lì a pochi anni, da Chabaneau (4). Alcune hanno inoltre ricevuto cure editoriali più recenti (5): la tenzone Guilhem de Mur, que cuia far è stata riedita da Joseph Anglade nel suo saggio del 1909-1910 (6) dedicato al trovatore narbonese ed ai suoi rapporti con i Catalani; la tenzone Auzit ai dir, Bofil, que saps trobar è stata oggetto di analisi da parte di Arié Serper nel 1978 (7); il torneyamen Senh'en Jorda, sie·us manda Livernos è stato studiato da Isabel de Riquer nell'ambito di una ricerca su Paulet de Marseille (8) e poi ripubblicato (con particolare attenzione agli aspetti storici) nel 1983 (9). Infine cinque tra i testi composti alla corte di Rodez con la partecipazione di Guiraut Riquier sono stati editi criticamente da Saverio Guida (10): si tratta, nell'ordine di edizione, del partimen Guiraut Riquier, segon vostr'essïen, con Guilhem de Mur; dei torneyamens Senhe n'Enric, a vos don avantatje, con Enrico II e Marques de Canilhac, Senhe n'Enric, us reys un ric avar, con Enrico II e Peire Pelet, De so don yeu soy doptos, con Guilhem de Mur, Enrico II e Marques de Canilhac; della tenzone Senhe n'Austorc d'Alboy, lo coms plazens, con Austorc d'Alboy ed Enrico II. Nell'introduzione di Guida si forniscono informazioni documentarie, spesso di prima mano, sui singoli interlocutori di Guiraut nelle tensos; ogni testo è poi preceduto da una nota storico-letteraria e accompagnato da apparato, traduzione e note linguistiche esaurienti.
 
Sono oggetto della presente edizione i seguenti testi :
 
1. Guilhem Raynier, pus non puesc vezer vos
2. Falco, don[a] avinen
3. A·n Miquel de Castilho
4. Auzit ay dir, Bofil, que saps trobar
5. Guiraut Riquier, si be·us es luenh de nos
6. Senh'en Jorda, sie·us manda Livernos
7. Guirautz, don'ap beutatz granda
8. Aras s'esfors, n'Eveyos, vostre sens
9. Guilhem de Mur, que cuia far
10. Guiraut Riquier, a sela que amatz
11. Guilhem de Mur, chauzetz d'esta partida
12. Guiraut Riquier, pus qu'es sabens
13. Coms d'Astarac, ab la gensor
14. Guiraut Riquier, diatz me
15. Guiraut, pus em ab senhor cuy agensa
 
La situazione che precede il presente lavoro è rispecchiata dalla seguente Tavola (11) ():
 
BdT
Incipit
R
Genere
Interlocutori
248.34
 
Guilhem Raynier,     
pus non puesc vezer vos
XXXIIIv-
XXXIVr 283
partimen
 
Guilem Rainier [giudice: Dardasier = Jordan IV]
248.28
 
Falco, don[a]   avinen
 
XXXIVr 284
 
partimen
 
Falco [giudice: Miquel de Castilho]
248.11
 
A.n Miquel de Castilho
 
XXXIVr 285
 
torneyamen
 
Miquel de Castilho, Codolet [giudice: Viguier]
248.16
 
Auzit ai dir, Bofil, que saps trobar
XXXVr 293
 
tenzone
 
Bonfils [giudice: Bertrand d’Opian]
358.1
248.80a
 
 
Guiraut Riquier, si be.us es luenh de nos (Sie.us es tan luenh, mos cors es pres de vos)
XXXVr 294
 
 
 
Scambio di coblas
 
 
Peire Torat
 
 
 
248.35
Guilhem de Mur, ...
LXXIII 613 (tavola)
 
Guilhem de Mur
248.54
 
Marques, una partida·us fatz
LXXIII 614 (tavola)
 
 
Marques de Canilhac
 
248.77
 
Senh’en Jorda, sie.us manda Livernos
LXXVIr 630
 
torneyamen
 
Jordan IV, Raimon Izarn, Paulet de Marseilla
154.2b
 
Guirautz, don’ap beutatz granda
LXXVIr 631
 
partimen
 
Folquet de Lunel [giudice: Canpendut]
248.14
 
Aras s’esfors, n’Eveyos, vostre sens
LXXVIr 632
 
partimen
 
Envejos [giudice:  Peire de Fraisse]
248.37
 
Guilhem de Mur, que cuia far
LXXXVIr-v 633
 
tenzone
 
Guilhem de Mur
 
248.75
 
 
Senhe n’Enric, a vos don    avantatje
 
LXXVIv 634
 
 
torneyamen
 
 
Enric de Rodez, Marques de Canilhac; jutje: Peire d’Estanh
296.2
 
 
Guiraut Riquier, a sela que amatz
 
LXXVIv 635
 
 
partimen
 
 
Marques de Canilhac [giudice: bon senhor de Narbona, Amalric IV]
248.36
 
Guilhem de Mur, chauzetz d’esta partida
LXXVIv 636
 
partimen
 
Guilhem de Mur [giudici: Enrico II ed Eleonora]
226.7
 
Guiraut Riquier, pus qu’es sabens
LXXVIIr 637
 
partimen
 
Guilhem de Mur
 
248.20
Coms d’Astarac, ab la gensor
LXXVIIr 638 
partimen 
Conte di Astarac [giudice: Jordan IV] 
226.1
De so don yeu soy doptos
LXXVIIr 639
torneyamen 
Guilhem de Mur, Enric de Rodez, Marques de Canilhac
248.76
Senhe n’Enric, us reys un ric avar 
LXXVIIr-v 640
torneyamen
Enric de Rodez, Peire Pelet (Senher  d’Alest) [giudice: conte di Astarac]
226.8
Guiraut Riquier, segon vostr’essïen 
LXXVIIv 641 
partimen 
Guilhem de Mur; jutje: Enric de Rodez
261.1a
Guiraut Riquier, diatz me 
LXXVIIv 642
tenzone 
Jaufre de Pon 
154.2a
Guiraut, pus em ab senhor cuy agensa 
LXXVIIv-
LXXVIIIr 643
partimen
Folquet de Lunel [giudice: conte di Comminges] 
248.74
Senhe n’Austorc d’Alboy, lo coms plazens
LXXVIIIr-644 
tenzone 
Austorc d’Alboy, Enric de Rodez
 
2. IL MANOSCRITTO R
 
Le tensos di Guiraut Riquier ci sono giunte tutte attraverso l'unica testimonianza del canzoniere fr. 22543 (R), un codice allestito nel primo quarto del sec. XIV nella regione di Tolosa (12). Esso tramanda 1143 composizioni, alcune delle quali in copia doppia o tripla: frazionate in molte sequenze nelle 149 carte che originariamente componevano il canzoniere, esse sono riconducibili alla paternità di 123 diversi trovatori (13).
La distribuzione del materiale nel manoscritto può essere così riassunta (14):
 
a) parte lirica:
- ff. 1r-4v, con 27 biografie di trovatori;
- ff. 5r-114v, rappresentanti la parte più corposa del manoscritto, con 1071 pezzi lirici (ivi compreso il canzoniere di Guiraut Riquier);
- ff. 143r-144v e f. 145v, una sorta di appendice con 11 testi ('supplemento lirico') (15);
 
b) parte non lirica:
- ff. 115r-142v, comprendenti 51 testi narrativi e didattici, talvolta in prosa;
- ff. 144v-145r, ff. 146v-147r e ff. 148v-149r, con 6 testi ('supplemento non lirico');
- ff. 145v-146v, con due ensenhamens e un salut di Amanieu de Sescas;
- ff. 147v-148r, con la novella allegorica di Peire Guilhem (16).
 
Negli anni 1875-1877, Gröber cercò di spiegare l'«ineffabile disordine» (17) del manoscritto (che egli collocò fra i zusammengesetzen Handschriften) riportando il materiale in esso contenuto a ben quattordici fonti corrispondenti ad altrettante sezioni successive (da r1 a r14), che dimostrerebbero una sostanziale vicinanza con C (fr. 856) (18). La suddivisione di Gröber, non confermata dalla scripta, «plus ou moins uniforme d'un bout à l'autre du chansonnier» (19), è stata decisamente rifiutata da Tavera (20) che vi legge la volontà di legittimare a priori «la pratique lachmanienne la plus stricte» (21). In più Gröber, lavorando (senza vedere direttamente R) sulla base della tavola di Meyer (22) e con strumenti secondari, non aveva potuto individuare due fondamentali interruzioni: la prima, la cosiddetta «coupure manifeste», si trova tra il f. 62v ed il f. 63r (cioè tra la seconda e la terza carta dell'unico quaternione della raccolta), alla fine di dodici testi di Raimbaut de Vaqueiras (spazio bianco riempito in seguito con il pezzo religioso Flor de paradis, che Gröber (23) attribuisce allo stesso Raimbaut); la seconda, la «coupure invisible», si situa nel f. 90v, tra la fine di un nutrito gruppo di testi di Peirol e l'inizio di una collezione di Gaucelm Faidit, proprio in coincidenza con la doppia interruzione sia dell'apporto musicale, piuttosto consistente a partire dal f. 37 (24) (riprenderà solo al f. 104v, con il libre di Guiraut Riquier), sia del fenomeno della presenza di piccoli spazi bianchi disseminati nel corpo del testo al posto di una o più sillabe, e spesso riempiti, con tratto più chiaro, nella stessa scrittura gotica, raramente in corsivo. Tavera propende a vedere in essi un segno di esitazione di fronte a versioni diverse (25).
Un tentativo di dare ordine alla disorganicità della raccolta è compiuto dall'organizzatore della tavola iniziale (26), che consta di quattro carte: la prima, a sei colonne ma riempita solo parzialmente nel recto (ottantatré incipit), è una sorta di brogliaccio denominato 'zero'; le altre tre, che costituiscono la tavola definitiva, sono state designate da mano moderna con le lettere A, B, C (di seguito all'incipit è riportato, in rosso, il numero romano della carta in cui il componimento è trascritto) e sono suddivise in quattro colonne.
Secondo Tavera, il f. 0 costituisce «le début d'une première table, abandonnée à un certain moment pour des raisons essentiellement perfectionnistes»: con l'arrivo nello scriptorium del materiale copiato nella sezione R5 (ff. 41-51), ci si accorse probabilmente sia che l'incipitario redatto fino allora era mediocre, sia che, disponendo di fonti multiple, era possibile realizzare un «projet bien plus ambitieux» (27), che dette vita alla tavola definitiva, iniziata senz'altro prima di aver concluso la copia del materiale (28).
 
Nel ms. R sono rubricati semplicemente ten(s)o ben settantuno testi: per il riconoscimento della loro paternità si deve, dunque, ricorrere al componimento stesso, cioè alle apostrofi iniziali di strofa o interne al testo, dal momento che la rubrica non esplicita, come usa fare per gli autori dei testi non dialogati (29), il nome dei partecipanti, ma soltanto la tipologia (tenso, appunto) (30).
Qui di seguito sono indicati sia le carte in cui questi settantuno testi si trovano in R che i numeri attribuiti loro da Meyer (31), diversi da quelli vergati a margine del manoscritto «perhaps by la Curne de Sainte-Palaye» (32):
 
f. 8v ni 45-47 
ff. 23v-25r
ni 194-209
ff. 33v-35r
ni 283-294 
ff. [73]-[74]
ni [613]-[623] 
ff. 75r-78v
ni 624-649
ff. 143v-144r
ni 937-939   
 
Analizzandoli con attenzione, però, scopriamo che otto di questi componimenti sono, in realtà, sirventesi: i primi due (ni 46-47) sono tra i tre testi del f. 8v; altri cinque, disposti in successione (ni 194-198), aprono il blocco dei ff. 23v-25r; l'ultimo (n° 209) chiude questo stesso gruppo di componimenti (33). Il numero delle tenzoni trasmesse da R sembrerebbe, quindi, ridursi a sessantatré, ma da un esame sistematico di tutti i testi contenuti nel manoscritto risulta che in esso vi sono altre dieci tenzoni con rubrica non anonima (in cui, cioè, è segnalato il nome di uno dei due contendenti), che indico in ordine di carta:
 
f. 8r-v-41+43 (il n° 43 corrisponde ad una strofa della tenzone con musica); rubr.: Gr. de bornelh; tenzone, forse fittizia (34), con Alamanda, inserita in testi di Giraut de Bornelh (BdT 242.69);
f. 16v-130; rubr.: Aimeric de pegulhan; tenzone fittizia, posta in mezzo a testi di Peire Vidal (BdT 10.23);
f. 20r-160; rubr.: Monge de montaudo; tenzone fittizia, penultima di un gruppo di cinque suoi testi (BdT 305.12);
f. 20r-161; rubr.: Monge de montaudo; tenzone fittizia, a conclusione di un gruppo di cinque suoi testi (BdT 305.11);
f. 48v-406; rubr.: Sercalmon; tenzone tra Cercamon e Guillalmi (c. 1137), per lungo tempo ritenuta fittizia (Zenker), ma la cui autenticità è stata recentemente sostenuta da Tortoreto (cfr. ed., pp. 37-39 e p. 203); è inserita dopo due testi di Arnaut Daniel e una sezione di Aimeric de Pegulhan, e trasmessa solo da R (BdT 112.1);
f. 54r-454; rubr.: Monge de montaudo; tenzone fittizia, dopo due testi di Montanhagol e prima di una sezione di Cadenet (BdT 305.7);
f. 96v-807; rubr.: R. escriva; tenzone fittizia dopo tre testi di autori diversi e prima di una sezione di Bertran de Born (BdT 398.1);
f. 101v-849; rubr.: p. duran; tenzone fittizia, terza di un gruppo di cinque testi di Peire Duran (BdT 339.3, dove il componimento è classificato come un sirventese contro la propria dama);
f. 101v-851; rubr.: p. duran; tenzone fittizia di Guilhem de Saint Leidier posta a chiusura di un gruppo di testi di Peire Duran e prima di una sezione di Bremon Ricas Novas (BdT 234.8);
f. 104v-872; rubr.: Bertran carbonel; tenzone fittizia, a conclusione di una corposa sezione di Bertran Carbonel (16 testi; BdT 82.9); nel verso di questa carta inizia il libre di Guiraut Riquier.
 
Otto di queste tenzoni, dunque, sono certamente fittizie (35), ma anche per un'altra esistono fondati dubbi circa l'autenticità dello scambio. Al di là di queste considerazioni descrittive, però, non sembra esserci una linea di condotta chiara nella scelta dei raggruppamenti dei testi dialogati da parte del copista, né si tiene conto del periodo in cui sono state prodotte (l'arco temporale è estremamente ampio, da Cercamon a Guiraut Riquier). Emerge solo la tendenza (spesso trasgredita) a mettere insieme i componimenti che risalgono alla paternità di uno stesso autore (36).
 
In un quadro così frammentato, spiccano le ventidue tenzoni a cui Guiraut Riquier ha partecipato, tra le trentanove a testimone unico (perdute comprese) trasmesse dal canzoniere. Esse sono citate tutte nella sezione della tavola che riassume i settantuno testi rubricati tensos (seconda e terza colonna del f. Br), ma non occupano nella successione degli incipit la stessa posizione che hanno nel manoscritto: un primo gruppo di cinque testi (37) pubblicati da Chabaneau ad integrazione dell'edizione Pfaff conclude, con altre sette tensos, la cosiddetta sezione R3; nella tavola, però, essi sono segnalati solo dopo le trentasette tenzoni (ivi comprese anche le undici che erano trascritte nei perduti ff. 73-74) che nel codice sono poste alla fine della sezione (38) R6b e tra le quali è inserita la seconda collezione di Guiraut Riquier, quindici composizioni che si succedono senza interruzione (altre due sono andate disperse) (39).
La consistenza del gruppo delle tenzoni in cui è presente Guiraut Riquier non può passare inosservata, né può forse essere considerata puramente casuale: se tra i primi cinque testi dialogati, infatti, ben quattro sono proposti da lui (40), e forse per questo inseriti in una stessa sezione, i rimanenti di cui è ancora Guiraut il proponente sono inframmezzati da componimenti sollecitati da altri trovatori, per un totale di quindici testi: una compattezza piuttosto insolita che, nel manoscritto in questione, non si registra per le tenzoni di nessun altro autore.
Dei diciotto partenaires di Guiraut Riquier, solo pochissimi sono noti anche per altri componimenti (41): Marques de Canilhac, di cui ci è giunta una tenzone fittizia con una dama, attestata solo da R, f. 24v-207, Dona vos coman, BdT 296.1a e collocata nel manoscritto a distanza rispetto al gruppo di testi che comprende il partimen dibattuto con Guiraut; Guilhem de Mur e Enrico II di Rodez, che intrecciano tra loro due partimens, BdT 140.1b, solo in f, e BdT 140.1c, attestato in R 24r-201: anche quest'ultimo è posto, come nel caso del componimento di Marques, lontano dal corpus più consistente. Trovatori noti per generi letterari diversi sono Folquet de Lunel, di cui, oltre al Roman de mondana vida, ci sono stati trasmessi un sirventese (BdT 154.1), un Marienlied (BdT 154.2) e cinque canzoni di cui tre mariane (BdT 154.4,.6,.7); Guilhem de Mur, di cui è conservata, nel ms. C, una canzone di crociata; Paulet de Marseilla, autore anche di un sirventese, quattro canzoni, un pianto, una danza ed una pastorella.
Le tenzoni di Guiraut Riquier si trovano trascritte dunque a distanza da quel libre (42) di testi lirici ed epistole che, stando alla rubrica che lo introduce, l'autore stesso si era preoccupato di organizzare, e non solo su base cronologica, come ha ben evidenziato Valeria Bertolucci nel suo saggio dedicato alla «raccolta d'autore» riquieriana (43).
Concludendo, benché si rilevi una certa compattezza di gruppo nella trascrizione delle tenzoni cui Guiraut Riquier ha partecipato, la loro consecuzione non è obbligata né, come vedremo, cronologicamente ordinata. ()
 
3. I CORRISPONDENTI, GLI AMBIENTI, LA CRONOLOGIA
 
Dobbiamo a Joseph Anglade ed alla sua monografia sul poeta una sistemazione dei dati biografici ricavabili dalla produzione in versi del trovatore ed arricchiti dalle fondamentali ricerche dello studioso. Nato intorno al 1230, probabilmente di modesta estrazione sociale, Guiraut non aveva la fortuna di poter contare su sostanze proprie (44) ed aveva bisogno di appoggio per poter realizzare il suo talento artistico. Lo troviamo in contatto con Bernard d'Olargues e Bertran d'Opian, due membri di quella ricca borghesia mercantile e finanziaria narbonese (45), che aspirava a consolidare la propria posizione e che vedeva nel mecenatismo verso i poeti un mezzo per ottenere il prestigio, fino a pochi decenni prima sentito immutabile ed imprescindibile appannaggio dei soli nobili feudatari (46). Ai due ricchi cittadini è dedicata, infatti, la sua prima canso a noi giunta, Tant m'es plazens le mals d'amor, del 1254 (47): in essa compare per la prima volta (v. 53) il senhal Belh Deport (48).
Ma la loro tutela, pur preziosa per dargli modo di mettersi in luce come trovatore, non poteva bastare ad un poeta come Guiraut, nostalgico della sicurezza e dei privilegi di cui, ai suoi occhi, avevano goduto in passato i poeti vissuti all'ombra dei signori (49): la sua vita, infatti, sarà interamente costellata di tentativi (quasi sempre frustrati) di entrare a far parte stabilmente di una corte che possa garantirgli quella tranquillità finanziaria che non raggiungerà mai. Tale aspirazione non fu mai premiata, nonostante il lungo soggiorno trascorso a partire dagli inizi dell'anno 1271 (50) presso la corte di Alfonso X, il re Sapiente, protettore di poeti e poeta egli stesso, esperienza che, almeno e soltanto per i primi tempi, darà a Guiraut l'illusione di aver raggiunto l'obiettivo delle sue aspirazioni.
Il rapporto instaurato con due dei personaggi più in vista (e soprattutto con Bertran d'Opian, che egli continuerà ad omaggiare fino al 1261) (51), servì a Riquier per introdursi nell’entourage del signore della città: già nel 1255, infatti, egli risulta sotto la diretta protezione del visconte di Narbona, Amalric IV, cui in quello stesso anno, come primo di una lunga serie di componimenti, il poeta dedica la sua seconda canzone, Aissi pert poder amors (52).
L'amicizia del visconte, però, non dovette modificare la sua condizione, se egli - soprattutto nei periodi di assenza del signore -continuò a bussare a tutte le porte della casa viscontale (53). Gli altri membri della cerchia di Amalric IV (per lo più ricchi borghesi appartenenti alla classe dei giuristi e degli amministratori) con i quali Guiraut Riquier risulta in rapporto sono Guilhem d'Anduza (54), Guiraut de Capendu (55), Peire de Fraisse (56), Guilhem de Roffian (57), Bonet Contasti, Peire Esteve, i fratelli Raymond-Jean e Pierre-Étienne Delom (58).
Dei personaggi appena elencati, solo di Guilhem d'Anduza ci è giunto un componimento che, almeno nella fase giovanile, lo connota come poeta: si tratta della canzone Sens ditz que·m lais de chantar e d'amor (BdT 203.1), un testo che, secondo Perugi (59), mostra molti punti di contatto con Razo e dreyt ay si·m chant e·m demori (BdT 233.4), citata da Petrarca al v. 11 della canzone LXX delle Rime, Lasso me, ch' i' non so in qual parte pieghi (60). Di altri due possiamo solo presumere l'interesse per la poesia, essendo stati coinvolti nell'attività letteraria di Guiraut Riquier come giudici di due sue tenzoni, senza che però questi jutjamens (la cui composizione dobbiamo ritenere avvenuta) (61) siano stati trascritti nell'unico manoscritto attestante i testi dialogati. I due partimens, contigui nel f. 76r di R, sono Guirautz, don'ap beutatz granda, in cui Guilhem de Canpendu è chiamato in causa da Folquet de Lunel ed è lodato da Guiraut nella seconda tornada (vv. 53-56), ed Aras s'esfors, n'Eveyos, vostre sens, nel quale è lo stesso Riquier a coinvolgere Peire de Fraisse.
A fianco di queste illustri persone, citate a vario titolo nell'opera di Guiraut, altri tre signori, in gara con lui, contribuiscono alla ricostruzione dell’ambiente sociale frequentato nella prima fase della sua produzione poetica: i primi due sono Jordan de l’Isle e Raimon Izarn, chiamati a scegliere tra due coppie di dame nel torneyamen a quattro voci (62) Senh'en Jorda, sie·us manda Livernos. Il testo è stato quasi certamente composto nel 1264, durante un soggiorno di Guiraut presso il primo, Jordan IV, signore dell'Isle-Jourdain dal 1240 al 1288: secondo Anglade (63), questi è lo stesso personaggio che si nasconde dietro lo pseudonimo di Dardasier, richiesto corne giudice nel partimen Guilhem Raynier, pus non puesc vezer vos (del periodo 1267-1270, mentre Guiraut viveva ancora a Narbona) e citato da Peire Torat ai vv. 21-22 dello scambio di coblas Guiraut Riquier, si be·us es luenh de nos. Alcuni anni più tardi, dopo il ritorno del trovatore dalla Spagna, sarà di nuovo presente (ma con il suo vero nome) in quanto giudice nel partimen Coms d'Astarac, ab la gensor, disputato nella vicina corte di Rodez con il conte di Astarac. Raimon Izarn, altro interlocutore della tenzone, era signore di Launac e cugino germano di Jordan (64).
Il terzo signore della cerchia narbonese, coautore del torneyamen A·n Miquel de Castilho e giudice del partimen Falco, don[a] avinen (65), è Miquel de Castilho, quasi certamente appartenente ad una famiglia di cavalleri vassalli del visconte. In un documento del 1270 egli è inserito - insieme al già citato Bonet Contasti - in una lista di probi homines (66).
Al di sotto di questi personaggi prestigiosi, l'ambiente letterario della Narbona di metà '200 comprendeva anche giullari non necessariamente residenti in città; a questa categoria appartengono tre interlocutori di Guiraut: Falco (coinvolto nel partimen Falco, don[a] avinen), Codolet (coautore, insieme a Miquel de Castilho, del torneyamen A·n Miquel de Castilho) ed Envejos (sfidato nel partimen Aras s'esfors, n'Eveyos, vostre sens). Essi non hanno lasciato nessun altro segno noto della loro esistenza ed attività poetica nei documenti giuridici e letterari del tempo. A parte è da annoverare - in mancanza di notizie certe sulla sua vita (67) - Bofilh, il poeta ebreo coautore della sfida più provocatoria che Guiraut Riquier abbia mai lanciato ad alcuno dei suoi partenaires, primo esercizio (databile 1257 o 1259) di un genere che - con un importante intervallo nel decennio in cui visse in Spagna - praticò tutta la vita, divenendone (per quanto ne possiamo sapere oggi) l'autore più prolifico.
Tra gli interlocutori riquieriani di questa época più noti per la loro produzione lirica, vi è senz'altro Paulet de Marseille, uno dei compagni del torneyamen Senh'en Jorda, sie·us manda Livernos. Di questo trovatore provenzale sappiamo che fu protetto dal conte Barral del Baux, per poi passare, dal 1262 al 1267 (come dimostrano alcuni documenti che lo definiscono juglar Paulet (68)), a far parte del seguito dell'infante Pietro d'Aragona; solo successivamente, per quanto possiamo ricostruire, avrebbe vissuto alla corte di Alfonso X (69). Dal suo planh emerge il desiderio di rientrare in Provenza, desiderio che non ci è dato però sapere se si sia effettivamente realizzato (70).
Di più complicata identificazione sono, inoltre, alcuni colleghi che partecipano a dialoghi in versi risalenti a questo primo periodo della vita professionale di Guiraut (71): Guilhem Rainier e Peire Torat, storicamente ignoti (72), rispettivamente sfidato e sfidante di due testi a distanza, un partimen (Guilhem Raynier, pus non puesc vezer vos) ed uno scambio di coblas (Guiraut Riquier, si be·us es luenh de nos).
Un discorso a parte merita Guilhem de Mur (73), la figura di poeta che - a giudicare dalle tenzoni dei due giunteci - fu tra le più vicine a Guiraut Riquier, in un rapporto che si snoda lungo l'arco di gran parte della loro vita letteraria. Guilhem era un borghese di Mur-de-Barrès di cui forse Guiraut dovette invidiare la relativa agiatezza economica (attestata dalle tensos Guilhem de Mur, chauzetz d'esta partida, e Senhe n'Austorc d'Alboy, lo coms plazens, e consolidata forse grazie al maggior successo riscosso presso le corti frequentate), per mezzo della quale - diversamente dalla gran parte dei trovatori, costretti alla costante ricerca di un protettore — poté dedicarsi interamente al conseguimento della fama poetica (74). È probabile, come afferma Perugi (75), che, pur legati da una stretta amicizia negli anni 1264-1270 (quando si recarono a Montpellier e soggiornarono per la prima volta insieme a Rodez), tra i due nascesse qualche screzio una volta ritrovatisi alla corte di Enrico II, quando Guiraut aveva già visto sfumare quasi tutte le sue possibilità di ottenere la tranquillità economica per il tempo che gli restava da vivere, e non poteva certo mostrarsi troppo tollerante nei confronti di un concorrente prestigioso ed abile. Resta comunque il fatto che con Guilhem de Mur il poeta narbonese intrecciò ben cinque dialoghi in versi (più uno segnalato dalla Tavola di R, in seguito perduto per la caduta dei ff. 73-74), appartenenti sia all'epoca di cui stiamo trattando (la tenzone Guilhem de Mur, que cuia far, il partimen Guiraut Riquier, segon vostr'essïen), sia alla successiva stagione letteraria vissuta da Guiraut Riquier a Rodez dopo l'esperienza spagnola (il partimen Guilhem de Mur, chauzetz d'esta partida, il torneyamen De so don yeu soy doptos); un quinto testo, il partimen Guiraut Riquier, pus qu'es sabens, non è attribuibile con sicurezza ad uno dei due periodi, anche se la vicinanza «tematica e dottrinale» (76) con il torneyamen De so don yeu soy doptos induce ad assegnarlo agli anni 1280-1281. Oltre ai testi con Guiraut, di Guilhem de Mur ci sono stati conservati altri due partimens (disputati con Enrico II di Rodez) ed una canzone di crociata, cui oggi è da aggiungersi - se è giusta l'intuizione di Perugi (77) - anche la tenzone BdT 313.1, Guillem, raizon ai trobada, disputata con un oste.
Per quanto poco ci è dato di conoscere sulle singole figure che costituivano la corte del visconte Amalric nei due decenni che precedono la sua morte (avvenuta nel dicembre 1270) (78) ed il contemporaneo trasferimento di Guiraut Riquier in Castiglia, il quadro che ne emerge è piuttosto significativo per comprendere le scelte successive compiute dal poeta. Sembra, infatti, plausibile l'idea, già espressa da Le Compte (79), che Guiraut Riquier trascorra a Narbona la prima parte dell'esistenza semplicemente perché essa è la sua città natale, ed è dunque logico che egli compia qui tutti i tentativi possibili di crearsi una posizione sicura prima di emigrare altrove. Benché Guiraut vi trovi un pubblico «fort disposé à l'écouter» (80), non ci resta alcuna traccia che attesti, come già accennato, una particolare generosità del visconte nei confronti di Guiraut, così come poco attenta alle sue esigenze materiali deve essersi dimostrata la viscontessa, da lui a lungo cantata - se ammettiamo l'identificazione - sotto il senhal di Belh Deport (81). D'altra parte anche il circolo di ricchi e affinati borghesi, costellato da alcuni nobili, che si mostra disponibile ad ospitare il trovatore nelle proprie case e a sostenere con lui 'tornei' in versi, non è in grado (forse più per il mutato orizzonte culturale e la diversità di rapporti sociali che per impedimenti economici) di offrire mai, nel corso di questi sedici anni circa, un sostegno sufficientemente solido da evitargli non solo la fuga finale, ma anche tutte le delusioni seguite ai suoi insistiti tentativi di trovare una sistemazione vantaggiosa presso i potenti del tempo. Per fare solo una panoramica riassuntiva di questi sforzi, nel 1265 - che è anche l'anno del suo primo soggiorno a Rodez (82) - Guiraut si impegnò per attirare il favore prima di Alfonso X (a lui è forse dedicata la canzone XI, Ar pauc er decazutz, in cui si scaglia contro amore ed i poeti rivali (83)), poi di Giacomo I d'Aragona, che egli andò ad incontrare a Montpellier insieme a Guilhem de Mur. Di questo incontro infruttuoso ci è giunta traccia anche attraverso la tenzone n° 9, Guilhem de Mur, que cuia far, in cui si lamenta la mancata generosità dell'aragonese. Due anni dopo Guiraut Riquier cercò di farsi introdurre alla corte francese di Luigi IX il Santo e di Margherita di Provenza da Sicart de Puylaurens, un cavallere dell'Albigese (conosciuto in uno dei suoi viaggi di quegli anni) cui invia l'epistola V, A sel que deu voler (84). Questo tentativo, di cui non vi è riscontro per altri trovatori, è un chiaro sintomo della tenace caparbietà con cui Guiraut mirava ad emigrare da Narbona: forse egli contava sull'origine meridionale della regina, figlia del conte di Provenza Raimondo Berengario V, ma la coppia dei reali si distinse rispetto ai predecessori per non mostrare mai nessun interesse verso la poesia, considerata un’arte frivola anche quando praticata da artisti francesi. Nel 1268 Guiraut si rivolse all'infante Pietro III d'Aragona, della cui liberalità aveva avuto indiretta prova attraverso Paulet de Marseille, che all'epoca del già citato torneyamen Senh'en Jorda, sie·us manda Livernos (1264), risiedeva ancora presso gli aragonesi: Guiraut dedicò a Pietro III la sua canzone XIII, De far chanson suy marritz (85), ma anche questo ennesimo omaggio non dette i frutti sperati.
Da quanto tracciato, dunque, risulta che negli anni precedenti al trasferimento presso la corte toledana Guiraut partecipò, come sfidante o come sfidato, complessivamente a dodici o quindici delle venti tenzoni conservate (86). Oltre a quelle disputate a Narbona e nelle piccole corti limitrofe (87), e ai due testi (88) non collocabili spazialmente in modo certo, ve ne sono altre tre (o quattro) (89) che testimoniano la prima ospitalità offerta al poeta a Rodez. Essi costituiscono un ideale trait d'union tra il primo ambiente, quello narbonese, in cui principalmente si muove il giovane Guiraut, e l'ambito letterario in cui si colloca il trovatore ormai maturo.
 
Gli anni trascorsi alla corte di Alfonso X, pur fertili sul piano della produzione lirica e didattica (90), risultano infecondi per quanto riguarda la composizione di tenzoni: la fortuna politica di Alfonso cominciava seriamente a declinare, ed anche la sua corte letteraria, così brillante e vivace agli inizi del regno, era destinata a risentirne, rendendo sfavorevole il clima agli scambi giocosi (91).
Lasciata la Castiglia per trasferirsi alla corte di Enrico II di Rodez (cui, già nel 1279, fa omaggio della terza retroencha) (92), Guiraut si inserisce nella cerchia più vicina al conte, trovandovi un'atmosfera in parte analoga a quella della Narbona della sua giovinezza. Anche qui, infatti, una società di nobili e di ricchi borghesi si diletta di poesia: il «progressivo imborghesimento dell'ambiente in cui la lirica trobadorica tarda si trova ad operare» (93) fa sì che sempre più rari siano i professionisti come Guiraut e sempre meno comprese le loro esigenze materiali. «Tout ce monde s'amuse à mettre à l’épreuve la patience et la virtuosité de Riquier, en lui adressant des questions plus ou moins bizarres» (94).
Buona parte delle personalità che animavano la corte gli erano già note per averle incontrate durante il suo soggiorno precedente; tra esse, l'ancora attivo Folquet de Lunel, uno dei poeti più rappresentativi della scuola rodesiana, proponitore di due partimens (Guirautz, don'ap beutatz granda e Guiraut, pus em ab senhor cuy agensa) disputati intorno al 1265 e tematicamente analoghi: la partecipazione come giudice, nel secondo di essi, di Bernardo VI, conte di Comminges e suocero di Enrico II (95), costituisce una traccia della loro probabile composizione a Rodez o presso Bernardo stesso (96). Di Folquet (97) ci sono giunti anche un sirventese offerto ad Alfonso X (che egli conobbe a Toledo nel 1269) e sei canzoni (quattro inviate al conte Uc IV, due al figlio Enrico), ma il documento più significativo è forse il Romans de mondana vida, un lungo componimento morale (539 versi di otto sillabe) dedicato ad Enrico II (98) e scritto nel 1284.
Risalente all'epoca che precede il 1270 è, forse, anche la tenzone Guiraut Riquier, diatz me, nella quale Jaufre de Pon, genero del conte Enrico (99) chiede a Guiraut Riquier quale gens, secondo il suo giudizio, stimi di più il servizio d'amore. La datazione di questo testo è incerta, e comunque posteriore al 1262, anno di composizione della prima retroencha cui si collega per l'elogio ai Catalani (100): nella sua monografía sul poeta (101), Anglade ascrive la tenzone agli anni 1280-1281, ma i dubbi riguardo a tale collocazione temporale lasciano margine alla possibilità - a mio avviso piuttosto concreta - che si tratti di un estremo tentativo compiuto da Guiraut per conquistarsi un protettore nella vicina Catalogna prima di rassegnarsi a partire per la Castiglia (102). A Jaufre de Pon la BdT attribuisce anche un altro partimen, il 414.1, Seign'en Jaufre, respondetz mi, si·us platz, disputato con il castellano di Saintonge Rainaut de Pon; secondo quanto stabilito da Chabaneau, però, nella biografia Les troubadours Renaud et Geoffroy de Pons, i dati ricavabili dalla vida preposta al testo nei mss. I e K e da altre fonti documentarie concordano nel far ritenere questo cavaller Jaufre morto prima del 1252, escludendone, quindi, l'identificazione con il genero di Enrico II.
Di Guilhem de Mur ho già trattato: in questa seconda fase della loro collaborazione, Guilhem e Guiraut disputano uno o forse due partimens (Guilhem de Mur, chauzetz d'esta partida, con giudici Enrico II e la moglie di Marques de Canilhac, Eleonora d'Apchier, e Guiraut Riquier, pus qu'es sabens, di datazione, come ho precedentemente accennato, dubbia), più un torneyamen a quattro voci, De so don yeu soy doptos, con Enrico II e Marques de Canilhac.
Intrecciare coblas con questi ultimi due personaggi non era certo una novità per Guiraut: nella fase rodesiana precedente la sua partenza per la Castiglia aveva gareggiato con entrambi nel torneyamen Senhe n'Enric, a vos don avantatje, giudicato da Peire d'Estanh in una delle due sentenze conservate (103).
Ancor prima di assumere le funzioni di conte di Rodez (104), Enrico si pose su una linea di perfetta continuità con il mecenatismo che aveva contraddistinto i suoi predecessori e soprattutto il padre, Uc IV (105), morto nel 1274, aggiungendovi, però, «un'irrefrenabile smania di grandeur» (106), che lo spinse ad impegnarsi nella continua ricerca del lusso. I due nuovi, fastosi castelli che fece costruire a Gages e a Entraygues furono teatro (insieme alle abitazioni tradizionali di La Sala, di Arsac e di Montrozier) delle «raffinate e brillanti riunioni» organizzate periodicamente, per proiettare «in un ideale vissuto ludicamente i disegni e le aspirazioni che non gli è possibile porre in atto per intero nella realtà quotidiana»: è nel profondo desiderio di «affermare la sua competenza in ambito squisitamente 'cortese', di mettere da parte e sublimare in una dimensione diversa le angustie, i conflitti, le manchevolezze della grigia esistenza di tutti i giorni», che devono essere inquadrati i suoi numerosi interventi nelle sfide poetiche. Quando Guiraut Riquier lo aveva conosciuto, il padre Uc IV era ancora vivo, ed Enrico aveva solo il titolo di barone di Roquefuelh e di visconte di Creyseilh e di Carlat; i jeux-partis attribuibili a questo periodo sono il già citato torneyamen Senhe n'Enric, a vos don avantatje ed il partimen Guiraut Riquier, segon vostr'essïen, disputato da Guiraut e Guilhem de Mur, sul cui contenuto ci è conservato il giudizio del coms joves Enrico. Dopo il 1280, oltre a sentenziare (con Eleonora de Canilhac) sulle posizioni assunte, ancora una volta, da Guiraut e Guilhem nel partimen Guilhem de Mur, chauzetz d'esta partida, prende parte assieme a Riquier ai torneyamens De so don yeu soy doptos (con Guilhem de Mur e Marques de Canilhac), Senhe n'Enric, us reys un ric avar (con Peire Pelet) e Senhe n'Austorc d'Alboy, lo coms plazens (con Austorc d'Alboy); quest'ultimo testo, per il tono dei contendenti ed il tema affrontato (si discute dell'allontanamento di Guilhem de Mur dalla corte), è da considerarsi piuttosto una tenzone. Della capacità versificatoria di Enrico II ci sono giunti anche altri due testimoni, i partimens con Guilhem de Mur BdT 140.1c, Guilhem, d'un plag novel, e BdT 140.1b, Guillem de Mur, un enujos (107), temporalmente collocabili tra il 1274 (anno in cui Enrico assume il titolo di conte) e il 1282, data approssimativa della tenzone Senhe n'Austorc d'Alboy, lo coms plazens, che attesta la forse definitiva rottura tra Guilhem ed Enrico II.
L'altro contendente dei torneyamens Senhe n'Enric, a vos don avantatje e De so don yeu soy doptos è Marques de Canilhac, membro di una potente e nobile famiglia del Massiccio Centrale: al conte Enrico lo legavano una intima e solida amicizia, iniziata in gioventù, e i condivisi interessi poetici, probabilmente incoraggiati anche dalla moglie Eleonora, nipote del trovatore Garin d'Apchier (108) e giudice, come già accennato, del partimen Guiraut Riquier, pus qu'es sabens. Con Guiraut, oltre ai due torneyamens citati, Marques aveva già composto il partimen Guiraut Riquier, a sela que amatz, disputato a Narbona forse prima del 1270 - se è da accettarsi l'identificazione del bon senhor de Narbona, arbitro invitato al giudizio da Marques al v. 61, con il conte Amalric IV (109) - e la perduta tenzone Marques, una partida·us fatz (BdT 248.54), di cui abbiamo notizia solo attraverso la tavola iniziale del ms. R. L'attività lirica di Canilhac è comprovata ulteriormente da una tenzone fittizia, Domna a vos me coman (BdT 296.1a).
Anche Peire d’Estanh, giudice del torneyamen Senhe n'Enric, a vos don avantatje, faceva parte di un antico casato del Rouergue, legato intimamente ai conti di Rodez. Guida ha rinvenuto ben sessanta documenti (110) dove compare quasi sempre come testimone o garante: da essi emerge la figura di un nobile clericus impegnato in attività civili e religiose, senza dubbio considerato uomo affidabile e di prestigio. Le prove documentarie lo attestano attivo a Rodez fino al 1289 e quindi, pur non essendovi alcuna testimonianza letteraria, un suo contatto con Guiraut è da ritenersi probabile anche dopo il 1280.
Gli altri personaggi, tutti di rango, con i quali il poeta tenzona nei pochi testi che restano da citare, sono conoscenze letterariamente nuove: tra essi spicca Bernardo IV, conte di Astarac (111) dal 1249 al 1291, raffinato frequentatore della corte rodesiana e ospite lui stesso di trovatori (112). Guiraut Riquier lo omaggia di ben tre citazioni (pastorella V, D'Astarac venia, v. 1, probabilmente del 1281; pastorella VI, A Sant Pos de Tomeiras, vv. 97-99, composta nel 1282; vers XVII, Lo mons par enchantatz, vv. 56-57, del marzo 1284), e lo sfida nel partimen Coms d'Astarac, ab la gensor, del 1282, per il quale Guiraut ricorre al giudizio di Jordan IV, il già ci tato signore dell’Isle-Jourdain (113) che aveva preso parte, durante la giovinezza del trovatore, alle tensos Guiraut Riquier, si be·us es luenh de nos eSenh'en Jorda, sie·us manda Livernos. Nello stesso giro di anni (1281-1282), il conte di Astarac è chiamato in causa come giudice (sempre da Riquier) nel torneyamen Senhe n'Enric, us reys un ric avar, disputato con Enrico II e Peire Pelet. Questi, cosignore d'Alest (insieme al re di Francia), aveva sposato Delfina di Rodez, sorella di Enrico II: tale fatto, insieme ai rapporti affettuosi che dovevano legare i due e che spingevano Peire a trascorrere lunghi periodi presso il cognato (114), spiega l'appellativo fraire che il conte gli riserva al v. 21 del torneyamen succitato.
L'ultimo componente illustre di questa raffinata cerchia di poeti dilettanti è Austorc, discendente del nobile casato d'Alboy, in stretti rapporti di amicizia con il conte di Rodez se questi, nell'ultima tenzone di Guiraut riportata dal ms. R (Senhe n’Austorc d'Alboy, lo coms plazens, il cui terminus post quem è il 1280), lo investe sempre del nomignolo familiare (o, secondo Guida (115), caricaturale) Rainart. Alla corte di Enrico II egli entrò in contatto con i letterati del suo tempo, quali Marques de Canilhac o Berenguier Tropel (116), e, benché non ci siano giunti altri testi che documentino la sua attività poetica, il piacere del chuflar, del 'motteggiare' (come riferito da lui stesso al v. 40) (117) è chiaro indizio della sua passione per i dibattiti e gli esercizi lirici.
 
Con la tenzone Senhe n'Austorc d'Alboy, lo coms plazens, nella quale - come già accennato - ci si interroga sulle motivazioni che hanno spinto Guilhem de Mur ad allontanarsi dall'ambiente di corte, si chiude idealmente anche il rapporto di Guiraut Riquier con una cerchia letteraria e, di conseguenza, la sua partecipazione ai dibattiti poetici (118). Già dal 1282 questi sembra voler cercare nuovamente una via di fuga, inviando a Pietro III d'Aragona la canzone XXIII, Pus sabers no·m val ni sens (119). L'ulteriore, definitiva delusione per non aver trovato forse neppure in Enrico II quel conoissen illuminato che egli aveva cercato invano tutta la vita gli impose, intorno al 1285, di lasciare Rodez per rientrare nella nativa Narbona. «Ma nella città che aveva abbandonato tanti anni prima, spinto da un prematuro disgusto, non poteva certo aspettarsi un'accoglienza benevola. La stessa Belh Deport che aveva così a lungo e ostinatamente cantato è sostituita, proprio a partire dal 1285, dalla Vergine Maria» (120), l'ultima dedicataria dell 'opera di Guiraut. ()
  
4. TEMATICHE
 
Non sempre le tenzoni risultano originali sul piano tematico (121): in undici testi, infatti, si trattano quelle situazioni singolari e curiose, talvolta scabrose, del rapporto amoroso, che sono sempre state le preferite del genere dialogato. L'aspetto più interessante è l'atteggiamento del trovatore nei confronti degli ideali cortesi che egli vorrebbe vivificare, ma verso i quali Guiraut sembra assumere talvolta - pur nella convenzionalità degli scambi - una posizione contraddittoria. Se, infatti, Guiraut Riquier sceglie in almeno due occasioni un'alternativa rispondente alle regole della fin'amor (Guiraut Riquier, si be·us es luenh de nos e Guiraut Riquier, a sela que amatz), nel partimen Guiraut Riquier, pus qu'es sabens, preferendo l'appagamento materiale dell'amore alla tensione dell'attesa, si misura esplicitamente con una situazione anticortese, che, per il tipo di joc proposto da lui stesso ai suoi interlocutori, è costretto a difendere anche in altri tre partimens (Guilhem Raynier, pus non puesc vezer vos, Falco, don[a] avinen e Coms d'Astarac, ab la gensor). Pur con tutta la cautela necessaria nel trarre conclusioni su un genere in versi tanto convenzionale, in cui le posizioni dei contendenti sono imposte dalla domanda che dà inizio al dialogo, credo che l'atteggiamento di Guiraut possa essere anche letto come il sintomo della distanza, per lui lacerante, tra l'aspirazione ad un'etica ormai in declino e le nuove istanze di una società in piena trasformazione.
Per quanto riguarda la stagione narbonese, rientrano nella tipologia dei testi che prendono avvio da una scelta bipartita incentrata sulla figura della dama i partimens Guilhem Raynier, pus non puesc vezer vos e Falco, don[a] avinen, il torneyamen A·n Miquel de Castilho, e lo scambio di coblas Guiraut Riquier, si be·us es luenh de nos (122); negli stessi anni che precedono la sua partenza per la Castiglia -probabilmente avvenuta, lo ricordo, tra la fine del 1270 e gli inizi del 1271 - anche alla corte di Rodez Guiraut accoglie quattro sfide (123) che ricadono nella sfera amorosa, ma di diverso approccio: se, infatti, nel partimen Guiraut Riquier, a sela que amatz, Marques de Canilhac oppone il favore della dama amata alla considerazione di tota gen, riportando il dibattito ancora una volta all'oggetto femminile, nella tenzone Guiraut Riquier, diatz me, Jaufre de Pon pone la questione di quale sia la gens che stimi maggiormente il servizio d'amore, offrendo a Guiraut Riquier (con palese riferimento a quanto aveva già esposto nella seconda retroencha) l’opportunità di fare l'elogio dei Catalani. Infine, negli ultimi due partimens della giovinezza legati allo stesso tema amoroso (Guirautz, don'ap beutatz granda e Guiraut, pus em ab senhor cuy agensa) sono le proposte provocatorie di Folquet de Lunel, non ancora divenuto quel moralista che dimostrerà di essere nel suo Romans de mondana vida, che alludono esplicitamente all'attrazione sessuale (124).
L'argomento dell'amore viene affrontato ancora durante il suo secondo soggiorno nel Rouergue, dopo il 1280, nel partimen Guiraut Riquier, pus qu'es sabens, nel torneyamen De so don yeu soy doptos (125), proposti entrambi da Guilhem de Mur, e nel partimen Coms d'Astarac, ab la gensor, con il conte di Astarac (126): nel primo e nel terzo testo l'oggetto di scambio è il comportamento dell'amante, mentre nel secondo (definito da Guida «un divertissement») (127) il quesito iniziale sulla ragionevolezza dell'amore è presto abbandonato per un mordace intrecciarsi di lazzi tra i due trovatori e Enrico II.
In due tensos con Guilhem de Mur, risalenti alla prima fase della produzione di Guiraut, si affronta il tema della generosità. Nella tenzone Guilhem de Mur, que cuia far (definita 'storica' da Anglade (128) e databile 1265 per il riferimento alla riconquista della Murcia del v. 10), Guiraut si lamenta dell'indifferenza verso la loro condizione economica dimostrata da Giacomo I d'Aragona, incontrato dai due a Montpellier nel 1264: il re aveva forse fatto delle promesse a Guiraut (vv. 6-8), e per un poeta che stava cercando con tutti i mezzi una corte dove fosse accolto degnamente, e che avrebbe certamente desiderato affiancarsi a trovatori del calibro di Cerverì de Girona e N'At de Mons, la delusione sarà così cocente da non fare più alcun riferimento, nei suoi scritti successivi a noi noti, alla figura del Conquistatore. Più o meno dello stesso anno è anche il partimen Guiraut Riquier, segon vostr'essïen, nel quale Guilhem propone a Guiraut Riquier di scegliere tra due baroni che, pur spendendo in eguale misura, si dimostrano generosi l’uno verso i fedeli, l'altro verso gli estranei. Come prevedibile, il trovatore narbonese preferisce difendere la prima alternativa, ed il giovane Enrico di Rodez, chiamato a giudicare la disputa, gli attribuisce la palma del vincitore. Parzialmente collegabile a questa tematica, e chiarificatore dell'atteggiamento tenuto da Riquier e de Mur nelle due tenzoni precedenti, è un partimen più tardo, Guilhem de Mur, chauzetz d'esta partida, composto negli anni 1280-1281 alla corte di Enrico II (ancora una volta giudice, insieme a Eleonora de Canilhac), in cui Guiraut chiede all'amico se ritiene preferibile essere ricco di fama o esserlo di beni: la mancanza di agiatezza, eterno cruccio della vita di Riquier, ancor più bruciante dopo il naufragare delle speranze riposte in Alfonso X, emerge con chiarezza in questo joc-partit.
Non estraneo a questo gruppo di tensos si rivela anche il tema del torneyamen Senhe n'Enric, a vos don avantatje, probabilmente risalente al suo primo soggiorno a Rodez, posto da Guiraut ad Enrico II e a Marques de Canilhac: è meglio essere sapiente, essere valoroso, o essere ricco e liberale? La discussione è sottoposta al giudizio di Peire d’Estanh, il quale afferma che lo donars sobre totz senhoria. Credo non sia inutile rilevare come in entrambi i jutjamens conservati dal manoscritto la liberalità del signore sia la questione centrale, evidentemente sentita come fortemente attuale anche dai componenti di una delle corti più prestigiose dell’epoca.
Il tema del 'sapere' è presente anche nel binomio con cui - nello stesso periodo, ma a Narbona - Guiraut sfida il giullare Enveyos nel testo Aras s'esfors, n'Eveyos, vostre sens (definito partimen ai vv. 9 e 36), chiedendogli se è preferibile conoscere alla perfezione le sette arti o avere il favore di ogni dama amata.
Tra le quattro tensos restanti, proposte tutte da Guiraut, la prima databile dell'autore (1257 o 1259) è senz'altro la più singolare, ed è forse l’unica in cui egli gareggia fuori dalle regole convenzionali di un ambiente o rapporto (129) di tipo cortigiano. In nessun altro componimento alternato, infatti, Guiraut riuscirà ad esprimere i suoi sentimenti con la stessa forza ed efficacia impiegate nella tenzone Auzit ai dir, Bofil, que saps trobar, disputata intorno al 1259 a Narbona (probabilmente nella residenza del ricco borghese Bertran d'Opian) con Bofilh, il solo poeta ebreo in provenzale di cui abbiamo notizia (130): l'esistenza stessa di un testo di questo tipo, in un'epoca in cui la repressione nei confronti dei giudei era già ampiamente in atto, con decreti reali che miravano a restringerne le libertà e a confiscarne i beni (131), testimonia l'alto grado di civiltà raggiunta dalle città del Sud - ed in particolare da Narbona - nella convivenza con le potenti comunità ebraiche locali (132). L'inizio si presenta come un incipit canonico delle tenzoni giullaresche (Guiraut chiede a Bofilh quali siano i motivi che lo stimolano a poetare), ma il dibattito si sposta repentinamente su un piano di controversia religiosa che non verrà più abbandonato, in un crescendo di toni tesi e sarcastici.
Di pochi anni successivo (probabilmente del 1264) è anche il primo della serie di torneyamens dibattuti da Guiraut, Senh'en Jorda, sie·us manda Livernos, un torneyamen anomalo (come anomala, in fondo, si era presentata la prima tenzone) non tanto, però, sul piano del contenuto, quanto della struttura, forse dovuta alla sua natura sperimentale di primo 'torneo' - per quanto ne sappiamo a tutt'oggi - a quattro voci. Esso si compone di sole cinque coblas: alla prima di Riquier seguono quelle dei tre interlocutori, concluse da una tornada del narbonese, in cui si dà un giudizio circa le posizioni assunte dai tre. Anche il tema che egli pone è individualizzato per ogni partecipante, senza prevedere alternanza (fatto che escluderebbe la possibilità di perdita di strofe originarie): a Jordan IV e a Raimon Izarn chiede di scegliere tra due dame, a Paulet de Marseille di decidere tra due re.
I due torneyamens rimanenti, entrambi a tre voci, si collocano nell'ultima fase rodesiana della produzione di Guiraut. Nel primo, Senhe n'Enric, us reys un ric avar, egli sfida i suoi interlocutori, Enrico II e Peire Pelet, a scegliere tra tre alternative: è più dura la vita del ricco avaro costretto a spendere, del prode obbligato a rinunciare alle imprese valorose, o del servo di Dio forzato a restare nel mondo? Resta l'ultimo torneyamen, che forse è - cronologicamente - anche l'ultimo testo dialogato di Guiraut. Esso ha come oggetto l'allontanamento di Guilhem de Mur dalla corte di Rodez: i toni pungenti dello scambio, pur canonici in questo genere di componimenti, ricordano quelli assunti da un altro torneyamen degli stessi anni, De so don yeu soy doptos, dove era ancora una volta il carattere di Guilhem de Mur ad essere preso di mira. Il significato profondo di questi testi non può essere del tutto estraneo all’allontanamento di Guilhem e, di lì a poco, di Guiraut da una corte e da un signore non più in grado - se mai lo era stato - di recepire e soddisfare le loro diverse esigenze (133). ()
 
 5. VERSIFICAZIONE
 
Il quadro complessivo degli schemi metrici adottati da Guiraut nelle tensos è il seguente (in questo capitolo, i testi editi da Guida hanno la numerazione da 16 a 20, secondo l'ordine di pubblicazione) (134):
 
1
577:24
a10 b10 b10 a10 c10 c10 d10 d10
os, an, en, at
6, unissonans, di 8 decasillabi
2 tornadas di 4 (c10 c10 d10 d10)
305 (63)
30
2
390:10
a7 b7 a7 b7 c7 c7 d3 d5 e5’ e5’
en, os, er, atz, ensa
6, unissonans, di 10 versi polimetrici
1 tornada di 6 (c7 c7 d3 d5 e5’ e5’)
24 (2)
2
3
390:21
a7 b7 a7 b7 c7 c7 d3 d5 e5’ e5’
o, an, en, eja
6, unissonans, di 10 versi polimetrici
3 tornadas di 6 (c7 c7 d3 d5 e5’ e5’)
24 (2)
2
4
577:105
a10 b10 b10 a10 c10’ c10’ d10 d10
ar, en:ens, ia, ans
5, unissonans, di 8 decasillabi
2 tornadas di 4 (c10’ c10’ d10 d10)
305 (48)
30
nº 5
577:160
 
a10 b10 b10 a10 c6’ c10’ d10 d10
os, ens, aya, e
 
2+2, unissonans, di 8 versi polimetrici
1+1 tornadas di 4 (c6’ c10 d10 d10)
1+1 tornadas di 2 (d10 d10)
305 (4)
30
 
6
297:4
a10 b10’ a10 b10’ b10’ a10 a10 b10’ b10’
os, ia
4, unissonans, di 9 decasillabi
1 tornada di 5 (b10’ a10 a10 b10’ b10’)
7 (6)
2
nº7
577:298
a7 b5 b7 a7’ c7 c7 d10 d10
anda, atz, ai, er
6, unissonans, di 8 versi polimetrici
2 tornadas di 4 (c7 c7 d10 d10)
305 (13)
30
8
577:71
a10 b10 b10 a10 c10 c10 d10’ d10’
ens, ar, itz, ida
6, unissonans, di 8 decasillabi
2 tornadas di 4 (c10 c10 d10’ d10’)
305 (12)
30
9
577:190
a8 b8 b8 a8 c8 c8 d10 d10
ar, os, ier, e
4, unissonans, di 8 versi polimetrici
2 tornadas di 4 (c8 c8 d10 d10)
305 (10)
30
nº 10
517:5
a10 b10’ b10’ a10 a10 c10 d10’ d10’ c10 c10
atz, ia, ors, enha
6, unissonans, di 10 decasillabi
2 tornadas di 4 (d10’ d10’ c10 c10)
11 (11)
11
549:2
 
  
a10’ b10 b10 a10’ c10 c10 a10’ a10’
I-II ida, en, os
III-IV ari, etz, atz
V-VIII ia, at, ans
6, doblas, di 8 decasillabi
2 tornadas di 4 (c10 c10 a10’ a10’)
 
 
5 (2)
2
 
 
nº 12
577:242
a8 b8 b8 a8 c7’ c7’ d10 d10
ens, is, ansa, ir
6, unissonans, di 8 versi polimetrici
2 tornadas di 4 (c7’ c7’ d10 d10)
305 (6)
30
13
424:8
a8 b8 a8 b8 c6’ d8 d8 c6’ d8 d8
or, ir, atje, atz
6, unissonans, di 10 versi polimetrici
2 tornadas di 5 (d8 d8 c6’ d8 d8)
10 (10)
nº 14
432:2
 
 
a7 b7 a7 b7 c7’ d7 e7’ d7
I-II ai, os, aire, er, ia
III-IV ai, os, aire, er, ia
V-VI aire, er, ia
4, doblas, di 8 settenari
2 tornadas di 4 (c7’ d7 e7’ d7)
 
 
1 (nessuno)
 
 
 
nº 15
57:4
 
 
a10’ a10’ a10’ b10 a10’ b10 a10’ b10
I-II ensa, o
III-IV aire, ir
V-VIII ansa, at
6, doblas, di e decasillabi
2 tornadas di 4 (a10’ b10 a10’ b10)
 
 
4 (3)
 
 
 
nº 16
651:4
 
 
a10 b10 b10 a10 c10 d10 e10 e10
en, os, er, ortz, an
 
 
6, unissonans, di 8 decasillabi
2 tornadas di 4 (c10 d10 e10 e10)
1 jutjamen: 1 cobla di 8 decasillabi +
1 tornada di 4
4 (3)
1
 
 
17
368:4
 
a10’ b10’ a10’ b10’ c10 c10 c10 b10’
atge, ia, en
 
6, unissonans, di 8 decasillabi
3 tornadas di 4 (c10 c10 c10 b10’)
1 jutjamen di 8 decasillabi
9 (9)
5
 
18
636:1
 
a10 b10 b10 a10 c10’ d10 d10 c10’ e10 e10 c10’
ar, o, anha, otz, er
6, unissonans, di 11 decasillabi
3 tornadas di 7 (c10’ d10 d10 c10’
e10 e10 c10’)
2 (2)
 
 
nº 19
360:2
a7 b7’ a7 b7’ c7 c7 a7 a7
os, ensa, ar
8, unissonans, di 8 settenari
4 tornadas di 4 (c7 c7 a7 a7)
1 (nessuno)
 
20:106
577
a10 b10 b10 a10 c10’ c10’ d10 d10
ens, ors, ensa, os
6, unissonans, di 8 decasillabi
3 tornadas di 4 (c10’ c10’ d10 d10)
305 (48)
30
  
6. OSSERVAZIONI
 
I cinque torneyamens (135) (di cui ben quattro, n° 3, n° 6, n° 17 e n° 18, proposti dallo stesso Guiraut) - un numero rilevante quando confrontato con la tradizione precedente, che ce ne ha trasmessi solo quattro (136) - testimoniano la volontà di infondere nuova vita al genere; in più, Guiraut è il primo - e l’unico - trovatore a sperimentare due testi a quattro voci (n° 6 e n° 19, il secondo dei quali impostato da Guilhem de Mur) (137).
Nessuno schema si presenta come unicum. Un gruppo di testi ha schemi metrici molto rari: due componimenti (il torneyamen n° 19 e la tenzone n° 14, entrambi iniziati da altri poeti) condividono il loro schema metrico (variando, in entrambi i casi, la formula sillabica) con un solo esemplare; il torneyamen n° 18 ed i partimens n° 2 e n° 3 (quest'ultimi due con stesso schema e stessa formula sillabica) con due; i partimens n° 16 e n° 15 con quattro; il partimen n° 11 con cinque. Quattro tenzoni adottano schemi metrici relativamente poco comuni: il torneyamen n° 6 trova riscontro in altri sette testi, il torneyamen n° 17 con altri nove, il partimen n° 13 con dieci, il partimen n° 10 con undici. Le otto tensos che rimangono rientrano nello schema 577 del repertorio di Frank, utilizzato, complessivamente, in ben 306 liriche.
Per quanto riguarda la misura del verso, il metro di gran lunga prevalente è il decasillabo, adottato in undici testi (nei partimens n° 1, n° 8, n° 10, n° 11, n° 15 e n° 16; nei torneyamens n° 6, n° 17 e n° 18; nelle tenzoni n° 4 e n° 20); solo la tenzone n° 14 ed il torneyamen n° 19 sono in settenari (metro prevalente, invece, tra le cansos ed i vers riquieriani (138)); le altre sette tenzoni, di cui quattro (n° 2, n° 3, n° 9 e n° 13) promosse da Guiraut Riquier, sono polimetriche. Un numero piuttosto ragguardevole, se confrontato con il resto della sua produzione lirica (139), dove è chiara la predilezione per l'isometria.
Circa la formula sillabica, è curioso notare che quella imposta all'interlocutore Bofilh nella prima tenzone (n° 4), benché sia piuttosto comune (10 10 10 10 10' 10' 10 10) (140), sarà ripresa da Guiraut Riquier, anche con identico schema metrico, in tutta la sua produzione solamente nella tenzone n° 20, forse il suo ultimo componimento dialogico. Nel torneyamen n° 19, Guilhem de Mur impiega una formula sillabica che, in tutta la tradizione lirica giuntaci, era stata utilizzata (con schema polimetrico) solo da Guiraut Riquier nella seconda canzone, Aissi pert poder amors. Rarissime, come gli schemi metrici adottati, le formule dei testi n° 2, n° 3, n° 5, n° 14, n° 15 e n° 18, che condividono la loro scansione sillabica con non più di quattro liriche (141).
La diversità intercorrente tra i sottogeneri partimen e tenzone emerge anche dall'analisi dell'impostazione strofica: se, infatti, tutti i partimens (142) adottano lo schema più comune nei testi dialogati provenzali, composto da sei coblas alternate di ugual misura e da due tornadas più brevi, nelle tenzoni lo spazio di intervento nel dibattito per ognuno dei due (n° 9 e n° 14) (143) o tre (n° 20) partecipanti si riduce di una strofa. Spostando l'attenzione sui torneyamens, vediamo che essi seguono lo stesso andamento delle tenzoni, riservando due coblas ed una tornada a ciascun poeta (144).
Riguardo, infine, alla tipologia strofica, dalla prevalenza assoluta della cobla unissonan si distinguono solo tre tensos (di cui due iniziate da altri poeti), costituite da coblas doblas (partimens nº 11 e nº 15; tenzone nº 14). La maggior parte dei testi (ben quattordici) hanno otto versi per strofa; degli altri, quattro (i partimens nº 2, nº 10 e nº 13; il torneyamen nº 3) hanno dieci versi, mentre i restanti due hanno, rispettivamente, nove (torneyamen nº 6) e undici versi per cobla (torneyamen nº 18). Le tornadas, naturalmente, seguono le regole loro riservate dalla versificazione provenzale: scandite sull'ultima parte dello schema metrico delle coblas che le precedono (o delle ultime due, nel caso di coblas doblas), esse sono composte per lo più da quattro versi (corrispondenti alle coblas di otto), mentre le altre vanno da due (seconda tornada del coblaswechsel nº 5) a sette versi (torneyamen nº 18). I giudizi conservati del partimen nº 16 e del torneyamen nº 17 riprendono, invece, lo schema metrico ed il numero dei versi delle coblas (otto in entrambi i casi); nel secondo testo, inoltre, il giudizio di Enrico di Rodez si estende ulteriormente di una tornada di quattro versi.
Per un'analisi dei principali artifici retorico-stilistici, si rimanda alle note relative che accompagnano i singoli testi (145). ()
 
7. CRITERI DI EDIZIONE
 
Trattandosi di testi a testimone unico, si osserva un criterio generale di massima conservatività. L'intervento editoriale è, quindi, limitato alla divisione delle parole, alla distinzione sistematica u/v, alla regolarizzazione delle maiuscole secondo l’uso moderno, all'inserimento dei segni diacritici e di punteggiatura, alla sostituzione con j della i iniziale, post-consonantica o in caso di composti (146). Per quanto riguarda le abbreviazioni, sorgono pochissimi problemi rispetto alle norme dell'epoca. La nota tironiana è stata utilizzata dal copista solo davanti a vocale, ed è stata sciolta in et (147); la sigla del nome proprio del trovatore narbonese oscilla tra Gr' / Gr. / Gr-: malgrado tra le forme scritte nel manoscritto per esteso si possa riscontrare anche la nominativa (Guirautz), dal momento che la -s / -z segnacaso non è utilizzata in modo sistematico le abbreviazioni sono sciolte come forma fissa Guiraut (senza le parentesi quadre di integrazione), ferma restando la segnalazione in apparato.
Le integrazioni sono tra parentesi quadre, gli interventi emendatori tra parentesi uncinate. Per le espunzioni, si rimanda all’apparato che segue ogni testo.
In mancanza di lavori specifici e sistematici sulla grafia del ms. R, si sono evitati interventi di normalizzazione della declinazione bicasuale quando non richiesto dalla rima: l’uso del morfema sigmatico non era, del resto, strettamente osservato in un'epoca cosi tarda, e d'altra parte non è facile distinguere la volontà dell'autore dagli interventi del copista (148).
Nelle traduzioni, si cerca di conciliare la maggiore letteralità con le esigenze della lingua italiana; non mancano, ovviamente, casi di interpretazione incerta, che vengono discussi in nota.
Le citazioni dei testi di Guiraut Riquier sono tratte, anche quando non esplicitamente dichiarato, dalle edizioni già indicate alla n. 5 di questa introduzione. ()
 
8. NOTE 
 
(*) Questo lavoro è stato eseguito nell'ambito del programma di ricerca "La poesia trobadorica e le sue irradiazioni europee" (cofinanziamento MURST 1997). ()
 
(1) Per la definizione del genere, cfr. JONES, La tenson, p. 50. ()
 
(2) Nel gruppo si nota una interessante varietà di tipi di dialogo: la tenzone è un dialogo a coblas alternate su un tema proposto, ma senza i limiti imposti dalla scelta dilemmatica iniziale, che caratterizza, invece, il partimen; in quest'ultimo, dibattuto tra due contendenti, vi è anche (ma non senza eccezioni) il ricorso al giudizio di un arbitro. Il torneyamen rappresenta una variante, a tre o quattro voci, del partimen: il termine è attestato da due rubriche del ms. C. Nello scambio di coblas (di cui vi è un solo esempio tra i testi di Guiraut), manca l'alternanza delle voci, ed alle strofe del proponente seguono quelle dell'interlocutore. Tra i principali studi sull'argomento, cfr. MEYER, Les derniers troubadours, pp. 66-67; JEANROY, La tenson, pp. 281-304 e pp. 441-462; JEANROY, La poésie lyrique, II, pp. 247-281; JONES, La tenson, pp. 7-21;NEUMEISTER, Das Spiel, in particolare pp. 14-37; SHAPIRO, ‘Tenson’ et ‘partimen’, pp. 287-292; BILLY, Pour une réhabilitation, pp. 237-313. Nel presente lavoro il termine 'tenzone' (o tenso) sarà utilizzato anche per indicare genericamente i testi dialogati, in linea con il suo significato originario di «débat, querelle, et c'est seulement par suite de sa fréquente application à des pièces offrant en réalité un débat ou une querelle, qu'il a fini par désigner un genre littéraire»; esso «se trouve appliqué à un très grand nombre de partimens, tandis que partimen ne s'est jamais appliqué à une tenson proprement dite» (JEANROY, La tenson, p. 285). Nelle rubriche del ms. R, come vedremo, i testi dialogati sono designati unicamente con la rubrica te(n)so. ()
 
(3) S.L.H. PFAFF, Guiraut Riquier, in C.A.F. Mahn, Die Werke der Troubadours in provenzalischer Sprache, Berlin, Duemmlers, 1853-73, t. IV (1853) (rist. anast. Genève Slatkine Reprints, 1977, 2 tomi): in un unico volume, è raccolta tutta la produzione a noi giunta del trovatore, fatta eccezione per i cinque testi dialogati pubblicati da Chabaneau. ()
 
(4) C. CHABANEAU, Cinq tensons de Guiraut Riquier, in «Revue de Langues Romanes», XXXII(1888), pp. 109-127. ()
 
(5) Per quanto riguarda il resto della nutrita produzione di Guiraut, si segnalano le seguenti edizioni disposte in ordine cronologico (sotto il nome di Guiraut Riquier in bibliografia):
Guiraut Riquier, Las Cansos: Kritischer Text und Kommentar, a cura di U. MÖLK, Heidelberg, Carl Winter, 1962.
V. BERTOLUCCI PIZZORUSSO, La supplica di Guiraut Riquier e la risposta di Alfonso X di Castiglia, in «Studi Mediolatini e Volgari», XIV (1966), pp. 9-135.
M. DE RIQUER, Los trovadores. Historia literaria y textos, Barcellona, Planeta, 1975, 3 voll., pp. 16-18 e 1609-46 [per le edd. delle pastorelle, della prima retroencha e della serena].
M. LONGOBARDI, I 'vers' del trovatore Guiraut Riquier, in «Studi Mediolatini e Volgari», XXIX (1982-83), pp. 17-163.
J. LINSKILL, Les Épîtres de Guiraut Riquier, troubadour du XIIIe siècle, Liège, Association Internationale d'Études Occitanes (A.I.E.O.), 1985.
M.G. CAPUSSO, L'Exposition di Guiraut Riquier sulla canzone di Guiraut de Calanson 'Celéis cui am de cor e de saber', pubblicato in due parti in «Studi Mediolatini e Volgari», XXX (1984), pp. 117-166, e XXXI (1985), pp. 5-189, poi raccolto in volume, Pisa, Pacini, 1989 (le citazioni saranno tratte da quest'ultimo). ()
 
(6) J. ANGLADE, Le troubadour Guiraut Riquier de Narbonne et les Catalans, Institut d'Estudis Catalans, Anuari, 1909-10, pp. 571-587. ()
 
(7) A. SERPER, Guiraut Riquier, Bonfils et les juifs de Narbonne, in «Romanistische Zeitschrift für Literaturgeschichte», II (1978), pp. 421-429. ()
 
(8) I. DE RIQUER, Las poesías del trovador Paulet de Marselha, in «Boletín de la Real Academia de Buenas Letras de Barcelona», XXXVIII (1979-1982), pp. 133-205. La sua edizione segue quella di E. LEVY del 1882 (Le troubadour Paulet de Marseille, in «Revue des Langues Romanes», 21 (1882), pp. 261-289), nella quale il testo del 'torneo' (pubblicato alle pp. 284-285 senza traduzione, ma con alcune note), riprende con poche modifiche la versione di Pfaff. ()
 
(9) I. DE RIQUER, Sobre un tornejamen provenzal (319, 7a), in «Anuario de Filología», Barcelona, 1983, pp. 335-341. ()
 
(10) S. GUIDA, 'Jocs' poetici alla corte di Enrico II di Rodez, Modena, Mucchi, 1983, sul quale cfr. anche il contributo di PERUGI, Trovatori a Valchiusa, in particolare le pp. 161-229, e le recensioni di LONGOBARDI, in «Studi Mediolatini e Volgari», XXX (1984), pp. 221-224, e LEE, in «Medioevo Romanzo», XII (1987), n° 3, pp. 459-461. ()
 
(11) L'ordine dei testi segue quello del manoscritto, comprese le due tenzoni perdute che sono note, come incipit e posizione nel codice, soltanto attraverso la tavola iniziale. Nella prima colonna è riportato il numero attribuito al singolo testo dalla Bibliographie der Troubadours di Pillet e Cartens; nella seconda l’incipit; nella terza, in numeri romani, la carta del manoscritto R dove è trascritto il testo, ed in arabi il suo numero d'ordine; nella quarta è specificato il genere del dialogo; nella quinta sono indicati gli interlocutori: si intende che Guiraut Riquier è sempre proponente o partecipante (il suo ruolo è facilmente individuabile dagli incipit e dal numero della Bibliographie); nei casi in cui il giudizio finale manchi, il nome del giudice è posto fra parentesi quadre. ()
 
(12) Descritto in BdT, pp. XX-XXI. L'ipotesi di AVALLE, La letteratura, pp. 90-91, secondo cui il codice R, al pari di C (fr. 856) si sarebbe costituito nella zona di Narbona, è stata in seguito confutata da ZUFFEREY (Recherches, pp. 130-133, e La partie non-lyrique, in particolare pp. 22-25), che ne stabilisce la provenienza tolosana sia sulla base di prove linguistiche (quali la riduzione di -iz- a -i- e l’uso del perfetto in -ec alla 3ª pers. sing. per i verbi della prima coniugazione), sia per la componente guascone della scripta, che ne fisserebbe la localizzazione in «une région bordant la rive droite de la Garonne)», sia per l'inserzione posteriore, in alcuni spazi bianchi, delle composizioni di Peire Lunel de Montech, sostenitore del Concistoro dei Jeux Floraux. Anche la minore completezza del corpus lirico di Guiraut Riquier rispetto al ms. C, indice di copia del suo Liederbuch da esemplari diversi, si spiegherebbe con il fatto che il copista di R operava «dans la région de Toulouse et non dans celle de Narbonne comme le copiste de C, tous deux travaillant par ailleurs à peu près à la même époque» (Recherches, p. 132). Se tali affermazioni sulla provenienza di R hanno lasciato margini di dubbio ad alcuni studiosi (cfr. LEONARDI, Problemi di stratigrafia, p. 369), l'analisi linguistica e le conclusioni di Zufferey sono state sostanzialmente confermate, soprattutto in relazione alle epistole di Guiraut Riquier, da PFISTER (Sprachliches, in particolare pp. 105-111). Anche BRUNEL-LOBRICHON, nel suo studio sull'iconografia di R, evidenzia elementi che supportano l'origine tolosana del codice (L'iconographie, pp. 247-248, p. 267 e p. 268). ()
 
(13) Per un'accurata descrizione codicologica, cfr, AUBREY, A Study, pp. 5-50 e BRUNEL-LOBRICHON, L'iconographie, pp. 246ss.; per le parti non liriche, cfr. anche BRUNEL, Bibliographie, n° 194, pp. 56-59, e ZUFFEREY, La partie non-lyrique, pp. 1 -29. Per la storia, esterna ed interna, del canzoniere R, cfr. PIROT, Recherches, pp. 201-219. ()
 
(14) Avverto subito che pur utilizzando, per praticità, i numeri arabi, per le carte verrà sempre seguita la numerazione romana originale, che tiene conto anche dei dispersi ff. 73-74 (per la riduzione, dopo il f. 84, dello scarto con la foliazione araba posteriore alla deteriorazione da due numeri ad uno, cfr. BRUNEL-LOBRICHON, L'iconographie, p. 248). ()
 
(15) Per la lista dettagliata e altre notizie su questa appendice lirica, cfr. ZUFFEREY, La partie non-lyrique, p. 5. Nelle pagine seguenti, lo studioso svizzero analizza il contenuto e le fonti dei testi non lirici. ()
 
(16) Per queste ultime due notazioni, cfr. le pagine iniziali del recente lavoro di CAPUSSO, La novella allegorica, in particolare le pp. 36-37. Il passaggio tra la prima parte lirica e la sezione con testi non lirici è marcata da uno spazio vuoto nel f. 114v e dall'abbandono della regolare divisione della pagina in due colonne (cfr. ZUFFEREY, Recherches, p. 106), che ritorna con le ultime carte, «vestiges d'un quinion tronqué» che «avait été conçu comme un supplément lyrique» (ZUFFEREY, La partie non-lyrique, p. 4). ()
 
(17) Traduco l'espressione da TAVERA, Le Chansonnier, p. 236. ()
 
(18) GRÖBER, Die Liedersammlungen, pp. 368-401. Da notare la posizione particolare che occuperebbero le tenzoni, con le quali spesso si concludono le sezioni da lui individuate. Tra i criteri adottati da Gröber, questo appare a TAVERA come il più verosimile (La table, p. 26). ()
 
(19) ZUFFEREY, Recherches, pp. 107-108. ()
 
(20) Prima in Le Chansonnier, p. 239, poi nello studio della tavola di R (La table, pp. 24-28) dove comunque, per praticità, adotta la divisione gröberiana parzialmente corretta. ()
 
(21) Le Chansonnier, p. 248. ()
 
(22) Les derniers troubadours, pp. 157-198. ()
 
(23) Die Liedersammlungen, p. 374. ()
 
(24) L'aspetto melodico è stato studiato da AUBREY, A Study, pp. 120-238; prima del f. 37 la musica accompagna solo undici testi su trecentotto. Nelle carte seguenti, pur aumentando notevolmente la notazione musicale, i tetragrammi, segnati «above the first strophe for most of the poems» (AUBREY, A Study, p. 5), sono rimasti in buona parte vuoti. Tra i componimenti dialogati trasmessi da R, hanno una parziale notazione musicale soltanto la tenzone, disputata da Granet e Bertran d'Alamano, Pos anc nous valc amors, senhen Bertran (f. 25r, n° 208; BdT 189.5), e una strofa (f. 8r, n° 43) estratta dalla tenzone, forse fittizia, di Giraut de Bornelh e Alamanda, S'ie·us quier conseill, bel'amig'Alamanda, che è trascritta nella stessa carta (n° 41; BdT 242.69). Le venti tensos giunteci cui partecipa Guiraut Riquier hanno tutte il tetragramma tracciato, ma mancano di notazione musicale. ()
 
(25) La table, p. 29 e nota. Per quanto riguarda la presente edizione, un esempio di piccolo spazio bianco in sostituzione di una sillaba lo si ritrova nella tenzone Auzit ai dir, Bofil, que saps trobar, per cui cfr. nota al v. 20 del testo n° 4. ()
 
(26) Essa è stata analizzata da TAVERA, La table, in particolare le pp. 30ss. ()
 
(27) TAVERA, La table, pp. 30-31. ()
 
(28) TAVERA, La table, p. 32: «Diverses raisons [...] interdisent de penser qu'on ait attendu d'en avoir fini avec la transcription de toutes les pièces contenues dans le chansonnier pour s'y mettre; bien plutôt, à partir de sources vraisemblablement fort diverses, un maître d'oeuvre exécuta [...] un 'brouillon' d'après lequel un scribe commença ensuite de rédiger la nouvelle table, tandis qu'un autre allait de l'avant dans la transcription des sources; à moins qu'il ne s'agît du même». Su quest'ultimo punto lo studioso prende posizione anche contro le affermazioni di AUBREY, A Study, p. 35 e BRUNEL-LOBRICHON, L'iconographie, p. 247, che ritengono il codice opera di un solo scriba: «en dépit de la régularité du graphisme plusieurs scribes ont concouru à l'ouvrage» (TAVERA, La table, p. 33, n. 12). ()
 
(29) Unica eccezione, il già citato Flors de paradis (f. 63r, n° 522; BdT 461.123). Tra le tensos, due (che si trovano nel f. 75r) non hanno nessuna rubrica: si tratta del partimen tra Folchetto di Marsiglia e Tostemps, Tostemps, si vos sabetz amor (n° 626; BdT 155.24), e della tenzone fittizia tra Pistoleta e una dama, Bona domna, un conseill vos deman (n° 628; BdT 372.4). ()
 
(30) Aquesto proposito, eccezionale risulta la rubrica tenso de(n) B(erna)rt de lama che introduce l'ultimo testo di questo genere trasmesso dal codice, Doas domnas amon dos cavallers, di Sordello (che è il vero proponente) e Bertran d'Alamano (f. 144r, 939; BdT 437.11). ()
 
(31) Derniers troubadours, pp. 157-194. ()
 
(32) AUBREY, A Study, p. 6, n. 3. ()
 
(33) I ni 46-47 e 194-195 sono di Torcafol (nell'ordine, BdT 443.2,.2a,.4,.1); il n° 196 è un sirventese di Garin d'Apchier (BdT 162.8); il n° 197 è di Richard I (BdT 420.1); il n° 198 è di Dalfin d'Alvernhe (BdT 119.8); infine, sotto il n° 209 si nasconde uno scambio di sirventesi tra Bertran d'Alamano e Guigo de Cabanas. Quest'ultimo caso, a differenza dei precedenti, non è segnalato da Aubrey, A Study, pp. 373-375, in cui si riassumono i testi rubricati tensos. ()
 
(34) Inproposito, cfr. l’ed. SHARMAN, p. 11, che non ritiene Alamanda un'interlocutrice reale di Giraut de Bornelh, e, alla n. 45, riassume le posizioni dei precedenti studiosi. ()
 
(35) Per esse, cfr. SHAPIRO, 'Tenson' et 'partimen', pp. 287-301. ()
 
(36) Sulla questione della distribuzione delle tenzoni nei canzonieri è intervenuto PULSONI, Un Ur-Buch di Tenzoni?, la cui ricerca mira a verificare l'eventuale esistenza di collettori di tenzoni, da cui potrebbero aver attinto i compilatori. ()
 
(37) Corrispondono ai ni 283-285 e 293-294. ()
 
(38) InR6a e R6b Tavera suddivide la sezione gröberiana in cui individua la «coupure évidente». ()
 
(39) Esse corrispondono rispettivamente ai ni 630-644 e ai ni 613-614. ()
 
(40) Unica eccezione, lo scambio di coblas con Peire Torat, ultimo testo di questa prima serie. ()
 
(41) Escludo nel computo Jaufre de Pon, improbabile coautore del partimen con Rainaut de Pon (414.1) attribuitogli in BdT. Per la questione, cfr. la nota introduttiva alla tenzone Guiraut Riquier, diatz me (n° 14). Per notizie più complete sui singoli personaggi, rimando alle note introduttive ai testi. ()
 
(42) Nel manoscritto R (meno completo e, per alcuni aspetti, meno affidabile di C, come sostenuto anche da ZUFFEREY, Recherches, p. 132), esso occupa i ff. 104v-111v (liriche, quasi tutte con la relativa melodia) e i ff. 115r-121r (epistole). L'importanza che la raccolta assume è ben sintetizzata dalle parole di BRUNEL-LOBRICHON, L'iconographie, pp. 254-255: «Il est clair que la place du troubadour Guiraut Riquier, bien réservée et mise en valeur, d'une part grâce aux espaces blancs respectés sans ajout postérieur, d'autre part avec la musique régulièrement notée dans cette section, invite à considérer le ‘livre’ de Guiraut Riquier plus attentivement dans l'économie globale du manuscrit». ()
 
(43) BERTOLUCCI, Il canzoniere di un trovatore: il ‘libro’ di Guiraut Riquier, in Morfologie, pp. 87-124: «Il Liederbuch di Guiraut Riquier rivela dunque ad un esame specifico intenzioni strutturali esplicite ed implicite e modalità di costruzione tali che non può ritenersi soltanto una raccolta privata messa insieme dall'autore per il gusto personale di ordinare la propria opera. [...] C'è stato senza dubbio un tempo di «messa a libro» distinto da quello di composizione dei singoli pezzi, in cui l'autore ha operato le scelte e le ha organizzate secondo determinati criteri e scopi [...]» (p. 119). ()
 
(44) Atitolo di esempio, diverso sembra essere il caso di poeti come il contemporaneo Raimon Gaucelm de Béziers, orgoglioso della propria autonomia (cfr. ed. RADAELLI, sirventese IV, p. 146, vv. 8-9: «E non per so qu'ieu vuelha qu'on del mon / m'en don raubas, qu'ieu n'ai pro e sai don»), o di Guilhem de Mur, di cui tratteremo più avanti. ()
 
(45) Per una descrizione dell'assetto politico-sociale della città in questa epoca, cfr. ANGLADE, Les troubadours, pp. 281-284. ()
 
(46) Interessante il saggio, dedicato alla figura del mercante, di GUEREVIC (Il mercante, pp. 273-317), in cui si illustra anche il progressivo mutare dell'atteggiamento ufficiale della Chiesa nei confronti di coloro che si arricchivano con il commercio (in particolare, pp. 277-290): se, fino a tutto il sec. XII, si riteneva che fossero peccaminose le occupazioni che perseguivano l'obiettivo del profitto, il sensibile cambiamento delle condizioni della vita reale, avvenuto nel corso del sec. XIII, costrinse la Chiesa a spostare in città le basi della sua predicazione, e quindi a farsi penetrare - pur non senza resistenze e pregiudizi - dalla nuova etica del lavoro e della proprietà formatasi nei centri urbani. ()
 
(47) Cfr. MÖLK, Las Cansos, pp. 20-24. ()
 
(48) Secondo ANGLADE, Guiraut Riquier, p. 241, e Les Troubadours à Narbonne, p. 748, dietro tale senhal si nasconderebbe la viscontessa Filippa d'Anduza, moglie di Amalrico di Narbona. Diversa la posizione espressa da SAVJ-LOPEZ, Trovatori e poeti, pp. 61-68, che concepisce Belh Deport come un'astrazione e non come una persona viva: figura di cui non si ha nessuna immagine precisa, essa assumerebbe già i connotati del simbolo, divenendo un'illustre precedente del Dolce Stil Novo. In seguito l'ipotesi di ANGLADE sarà rifiutata anche da altri studiosi, tra cui JEANROY, La poésie lyrique, I, p. 290, n. 1, principalmente perché Guiraut non cita mai Filippa al fianco del visconte Amalric nelle dieci liriche a lui dedicate; egli rileva inoltre che nel 1270 la viscontessa Filippa è già in età matura, e che Guiraut continua ad indirizzarle le sue liriche benché non abbia più ragioni per farlo. In uno studio dedicato alla figura di Belh Deport, MÖLK (Belh Deport, pp. 358-372), afferma che la dama celebrata dal «letzten Trobador» è «eine fiktive Geliebte» (p. 360), eretta a simbolo dell'amor cortese, e che attraverso i rapporti del poeta con la sua figura si possono intravedere gli sforzi (con esiti talvolta positivi, più spesso negativi) per riuscire a far riconoscere e adeguatamente ricompensare il proprio talento poetico. In tempi più recenti BELTRÁN (Los trovadores, p. 491, n. 4), a proposito della canzone XVII dell'ed. MÖLK, Fis e verays e pus ferms, que no suelh, ha riproposto che «Belh Deport, cantada por Riquier desde sus primeras composiciones, fuera alguna dama de su patria». Infine BOSSY, parlando dell'organizzazione tripartita dell’opera di Guiraut, pone il passaggio dal «deuxième au troisième chapitre» al 1282, anno di morte di «Belh Deport, la dame très fictive courtisée par Riquier depuis 1254» (Cours méditerranéennes, p. 68): donna dunque fittizia ma letterariamente concreta, di cui il trovatore canterebbe addirittura «une phase in vita et l'autre in morte - comme dans la Vitanuova de Dante et les Rime sparse de Pétrarque, deux chansonniers que l'oeuvre de Riquier anticipe à cet égard» (ibid.). ()
 
(49) La manifestazione più esplicita di questa sua aspirazione è la richiesta di chiarezza nella gerarchia dei poeti di corte, sulla base del merito, posta ad Alfonso X nella Supplicatio (per la quale cfr. BERTOLUCCI PIZZORUSSO, La supplica, in particolare le pp. 23-25 dell'introduzione): dietro l'apparente desiderio di vedere riconosciute ed esaltate le proprie doti letterarie, si nasconde l’ansia di rendere stabile una condizione economica continuamente minacciata di precarietà. Questo desiderio emerge anche in tre dialoghi con Guilhem de Mur: la tenzone Guilhem de Mur, que cuia far (n° 9), in cui i due poeti si lamentano della scarsa generosità manifestata loro da Giacomo il Conquistatore; il partimen Guilhem de Mur, chauzetz d'esta partida (n° 11), vv. 17-19, in cui Guiraut, alla provocazione dell’interlocutore circa la sua povertà, risponde: «Ges per bon grat ni per dos no·m compari, / Guilhem, ab vos qu'ieu say que may n'avetz; / mas mal faretz si del pauc mi doletz»; il partimen Guiraut Riquier, segon vostr'essïen (n° 1 dell'ed. GUIDA), in cui Guiraut, premiato dal giudizio, conservato, di Enrico di Rodez, ritiene migliore il barone che è più generoso verso i suoi fedeli rispetto a quello che lo è con gli estranei. ()
 
(50) Per quanto riguarda il dibattito circa la data del rientro di Guiraut in Linguadoca, cfr. più avanti la n. 92. ()
 
(51) Oltre alla prima canzone già citata, dedicata a lui e a Bernard d'Olargues, Bertran d'Opian è lodato nella canzone V, Amors, pus a vos falh poders, vv. 41-44, del 1257 (MÖLK, Las Cansos, pp. 36-39), e nella tenzone Auzit ay dir, Bofil, que saps trobar (n° 4), vv. 43-44, forse dello stesso anno; è inoltre ricordato nella prima epistola, Qui a sen et entendemen, v. 119, del 1259 (LINSKILL, Les Épîtres, pp. 1-11), nella prima pastorella, L'autre jorn m'anava, vv. 86-87, del 1260 (M. DE RIQUER, Los trovadores, pp. 1624-1627), e nel discordo, Pos aman, v. 50, del 1261 (PFAFF, Guiraut Riquier, pp. 96-97). ()
 
(52) Cfr. MÖLK, Las Cansos, pp. 25-27. ()
 
(53) Cfr. PETIT, Guiraud Riquier, p. 74. Lo studioso attribuisce ai démélés incessanti di Amalrico con l'arcivescovo, dovuti alla rivalità che da lungo tempo caratterizzava i rapporti tra i due poteri cittadini (per la quale cfr. anche ANGLADE, Guiraut Riquier, pp. 3-5), l'impedimento a permettere ad Amalrico di favorire un'arte che la Chiesa non vedeva di buon occhio. In una epistola inviata ad Alfonso X alcuni anni più tardi (la XII, del 1278) e collegabile alla Supplicatio per i lamenti del poeta che, alla vigilia del suo ritorno in patria, afferma di non sentirsi apprezzato, si legge (LINSKILL, Les Épîtres, p. 249, vv. 60-65): «Mas lo pus de las gens / o tenon a folor, / e neis nostre rector / dizon que peccatz es, / e totz hom n'es repres / per els mot malamen.» ()
 
(54) Cognato del visconte Amalric IV (avendone questi sposata la sorella Filippa) e genero di Bernart d'Olargues (CHABANEAU, Cinq tensons, p. 125), egli risulta protettore di Guiraut nel 1266, quando il trovatore gli invia la canzone XII, Anc non aiguj nulh temps de far chanso (MÖLK, Las Cansos, pp. 66-69). ()
 
(55) Cfr. ANGLADE, Guiraut Riquier, p. 104. Sua figlia Simone sposò Bernard d'Anduze e divenne nuora del sopracitato Guilhem. ()
 
(56) Personaggio autorevole della società narbonese, per qualche tempo rivestì anche la carica di console, a quanto rileviamo dai numerosi documenti che lo citano (ANGLADE, Guiraut Riquier, pp. 25-26). Nel 1272 figura, con la qualifica di Petrus de Fraxino jurisperitus, come testimone di un omaggio reso al visconte Aimeric (CHABANEAU, Cinq tensons, p. 126). ()
 
(57) Nel 1266 Guiraut gli dedicò l'epistola III, Al noble, mot onrat (LINSKILL, Les Épîtres, pp. 21-27), inviandogliela a Maiorca. ()
 
(58) Bonet Contasti, Peire Esteve e Raymond-Jean Delom sono tutti e tre citati ai vv. 191-195 dell'epistola VIII, Al car onrat senhor (LINSKILL, Les Épîtres, pp. 115-127), datata 21 agosto 1270. Console del Bourg (cioè della parte comitale) prima nel 1261, poi nel 1265, Bonet Contasti è uno dei 'borghesi' più citati nei documenti contemporanei; anche Raymond-Jean Delom risulta, corne il fratello Pierre-Étienne, molte volte console del Bourg; cfr. ANGLADE, Guiraut Riquier, pp. 76-78. ()
 
(59) Trovatori a Valchiusa, pp. 192-193. ()
 
(60) PERUGI, Trovatori a Valchiusa, pp. 192-216, attribuisce la canzone Razo e dreyt a Guilhem de Mur, uno dei più importanti interlocutori, come vedremo, di Guiraut Riquier. Sulla questione, fortemente dibattuta, cfr. anche BELTRAMI, Appunti, pp. 9-39; Santagata, Petrarca e Arnaut Daniel, pp. 40-89; ASPERTI-PULSONI, Jean de Nostredame, pp. 165-172; PERUGI, A proposito, pp. 369-384. ()
 
(61) Secondo JEANROY (La poésie lyrique, p. 271), almeno in origine questi «jugements, prononcés sur-le-champ, consistaient évidemment en quelques mots, dont la teneur ne s'est pas conservée. A une époque tardive, certains juges prirent la peine de les rédiger en vers, dans la forme des tornades»; oltre ai due noti attraverso i dialoghi di Guiraut (non entrambi di Enrico II, come erroneamente affermato), JEANROY cita un terzo esempio che «nous montre deux juges prononçant [...] des sentences contradictoires» (Mossen Ramons, per clercia, partimen edito da NOULET-CHABANEAU, Deux manuscrits, pp. 65-68, non classificato dalla BdT, ma segnalato da NEUMEISTER, Das Spiel, p. 200); infine alla n. 6, trattando di una nota dalla quale si apprende che un giudizio, benché richiesto, non era stato pronunciato, aggiunge: «il résulte qu'alors le jugement était de règle». Per una panoramica dei giudizi tràditi in rapporto al Testimoni del conte Enrico II sulla Exposition di Guiraut Riquier, cfr. CAPUSSO, Exposition, pp. 105-106, che sottolinea soprattutto «lo scarsissimo quoziente di autonomia testuale nei confronti dei rispettivi dibattiti poetici, di cui il jutjamen costituisce un'appendice coordinata sotto ogni aspetto: ciò risalta anzitutto al livello metrico, poiché è il partimen antecedente a dettare schemi e formule ai quai il 'giudizio' si adegua studiatamente». ()
 
(62) Il quarto interlocutore è Paulet de Marseille, di cui si tratterà poco più avanti. ()
 
(63) Guiraut Riquier, pp. 100-101. L’Isle-Jourdain si trova pochi chilometri ad ovest di Tolosa. ()
 
(64) Nella sua preziosa monografia (Guiraut Riquier, p. 88 e p. 96, n. 1), ANGLADE ci informa che, durante il periodo di composizione del dialogo, tra Jordan e Izarn ebbero luogo le negoziazioni per un trattato di spartizione, conclusesi a Tolosa il 25 aprile 1265. ()
 
(65) Le tensos Falco, don[a] avinen e A.n Miquel de Castilho (rispettivamente n° 2 e n° 3 della presente edizione) sono molto vicine dal punto di vista formale, e condividono lo stesso, rarissimo, schema métrico (a7 b7 a7 b7 c7 c7 d3 d5 e5' e5'). ()
 
(66) ANGLADE, Guiraut Riquier, p. 98 e n. 3. ()
 
(67) Si tratta della tenzone Auzit ai dir, Bofil, que saps trobar, la n° 4 nell'edizione qui proposta. Nel Medioevo, Narbona ebbe vasta rinomanza come centro di studi e sede di un'università israelítica (cfr. ISRAËL, Provences, pp. 90-93 e passim): non a caso l'espul-sione degli ebrei, perseguitati dalla corona francese, contribuì in maniera sensibile alla decadenza della città. Bofilh è l’unico poeta ebreo che abbia disputato una tenzone conservataci con un trovatore cristiano. Per un quadro più completo dei rapporti intercorrenti a Narbona con la potente comunità ebraica, e per l'ipotesi di identificazione di Bofilh con Abraham ben Isaac Bedersi, avanzata da VIGUIER, Un troubadour juif, p. 83, cfr. la nota introduttiva alla tenzone. ()
 
(68) I. DE RIQUER, Sobre un tornejamen, p. 34, n. 16. ()
 
(69) All'epoca in cui Guiraut si trasferisce in Castiglia, Paulet doveva già essersene allontanato (ANGLADE, Guiraut Riquier, p. 107). Di lui, attraverso la testimonianza dei codici C ed E, restano anche tre canzoni dedicate a Barral del Baux (BdT 3l9.3,.5,.8) e una danza (BdT 319.4), tutte composte prima del 1262; una pastorella (BdT 319.6, scritta tra il 25 aprile 1265 ed il 26 febbraio 1266); una retroencha per il nobl'efan Pedro d'Aragona (BdT 319.2); un pianto per Barral del Baux (BdT 319.7, la cui giusta collocazione nel 1268 - e non 1270 - è stata recentemente ristabilita da I. DE RIQUER, ed. di Paulet de Marseille, p. 141, n. 25); un sirventese in favore della liberazione di Enrico di Castiglia (BdT 319.1, forse il suo ultimo scritto, databile anch'esso al 1268). Per notizie relative al dibattito circa la sua figura, cfr. la nota introduttiva al torneyamen disputato con Guiraut, testo n° 6 dell'edizione presente. ()
 
(70) I. DE RIQUER, ed. di Paulet de Marseille, p. 143. ()
 
(71) Il circolo poetico formatosi attorno ai conti di Rodez è oggetto di descrizione più avanti. ()
 
(72) Riguardo a Guilhem Rainier, ANGLADE (Guiraut Riquier, p. 100, n. 1) accenna solo alla possibilità che il nome, comune in tutto il sud della Francia ed anche a Narbona, possa essere uno pseudonimo. Di Peire Torat ipotizza lo status di trovatore, forse anch'egli ospite - con Guiraut - del già citato Jourdain IV. ()
 
(73) Per la sua figura, cfr. la nota introduttiva alla tenzone Guilhem de Mur, que cuia far (nº 9), ed il capitolo su en Sanguiniers di Perugi, Trovatori a Valchiusa, pp. 192-216. Per notizie documentarie, cfr. GUIDA, 'Jocs' poetici, pp. 34-39. Sulla possibilità che Guilhem de Mur sia l'autore della canzone Razo e dreyt ay si·m chant e·m demori, cfr. n. 60. ()
 
(74) Questa differenza tra la sua concezione di vita e quella di Guiraut emerge con più evidenza nel partimen Guilhem de Mur, chauzetz d'esta partida (n° 11), degli anni immediatamente successivi al rientro dalla Spagna del narbonese. Per ulteriori notazioni sui rapporto tra i due poeti, cfr. PERUGI, Trovatori a Valchiusa, soprattutto le pp. 200-211. ()
 
(75) Trovatori a Valchiusa, p. 206: «A Guiraut, che ambiva ad essere il trovatore ufficiale di corte, verosimilmente faceva ombra la scomoda presenza di un collega più ricercato e prestigioso di lui [...] anche al di là dei ristretti confini della Provenza. E Guilhem, per parte sua, aveva un pessimo carattere». ()
 
(76) Per la quale cfr. PERUGI, Trovatori a Valchiusa, p. 201. ()
 
(77) Trovatori a Valchiusa, pp. 222-226, anche per l'edizione del testo. La tenzone è trasmessa dai mss. IKd, ed è rubricata La tenzo de l'hoste e de Guilliem. ()
 
(78) Inquesta occasione luttuosa Guiraut Riquier compone il planh Ples de tristor, marritz e doloiros (per il quale cfr. LONGOBARDI, I ‘vers’, pp. 45-50). ()
 
(79) Guiraut Riquier, p. 9. ()
 
(80) JEANROY, La poésie lyrique, I, pp. 290-292. ()
 
(81) LE COMPTE, Guiraut Riquier, pp. 4-10, dove lo studioso analizza anche le dediche e le citazioni con cui Guiraut omaggia Amalric. Per la discussione sulla figura di Belh Deport, si rimanda alla n. 48. ()
 
(82) Testimonianza di ciò è il partimen Guiraut Riquier, segon vostr'essïen (n° 1 dell’ed. Guida), di cui è promotore Guilhem de Mur: di esso ci è stato eccezionalmente conservato il giudizio (vv. 57-68) del coms joves Enrico di Rodez. ()
 
(83) Secondo l'opinione di ANGLADE (Guiraut Riquier, p. 46), confermata da alcuni accenni successivi di PETIT (Guiraud Riquier, pp. 72-73), in questa canzone Guiraut si riferisce a Bernard d'Auriac e Bertrand Carbonel (o a qualche poeta nella loro condizione) che testimoniano, in due loro composizioni, la magnifica ospitalità offerta loro dal trovatore narbonese Guilhem Fabre: il fatto che questi ricevesse e presentasse al visconte potenziali concorrenti non doveva certo piacere a Riquier, che non accennerà mai, nella sua opera, al concittadino e collega Guilhem. Cfr. anche MÖLK, Las Cansos, p. 65, nota al v. 34. ()
 
(84) Cfr. LINSKILL, Les Épîtres, pp. 57-70. ANGLADE (Guiraut Riquier, p. 60) la definisce tra «les plus médiocres de ses compositions». ()
 
(85) Cfr. MÖLK, Las Cansos, pp. 60-72. ()
 
(86) Nel manoscritto esse sono in gran parte trascritte in successione, anche se non in perfetta consequenzialità cronologica; per la loro distribuzione in R, si rimanda comunque alla tavola di concordanze posta a chiusura del primo punto di questa introduzione. ()
 
(87) Esse corrispondono ai partimens Guilhem Raynier, pus non puesc vezer vos (a distanza, con Guilhem Rainier), Falco, don[a] avinen (con Falco), Aras s'esfors, n'Eveyos, vostre sens (con Enveyos), al torneyamen A.n Miquel de Castilho (con Miquel de Castilho e Codolet), alla tenzone Auzit ai dir, Bofil, que saps trobar (con l’ebreo Bonfil), allo scambio di coblas a distanza Guiraut Riquier, si be·us es luenh de nos (con Peire Torat). Il torneyamen Senh'en Jorda, sie·us manda Livernos, con Jordan IV, Raimon Izarn e Paulet de Marseille, è stato probabilmente composto presso Jordan. Il partimen Guiraut Riquier, a sela que amatz, disputato a Narbona con Marques de Canilhac (il giudice chiamato in causa è il bon senhor della città), è attribuito da GUIDA senz'altro a questa epoca ('Jocs' poetici, p. 108): per i consistenti dubbi che rimangono al riguardo, cfr. la nota introduttiva al testo, n° 10 della presente edizione. Per la diversa datazione di Anglade (1280-1281), cfr. Guiraut Riquier, p. 104. ()
 
(88) Sono il partimen Guirautz, don'ap beutatz granda (con Folquet de Lunel) e la tenzone Guilhem de Mur, que cuia far (con Guilhem de Mur). Ad essi si dovrebbe forse aggiungere il partimen Guiraut Riquier, pus qu'es sabens, sempre con Guilhem de Mur, della cui attribuzione al periodo 1280-1281 non si può essere certi. ()
 
(89) Le tenzoni sicuramente disputate a Rodez nella prima fase della produzione riquieriana sono i partimens Guiraut Riquier, segon vostr'essïen (con Guilhem de Mur), Guiraut, pus em ab senhor cuy agensa (con Folquet de Lunel) ed il torneyamen Senhe n'Enric, a vos don avantatje, che ha come compagni lo stesso Enrico II e Marques de Canilhac. Vi è poi la tenzone Guiraut Riquier, diatz me, con Jaufre de Pon, della quale tratterò in seguito. ()
 
(90) Dal 1270 al 1278 compone otto canzoni (dalla XV alla XXII, per le quali cfr. MÖLK, Las Cansos, pp. 76-102), otto vers (dal III all’XI, per i quali cfr. LONGOBARDI, I 'vers', pp. 39-85), cui si aggiungono cinque epistole in versi (dall’VIII alla XII, per le quali cfr. LINSKILL, Les Épîtres, pp. 115-272; in particolare, per la XI, cfr. BERTOLUCCI PIZZORUSSO, La supplica; per la XIII, cfr. CAPUSSO, L'Exposition). ()
 
(91) Per la descrizione della corte del re 'saggio' Alfonso X e dei trovatori che vi si susseguono, cfr. ANGLADE, Guiraut Riquier, pp. 107-112. ()
 
(92) La questione dell'anno in cui Guiraut Riquier fa ritorno in patria, fissato al 1279 da ANGLADE (Guiraut Riquier, p. 169), ma messa in discussione da ALVAR (La poesía trovadoresca, p. 150), che ritiene il poeta ancora in Spagna all'epoca della composizione del vers XII, nel dicembre 1280, è stata successivamente affrontata anche da LONGOBARDI, recensione a S. GUIDA, p. 223: per la studiosa, i dati ricavabili dalle altre opere del periodo (la terza retroencha, del 1279, già dedicata ad Enrico II; l'incarico della expositio alla canzone di Guiraut de Calanson, affidatagli dallo stesso Enrico nel gennaio 1280), rendono più che plausibile un suo rientro nel Linguadoca già nel 1279. La controversia è stata recentemente riaperta da BOSSY (Cours méditerranéennes, in particolare le pp. 69-70 e n. 6), che sulla base dei dati ricavabili dalla canso redonda Pus sabers no·m val, afferma che Guiraut si trovava ancora alla corte alfonsina a questa data, e che egli «nous invite à déchiffrer dans la canso redonda de 1282, c'est qu'il vient de prendre la décision de quitter la cour d'Alfonse» (p. 69). Egli non nega, inoltre, «que la rotrouenge III (1279) et l’épître XIII (1280) s'adressent toutes deux à Henri II de Rodez, mais cela ne signifie pas nécessairement que Riquier ait quitté Alfonse avant 1282. La rotrouenge et l’épître auraient pu être composées en Castille et envoyées à Rodez» (p. 69, n. 6). ()
 
(93) PERUGI, Trovatori a Valchiusa, p. 171. ()
 
(94) JEANROY, La poésie lyrique, I, p. 295. Lo studioso fa una descrizione delle piccole corti meridionali, tra le quali spicca quella di Rodez, alle pp. 283-290. ()
 
(95) Nel 1270 Enrico ne aveva sposata, in seconde nozze, la figlia Mascarose. La prima moglie di Enrico era Marquesa del Baux, morta molto giovane; cfr. BONAL, Comté et comtes, p. 197. ()
 
(96) Per l'attività della piccola corte di Saint-Bertrand-de-Comminges, nell'Haute-Garonne, cfr. JEANROY, La poésie lyrique, I, p. 284. ()
 
(97) Riferimenti più ampi nella nota introduttiva al partimen Guirautz, don'ap beutatz granda (n° 7). Del poeta esiste una monografia, non completa, di EICHELKRAUT. ()
 
(98) Ed. EICHELKRAUT, p. 41, vv. 510-512, e più recentemente RICKETTS, Roman de mondana vida, pp. 1121-1137, che - oltre a correggere gli errori dell'edizione precedente - fornisce la traduzione del testo. ()
 
(99) CHABANEAU, Cinq tensons, p. 125. ()
 
(100) Per la questione, alquanto complessa, della datazione della prima retroencha e le implicazioni che ciò può comportare circa la cronologia del dialogo in oggetto, si rimanda alla nota introduttiva alla tenzone Guiraut Riquier, diatz me (n° 14). ()
 
(101) Guiraut Riquier, p. 181, n. 1. ()
 
(102) La datazione precedente al 1270 permetterebbe di accogliere anche l'ipotesi di BOSSY (Cours méditerranéennes, pp. 69-70 e n. 6), che propone il 1282 per il rientro in patria di Guiraut. Meno probabile, ritengo, una composizione più tarda o addirittura a distanza, come BOSSY suggerisce per la III retroencha e la Expositio. ()
 
(103) La conservazione di questi jutjamens è da considerarsi eccezionale: dei dodici giudizi che dovevano concludere altrettante tensos di Guiraut, sono giunti sino a noi solo quelli dei testi Senhe n'Enric, a vos don avantatje (il primo dialogo, seguendo l'ordine del manoscritto, disputato con due dei personaggi più rappresentativi della corte rodesiana) e Guiraut Riquier, segon vostr'essïen, rispettivamente n° 2 e n° 1 dell'ed. GUIDA; a questo proposito, cfr. NEUMEISTER, Das Spiel, pp. 155-167. ()
 
(104) Originariamente vassalli dei conti di Rouergue, quando questi si estinsero, nel 1271, i conti di Rodez si ritrovarono alle dirette dipendenze del re di Francia: grazie alla lontananza del potere centrale, poterono consolidare ed estendere il loro feudo, fino a dominare un terzo del Rouergue più alcuni territori limitrofi. Cfr. PERUGI, Trovatori a Valchiusa, pp. 167-168; per un quadro complessivo della storia dei conti di Rodez e dei loro rapporti con il vescovo, che possedeva e regnava su parte della città, cfr. BOUSQUET, Mort et résurrection. In particolare, per gli scontri continui tra Enrico ed il potente prelato (che arrivò a scomunicario in più occasioni), cfr. BONAL, Comté et comtes, pp. 200-227. ()
 
(105) Cfr. JEANROY, La poésie lyrique, I, pp. 286-287. ()
 
(106) Le citazioni anche riportate di seguito a proposito della figura di Enrico II, sono riprese dal ritratto che di lui traccia GUIDA, 'Jocs' poetici, pp. 30-33. Una descrizione attenta del conte e dei suoi rapporti familiari si trova in BONAL, Comté et comtes, pp. 194-199. Alle pp. 228-235, BONAL (ricco borghese, nato a Rodez nel 1548) tratta del decennio 1294-1304, quando Enrico partecipò alle guerre intraprese dal re di Francia, Filippo il Bello, arrivando per questo a contrarre molti debiti. ()
 
(107) I due testi sono editi da GUIDA, 'Jocs' poetici, rispettivamente alle pp. 131-154 e 155-172. Il primo di essi, trasmesso dal ms. R, 24r, è stato analizzato anche da PERUGI, Trovatori a Valchiusa, pp. 217-226, per la vicinanza con la tenzone Guillem, raizon ai trobada, che egli attribuisce a Guilhem de Mur (cfr. n. 77 di questa introduzione). Il secondo partimen con il conte di Rodez è trasmesso solo dal ms. f, 16v. ()
 
(108) ANGLADE, Guiraut Riquier, p. 180, n. 2. Per un ritratto del trovatore Marques e per le prove documentarie che lo riguardano, cfr. GUIDA, 'Jocs' poetici, pp. 39-50. ()
 
(109) Cfr. n. 87. ()
 
(110) 'Jocs' poetici, pp. 50-56. Essi si aggiungono ai quattro documenti già segnalati da ANGLADE, Note, pp. 339-340. ()
 
(111) Cfr. JEANROY, La poésie lyrique, p. 285, n. 1: «L'Astarac faisait partie du comté d'Armagnac; ses localités principales étaient Simorre, Roquelaure; Pavie-Mirande, qui devint sa capitale, ne fu fondée qu'en 1282, sous l'impulsion du comte Bernard IV et de l'abbé de Berdoues». ()
 
(112) Secondo CHABANEAU (Cinq tensons, p. 122) e JEANROY (La poésie lyrique, p. 285), Guiraut avrebbe soggiornato presso Bernardo già nel 1276, corne intervallo durante il periodo di residenza in Spagna, per il riferimento che ad Astarac è fatto in apertura della V pastorella, D'Astarac venia, datata 1276 nella rubrica ad essa preposta nel ms. C. La datazione è stata, però, messa in discussione - ritengo con solide basi - da ANGLADE, Guiraut Riquier, pp. 158-159, che nei vv. 26-27 («Senher, vas Granada / va·l reys de Castella») leggeva un'allusione alla spedizione del 1281 di Alfonso X contro Granada: questo fatto «ne s'expliquerait pas si la pièce était datée de 1276, car le roi de Castille avait fait une trêve avec l'émir». Con la tesi di Anglade concorda GUIDA, 'Jocs' poetici, p. 176, n. 5. ()
 
(113) Le signorie di Astarac e dell’Isle-Jourdain erano vicine: la pastorella V è ambientata proprio sul cammino che conduceva dall'una all’altra (cfr. M. DE RIQUER, Los trovadores, p. 1638, vv. 1-3: «D'Astarac venia / l'autrier vas la Ylla / pel camin romieu»). ()
 
(114) Cfr. GUIDA, 'Jocs' poetici, p. 57. ()
 
(115) 'Jocs' poetici, p. 58: lo studioso fa il ritratto della figura di Austorc alle pp. 58-60. Cfr. anche ANGLADE, Guiraut Riquier, p. 177, n. 6. ()
 
(116) Borghese di Rodez, di Berenguier Tropel ci sono giunte due canzoni trasmesse dal ms. f, perle quali cfr. MEYER, Les derniers troubadours, pp. 102-106. Sui rapporti che lo legano alla corte del conte, cfr. PERUGI, Trovatori a Valchiusa, pp. 168-169, e GUIDA, 'Jocs' poetici, pp. 59-60, n. 168. ()
 
(117) Inoltre, ai vv. 54-55 della tenzone, Austorc afferma: «mas Guilhem sap qu'ieu l'am e non comensa / ges de novel ans s'ieu crezutz en fos». Cfr. GUIDA, 'Jocs' poetici, p. 60  (il testo è il n° 7 della sua edizione). ()
 
(118) Riassumendo, le tensos disputate a Rodez in questo secondo soggiorno sono sicuramente cinque: i partimens Guilhem de Mur, chauzetz d'esta partida (con Guilhem de Mur) e Coms d'Astarac, ab la gensor (con il conte di Astarac); i torneyamens De so don yeu soy doptos (con Guilhem de Mur, Enrico II, Marques de Canilhac) e Senhe n'Enric, us reys un ric avar (con Enrico II e Peire Pelet); la tenzone Senhe n'Austorc d'Alboy, lo coms plazens (con Austorc d'Alboy ed Enrico II). ()
 
(119) MÖLK, Las Cansos, pp. 103-106, vv. 46-50: «Que tost m'aucira l'afans, / Pus que senhor de bon aire, / Ab que belhs sabers m'enans, / Non truep, que pro.m tenha gaire. / Mas assajar m'ay est lans». ()
 
(120) Cfr. PERUGI, Trovatori a Valchiusa, p. 172. Nel vers XX, Jamais non er hom en est mon grazitz, del novembre 1286, Guiraut scrive nelle ultime due tornadas (vv. 61-66; ed. LONGOBARDI, p. 129): «Anc pus perdei l'onrat rey plen d'amor / de Castella n'Anfos, non ayc senhor / que·m conogues, ni·m saubes tant honrar, / que me ·n pogues de vergonha sessar. // Greu me sera si ·m coven ablasmar / un senhor nueu que solia lauzar». L'ultimo testo del trovatore è il vers XXVI, datato 1292. ()
 
(121) Per le particolarità tematiche dei singoli testi qui editi e per gli eventuali riferimenti ad altri componimenti della tradizione dialogica, si rimanda alle note introduttive. ()
 
(122) Tutti e quattro i testi sono inseriti nella prima sezione delle tenzoni riquieriane conservate dal ms. R, e corrispondono, nell'ordine, ai ni 283, 284 e 285 dei ff. 33v-34r, ed al n° 294 del f. 35r. ()
 
(123) Questo se l'attribuzione all'epoca precedente il 1270 delle due tenzoni Guiraut Riquier, a sela que amatz e Guiraut Riquier, diatz me (corrispondenti rispettivamente al n° 10 ed al n° 14 della presente edizione) è da ritenersi esatta; per le ipotesi di datazione diversa si rimanda alle note introduttive ai testi. (↑)
 
(124) Per ANGLADE (Guiraut Riquier, p. 217 e n. 5), questi testi, «d'un réalisme choquant», sono il segno che «le goût des troubadours pour le réalisme qui existait depuis l'origine (qu'on se rappelle Guillaume d'Aquitaine) reparaissait à la fin». Per le analogie tematiche del secondo partimen con altri testi precedenti o contemporanei, si rimanda alla nota introduttiva. ()
 
(125) Questi due testi, in entrambi i quali il proponitore è Guilhem de Mur, formano per Perugi (Trovatori a Valchiusa, p. 201 ) un «dittico omogeneo». Essi si avvicinano per la similarità degli incipit di due stanze, per la posizione assunta da Guilhem e, si può aggiungere, per la mancanza della figura finale di un giudice. ()
 
(126) Le due tensos Guiraut Riquier, pus qu'es sabens e Coms d'Astarac, ab la gensor corrispondono ai ni 12-13 della presente edizione, mentre la terza, De so don yeu soy doptos, è edita da GUIDA, n° 6; esse sono trascritte di seguito nel f. 77r del ms. R. ()
 
(127) 'Jocs' poetici, p. 209. ()
 
(128) Guiraut Riquier, p. 218. ()
 
(129) I testi alternati a distanza Guilhem Raynier, pus non puesc vezer vos e Guiraut Riquier, si be.us es luenh de nos, pur non composti direttamente in una cerchia letteraria, hanno, come precedentemente accennato, toni ed argomenti più canonici. ()
 
(130) Per ulteriori ragguagli e riferimenti bibliografici circa la sua figura, rimando alla nota introduttiva alla tenzone (n° 4). ()
 
(131) Le misure antiebraiche adottate da Luigi IX in accordo con la Chiesa sono descritte da ISRAËL, Provences, p. 164. ()
 
(132) Esse cercarono di mantenere le posizioni raggiunte (soprattutto nei settori commerciale e finanziario) facendo pesare alle autorità cittadine l'importanza della pratica del credito attuata dagli ebrei: nella riunione pubblica che le comunità di Narbona tennero a Capestaing nel 1246, era presente lo stesso visconte narbonese che, oltre a mostrare la sua autonomia rispetto alle disposizioni del potere centrale, intendeva «probablement marquer sa sympathie envers les juifs du Languedoc dont l'activité économique était bénéfique à tous» (ISRAËL, Provences, p. 165). È proprio intorno alla data della tenzone analizzata che il re Santo cominciava ad organizzare l’ultima crociata (1270) e, «repoussant toute idée de discussion avec les Juifs, conseillait de les aborder, non avec des arguments, mais à la pointe de l'épée» (REGNÉ, Étude sur la condition des juifs, p. 78). ()
 
(133) Circa le motivazioni che avrebbero spinto Guilhem de Mur ad andarsene da Rodez si esprime PERUGI, Trovatori a Valchiusa, pp. 211-212. ()
 
(134) n° 16 = n° 1 ed. GUIDA, Guiraut Riquier, segon vostr'essïen; n° 17 = n° 2, Senhe n'Enric, a vos don avantatje; n° 18 = n° 5, Senhe n'Enric, us reys un ric avar, nº 19 = n° 6, De so don yeu soy doptos; n° 20 = n° 7, Senhe n'Austorc d'Alboy, lo coms plazens. Nella prima colonna, è indicato il numero del testo (in grassetto quando esso è proposto da Guiraut) nella presente edizione o nell'ed. GUIDA - in base alla corrispondenza di cui sopra - ed il numero utilizzato per esso dal repertorio metrico di FRANK; nella seconda, lo schema metrico ed il sistema di rime; nella terza, la quantità ed il tipo di coblas e di tornadas (per le quali, tra parentesi, è fornito lo schema metrico); nella quarta, il numero dei testi in tutto il corpus trobadorico che hanno lo stesso schema metrico e di questi, tra parentesi, il numero di quanti ne condividono anche la formula sillabica; infine, sono eventualmente segnalate quante altre tensos (secondo la schedatura di FRANK) adottano il medesimo schema. ()
 
(135) ANGLADE (Guiraut Riquier, p. 218 e n. 6) considera un torneyamen a tre voci anche il dialogo n° 20, Senhe n'Austorc d'Alboy, lo coms plazens, che non presenta, invece, le caratteristiche dei jeux-partis (questione alternativa posta dallo sfidante agli interlocutori; appello finale ad un giudice). ()
 
(136) ANGLADE (Guiraut Riquier, p. 218, n. 5) ne segnala solo tre (BdT 392.15, 413a.1 e 432.2), cui è da aggiungersi lo scambio BdT 150a.1, Seigner Arnaut, vostre semblan, tra Folc, Arnaut e Guillems, per cui cfr. M. DE RIQUER, Los trovadores, pp. 68-69 e n. 3 (che però non cita A·n Miquel de Castilho tra i torneyamens con tre contendenti). ()
 
(137) Circa la particolare struttura del torneyamen Senh'en Jorda, sie.us manda Livernos, cfr. più avanti la n. 144. Per quanto riguarda il nº 19, De so don yeu soy doptos, è forse necessaria una precisazione: benché sia Guilhem de Mur a prendere l’iniziativa del ‘torneo’, sfidando l’amico Guiraut, ma provocando volutamente – per via indiretta – il conte Enrico II, è Riquer, nella sua replica (cobla II) a coinvolgere nel divertissement anche Marques de Canilhac, estendendo ad un quarto personaggio il dibattito. ()
 
(138) Cfr. LONGOBARDI, Osservazioni, p. 248, n. 6. Da notare che entrambi i dialoghi isometrici basati sul settenario sono proposti da altri trovatori. ()
 
(139) Analizzando le altre liriche del trovatore, sono complessivamente polimetrici quindici componimenti: cinque cansos (II, IV, V, X, XV), cinque vers (III, XI, XIV, XV, XXII), la pastorella VI, l'alba Ab plazen, il discordo, il breu-doble, la serena. ()
 
(140) Cfr. FRANK, Répertoire, II, p. 14. ()
 
(141) Per queste annotazioni, cfr. FRANK, Répertoire, II, pp 10-57. ()
 
(142) Annovero in questo gruppo anche il partimen n° 2, di cui non ci è giunta la seconda tornada. I partimens corrispondono esattamente alla metà dei dialoghi: nº 1, nº 2, nº 7, nº 8, nº 10, nº 11, nº 12, nº 13, nº 15, nº 16. Il testo nº 5, definito partimen nella schedatura di GRMLA II/1, f. 7, ritengo debba essere considerato uno scambio di coblas, per cui non ne sorprende la deroga (due coblas e due tornadas non alternate per ogni trovatore) rispetto alla forma strofica utilizzata in tutti i jeux-partis riquieriani. ()
 
(143) Unica eccezione è rappresentata dalla prima (e purtroppo corrotta) tenzone di Guiraut Riquier, Auzit ai dir, Bofil, que saps trobar (n° 4, disputata, lo ricordo, con il poeta ebreo Bofilh), forse in origine impostata sullo stesso schema strofico in seguito adottato esclusivamente nei partimens, ma per la quale non si può neppure escludere del tutto che le cinque coblas tràdite siano effettivamente quanto composto dai due trovatori, e che una sesta strofa non sia mai esistita. Sulla questione, cfr. note al testo nell'edizione qui proposta. ()
 
(144) L'unico testo che esula da questa impostazione è il torneyamen nº 6, Senh'en Jorda, sie.us manda Livernos, che però, essendo formato da una sola cobla per ogni partecipante e da una tornada conclusiva del promotore Guiraut, non possiede la caratteristica dell'alternanza, precipua della tenso provenzale, e si presenta, quindi, come una sorta di scambio di coblas a quattro voci. ()
 
(145) Inquesta sede si segnala soltanto che non vi sono mot-refrain o serie di parole-rima che assumano particolare rilievo retorico per l'intera tenzone, mentre vi sono, e numerose (indicate nella nota metrico-retorica dell’edizione di ogni singolo testo), riprese di mot-tornat in rima identica o equivoca anche fuori dai canonici richiami delle tornadas, e spesso collocate nella stessa posizione metrica, ma in nessun caso esse, per quanto significative sul piano del contenuto (quando, per esempio, é il contendente a ripetere volutamente un rimante), assumono la fisionomia stilistica delle parole-rima. ()
 
(146) Cfr. CRESCINI, Manuale, XXII, n. 1, e, per l’alternanza grafica tra i/j/y tipica del ms. R (ed anche dell’altro manoscritto riquieriano, C), cfr. PELLEGRINI, Appunti, p. 133 e, più recentemente, ZUFFEREY, Recherches, pp. 112-113. ()
 
(147) GRAFSTRÖM, Étude sur la graphie, pp. 224-225. ()
 
(148) Cfr. ZUFFEREY, Recherches, p. 124, e Capusso, L’Exposition, pp. 112-114, che offre un’ampia analisi del fenomeno. ()

 

 

 

 

 

 

 

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