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Vatteroni, Sergio. Le poesie del trovatore Johan Esteve. Pisa: Pacini, 1986.

266,003- Joan Esteve

1ss. Un’ipotesi sull’occasione del componimento è avanzata da ANGLADE, Guiraut Riquier, p. 187 nota 1. Secondo lo studioso francese, è possibile che il sirventese di Johan Esteve faccia riferimento alla cospirazione del visconte Aimerico di Narbona con Alfonso X di Castiglia per sottrarsi alla dominazione del re di Francia. In seguito a dissapori col visconte, suo fratello Amaury nel marzo del 1282 aveva denunciato il complotto a Filippo III l’Ardito, il quale aveva incarcerato il visconte. Un riflesso di questa situazione si coglie nel sedicesimo vers di Guiraut Riquier, vv. 76-80, composto nel gennaio del 1284. Anglade non specifica in quali termini il nostro testo possa riferirsi alla cospirazione; l’unica ipotesi possibile è che nel corso di quegli avvenimenti il visconte Aimerico abbia operato ai danni di Guglielmo di Lodève. Colui che ha subito il tradimento sembra infatti doversi identificare con questo personaggio (cfr. la nota al v. 37). A sostegno dell’ipotesi esistono soltanto prove indiziarie: a) Johan Esteve, che compone il sirventese nel 1284, descrive il traditore come caduto in disgrazia; ciò è in accordo col fatto che il visconte di Narbona resta prigioniero fino all’11 settembre dello stesso anno. b) Guiraut Riquier, nel vers per lo deslieuramen del senher de Narbona, allude a gens contra luy moguda / lo fai levar en vil bruda (ed. LONGOBARDI, XVII, vv. 39-40). c) I personaggi coinvolti dovevano essere di una certa importanza (o, perlomeno, il fatto di eccezionale gravità) se Johan Esteve può dire: entendre·m pot leu qui m’au (v. 27) e no m’en cal als esclarzir, / que·ls nescis n’an conoissensa (vv. 31-2). In mancanza di elementi certi, l’occasione del componimento rimane tuttavia oscura.
 
2. quossi·n pren: impersonale. Per pren ‘accade’ cfr. Sordello, ed. BONI, I, v. 29 e la nota a p. 6; X, v. 4. ·n = en (avverbio pronominale) è pleonastico, cfr. Bertran de Born, ed. STIMMING, p. 238 nota 37.
 
3. bauzia e frau: iterazione sinonimica, su cui si veda almeno S. PELLEGRINI, Iterazioni sinonimiche nella Chanson de Roland, ora in S.P. Studi rolandiani e trobadorici, Bari 1964, pp. 136-47 (con bibliografia).
 
5-8. Cfr. CNYRIM, Sprichwörter, p. 46 n. 775. Che si tratti di una espressione proverbiale è confermato da v. 7 ancse ai auzit dir, dove il poeta richiama l’autorità della voce comune. Un concetto analogo a quello espresso qui è in Peire Vidal, ed, AVALLE, XII, vv. 29-32 que quasqus ponha en trair / son amic per si enrequir. /  Pero·lh trachor son aissi trag / cum selh qui beu tueissec ab lag; cfr. anche Il trovatore Cercarmon, ed. critica a cura di V. TORTORETO, Modena 1981, V, vv, 19-21 Ditz el reprocher lo pajes: / «qi glazi trai a glazi es / feritz d’eis lo seu colp mortau».
 
6. fromir: cfr. RONCAGLIA, 25 poesie, gloss. «provvedersi, attribuirsi». Dal germ. *frumjan oltre a questa forma si ha anche quella metatetica formir (cfr. ad es. estornudar accanto a estrunidar da STERNUTARE).
·s: non con cuj’, ma con fromir (il verbo è riflessivo).
 
10. Sulle forme tracher trachor si veda JENSEN, Declension, pp. 59-61.
 
11. lo sec ver per esclau: AZAÏS traduce erroneamente «elle le suit véritablement en esclave», dato che esclau (REW 8018) vale ‘traccia’, cfr. PD p. 162. Esempi della locuzione in APPEL, Prov. Chrest. 125. 49; Peire Cardenal, ed. LAVAUD, XLVI, v. 13. Analogamente, in italiano si ha ‘seguire uno alla traccia’ per ‘tenergli dietro da presso’, cfr. TOMMASEO-BELLINI IV, parte II p. 1529.
 
13. Si noti il cambio di soggetto.
 
14. e·l: forse articolo maschile (el), tuttavia dove el si può sciogliere, come in questo caso, in e·l =e lo, è preferibile adottare quest’ultima soluzione. Su el articolo si veda CRESCINI, p. 90 e nota 2; SCHULTZ-GORA, Altprov. Elem. par. 123, oltre a P. MEYER, «Romania» IX (1880) pp. 156-8 (con esempi non riducibili a e lo, en lo), e G. PARIS, «Romania» XXX (1901) p. 576 (che considera el moderno e derivato da combinazioni come quel =que lo, el =e lo). Cfr. anche MEYER-LÜBKE, Grammaire, II, p. 140 par. 104; PELLEGRINI, Appunti, p. 158: «Molto raro è el da IL [LE] con apocope, cfr. el dello spagnolo e dei dialetti dell’Italia settentrionale (meno verosimile è la spiegazione di el derivato dalle forme contratte quali del, pel per de lo, per lo o da e lo = el)».
 
15. quan que tric: AZAÏS traduce «pour tant qu’il trompe», ma cfr. PD p. 373 trigar «tarder [...] retarder [...]».
 
19. Inutile l’emendamento di e del ms. in a operato da AZAÏS (trad.: «par celui qui l’entend»): e qui que l’au vale ‘e chiunque lo ascolta’, dunque ‘gli dà retta’.
 
21-22. AZAÏS: «Et je crois que celui-là de la racine du mal est le fruit qui sait trahir». Più semplice è considerare mal frug soggetto disap trahir e intendere: ‘e credo che sia della stirpe del mal frutto che sa tradire’.
 
22. Per l’immagine del frutto (e per quelle complementari dell’albero e della semenza, di chiara derivazione biblica), si veda THIOLIER-MEJEAN, pp. 478-82.
 
26. cuy: cfr. CRESCINI, p. 94 e nota 1.
razon: è il ‘discorso (messo in versi)’, cfr. I v. 23 e la nota.
fau: prima pers. sing. di faire, da FAO, riduzione di FACIO (accanto a fauc da una forma FACO esistente in latino volgare), cfr. A. RONCAGLIA, La lingua dei trovarori, Roma 1965, p. 104. Sulla serie dei presenti in -u, -uc alla prima pers. sing. si veda CRESCINI, p. 110 e nota 3.
 
30. a: il verbo si accorda con un solo dei due soggetti uniti polisindeticamente. Questo tipo di costruzione è ammesso dai grammatici del tempo, cfr. Jofre de Foixa, Regles de trobar, ed. MARSHALL, Razos de trovar and associated texts, p. 57, 61-7.
 
34. Si noti joy irregolarmente asigmatico.
 
36. dechazer: qui transitivo, cfr. Sordello, ed. BONI, XXV, v. 38 e nota.
 
37. AZAÏS p. 60: «On voit [...] que le troubadour fait allusion dans les deux derniers couplets à la perfidie d’un contemporain qui aurait méchamment cherché à rabaisser le mérite et la valeur de son protecteur Guillaume de Lodève, à qui le sirvente est adressé». In realtà, a parte l’invio, l’unico indizio dal quale si può stabilire l’identità del personaggio che ha subito il tradimento è costituito dal v. 37; nel canzoniere di Johan Esteve, infatti, chi per antonomasia possiede pretz e valensa è Guglielmo di Lodève, cfr. I vv. 41-2.
 
38. d’aut bas venir: espressione molto frequente nel lessico trobadorico, cfr. CNYRIM, Sprichwörter, p. 35 n. 403; Gavaudan, ed. GUIDA, IV v. 36; VI v. 22 e nota a p. 299.
 
41-2. Nota l’irregolarità f1essionale di trachor e res.
 
48. Qui gensar è intransitivo, cfr., ad es., Guilhem de Cabestanh, ed. LÅNGFORS, V. v. 13 e gloss.

 

 

 

 

 

 

 

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