1. Il Kolsen cambia mi veigna in m'aveigna e mette un punto interrogativo, interpretando così : « Wird mir ein gutes Geschick zu teil? ». Ma non c'è nessuna ragione di modificare il ms., quando il senso, come nel presente caso, è chiaro e persuasivo.
3. vers on me teigna. Il Kolsen interpreta: « was das heissen soll ». È frequente in provenzale (v. anche i vv. 12, 23) l'uso di avverbi di luogo per designare la donna amata. Si cfr. a questo proposito: Stoessel, Bilder und Vergleiche der altprovenz. Lyrik, p. 26; Coulet, Montanhagol, p. 127, n. 33 e Jeanroy-S. de Grave, Uc de S. Circ, p. 183, n. 14.
9. ma speranza è lezione del ms. che poteva essere rispettata, perchè non è infrequente l'omissione di e prostetica se la parola precedente finisce per vocale. Cfr. P. Meyer, Guillaume de la Barre, Paris, 1895 (Société des anc. textes fr.), p. LXII e Crescini, Man. 3, 24.
12. entreseigna « segno d'amore »; così in Peire d'Alvernhe:
E sabrai,
quan veirai,
per qu'er l'entresenha...
(Ediz. Zenker, Erlangen, 1900, p. 102, vv. 35-37)
Cfr. anche Appel, Bern. de Vent., Gloss.
14. ensi, come anche al v. 26, per ansi, (aissi); cfr. Levy, S. W. III, 38, s. ensins; Mistral, Tres. Fel., « ensin ». |