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Squillacioti, Paolo. Perdigon, "Trop ai estat mon Bon Esper no vi" (BdT 370,14). "Zeitschrift für romanische Philologie", 121 (2005), pp. 543-562.

370,014- Perdigon

1. Bon Esper è per Chaytor (1926, 75) uno «pseudonyme d’une dame inconnue»; secondo Riquer (1971, vol. 1, 102–108) è il senhal, usato anche da Gaucelm Faidit e Guillem de Berguedan, di Elís de Turena, sorella di Maria de Ventadorn (cf. Riquer 1975, 956). Altre ipotesi in Asperti (1990, 37), da vedere anche per la questione di bon esper in Raimon Jordan. Il senhal ricorre in Perdigon, BdT 370,9 Los mals d’Amor ai eu ben totz apres, vv. 30, 39, 41, 43 (Chaytor 1926, n° I) e in BdT 370,13 Tot l’an mi ten Amors de tal faisso, v. 46: «Bel Esper» (n° IV): si veda, in apparato, la lezione dei mss. Rf. I tre componimenti, insieme con BdT 370,3 Ben aiol mal el afan el consir (II), formano un ciclo, su cui si veda Hoepffner (1927, 345–347) e Asperti (1990, 36 n. 44).

11. Traduco aigua con ‘fiume’ come fa Riquer (1975, 958) «en medio del río»: cf. PD s.v. aiga e LR, vol. 2, 39.

15. Chaytor (1926, 9), che legge qu’ieu deman, specifica nella propria traduzione che «je demande» è equivalente a «mes voeux seraient accomplis».

17–22. Versione α: «È ben giusto che io muoia così perché sto qui, sperduto in terra straniera; e ho molte ragioni per piangere e compiangermi, perché ho lasciato colei che mi ha salvato dalla morte quando mi ha strappato alla mala sorte. Oh Dio! quale disgrazia mi trattiene?».

21. Chaytor (1926) legge e·m trai de ma mala merce; tuttavia ma non è presente in alcun manoscritto (cf. la mala E, sa mala V). Riquer (1975) mette a testo (per refuso?) un verso ipometro: e·m trai de mala merce.

22. Traduco peccatz ‘disgrazia’, d’accordo con Riquer (1975) «desgracia», e Chaytor (1926) «mauvais destin», ma un significato vicino a «peccato» non può essere escluso.

34. Chaytor (1926), seguito da Riquer (1975), stampa qu’eis lo jorn, ma la soppressione di n dopo e è ingiustificata. Sarebbe anche possibile interpretare que neis lo jorn, senza che cambi il senso del verso.

34–40. Versione α: «Preferisco che mi colga la morte il giorno in cui in qualsiasi modo separi e stacchi da lei il mio cuore che tiene fermamente in sé. Io non confido in alcun’altra impresa, ma trovo in lei così tanta buona fede che riconosco accordati insieme in lei la ragione, il sapere e il desiderio».

15–48. Versione α: «Caro Rainier, voi e la mia signora mi tornate in mente più d’ogni altra cosa, e faccio il mio danno perché non vedo voi e la mia signora, per cui muoio di desiderio».

45. Alla lezione largamente maggioritaria mainier(s), adottata da Raynouard nel LR (e quindi da Mahn in MW), è opposta rainier(s) in AEVf (adottata da Chaytor e Riquer). Scelgo per la versione β la lezione Mainiers di CMR (+IKOPSU), sebbene Rainiers, sia attestato in A, ms.-base per le tornadas della versione α, e in tre manoscritti dello stesso gruppo β, EVf. Entrambi i nomi sono usali come senhal dai trovatori.

Rainiers è usato da Peire Vidal, Bertran de Born e Aimeric de Peguilhan: secondo Riquer (1971, vol. 1, 102 s.) Perdigon e gli altri tre trovatori si riferiscono al visconte di Marsiglia Raimon Jaufre Barral, morto alla fine del 1192 (cf. Squillacioti 1999, 38), per cui Trop ai estat sarebbe anteriore a quella data. Più prudentemente Chambers (1971) s. v. Rainier distingue il senhal di Peire Vidal, da quello «unidentified» di Aimeric de Peguilhan (cf. anche Shepard/Chambers 1950, 60: «En Rainiers de Val Cortes may be a senhal. At all events, the person designated is unknown»), da quello, altretanto «unidentified», di Perdigon (cf. anche Lewent 1909, 682). D’altronde lo stesso senhal è utilizzato da Bremon de Ricas Novas in BdT 330,6 En la mar major sui e d’estiu e d’ivern, v. 32: «non son bon ad amor, que mos Rainiers m’en part!» (Boutière 1930, n° XVIII). Si tratta di un sirventese contro Sordello, troppo tardo perché il riferimento possa essere a Barral di Marsiglia.

Anche Mainiers ha una certa diffusione: è usato da Bertran de Born in BdT 80,8 Be·m platz car trega ni fis, v. 41 (Gouiran 1985, n° XXXV) e BdT 80,37 Rossa, tan creis e mont’e poja (n° I), dove designa Enrico, il Re Giovane, figlio di re Enrico II d’Inghilterra; e nella tenso fra Guillem Rainol d’At e Guillem Magret BdT 231,3–223,5 Magret, pojat m’es el cap, v. 40 (Naudieth 1914, 135). Cf. inoltre Guerau de Cabrera, Cabra juglar, v. 193, dove designa, secondo l’editore Pirot (1972, 560), un «personnag[e] épiqu[e] fréquentement attest[é] dans les gestes». A chi si possa riferirsi Perdigon resta, allo stato delle mie conoscenze, non precisabile. 

 

 

 

 

 

 

 

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