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Blasi, Ferruccio. Le poesie di Guilhem de la Tor. Genève - Firenze: Leo S. Olschki S. A. - Leo S. Olschki, 1934.

236,011- Guilhem de la Tor

Lo Schultz-Gora (1) pensò che questo sirventese fosse diretto contro Manfredi III Lancia, che è lo stesso Manfredi II Lancia del Merkel, (2) podestà di Milano nel 1253, perchè somigliante in alcuni versi a quello di Uc de S. Circ : Tant es de paubra acoindansa, (3) rivolto contro la stessa persona. Della stessa opinione furono il Casini (4) e il Merkel. (5) Quest'ultimo, poi, volle rafforzare l'ipotesi, già affacciata dallo Schultz, ricordando come il Lancia fosse stato podestà per due anni, 1241-42, di Cremona. Il Restori (6) invece credette (e il Torraca (7) per proprio conto aveva pensato egualmente) che il « Porc Armat de Cremona » altro non fosse che una storpiatura dileggevole del nome di « Ponzio Amato », nobile cremonese. Di questo, secondo il Restori, si ha menzione dal 1205 al 1223-4, ma si può ancora aggiungere che egli compare per la prima volta come testimonio in un atto pubblico del 26 Apr. del 1203 (8) e che morì in battaglia, come ha ricordato il Torraca, in S. Maria della Strada, nell'ottobre o nel nov. del 1228. (9)
La notizia d'una sua missione nel 1237 è riportata per errore in un documento del Böhmer, (10) poichè essa si riferisce alla stipulazione d'un contratto di assoldamento avvenuto a S. Trinità, vicino Verona, nel 18 Agosto del 1217, dove parteciparono come ambasciatori di Cremona Ponzio Amato e Alberto di Dovaria. (11) Nessun elemento sicuro abbiamo per poter stabilire che la donna di Brescia, nominata in questa poesia (v. 14) sia tutt' una con Donella della Bresciana, ricordata nella Treva (v. 12). Non è però improbabile che qui si tratti della stessa persona. Dove e quando questa poesia sia stata scritta è impossibile dire.
 
2-3. Sono questi i versi per i quali lo Schultz pensò a Manfredi II Lancia del quale è detto in Uc de S. Circ:
 
Mal acoill e parla e sona
e mal manja e beu e dona
          e mal viu
(Ed. Jeanroy-S. de Grave, XIX, vv. 13-15).
 
8. desconoissenssa « senz intelligenza »; conoissenssa (v. 11) « intelligenza, ragione ecc ... »; cfr. Coulet, Mont., p. 98, n. 7 e Jeanroy-S. de Grave, Uc d. S. Circ, p. 185, n. 11.
 
12. mas « poichè » cfr. El. de Barjols (éd. Stroński, XIV, 1, 9, 24) e Crescini, Giorn. stor. lett. ital., XIX (1892), 424.
 
13. E feing se mout cortes ; cfr. De Lollis, Sordello, p. 265, n. 16, e particolarmente la lunga nota in Bertoni-Jeanroy, Un duel poétique aux XIIIe siècle, estr. Ann. du Midi, XXVIII (1916), p. 31, n. 4.
 
14. de Breissana va tradotto con « della Bresciana », perchè, come osserva il Merkel, « la Bresciana è anche oggidì la parte del territorio di Brescia che si stende verso la pianura e comprende fra le altre la città di Lodi » (op. cit., 148, n. 2).
 
16. Sul pron. il, 3 ps. sing. masch. nom. per el (al v. 18 abbiamo preferito la lezione di D: el), cfr. Appel, Chrest. 6, p. XIII; Tobler, Der prov. Sirventes « Senher n'enfantz ... », Sitz. d. Ak., Berlino, XVII, 1900, p. 243, n. al v. 1; Crescini, Man. 3, p. 78 e n. 6.
 
18. La misura del verso vuole q'ela·il.
 
21. malananssa. Il Crescini (l. c.) fa osservare come in questo caso non possa significare, « malo contegno », ma « malandanza, malenanza » dell' ital. antico che vale, nel primo senso « disavventura », qui, con un trapasso ideologico ben noto « sciagurataggine ». Così, anche « malandato » significò « sciagurato, disgraziato » e simili; oggi in questo senso è poco usato; cfr. Vocab. della Crusca, s. malandato.
 
23. Qui è da accogliere senz'altro vis « vedesse o avesse veduto »; cfr. Chabaneau, Rev. de lang. Roman., XXXII, 210.
 
24. lechardetz è parola rarissima nel lessico provenzale e nel linguaggio dei trovadori. In ant. franc. lecherie ha lo stesso significato; cfr. Bartsch, Chrest. anc. franç. 12, Gloss.
 
30. corna la recrezuda « proclama a suon di tromba il suo abbandono, la sua soggezione, e, quindi, si dichiara pubblicamente vinto ». Così anche il Crescini (l. c.). Inaccettabile mi appare l'interpretazione proposta del Restori: « suona quella sfrontata la tromba (della fama) ». V. una diversa interpretazione in Rayn. Lex., II, 486, in Romania, XXI, 632 e in De Bartholomaeis, op. cit., II, 139.
 
 
 
Note :

1. Zeitschr., VII, 188, nota 4 e la recensione al libro del Merkel nel Literaturblatt, VIII, 30. ()

2. Manfredi I e Manfredi II Lancia, Torino, 1886, 5 sgg. ()

3. Ed. Jeanroy-S. de Grave, Uc de S. Circ, 83; De Bartholomaeis, Poesie Provenzali Storiche, op. cit., II, 178. ()

4. Giorn. stor. lett. ital., II, 397 e 405. ()

5. Op. cit., 147. ()

6. Per un servent., 310. Cfr anche Levy, Literaturblatt, XIV (1893), 363. ()

7. Federico II e la poesia prov. (Nuova Antologia, 15. Genn., 1895), ripubblicato negli Studi su la lir. ital. del Duecento, Bologna, 1902, 237. La questione presente è trattata a p. 288 sgg.; e alla nota I della p. 291 è scritto:  « Nella N. Ant. (cit.), fui a pena in tempo di aggiungere, in nota, che il Restori, in una memoria venutami troppo tardi sott'occhio, aveva anch'egli pensato a Ponzio Amato ». ()

8. Il documento è riportato nel Codex diplomaticus Cremonae, I, 206 (Hist. patriae mon., XXI). (↑)

9. Cfr. Cantinelli, Chron., Città di Castello, 1902, p. 1 e nota 4, a cura di F. Torraca (vol. XXVIII 2, R. I. S.): « Et, hoc anno (e cioè 1228), dominus Fredericus imperator fecit transitum per Medicinam et per Sanctum Johannem in Persiceto, et fuit prelium ad Sanctam Mariam in Strata inter comune Bononie, ex una parte, et Mutinenses, Parmenses et Cremonenses ex altera; et, in dicto prelio, inter alios, fuit mortuus dominus Punçamatus de Cremona, de nobilioribus et de melioribus hominibus de Cremona ». V. anche Codex, cit., p. 261, n. 459. ()

10. Cfr. Reg. Imperii., V 2, p. 1902; Torraca, Studi, cit., p. 291, nota 1. ()

11. Questa ambasciata è ricordata nel Codex, cit., p. 228, n. 214; Chron. Crem. Ad R. I. S. VII, col. 646; Reg. Imperii. cit., p. 1816. Il documento si legge per intero negli Acta Imperii del Winckelmann, I, 591. ()

 

 

 

 

 

 

 

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