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Li Gotti, Ettore. Jofre de Foixà. Vers e Regles de trobar. Modena: Società Tipografica Modenese, 1952.

304,Traité- Monge de Foissan

1. Ramon Vidal da Bezandun o Besalù (1160?-1210?) poeta, narratore e noto grammatico catalano. Il Foixà ne conobbe certamente l'opera principale — 9-11 L'enumerazione è presa da R. Vidal (ed. Stengel, p. 68, l. 13) — 14 Nel ms. Ja — 25 e sgg. È la terza strofe (vv. 17-24) della canzone Maintas vetz sui enqueritz del tolosano Aimeric de Peguilhan (1195-post 1230); cfr. Pillet-Carstens 10,34. La lezione del nostro ms. differisce in alcuni tratti (specie al 4º, 6º e 8º verso della strofe) dal testo fissato dagli editori del P. (cfr. W. P. Shepard e F. M. Chambers, The poems of Aimeric de Peguilhan, Evanston, North. University, 1950, p, 175); fra i dieci mss. della canzone l'unico caso di variante identica al testo del Foixà è al v. 22 pros, in Q, per bos — 28 Ms. pro ver m’o comerditz, questo ultimo forse da conterditz — 32 Ms. que nos ay — 64 Cfr. U. Faidit, Donatz (ed. Stengel, p. 2, ll. 28-31) — 68 Ms. etz appellatz — 83 e 87 Versi di autore sconosciuto — 101 alcuns β2 ed edd. — 102 hom nell' interlineo; gli esempi di gens, genta; manens, manenta; jausens, jausensa sono, a proposito del nome, ricordati pure nella 3ª parte delle Leys d'amors (ed. Gatien-Arnoult, II, pp. 70 e 71) — 106 Da qui comincia il testo in C, mutilo della prima carta — 110 Ms. ne poden — 121-122 en la sillaba que nes apres denant la derreyra, β1; en la sillaba pus prop, denant la derreyra C — 145-146 In β1 si legge apprellar: onde β2 lesse per errore apropellar e quindi il Meyer propose di correggere atropellar. Ma C ha apareyllar — 153-154 aquella esia la primera e sia letra vocal β1 (e quindi β2); ma C aquela e sia la primeyra letra vocal, come avevano già corretto gli editori. Il copista dunque ripetè involontariamente le parole e sia — 161-162 que les letres vocals son .v., C. — 186 L’autore della cobla ci è ignoto — 189 e β1; ma seguo la lezione di C. Seppure non si debba leggere May c’are...— 192 maiut β1. Non è vero, come dice Meyer, che si legge maint — 194 manjan β1, maiman C. La lezione di β1 è corretta, ed è invece del tutto cervellotica la correziene proposta dal Meyer: Manjar no·m volria .j. mes: mes nel senso di «mese» c'era già al verso precedente. Errata è invece la lezione voyrion di β1 — 195 queu β1, non quen come legge il Meyer; però la sua correzione è giusta e confortata da C che ha quim — 198 bos los vassals β1, bos vassayls C: già però Meyer aveva tolto los, ch'era una zeppa — 203 Que d'autra tant no m’asaut C. Non si conosce l’autore di questi due versi — 211 Il Meyer, poichè si parla di fallimentz contra cas, dice che qui ci doveva essere una rubrica sul cas; Nicolau la dà senz'altro per omessa dal copista. Ma β1 non presenta alcun errore o lacuna: l'errore è di β2, che ha letto male, ancora una volta, l'iniziale calligrafica del capoverso, la quale non dice Mas bensì Cas. In C si legge Car, e nel margine esterno sinistro: Error contra casum — 218 La lez. degli edd. (mostrar t’em) viene, al solito, da una errata lettura di β2. La parola in β1 è però chiara e confortata da C (mostrarem) — 226 e segg. Imitato da R. Vidal (ediz. Stengel, p. 70, l. 1 e segg.) — 235 Imitato da R. Vidal (ibidem, l. 40 e segg.) — 237 In β1 va, sus; ma. correggo con C, vassaus — 243 e segg. Il Foixà è in disaccordo con le Leys d'amors che non ammettono al femm. sing. che la, e considerano l'uso di li come «antix» (II, 114) o proprio di certe parti dell'Alvernia (II, 214; cfr. ibid, 122). Ma l'uso di li è stato molto diffuso e si è conservato a lungo in Provenza — 244 Es si trova in C; in β1 è saltato per via di en che segue — 271 Ms. qūs — 287 β1 los ajustada, C lur es ajustada. Preferisco correggere con C, anzichè suppore col Meyer lor sia justada o col Nicolau los a ajustada — 300 Ms. l’altra — 313 Ms. pot. La correzione è necessaria e confortata da C, che reca poden — 315 Ms. lo vocatiu; ma C li vocatius — 323 Cfr. il v. 18 della canzone S'om pogues partir son voler di Gaucelm Faidit (cfr. Pillet-Carstens, 167,56): E say qu'asatz for’ avinen (cfr. ediz. A. Kolsen, Beiträge zur altprov. Lyrik, Bibl. dell'Arch. Romanicum I, 27, p. 131). Il Foixà forse di un novenario ha fatto due versi. In C il verso è più correttamente, e secondo il ms. di Parigi Bibl. Nat., frs. 856, c. 60 r., uno solo: Assatz crey que for’avinen — 332-333 Cfr. R. Vidal (ediz. Stengel, p. 73, ll. 27-35). E si veda anche U. Faidit, Donatz (ed. Stengel, pp. 3-4, ll. 45-6 e 1-7) — 339 Ms. la flors, C les flors — 341 Dalla canz. Tant ai sofert longamen grant afan (cfr. Pillet-Carstens 167,59). Del verso abbiamo due lezioni edite (quella di Raynouard, Choix, III, 289, e quella del nostro testo, adottata dal Rochegude in Parn. Occit. 108, ms. frs. 856, c. 72 v.); la lezione di C è errata: Deu me venon al cor plasens dançes. Cfr. Zeitschrift f. rom. Phil., LIV, 594-5 — 374 I versi qui citati appartengono alla fine della prima strofe della canzone Mout i fetz gran peccat amors di Folchetto di Marsiglia (cfr. Pillet-Carstens, 155,14). Il nostro ms. reca però ella vol, che è certamente da correggere, perchè altrimenti il verso sarebbe ipermetro; e Qu’una venç, che è certamente dovuto ad attrazione del vences seguente — 376-377 apres son accusatiu β1, ma correggo con C — 388 Il verso non è di Bertran d'Alamano (noto tra il 1230 e il 1260), come par creda anche il Pillet-Carstens (p. 66), bensì di Bertran de Born (noto dal 1181 al 1194). Si tratta precisamente del v. 8 della canzone Mieg sirventes voill far dels reis amdos (cfr. Pillet-Carstens 80, 25), che, secondo la lezione dell'unico ms., dice: Ans vol guerra mais que quailha esparviers. La lezione di C (Ans volguera pus que guatla esparves) è dunque preferibile a quella di β1 (E volgra ley pus que gatlas espervers), e perciò la seguo nel testo, qui e appresso, facendo tuttavia osservare che l’equivoco vol guerra-volguera risale molto probabilmente al Foixà — 391 Ans volgra ley, β1; correggo con C — 394 Ans la volgra, β1; correggo con C — 413 I codd. β1 e C hanno bonanatz, che sembra da correggere, per omissione dell’abbreviazione del segno della nasale, in bonanantz — 427-428 Ms. e sembla folls, e pari savis, ma correggo con C — 447-448 In C le rey es rich e sans. Aquel «es» qui es verb ajusta aquel «sans» e «richs» qui son accidens ad aquels «reys», qui es nom ab substancia — 450 mostrassi, β1; correggono con C — 455 segg. e 470 segg. U. Faidit, Donatz (ed. Stengel, p. 2, ll. 42-45: Genetius per de, si cum «aquest destriers es del rei». Datius per a, si cum «mena lo destrier al rei.») — 473 Ms. l’allongon; correggo con C — 477 Ms. lo met per errore — 483 Ms. pusca lo rey; correggo con C — 484 Ms. jussa mayso; correggo con C — 497 Capoverso d’una canzone (cfr. Pillet-Carstens, 70, 6) di Bernart de Ventadorn (limosino, fiorito tra il 1150 e il 1180). È citato, secondo questa lezione (che non è comune a tutti i mss.) da R. Vidal (ediz. Stengel, p. 76, l. 13) — 505-507 Ms. certamente guasto: «sotz» ; axi «so», «ab», «sobre», «sor», «fors». E tots aquests... È evidente che axi introduceva, come in C, una esemplificazione, per cui so è da leggere co. Restituisco da C l’esemplificazione, così come si trova, con un leggero ritocco grafico (denan anzichè devan) — 522 Ms. lo; la correzione è fatta con l’aiuto di C — 526 Ms. ells (sottolineato) abreuje; la correzione è fatta con l’aiuto di C — 537 Cfr. R. Vidal (ediz. Stengel, p. 78, ll. 10-17) — 549 Il testo di β1 è in questo passo in disaccordo con quello di C, che reca: «Mas en nominatiu plural pot hom dir li tey a (mancano circa 5 lettere per guasto del margine del foglio) si con li teu o li mey o li sey, axi con li meu o li seu». Mi pare che C abbia ragione — 561 Ms. arre — 568 C feyedor feyeyre. Si avverta la nota riduzione catalana di -ny- a -y- — 576-577 Ms. fenex en en — 578 Ms. en or o en jr — 584 poras è manifestamente una svista del copista; cfr. qui a pag. 19, r. 18 e r. 23 — 607 Ms. pdñ — 609-610 Ms. el genitiu, ma la e pare espunta — 617 Ms. ajustaves e, che non dà senso, tanto è vero che il passo è sembrato corrotto al Meyer. Corrego con l’aiuto di C. Per la definizione di avverbio cfr. U. Faidit, Donatz (ediz. Stengel, p. 38, l. 3 e segg.): alcuni esempi di avverbi sono gli stessi nei due autori. Nè R. Vidal, nè Terramagnino parlano difusamente dell’avverbio, e inoltre danno diversi esempi — 631 Cfr. U. Faidit, Donatz (ediz. Stengel, p. 38, ll. 26-31) — 654-57 Non è certo si tratti di versi di Peire Bremon detto Ricas Novas (giullare, che operò circa il 1229-1240; cfr. Pillet-Carstens, p. 289). Il Foixà forse li ricorda dalla novella di Raimon Vidal So fo el temps c’om era iays (vv. 481-84; cfr. l'ed. di M. Cornicelius, Berlin, 1888, p. 26), e li ricorda male perchè in R. Vidal suonano così:
 
                            Mal fa dona, car non enquier
                            Paubre cavayer, can es pros,
                            Pois lo ve franc et amoros,
                            Bon d'armas e ser voluntier.
 
Il nostro ms. β1 tuttavia ci dà un testo più corretto di quello di C, specie nell'ultimo verso, che è in C
                           
Prous d'armes e sser volenter.
 
— 657 Ms. volenters. Ma dovrebbe essere, per la rima con enquer, e secondo C e R. Vidal, volenter — 658-666 Cfr. U. Faidit, Donatz (ed. Stengel, pag. 11, ll. 2-19) — Ms. qujl, e la j è una correzione. Forse era stato scritto prima quel, per attrazione del quel che bien dopo. In C si ha que — 683 Ms. en; β2 lesse est, e il passo parve corrotto. Corrego con C etz — 689-692 Cfr. ed. Stengel, da pag. 82, l. 30 a pag. 84, l. 35 — 694-697 Cfr. ed. Stengel, pag. 84, ll. 36-41 — 702 C li trobador hi errasse — 703-704 C tant que veyls us, soven torna en natura. Meyer: ven? Ma forse non è necessario correggere — 706 Ms. diguen corretto su doguen — 718 Gli stessi tre verbi e le stesse tre forme adopera R. Vidal (ediz. Stengel, pag. 82, ll. 39-40), il quale però, al contrario del Foixà, distingue trai (3ª pers. sing.) da trac (1ª pers. sing.) — 719 o «trar» e «atrar» C — 722 no·s castia. Mancano in C gli altri due versi, che in β1 sono certamente guasti. Acaptar e penre sono correzzioni proposte dal Meyer, che leggerebbe poi ab envazia. Ma quest’ultima congettura mi pare azzardata dato lo stato del testo, che in questo punto preferisco quindi lasciare corrotto. Aggiungo che non si conosce l’autore dei versi — 727-729 Sono i vv. 25-28 della canzone di Aimeric de Peguilhan En amor trop alques en qu·em refraing (cfr. Pillet-Carstens, 10, 25), il cui testo criticio si veda ora nella cit. ediz. di Shepard e Chambers, a pag. 141. Fatto un controllo diretto sui 17 mss. che recano la canzone, ho potuto constatare come la lezione data dal ms. C delle Regles (En ley son tuyt ab que... retray | Esters que greu promet e leu estray | E si eu no pusch sofrir los mals qu’en tray) è migliore di quella data da β1, perchè tutti i 17 mss. della canzone son concordi per le lezioni en ley (invece di en luy di β1), greu (invece di tart di β1) e per qu’ieu (invece di e eu di β1 e di e si eu di C) — 742-743 eu vos prech quem ajudetz dir al rey que cavalc C — 746 Il Meyer cita la definizione che del mondo infinito dà Prisciano (VIII, 69, in KEIL, Grammatici latini, 11,425), che, eccetto gli esempi, è identica a quella del Foixà — 751 β1 anar, C ausir — 752 La parola hom è stata omessa dal copista, distratto dal precedente com — 755 eu volrria foc encendre β1; ma correggo secondo C, e perchè poco prima e poco oltre ritorna entendre — 755-756 eu mich volgues mover β1, dove quel mich è per attrazione del seguente dich, come si vede dal successivo mi volgues. In C: eu mi volgues mover scritto nell’interlineo sulle parole cancellate: si vos ab (2 lettere illeggibili)dar mi .j. caval — 777 β1 ne deves dezir; ma correggo con C — 783 β1 ne us; C è in questo punto lacunoso — 792-794 La questione di sapere se i verbi in -ir (lat. -ire) possono avere e finale e, viceversa, se i verbi in -ire possono essere privati della e, è stata esaminata, senza altro risultato, dalle Leys d’amors (II, 404-406), le quali ammettono anch’esse l’uso e la lunga pratica. Le medesime Leys (II, 364) fanno, tra molti altri, l’esempio di grazisc, grazishi e dicono che quest’ultima è la forma da non preferire, a meno che non si possa dir meglio altrimenti — 809 β1 per errore podrˉ — 816 en una rima, C. Che si tratti di errore per attrazione di alguns immediatamente successivo? — 817 β1 tryˉ, C trey. Errata quindi la lezione tray di β2 e degli edd. Si noti che R. Vidal (ed. Stengel, pag. 79, ll. 2-4) distingue tra dui, trei (caso retto) e dos, tres (caso obliquo), cosa che qui il Foixà non fa — 823 L'integrazione de nom è derivata da C — 826-827 C convers, pausers, esmers, basers, sofrers, fers, mers, esters. Credo che la lezione fresquers di β1, certamente errata, possa derivare da fers (come fa sospettare C) e da quers (= lat, quaeris); ma non è escluso che quers sia una svista del copista per uers. Si noti che parecchie di queste parole, che finiscono in -ers largo e stretto, si trovano nel Donatz proensals (cfr. ed. Stengel, p. 48), donde è verosimile siano state derivate — 828-829 β1 scudadiers, miers; correggo con C — 835-836 β1 ço es saber «convers»...; C so es saber «envers»... L'integrazione di envers è del resto suggerita da quanto si dice appresso — 839-840 In C dopo le parole que t'e donada si legge: Espleguon les Regles de trobar, Manca cioè l'ultimo paragrafo — 850 β1 ha tars per errore — 856 β1 ha plazers con la r cancellata.

 

 

 

 

 

 

 

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