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Bertoni, Giulio. I trovatori d'Italia. Modena: Editore Cav. Umberto Orlandini, 1915.

015,001=392,001- Albert Marques

3. s'es contra vos guidada «si è comportata contro di voi». Due altri esempi sicuri di guidar in questo senso ha il Levy, Suppl. Wb., IV, 211. Cfr. in ant. franc. Et comment me pourray guider — Si vous ne me voulez aider (Response de l'archymiste, 173).
 
4. vostra dompna. Questa donna, che più sotto viene designata per enganairitz (v. 11) era, pare, di Tortona (en Tortones). Veramente, il ms. R dà en cartones e con ciò, salvo un leggero errore di copista, s'accorderebbe, a voler ben guardare, la lezione en carcones del ms. DIK. In verità, questo Cartones, che vorrebbe dire un territorio dei Monferrato (Quartona), è stato senz'altro ripudiato, «non potendo ammettere per nessuna guisa un'allusione a Beatrice» (Schultz-Gora, Epist. cit., p. 154, n. 2). D'accordo, quanto all'allusione, poichè Rambaldo non avrebbe certo potuto chiamare «ingannatrice», date le abitudini dell'amore cavalleresco, Beatrice di Monferrato e anche, in via subordinata, poichè in una sua canzone (Savi e folhs) egli pare pregare Beatrice medesima di compensarlo della bela enganairitz (vv. 26-28: Per mal que·m fetz la belha enganairitz; — Mas vos, domna, ab totz bos ays complitz — Mi faitz tan be qu'esmenda m'es e dos); ma chi ci dice che per una donna del «Cartonese» si debba necessariamente intendere Beatrice, e non piuttosto un'altra? L'accordo di R con DI non è senza importanza (poiché R generalmente si stacca da DI) mentre A e M hanno tortones. Del resto «Quartona» è ricordata da Rambaldo nel componimento: Non posc saber. Insomma, la cosa è dubbia, e cartones non si può, senz'altro, escludere.
 
11. escomes. Cfr. Marcoat: Pois mi escometetz de guerra (Una ren, ediz. Dejeanne). Il senso di escometre è «sfidare, provocare», in questo passo. Su questo verbo, v. Levy, III, 182.
 
18. Empegnetz l’estrada. Difficile è questo passo, in causa del senso oscuro che ha qui empegnar. Deve trattarsi d'un diritto di pedaggio ceduto da Alberto con danno dei Genovesi; ma quale fosse realmente questo diritto i documenti non dicono, e noi non possiamo far congetture, per mancanza d'ogni altra allusione.
 
26. feira·us pro. Cf. Bertr. d'Alamanon (ediz. Salv. de Grave, p. 139): D'autra part fera mon pro; Elias de Barjols (Mas comjat, v. 33 ediz. Stroński): No sai far mon at ni mon pro. La locuzione faire at è quasi sinonima di faire pro. Ha anche un senso analogo faire be, p. es. Bertr. d'Alam. p. 126: De vos mi rancur, compaire — Em Bertram, qe no·m faiz be.
 
33. tolgront. È dato solo da A. Sebbene la lezione tollon paia avere per sè l'autorità dei mss. (hanno: MR tolon tollon, IK: tol hom, D tolen), questo è uno dei casi, a parer mio, in cui la voce di uno deve valere quella di parecchi. E ciò per due ragioni: anzi tutto, Val di Taro fu perduta qualche anno prima di Pietracorva (v. a p. 48) eppoi tolgront sembra realmente essere una «lectio difficilior», quindi da preferirsi (notisi anche il significativo perdetz, perdest v. 34). Naturalmente, non è impossibile che le cose stiano altrimenti; ma è più facile discendere, per un copista, da un tolgront a un tollon, tolon (donde poi tol hom), che risalire da un tollon, tolon a un tolgront. Il Crescini, Man. 2, 297 ha accolto tollon, mentre l'Appel, Crest. 4, 128 ha preferito tolgront.
 
36. appellar de nel senso giuridico di «accusare di». «Afrz. apel ist die formelle Klage bei einer Tat, die Treulosigkeit in sich schliesst». Jud, Arch. f. d. St. d. n. Spr., CXXVI, 129. Vedansi anche (p. 128) le osservazioui dello Jud sul verbo mesprendre a proposito del v. 14 della nostra tenzone.
 
37. mia esmansa. Notisi qui l'elisione all'italiana. I mss. DIK hanno però: mi'ismanssa (-sa). La strofa è di Alberto.
 
38. Fezetz que fols. Sulla ben conosciuta locuzione faire que rimandiamo alla nota al v. 35 del testo n. LXIII.
 
47. faire panier. Il Raynouard Lexique, IV, 410 traduce «faire tromperie»; e il Levy, VI, 47: «betrügen, beschummeln»; ma, secondo me, in questo passo per lo meno, il vero senso è «spogliare, rubare». Cfr. prov. panar, rubare e, forse, ant. franc. pannir, pennir «saisir, dépouiller». Vedansi : Tobler, Verm. Beitr., II, 219; Jeanroy, Rom., XXIII, 234; Tobler, Zeitschr., XVIII, 560; Soltau, Zeitschr., XXIV, 39.
 
51-52. Cfr. Peire Vidal Drogomon, str. III: D'ardimen vaill Rollan o Olivier. Garin d'Apcher, L'autrier trobei, str. Eu no m'apel ges Olivier — Ni Rothlan .... Mas valer los cre maintas ves (D, c. 202c). Cfr. anche Birch-Hirschfeld, Ueber die den prov. Troub. des XII u. XIII Jahrh. bekannten epischen Stoffe, p. 57.
 
56. mon cor e m'esperansa. L'accoppiamento di cor e esperansa abbiamo anche in Guilh. de Montanhagol: Donc qui ben voi aver valor valen — Aj'en amor son cor e s'esperansa (Nulhs om, vv. 5-6).
 
57. e'n Pier. Il pensiero corre a Peire Vidal. V. questo vol. a p. 49. La locuzione a mon dan get è ben nota. De Lollis, Sord., p. 264. Cfr. Peire Vidal, Bon' aventura, v. 18: a mon dan giet Alamans e Ties.

 

 

 

 

 

 

 

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