Il frammento di canzone, il cui io lirico è maschile, si trova al centro di un piccolo nucleo di testi di trobairitz ( 1): a Deu sal la terra e·l païs An 461, 81 c. 45 r, cobla anonima considerata opera di una donna ( 2), segue infatti, dopo la vida di Na Tibors, un frammento di canzone della stessa autrice, Bels dous amics, ben vos puosc en ver dir 440, 1; la raccolta prosegue con il frammento qui edito, con due coblas scambiate da Iseut de Capio e Almuc de Castelnou ( Domna n'Iseutz s'eu saubes 20, 2 ~ Domna n'Almucs, si·us plagues 253, 1) a cc. 45 v-46 r e le strofe III e IV della canzone Ar em al freit tems vengut 43, 1 di Azalais de Porcairagues a c. 46 r (a c. 57 r, le strofe V e VI).
È stato ipotizzato che *An 461, 252 sia la risposta di un trovatore alla canzone composta da una donna. Quest'ultima sarebbe stata in seguito perduta: la c. 45 è stata infatti strappata a metà e mancano le colonne 45b e 45c, dove forse c'era, come altrove in questa sezione di H, una miniatura. Nel pezzo mancante ci sarebbero quindi stati prima la canzone di una trobairitz e poi la risposta, di cui è rimasto questo frammento ( 3).
Il dato più rilevante è costituito dalla totale identità metrica del nostro componimento con Ma domna·m ditz qu'eu fatz orgoilldi Pons de Capdoill ( 4). Marshall 1976, p. 402 osserva come quest'ultima canzone abbia solo quattro strofe e sembri incompleta. Al di là di qualunque considerazione sul contenuto, tuttavia, già la presenza nel nostro frammento di 5 parole-rima che compaiono anche nella canzone di Pons (vv. enamoratz 3, acuelh 4, suelh 12, huelh 17, beutatz 27) è sufficiente a far scartare l'ipotesi che *An 461, 252 rappresenti la quinta e la sesta strofa di PoChapt 375, 15.
Senz'altro uno dei due componimenti sarà servito come modello all'altro. La prima cobla di Ma domna è giocata sulla parola tematica orguelh. La seconda si apre sul verbo, altrettanto denso di significato, acuoill. Le corrispondenze intertestuali, se si escludono richiami più vaghi quali il motivo degli occhi che piangono ("Dona, cent vetz ploron mei huelh | per vos”, PoChapt 375, 15, v. 17-18, per cui cfr. *An 461, 252, v. 12) o la presenza in entrambi del sostantivo capduoill (ma cfr. la mia nota al v. 4), sembrano comunque fermarsi qui.
2. bels plasers: 'le lodi', visto che plazer può significare anche 'ciò che fa piacere', come si evince dall'uso della locuzione far e dir plazer; analoga accezione ha il sostantivo in "car li plazon tuit mei placer" RambBuv 281, 2, 44, per cui cfr. Melli 1978, p. 167 n. 44.
Altro significato possibile in questo contesto è quello di 'dono' ('Geschenk'), documentato da SW1910, VI, p. 374 n. 4, con alcuni esempi in prosa. Che la dama inviasse un dono al suo innamorato come simbolo dello scambio dei cuori era un'eventualità possibile: cfr. "Denans m'era daz un predens, | que·m fo dig que·l vostre cors gens, | Dompna, lo m'avia[s] trames, | ez azorava·l totas ves, | si l'avia pendut al col; | mas cant vos me·n tengues per fol, | e·m mezest lo don per nient, | heu lo gitei el foc arçent, | tant fui angoisos ez iraz" AimPeg 10, I (ma prob. An), 53-61; il motivo è inoltre particolarmente frequente nei salutz.
Secondo Marshall 1976, p. 402, il verbo mandatz farebbe pensare che si tratti della risposta del poeta a un testo scritto da qualcun altro e a lui inviato. Mi pare però che il sostantivo plazer assuma il significato di 'componimento poetico' solo a partire dalle Leys d'amor, nel XIV sec. (cfr. SW 1910, VI, 375ª n. 5); al plurale esso è di solito un attributo di madonna ("be·m meravill, pois e midonz es tan | pretz e valors, plazers e digz cortes, | cum pot esser que no·i sia merces!" GcFaid 167, 59, 28-30 ecc.), soprattutto unito al già ricordato sintagma far e dir (cfr. "dels bels plazers que sabetz dir e faire" BnVent 70, 12, 45; "e·ls bels plazers que sabetz far e dire" AlbSist 16, 9, 36 ecc.).
3-4. on: in tale contesto svolge una funzione combinata tra preposizione e pronome relativo; altri esempi di analogo ampliamento semantico della particella on sono raccolti da Kurt Lewent, Old Provençal lai, lai on and on, "Modern Language Notes", 79 (1964), pp. 296-308, pp. 304-306.
4. qe: l'integrazione della q- mi pare necessaria perché cil on 3 non può essere logicamente il soggetto del verbo es 4.
en l'aut capduoill: anche se in Ma domna·m ditz qu'eu fatz orgoill 375, 15, la canzone di analogo schema metrico composta da Pons de Capdoill che ho già avuto modo di citare, il poeta gioca con capduoill ‘cima' e il proprio luogo di origine (Capdoill, oggi St.-Julien-de-Chapteuil, Haute-Loire), il sintagma è troppo comune per trarne improbabili ipotesi attribuzionistiche (cfr. "sos rics pretz es en l'aut capduoill" GlCapest 213, 1, 33; "prez es jos de l'auzor capdoil" BtBorn 80, 6a, 49; "e car tenez de prez l'auzor capdoil" PRmTol 355, 6, 37 ecc.).
5. Risulta difficile identificare l'Agnes menzionata in questo verso con una delle dame di tale nome cantate dai trovatori (cfr. Fritz Bergert Die von den Trobadors genannten oder gefeierten Damen, Halle, Niemeyer, 1913, p. 4 e p. 19 e Chambers 1971, p. 48), tanto più che il nome – lo dimostra anche l'utilizzo fattone da Guglielmo IX – era particolarmente diffuso.
Secondo Rieger 1991, p. 96 nel gruppetto di trobairitz senza alcun testo tràdito potrebbe venire inclusa anche la dama di corte di una non altrimenti identificata Agnes dell'inizio del XIII sec.
Il verso è ipermetro, per cui espungo N'. Nel rivolgersi all'amata l'epiteto di domna poteva bastare ("e ma domna Elis" GcFaid 167, 9, 85; "ma domn'Isabel sia·l gratz" ElCair 133, 3, 60; "ma domna Salvatia" GlTor 236, 3a, 77 ecc.), anche se i casi del sintagma ridondante Ma domna Na sono tutt'altro che rari ("per ma dona na Cropa-Fort" Marcabr 293, 34, 41; "pos morta es ma domna n'Azalais" PoChapt 375, 7,
6; "e de Bresaina i ven ma dompna na Donella" GlTor 236, 5a, 12 ecc.) per cui si spiega l'errore a testo.
Marshall 1976, p. 401 si limita a segnalare il problema, mentre, per emendare la sillaba eccedente, Rieger 1991, p. 95 n. 208 propone di correggere dompna in don' ["Ma do(mp)n(a)' N'Agnes qe tot dia"].
8. mais qe dompna q'el mon sia: simile espressione iperbolica in "doncs be·is taing c'Amors m'aucia | per la genssor q'el mon sia, | en perdos" BtBorn 80, 9, 37-39; "qar vos q'eu am mais que res qu'el mon sia" ClaraAnd 115, 1, 5; "ves Albuzo, chanzos, ten tost ta via | a la meillor fors una q'el mon sia" GuiUss 194, 3, 46-47 ecc.
10. m'a mos senz camiatz: per scongiurare l'ipometria il copista aggiunge una seconda a ("m'a a mos senz camiatz"); dato però che in tutti gli esempi che ho rintracciato camjar regge sen / senz quale oggetto diretto, è bene supporre una dialefe tra q[e] e Amors. Numerosi esempi di simili zeppe sono segnalati da Maurizio Perugi nei Prolegomeni all'edizione di Arnaut Daniel, vol. I.
Per il vasto campo concettuale della parola sen, cfr. Daniel Koenig, Sen/ sens et savoir et leurs synonymes dans quelques romans courtois du 12e et du début du 13e siècle, Berne-Francfort, Lang, 1973 e Charles Brucker, Sage et sagesse au Moyen Âge (XIIe et XIIIe siècles). Étude historique, sémantique et stylistique, Genève, Droz, 1987.
Marshall 1976 camïatz.
12. lo mal de qe ploran lor oill: una delle manifestazione d'amore più tipiche: cfr. tra tutti il classico Bernart de Ventadorn "del cor sospir e dels olhs plor" 70, 31, 19 e "de l'aiga que dels olhs plor" 70, 6, 49. Stante la frequenza della formula plorar dels olhs 'piangere degli occhi (cioè a calde lacrime)' si potrebbe anche pensare a un emendamento del tipo "lo mal qe ploran de lor oill" (sogg. gli innamorati), ma cfr. "Dona, cent vetz ploron mei huelh" PoChapt 375, 15, 17 e "e·ill huoill en ploron soven" UcSt-C 457, 3, 7.
de qe: 'per cui, a causa del quale'. Per la sintassi del relativo que, de que, cfr. Jensen 1986, §§ 455, 1068, 1105.
13. e sai qe·ls alegraria: Marshall 1976, p. 402 legge "q'es lor alegria" e traduce "de qu'est leur allégresse".
16. via: 'via, cammino', in senso metaforico; in questo contesto meno opportuno mi pare pensare a un gallicismo per vida (LR 1843, V, p. 554 'conduite', con vari ess.).
Note
(1) Rieger 1971, pp. 212-14; Rieger 1991, pp. 58-64. (↑)
(2) Come indicherebbe la miniatura all'inizio della prima colonna, per cui cfr. Rieger 1991, p. 652 e la relativa bibliografia. Careri 1990, p. 20 ipotizza che la cobla fosse preceduta da un'altra carta, oggi perduta, contenente la razo. (↑)
(3) Cfr. Marshall 1976, p. 403; Zufferey 1989, p. 43 n. 23; e Rieger 1991, p. 391. L'interlocutrice, tuttavia, non poteva essere direttamente l'Agnes nominata al v. 5, altrimenti non si spiegherebbero le terze persone dei vv. 4-5. Per ovviare a questa difficoltà si è pensato alla trama di un piccolo romanzo: Rieger 1991, p. 96 ha infatti supposto l'intermediazione di una dama di corte incaricata di scambiare i messaggi tra i due corrispondenti. Nei non meglio precisati "bels plazers" del v. 2 è stato visto un componimento poetico - "plaser" farebbe quindi riferimento a un genere - oppure un dono che la dama di alto rango, sorta di mecenate, aveva inviato al poeta. A quest'ultimo sarebbe stata chiesta in cambio un'altra poesia, invito che egli garbatamente declinerebbe affermando di non essere più quello di una volta (vv. 9-10). (↑)
(4) Cfr. Napolski 1879, VII, p. 58. (↑)
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