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Bertoni, Giulio. I trovatori d'Italia. Modena: Editore Cav. Umberto Orlandini, 1915.

156,009=310,002- Falquet de Romans

Non è possibile determinare a quale episodio alluda Falchetto schernendo il nostro poeta. Pare che quest'ultimo, condottosi fra i Borgognoni, abbia preso parte a un fatto d'arme, nel quale non si sia coperto di valore. Falchetto vuol mettere in relazione questo fatto con la venuta in Italia, alla corte dei da Biandrate, di Nicoletto. Questi si limita a rispondere, eludendo la questione, che i Borgognoni sono gente fastidiosa e di cattivo commercio. Non fa cenno dello scontro, ricordato da Falchetto, ma non nega che per la cattiva accoglienza, ricevuta in Borgogna, si sia risolto a riparare alla corte di Goffredo e Uberto [di Biandrate].
 
2. vi vidi, nel senso di «seppi». Cfr. infatti al v. 4: zo auc dire.
 
6. rudolen. Nulla dice lo Zenker, F. d. R., p. 88, e a p. 27 egli non traduce il vocabolo. Il Levy, S.-W., VII, 389 cita il nostro passo e aggiunge alla voce un punto d'interrogazione. Propongo, in via congetturale, un ipotetico rutilentem (cfr. rutilans «fiammeggiante») e traduco: «splendente»; ma sono ben lontano dal tenermi sicuro di aver colto nel segno.
 
11. de dur' aicondansa. Cfr. Uc de Saint-Circ (ediz. Jeanroy-Salv. de Grave, XIX, p. 83) de paubra acoindansa. Vedasi questo vol. a p. 40, n. 2.
 
17. Corr. segi lo (ms. seg il), come ho fatto nel testo, ovvero anche seg[u]i lo, poichè nel ms. c'è spazio per [u].

 

 

 

 

 

 

 

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