Ho conservata la grafia del ms. anche laddove un leggero ritocco sarebbe stato permesso e, direi quasi, consigliabile (v. 6 ducç, v. 8 sis per ses, ce = que 7, 9, 12, 19, 20); ma ho preferito mettere sotto gli occhi del lettore il testo quale si legge in T, anche perchè nel Parn. Occ. 376, dal quale dipendono le stampe del Mahn e dello Schultz-Gora, non si trova la lezione esatta del codice.
1. Na Maria. Non si sa chi sia questa donna lodata da Alberico; ma una congettura può essere avanzata: ch'essa, cioè, si possa identificare con quella Maria (detta nel ms. I Maria de Mons), che Uc de Saint-Circ esaltò insieme a Donella (ediz. Jeanroy - Salv. de Grave, p. 81). Dati i rapporti che corsero fra Uc de Saint-Circ e i Da Romano, non è improbabile che Alberico abbia cantata una stessa donna celebrata dal poeta provenzale in Italia. Le lodi di Uc possono essere con profitto paragonate a quelle di Alberico:
Na Maria de Mons es plasentera,
Francha et humil e d'avinen senblansa,
E fa honor et acuoill volontera
Los bos e lor mostra bell'acoindansa
E sos cors es joves bels e bos,
E·ill dich e·ill faich e·ill senblan amoros:
Per que li voill de ben dir far honranza.
(Vv. 1-7)
È stata avanzata l'ipotesi che Maria sia Maria d'Auramala o dei Malaspina (Mons allora si identificherebbe con un Monti non lungi da Villafranca, fra i possessi dei Malaspina); ma mi è impossibile dire, allo stato delle mie conoscenze, se la congettura colga nel segno. Vedi ciò che dice il Bergert, Die von den Trob. genannten. o. gef. Damen, pp. 98-99.
3. pretç. Se questa voce non fu sostituita da un copista a un'altra, il testo tradisce una certa negligenza per parte dell'autore. Infatti, pretç compare anche al v. 1.
7. Ce. Da pronunciarsi col c duro, come ai vv. 9, 12, 19, 20. |