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Bertoni, Giulio. I trovatori d'Italia. Modena: Editore Cav. Umberto Orlandini, 1915.

344,001- Peire Guilhem de Luserna

I tre mss. (DIK) vanno molto d'accordo, come accade in linea generale di questi tre codici, e risalgono (vv. 15, 44) a un modello, in cui erano già passate alcune storture.
 
4. ses faillenza, cioè: «gioia senza difetto, gioia a cui nulla manca». Mussafia, Rass. bibl. d. lett. ital., IV, 314.
 
10. Valenz.... valenza. Uno dei soliti giuochi di parole. Cfr. a ragion d'esempio: Montanh. IX, 11 (ediz. Coulet): E·us fai valer valors, ecc. Inutile dare altri esempi di analoghi giuochi e omofonie. Fra i trovatori italiani, se ne dilettarono il Cigala e lo Zorzi. V. la nota a XXII, 6, p. 521.
 
15. Il Guarnerio, ammettendo la lacuna in altro punto, stampa:
 
                            Flors de beutat, flors de vera merce
                            . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
                            Flors a cuil mons fon donatz, iois entiers,
 
ma non è chi non veda che quest'ultimo verso, con quel iois entiers, che non sarebbe apposizione ma predicato (il Guarn. interpreta infatti: «voi siete gioia perfetta»), riuscirebbe di costruzione poco perspicua. Accolgo perciò la proposta del Mussafia (p. 315), che la lacuna cada fra mons e fon. Tuttavia, si spiegherebbe più facilmente, per un certo rispetto, una lacuna dinanzi a flors che è sovente ripetuto, poichè un copista (quello da cui direttamente o indirettamente dipengono i tre mss. DIK) potrebbe aver commesso con grande facilità un «bourdon» correndo con l'occhio da un flors all'altro.
 
19. ab menz de «senza». Peire Vidal, Pos ubert, v. 12: Ab meins de duptansa e d'esmai (è inesatta la traduzione dell'Anglade, p. 144: «avec moins d'effroi»). Trovasi anche semplicemente menz de: p. es., Folq. de Mars. (Stroński, XII, 23-24): Pretz o amics, meilluramens o dos — Meins d'un d'aquestz par fols [qui s'i atura]. Vedasi anche il v. 27 del nostro stesso componimento: menz de ferma crezenza. Peire Bremon, Ben es razos, str. III (A, 408): en luoc qu'issir non puosc ges meins de sa valenssa. Altri esempi in Appel, Prov. In., p. 342.
 
27. menz de. Vedi la nota precedente (v. 19).
 
32. La buona lezione è data dai mss. Il conciero del Guarnerio (pos en so venra be) è da rigettarsi, come già vide il Mussafia, p. 315.
 
42. Notisi l'anticipazione del soggetto di fon: Vostres cars fils.
 
43-45. Questi versi sono stati ricostruiti dal Mussafia (p. 316), il quale così li ha tradotti: «[quando penso ai miei peccati, sento timore]; quando però mi ricordo del perdono accordato a Longino e al ladrone, sono ardito (= sento in me il coraggio) di pregare, ma non così che il timore non riporti pur sempre (o: tosto) la vittoria». Io muto soltanto non (v. 45) in no·m e cioè: «non riporti sempre la vittoria su me, non mi vinca». Si cfr. poi questo passo di Pons de Capd., ediz. Napolski, p. 49: Nostre Senher, que ac franc chausimen — Del bon lairon e·l felon fes dolen — E perdonet Longi(s), qi·s repentia.
 
47. de me «per quanto mi concerne, per quanto mi spetta, per me».
 
50. Non gli importa del corpo e della sua morte; ma che Iddio abbia misericordia dell'anima.

 

 

 

 

 

 

 

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