La connotazione amorosa dei termini grammaticali e retorici è gioco poetico che attraversa epoche e letterature diverse. Oltre agli esempi già citati dagli interpreti che se ne sono occupati (Lucillio, Alano di Lilla, Charles d'Orléans, i manieristi spagnoli del sec. XVII, Molière) ( 1), segnalo per arricchire la casistica una coblaanonima trascritta nel canzoniere catalano 184 della Biblioteca Universitaria di Saragozza, c. 227 r: "Vostre donas ablativa | quius fa esser vocatiu | e es tant acusativa | que vos ne sereu datiu | prestats li lo genetiu | don serets nominatiu. | Mi donas indicativa | quim fa esser obtatiu | e es me imperativa | quem presta la coniunctiu | e iur vos l'infinitiu | quem fa del actiu passiu") ( 2).
Ma il caso più interessante è naturalmente quello in cui un trovatore conosciuto come "Lo Bort del rei d'Aragón" (un figlio illegittimo di Giacomo I o di Pietro il Grande) propone a Rostanh Berenguier de Marselha una peticio: "Midons m'es enperativa | car mi consen l'optatiu, | e sim fos indicativa | quem mostres son conjunctiu | for'amors infinitiva; | e quar em correlativa | volgra de mi far actiu | e de leys fayre passiva" BastArag 103, 2. Risponde per le rime l'interpellato, completando la terminologia grammaticale della peticio (prima è sfruttata la morfologia del verbo, poi la declinazione del sostantivo): "D'amor de joy genitiva, | quar n'ay semblan vocatiu, | am tal qu'es nominativa | de fin pres nominatiu; | e car es de joy dativa, | en ren non acusativa, | vas leys mi rent e m'altiu | ses volontat ablativa" RostBer 427, 2 ( 3).
Le due coblas sono senz'altro in rapporto con La beutat nominativa, come dimostra il fatto che i termini grammaticali sono utilizzati in contesti sintattici molto simili e che anche in An 461, 143 si assiste ad una loro specializzazione (nella prima cobla l'ambito semantico di riferimento è quello della declinazione, mentre in quelle successive si passa alla coniugazione del verbo e alla sintassi del periodo): "de vos, chi es emperativa" An 461, 143, 27 / "Midons m'es emperativa" BastArag 103, 2, 1; "dona de pretz genetiva" An 461, 143, 3 / "D'amor de joi genitiva" RostBer 427, 2, 9; " E car es nominativa" An 461, 143, 25 / "am tal qu'es nominativa" RostBer 427, 2, 11; "che·m seretz dativa |...| de vostra ricor" An 461, 143, 5-6 / "e quar es de joi dativa" RostBer 427, 2, 13; "pois no m'es acusativa" An 461, 143, 7 / "en ren non acusativa" RostBer 427, 2, 14.
A legare tra di loro i tre componimenti concorre inoltre, oltre alla menzionata analogia metrica, la tradizione manoscritta: la giocosa corrispondenza è infatti tràdita dal canzoniere f. Secondo Perugi 1985, pp. 47 sgg., la mano italiana che alla fine del canzoniere K ricopia in una semicorsiva della metà del XIV sec. ( 4) La beutat nominativadi seguito alla canzone di controversa attribuzione Razon e dreg ai, si·m chant e·m demori GlSt-Greg 233, 4, famosa per essere stata citata dal Petrarca quale opera di Arnaut Daniel, attinse i due componimenti a una tradizione provenzale affine soprattutto, tra i canzonieri occitanici conservati, proprio a quella rappresentata dal codice f. Tale ipotesi, almeno per quel che riguarda la canzone anonima ( 5), è suggestiva e degna di rilievo: anche l'identificazione di questo tipo di tradizione contribuisce quindi a circoscrivere l'ambiente storico-letterario di composizione della canzone anonima. Aggiungo inoltre che in f 27r sono esemplati altri due 'calembours' letterari anonimi ( Clara dompna, vostre cors lis e clar An 461, 68 n. XVII e N'Auriflama, car vos es flameians An 461, 174 n. XVIII), mentre le sei coblas esparsas di f c. 20 r- v presentano una notevole congruenza tematica e stilematica con la cobla Qui vol eser per son senhor amatz An 461, 214a, ricopiata nel v dell'ultimo foglio di guardia di K da una terza mano del XIV sec. e che per di più ha uno schema metrico identico alla penultima delle coblas di f, Dels .V. bons aibs per c'oms es plus honratz An 461, 76 ( 6).
È probabile che siano stati "Lo Bort del rei d'Aragón" e Rostanh Berenguier de Marselha, stanchi epigoni appartenenti alla sesta generazione trobadorica ( 7), a imitare la canzone anonima. Ma anche il gusto che rivela La beutat nominativa, quel tipo di gusto artificioso e lambiccato che troverà la propria summa nelle Leys d'Amors e nel Consistori del Gai Saber, sconsiglia di datarne la composizione prima della II metà del XIII sec.
La poca coerenza della scriptadi K (e, naturalmente, del "gemello" I) è già stata sottolineata: entrambi i manoscritti sono stati esemplati da copisti italiani che capivano solo in parte il provenzale che trascrivevano e che, nonostante questo, si permettevano di modificarne l'aspetto grafico con una certa libertà ( 8). Ho già ricordato che italiana è anche la mano più tarda che aggiunge La beutat nominativadi seguito a GlSt-Greg 233, 4. Queste considerazioni, tuttavia, non autorizzano a mio avviso i pesanti interventi correttori di Bec 1984, pp. 125-28 (che> que, es> etzecc.), che finiscono con lo snaturare la specificità grafico-linguistica dell'unico testimone a disposizione.
1. La beutat: MG, n. 110 al v. 4 legge mal cuia e su questo equivoco viene in seguito ricostruita e male interpretata tutta la strofa. Pelh beutat è congettura già di Bartsch 1872 (da cui il numero d'ordine BdT 461, 143), poi accolta dagli editori successivi. Perugi 1995, p. 43 ripristina la lezione corretta.
nominativa: 'rinomata, di chiara fama'. È significativo che l'amata venga definita "la nominativa" anche al v. 17 di Razon e dreg ai GlSt-Greg 233, 4, 17, il testo che, come abbiamo già ricordato, precede il nostro in K: è probabilmente questo legame intertestuale che ha indotto il copista a trascrivere i due componimenti uno di seguito all'altro, intendendo il secondo come una glossa o un interessante riscontro al nominativa contenuto nel primo.
L'aggettivo, attestato sempre in rima, è usato per la prima volta al maschile da Cercamon ("Gasco cortes, nominatiu" 112, 2a, 31) e al femminile da Raimbaut d'Aurenga ("qu'ill es tant nominativa" 389, 41, 48 e "comtessa nominativa" 389, 8, 60), fonte verosimile della già citata Razon e dreg ai. Sempre al femminile esso ricorre poi in autori appartenenti all'ultima generazione trobadorica: "de sidons nominativa" GrSal 249a, 1 ~ Rofin 426, 1, 25; "Catre cauzas son fort nominativas" GlOliv 246, 12, 1; "am tal qu'es nominativa" RostBer 427, 2 ~ BastArag 103, 2,3; "quar tant es lauzada, | que d'onor sazada | es nominativa" GrRiq 248, 85, 22-24; e nel salut di Raimon de Miraval Dona, la genser c'om demanda ("Pero a totz es agradiva | e pels pus pros nominativa, | de bon solatz" 406, I, 39-41); cfr. inoltre Perugi 1985, pp. 251-67 e Pfister 1970, p. 585 nominatis.
Il suffisso -iva è utilizzato per una serie aggettivale analoga alla nostra in Guiraut d'Espaigna("Dona senhoriva, | d'onrat senhoriu, | plus d'autr'agradiva, | be·m for' agradiu, | si vos qu'es altiva, | de pretz sobrautiu, | etz un pauc pensiva | d'est las trop pensiu" GrEsp 244, 15, 19-26), autore che circoscrive un ambiente culturale tardo e manieristico simile a quello dell'anonimo di La beutat.
3. pretz: cfr. nota a I, 2.
genetiva: 'generatrice'.
4. m'aleuia de: il verbo è costruito di solito con un oggetto diretto ("que m'aleuia la gran dolor q'ieu sen" RambBuv 281, 1, 2 ecc.); regge invece la stessa preposizione in "e·l bels vesers m'aleuja del greu mal" PBrem 330, 3, 29.
5. crezen: participio congiunto con me; Kolsen 1916-1919 e Bec 1984 crezens.
dativa: 'donatrice'.
6. vostre ricor: il sostantivo ricor, qui eccezionalmente maschile, e gli aggettivi ric, ricaut sono voci largamente attestate nella produzione lirica in lingua d'oc e dotate di ampio spettro semantico; Vanda Piccininni, Analisi semantica di ant. prov. ric - ricaut, MR, IV (1977), pp. 272-93 individua quattro principali categorie di significati nei trovatori dell'epoca classica: il senso qui rivestito dal termine è quello di 'ricchezza morale, pregevolezza'.
Il sintagma vostra ricor, riferito alla donna, è fisso: cfr. GcFaid 167, 31, 24; RbVaq 392, 13, 33; AlbSist 16, 9, 42; Caden 106, 16, 43 ecc.
Kolsen 1916-1919 e Bec 1984 vostra; quest'ultimo traduce vostra ricor con 'de vos hauts mérites'.
7. pois: causale. Kolsen 1916-1919, Riquer 1983 e Sansone 1986 interpretano invece la congiunzione come una concessiva.
acusativa: 'accusatrice'.
8. acuzador: il campo semantico è quello di lauzengier, per cui cfr. "lausengier ni mal parlier acusador" Marcabr 293, 24, 14; e inoltre "no·m tengatz per acusador" BtBorn 80, 11, 22; "aman vertat, tot fals acuzador" Cerv 434, 3, 17.
10. coniuntiu: 'uniti'.
11. optatiu: 'pieno di speranza'; Bec 1984 'désireux'.
12. prezerai: Perugi 1985; pezarai Kolsen 1916-1919; prezarai Riquer 1983 e Bec 1984. La -e- è probabilmente dell'antigrafo.
Analoga espressione proverbiale è utilizzata in "en mil marcs non daria un aill" Marcabr 293, 22, 41; "ai fag, c'anc no·m costet un aill" BtBorn 80, 44, 2; "e·l coms non es d'un aill" RbVaq 392, 22, 80. L'aglio è invece sostituito con una mora in GrBorn 242, 57, 65; con un grapaut in RmEscr 398, 1, 39; con un aulaigua in Palais 315, 2, 13, e con un'infinità di altre cose considerate di poco conto (una raba, una pruna, una poma, una mela, una notz, una glan, un ou ecc.) per cui cfr. gli ess. nell'indice di Pfeffer 1997, pp. 127-28.
14. pauzan: 'asseriscono', per cui cfr. SW 1910, VI, p. 155 n. 5 'aufstellen, behaupten' e 156 n. 13 se p. contra alc. 'sich entgegenstellen, entgegentreten'. Guida 1983 ricorda che si tratta di "verbo (dal lat. PAUSARE, che in Catalogna e nell'occidente rimpiazzò PONĔRE) in un certo senso tecnico, proprio del linguaggio giuridico e del vocabolario dialettico-dimostrativo".
Kolsen 1916-19 compara pauzar eror contra con metre en eror e tener en eror,rinviando a SW1902, III, p. 130 n. 5. Riquer 1983 traduce "me ponen en congoja" da cui poi Sansone 1986 "a me procurano siffatta angoscia"; Bec 1984 'me plongent dans la détresse'. PL s.v. error traduce la locuzione dire errors con 'délirer'.
15. pugnon: cfr. ponhar 'aspirare, sforzarsi' in SW 1910, VI, p. 450.
disiuntiva: 'disgiunta, in disaccordo'. Si tratta insomma a mio parere di un aggettivo riferito a amor, più che di un sostantivo, come invece interpretano Kolsen 1916-1919 e Riquer 1983 ["y procuran que en nuestro leal amor haya disyuntiva (discordia)"].
17. fama es indichativa: 'è ben noto, è risaputo che'; Bec 1984 'renommée'.
indichativa: 'rivelatrice'.
19. s'en substantiva: 'se ne nutre'. Bec 1984 fa derivare il termine da substantivar 'tirer sa substance', che non mi pare attestato altrove ma che potrebbe essere messo in relazione con il fr. sustenter, substanter (con influsso grafico di substantia), per cui cfr. FEW 1966, XII, p. 476 (< SUSTENTARE), dove si registra anche in m. fr. l'agg. substantif, -ive 'qui alimente, entretient'.
Riquer 1983, che legge sen substantiva, scorge invece nell'espressione un gioco di parole con soutenemen ('soutien, appui') e traduce "por lo que mi corazón se siente tan substantivo (aliviado)", 'si sente consolato, alleggerito'.
20. tan qe n'ai mon mal menor: 'il mio male si ammorza'.
qe: che nel resto del testo.
21-22. 'quando ci uniremo'. Bec 1984 traduce 'et quand seront copulatives et bien prisées nos amours'.
21. copulativa: il senso erotico dell'aggettivo è corroborato dai vv. 26-27 ("volgr'aver un genetiu | de vos").
22. car tenguda: vista la frequenza dei sintagmi car tener e tener car, a spezzare i quali possono essere frapposti altri membri della frase, preferisco tenere separati anche graficamente le due componenti, che mi paiono conservare la loro autonomia grammaticale. Kolsen 1916-1919 trascrive "car tengud'a nostr'amor" e interpreta "Wenn es in unserer Liebe ein wertvolles Band geben wird"; Riquer 1983 cartenguda 'apreciado'; Perugi 1985 car-tenguda.
Per il significato dell'espressione, "una verborum exornatio ottenuta con l'amplificazione del dato comunicativo, tanto a livello di pensiero che di formulazione linguistica", cfr. Guida 2002, p. 157 n. 23.
23. passiva: ha il senso proprio di 'sofferente', quindi: 'non soffrirà più'.
25. nominativa: la rima con imperativa sembra conferire all'aggettivo un'accezione in parte diversa da quella dell'incipit. La donna è forse raffigurata quale "imponitrice" di nomi nel senso dantesco del termine: cfr. "lo imponitore del nome [...] Primavera" in Dante Alighieri, Vita Nuova, a c. di Domenico De Robertis, Milano-Napoli, Ricciardi, 1980, XXIV 3, p. 168.
26. genetiu: 'una relazione fisica'; oppure 'un figlio'? (Bec 1984, Kolsen 1916-1919, Riquer 1983). In ogni caso si tratta di un sostantivo in adnominatio con l'agg. lat. genitalis.
27. chi es enperativa: 'comandate al mio cuore'.
chi es: con sinalefe.
imperativa Bec 1984 'excellente'.
Note
(1) Cfr. Paul Meyer in HLF 1898, XXXII, pp. 76-77; Paul Lehmann, Pseudoantike Literatur des Mittelalters, Leipzig-Berlin, 1927, pp. 51-52, con altri esempi latini; Ernst Robert Curtius, Europäische Literatur und lateinisches Mittelalter, Bern, A. Francke; ediz. ital. Letteratura europea e Medio Evo latino, a c. di Roberto Antonelli, Firenze, La Nuova Italia, 1992, pp. 461-63; Riquer 1983, III, pp. 1707 sgg.; Bec 1984, p. 125. Lo stesso tipo di gusto è rivelato dai versi di un anonimo poeta latino del XIII sec: "Vocativos oculos, | ablativos loculos | gerunt mulieres. | Si dativus fueris, | quandocumque veneris, | genitivus eris" (Wilhelm Wattenbach, Lateinische Reime des Mittelalters, "Anzeiger für Kunde der deutschen Vorzeit", 1871, n. 11, col. 339), oppure dai versi incisi in un anello d'oro del XV sec.: "Une fame nominative | a fait de moi son datiff | par la parole génitive | en dépit de l'accusatiff. | Si s'amour est infinitive, | ge veil estre son relatiff" (Adrien de Longpérier,Un joyau littéraire au XVe siècle, "Journal des savants", 1881, pp. 620-28, a p. 621). (↑)
(2) Cfr. Mariano Baselga y Ramírez, El cancionero catalán de la Universidad de Zaragoza, Zaragoza, Gasca, 1896, p. 236. (↑)
(3) Cfr. Meyer 1870, p. 88, edizione riproposta con alcune modifiche da Bec 1984, pp. 129-30. (↑)
(4) Secondo la perizia di Giulio Bertoni, Le postille del Bembo sul cod. provenzale K (Bibl. Naz. di Parigi, f. fr. 12473), SR, I (1903), pp. 9-31, riportata da Corrado Bologna, Tradizione e fortuna dei classici italiani, I, Dalle origini al Tasso, Torino, Einaudi, 1994 ("Piccola biblioteca Einaudi" 603), p. 23 e leggermente spostata verso l'ultimo decennio del XIV sec. da Perugi 1990, p. 119. (↑)
(5) Per Razon e dreg ai GlSt-Greg 233, 4, 17, invece, il rapporto di derivazione pare meno chiaro. Secondo Pietro Beltrami il codice "affine di f" come fonte della c. 185v di K non è ipotizzabile, non essendoci nessun elemento che stabilisca una comunanza di scuola tra i due testi, mentre il fatto che K li abbia trascritti di seguito non è prova che essi provengano da una tradizione comune o che si trovassero nello stesso manoscritto (Beltrami-Santagata 1987, p. 29).
L'origine provenzale della redazione di GlSt-Greg 233, 4 trasmessa da K sarebbe comunque confermata in modo più articolato da Perugi 1990 su base grafemica (abitudini grafiche comuni a quelle di f), linguistica (dialettalismi caratteristici del bacino del Rodano) e paleografica (si tratterebbe di una bastarda mercantesca attribuibile all'ambiente italiano di Avignone: l'ambiente avignonese spiegherebbe bene anche le infiltrazioni di italianismi che Perugi riscontra nel testo di Razon e dreg e la patina italo-provenzale).
Altri punti del volume (ad esempio l'identificazione dell'autore di Razon e dreg con Guilhem de Murs e la datazione della canzone entro il quinquennio 1280-85) hanno sollevato pareri controversi: cfr. Beltrami-Santagata 1987, specie pp. 27-28; e Stefano Asperti e Carlo Pulsoni, Jean de Nostredame e la canzone Razo e dreyt ay si·m chant e·m demori, "Rivista di letteratura italiana", VII.1 (1989), pp. 165-72. Di Perugi cfr. inoltre la successiva messa a punto A proposito di alcuni scritti recenti su Petrarca e Arnaut Daniel, SM, XXXII.1 (1991), pp. 369-84. (↑)
(6) Cfr. Perugi 1990, pp. 152-53. (↑)
(7) Cfr. Asperti, BEdT, tabella "autori". (↑)
(8) Zufferey 1987, pp. 71 sgg.; Walter Meliga, I canzonieri trobadorici I e K, in Atti Messina 1993, I, pp. 57-70; Id., I. Canzonieri provenzali. 2. Bibliothèque nationale de France I (fr. 854), K (fr. 12473), Modena, Mucchi, 2001 ("Intavulare" 1), pp. 41 sgg. (↑)
|