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Gambino, Francesca. Canzoni anonime di trovatori e "trobairitz". Alessandria: Edizioni dell'Orso, 2003.

461,068- Anonyme

Clara dompna è trascritta in f subito prima di N'Auriflama An 461, 174, con la quale condivide il procedimento retorico di una figura etimologica e paronimica continuata in tutto il testo. Se mancano altri elementi che confermino la mano di uno stesso autore, è indubbio che entrambi i componimenti si nutrano di una temperie culturale manieristica, e siano quindi prodotti piuttosto tardivi che andranno inclusi con qualche riserva tra le canzoni (in Clara dompna l'autodesignazione del genere è mas coblas 20).
Nella lirica dei trovatori non mancano altri paralleli: in Be m'agrada-l bels tems d'estiu 406, 13 Raimon de Miraval sceglie una parola tematica per ogni strofa (I agradar, II desir, III jausir, IV virar, V dir, VI servir), che varia con il poliptoto in ciascun verso; in Comensamen comensarai 202, 4 di Guillem Ademar, in Ioios d'amor farai de ioi senblant 282, 12 di Lanfranc Cigala e in Esperansa de totz ferms esperans 206, 1 di Guilhem de Hautpol la parola prescelta è ripetuta due volte per verso. Ma forse il testo più vicino ai nostri due componimenti anonimi è A Lunel lutz una luna luzens 225, 1 di Guillem de Montaignagol, non a caso a sua volta costituito da due coblas con tornada che sviluppano una simile metafora della luce (clara, flama) (1).
Quanto allo schema metrico, le strofe di 4 vv. abba seguite da una coda monorimica di 2, 3 o 4 vv. sono singolarmente frequenti in Cerveri de Girona, maestro di giochi di parola, rime interne e leonismi. Un altro indizio che ci porta non solo in epoca tarda (An 461, 68 potrà essere datata con buona approssimazione alla II metà del XIII sec.), ma anche in area iberica (cfr. il catalanismo fas 17, da mettere in relazione con gli analoghi contatti che si evidenziano in An 461, 143 n. XVI).
 
1. clara: sull'inclinazione speciale degli uomini del medioevo verso ciò che è chiaro, splendente e luminoso, cfr. Saverio Guida, Primi approcci a Uc de Saint Circ, Messina, Rubettino, 1996, p. 56, che rinvia a quell'esthétique de la lumière su cui si è soffermato Edgar De Bruyne, Études d'esthétique médiévale, III, Bruges, "De Tempel" Tempelhof, 1946, pp. 3-29; Gresti 2001, p. 37 n. 5 ricorda che l'aggettivo clar è ricco di significato non solo da un punto di vista fisico, ma anche morale; il campo semantico della luce è infine esaminato da un punto di vista lessicologico e stilistico da Elisabeth Schulze-Busacker, La vocabulaire de la lumière dans la poésie des troubadours, in Actes du XIIIe congrès international de linguistique et philologie romanes, tenu a l’Université Laval (Québec, Canada) du 29 août au 5 septembre 1971, publiés par Marcel Boudreault et Frankwalt Möhren, Québec, Les Presses de l’Université Laval, 1976, II, pp. 825-39.
 
3. est: per la forma, cfr. XV, 2 e n.; es ai vv. 13 e15, con riduzione analoga a pres 6.
 
6. es clara: mi pare più probabile che il verbo sia una III sg. riferita a beutat 6, piuttosto che una II pl. riferita a vos; in questo modo c'è variatio rispetto a vos ... es tan clara 8.
 
7. "La fina flor de vostra clara cara" è la proposta di ricostruzione per questo v. mancante di Bec 1984, p. 221.
 
10. clardat: l'erroneo nominativo asigmatico è tutelato dalla rima.
 
11. ay: -y rappresenta spesso in f una -i semiconsonante quale ultimo elemento di un dittongo o un trittongo (cfr. ay 18; soy An 461, 174, 4 n. XVIII; fay ibid., 6; ioy 461, 177, 3 n. XV ecc.).
 
12. luoc: in f il dittongo -uo-, prodotto di -o- aperta, compare nel mezzo di labiale e velare, il dittongo -ue- in tutti gli altri casi (Zufferey 1987, p. 209); cfr. inoltre truop An 461, 177, 19 n. XV; puesc ibid., 1; sueill ibid., 6; lueinh ibid., 14; vueilha ibid., 15.
 
17. fas: catalanismo corrispondente al prov. facia, fasa, per cui cfr. REW 3130, p. 272.  
 
20. que·n: con la rappresentazione abbreviata del pron. pers. atono di I sg.
 
 
Note
 
(1) Ad esse risponde il sirventese Amics Guillems, lauzan etz maldizens 96, 1 di Blacasset. La luce è presente anche altrove in Guillem de Montaignagol: il senhal per la donna amata è  Esclarmonda e spesso le similitudini coinvolgono gli astri del cielo. Questi componimenti erano già stati citati da Meyer 1871, pp. 122-23. ()

 

 

 

 

 

 

 

 

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