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Bertoni, Giulio. I trovatori d'Italia. Modena: Editore Cav. Umberto Orlandini, 1915.

101,017- Bonifaci Calvo

È un serventese-discordo. La str. III è scritta in francese; la II in portoghese; la restante parte del componimento è in provenzale. Il portoghese, però, è tutt' altro che puro. Vi abbiamo, per esempio, i ditt. ie e ue (quier 9, cuer 14, ma quest'ultima voce in un verso mezzo francese). Ritengo che ie sia stato introdotto dai copisti. Anche il pron. ieu (v. 12) può essere dovuto a un amanuense provenzale (senza bisogno di vedervi un aragonesismo), poichè il testo serba tracce evidenti dell'opera dei copisti. Qualche irregolarità devesi forse imputare all'autore. Più che a qen (v. 10), in luogo di quem, alludo a maintos (8), dove abbiamo prov. maint con la desin. -os necessaria, come una sillaba, alla misura del verso. Al v. 12 abbiamo mun (molto) che dà molto da pensare, e che è stato cambiato in muit. Io non so risolvermi a rigettarlo. Insomma, la lingua di questa strofa si palesa portoghese con ibridismi provenzali. Notevole è che al v. 14 si ha amis che è francese e che ci introduce quasi nella strofa III tutta francese, come l'ultimo verso della I strofa apre la strada alla str. II con le voci qiser fazer. Il Pelaez, Giorn. stor. d. lett. ital., XXIX, 365-367 crede che la str. II sia scritta in uno dei volgari della Spagna e pensa in ispecial modo all'aragonese (1). Che la sua dimostrazione non sia riuscita, è cosa certa, dopo le osservazioni di C. Michaelis de Vasconcellos, Randglossen zum altport. Liederbuch, in Zeitschr., XXVI, 71-75.
 
8. maintos. La finale ha fatto pensare alla Spagna, ma non so con quanta ragione, poichè in testi della Provenza propriamente detta si ha abbastanza frequente il plur. aquestos (per es. nel Comput, 83: segon aquestos temporals). Non so però che vi si abbia un maintos per maintz. C. Mich.-Vasc. vorrebbe correggere: muintos. Io dò la strofa quale risulta dalla comparazione dei codici.
 
12. mun. Ne ho toccato qui sopra. Noto che mun è una forma gallega. Dunque non mi pare vi sia ragione di cambiarla.
 
19. comtier. Questo -ier è naturalmente irregolare, ed è dovuto a un livellamento con verbi aventi una palatale dinanzi alla desinenza. Ovvero, l'autore ammise la rima fra -ier e -er, contro le buone norme, e un copista ridusse in -ier la finale -er in comter. Del resto, si hanno finali in -ier, dove non le si aspetterebbero, in Guiraut d'Espanha e in Guilhem de Poitiers (ediz. Jeanroy, Paris, 1913, p. IX).
 
25. a. Abbiamo la preposizione in rima, uno dei caratteri della poesia ispano-portoghese. Pelaez, Giorn. stor. cit., p. 362.
 
 
 
Nota:
 
1) Lo JEANROY, Revue des Pyrénées, I, 7 ritiene la strofa scritta in portoghese, nel che egli è d'accordo, cred'io, col maggior numero degli studiosi. Cfr. anche SCHULTZ-GORA, Zeitschr., X, 593. ()
 
 
 
NOTA SULLE POESIE DI B. CALVO
 
Dopo la stampa del Pelaez, un nuovo ms., quello che ci rappresenta in una copia cinquecentesca la seconda parte del canzoniere di Bernart Amoros, è venuto alla luce. Esso conserva (pp. 402-417) i testi dei Calvo nello stesso ordine di IK. Oltre a ciò, la lezione è in fondo la stessa, poichè il ms. di Bernart Amoros, per quanto concerne i componimenti di Lanfranco Cigala e del nostro, proviene da una medesima fonte. Chi esamini minutamente i testi, si avvede che lo schema dei mss. è il seguente:
 
 
Il ms. di B. Amoros può dunque giovare un poco, laddove i copisti di I e K hanno mal letto in X (attestato da numerose lezioni). Come non ho creduto opportuno di stampare i testi dei Calvo nella mia edizione del canzoniere dell'Amoros, così non sarà discaro al lettore che qui ne tocchi, prendendo a base l'ediz. del Pelaez. Comunicherò le varianti (anche quelle grafiche, che non siano proprio del tutto inutili) di a, e dirò anche qualcosa sulla ricostruzione, dovuta al Pelaez, di questo o quel passo (cfr. I, 1; V, 3, 10; VIII, 33; XIV, 42, ecc.).
 
I, 1-2 Leggerei: Temps e luecs a mos sabers, — Si saupes, d'avinen dire, poichè la lezione del Pelaez non dà senso. D'altronde saupes (non saup es) legge il ms. a, come forse IK, che non ho ora sotto gli occhi. 3-6 pueis a. 18 qieu a. 28 piegz a; ditz a. 38 soi a. 39 non a.
 
II, 3. Il ms. a ci dà la buona lezione qe cotz e fen. Il copista aveva letto totz, come si ha in IK, ma il correttore (Piero di Simon del Nero), che aveva sott'occhio, come ho altrove dimostrato, il canzoniere stesso dell'Amoros, ha corretto: cotz. 4 truep a. 11 cor a. 21 e luecs. 22 uueigz a, con uu ricavati da mi. 27 grieu a. 34 zo\u/ a. 35 leucs ricavato da lieucs. La rima richiede -uecs. Credo sia nel vero lo Jeanroy («Moyen âge», X, 187), che interpreta uec(s) come oc.
 
III, 5 el. Il ms. a ha e sottosegnato dal correttore. Ha poi anch'esso penz, mentre la correzione in pes si impone (v. al v. 13: res). 10 truep a. 14 Anche a: lo t. celui qer daz. 20 qauer els (-ls del corr.) honors a. 22 entendre, ricavato da contendre, in a. 30 voll buona lezione di a, da accettarsi. 34 qeu a.
 
IV, 1 em se a. 9 uns, per mis, in a è una svista del copista. 11 on nom a. Da corr. on in o, ma da accettarsi nom. 17 ieu, sueil a. 21 deu a. 26 hoeilz a. 28 dreg] eluegz a. L'originale aveva, dunque, sicuramente duegz (poichè el è una cattiva lettura di un d).
 
V, 3 c'us. Il ms. a ci dà la vera lezione eus, quale doveva trovarsi in X, mal letto da IK. Si accetti dunque E·us, come aveva proposto il LEVY, Lit., p. 29. 9 non a. 10 Anche a ha tant can ni amar pogues. Bisognerà, parmi, prendere pogues nel senso di condizionale, secondo l'uso antico, a meno che non si corregga ni in mi, dando a tant can un senso oltremodo insolito. 14 uueil qem deiatz (retener manca) a. 21 sen e conosenza a. 22 ualia a. 25 non penz a (ma corr. pes). 27 captener a. 28 uullatz a. 29 paratge a. 40 truep a.
 
VI, 11 d'esauzar] il ms. a ha de lauzar con l corretto su s espunta. 17 truep a. 18 fag. 19 qen. 21 ualiall a. 25 puesc a. 26 con a. 28 mes a. 29 truep a. 36 ser qi truep sembla orguillos a. 38 uueil a; aillor a. 40 dans con n su u espunto; afanz a; qieu a.
 
VII, 7 ualanz a. 8 faiz a. 11 dechaer a. 16 ardimen a. 17 gardetz a. 28 despeig a. 33 qieu a. 41 castellam a. 42 truep a. 45 reuenimen a.
 
VIII, 5 pueis a; qel manca a. 12 non manca a. 16 pueis a. 26 qiel a. 27 digne manca a. 32 plaig a. 33 sen a. Da accettarsi (s'en fol); non a. 42 faig a.
 
IX, 3 deual a. 10 ieu a. 12 ieu a. 22-24 mancano in a. 35 non a. 42 sofrainh a.
 
X, 4 sen pogram (sen è da accettarsi); gaudir a. 5 dreg a. 19 chalon a. 20 pos a. 22 pueion a (ed è la buona lezione, da accogliersi con un piccolo ritocco: puei'om). 24 nau a. 25 signher a. 43 capteinh a.
 
XI, 6 qieu a. 7 qieu a. 15 ardit, col -t sottosegnato dal correttore, a. 16 esperetz corretto in espacz. 17 na mes a. 22 segur a. 34 pueida uezer a. 36 qui a. 42 puesc a. 44 nill a. 45 cubecs. 47 ben ualenz a. 50 i manca in a. 55 aitan pro a. 57 pena a. 69 captieinh a. 76 qieir a. 77 qui a. 78 ien a.
 
XII, 2 uueilla a. 10 puesc a. 13 qen a. 16 ies a. 18 qiu uiu a. 19 puesc a. 24 laguia a. 25 pueis a. 31 suspir a. 34 qieu; non can a. 36 lueinh a. 38 plus fols qi fols mi a. 39 achaissos a; moilla a. 40 non uis a. 43 se na gues a. 44 dagues a.
 
XIII, 4 sai manca in a. 7 gasconio a. 10 puesca a. 14 comdeiar a. 27 nauarre a. 31 Ueiran lo a. 33 tals a. 34 puoscon a. 37 preias a (e sulla parola una crocetta del correttore). 47 maiz si fes a. 51 duptar a. 52 uol u. a. 58 pesat a.
 
XIV, 2 foliatz a. 3 chanz a. 10 armas a. 13 caitan gai sui urneus a. 17 qieu a; paratz a. 24 lauzengiers a. 25 truep a. 31 meschaps a. 33 tals a. 39 reingz a. 42 celleis cui sui miels qe mieus a. Il ms. a ha dunque il verso per intero, già ricostruito, per felice congettura, dal Levy, Lit., cit. col. 33. La frase è ben conosciuta e fu imitata anche dai poeti italiani delle origini. F. de Romans (ediz. Zenker, p. 45, v. 11) ha a ragion d'esempio: que mill aitanz soi melh vostre que meus. E nella Epistola d'amore edita dal Napolski, Pons de Capd., p. 109 e dallo Zenker, p. 72: se melhz non soi vostre que meus. Anche nell'Epistola d'amore di Arn. de Maroil, III, 54: cen tans sui vostre melhs que meus. Passiamo ora alla lirica italiana. Nel «Mare Amoroso» (vv. 44-45): Più v'amo, Dea, che non faccio Deo — E son più vostro assai che non son meo. Nella ballata «Donna mercede» (Carducci, n. XXXIV): Po'ch'eo som vostro e no meo. Nell'altra ballata «Doglo d'amor» (Carducci, n. XXXI): La sua piacente cera — M'a sì preso che meo de mi dir non poss'eo. Infine, nella ballata «Po' ch'aviti» (Levi, «Studi med.» IV, n. XII): che sum vostro e no meo.
 
XVI, 2 mortz a. 5 uaus (con u- scritto su d- espunto) a. 8 e mi a. Il ms. I ha duna, K dun. Ora, il nostro codice dà la buona lezione e poichè la str. II è stata aggiunta di mano di Piero del Nero, che era un diligente lettore, possiamo ammettere che e mi si trovasse nel m. di B. Amoros e che questi avesse bene interpretato X. 11 taignha a. 19 murrai a (scritto su manerai espunto). 20 qieu a. 46 trelailan a. 49 piuan a. 58 nauc a. 66 escocendre a. 67 caniar a. 68 leunhar a. 70 qen a. 72 qel deinhe ueillen grat prendre a (buona lezione, da accogliersi). 81 la a. 82 lan a. 84 la a. 86 pueis a. 87 com a.
 
Molte varianti di a provengono da cattive letture dei copista di Tarascona, letture, sulle quali il Del Nero, che correggeva con l'originale sott'occhio, è certo passato rapidamente, poichè è inammissibile che il ms. di B. Amoros le avesse; ma, d'altro canto, in parecchi punti il nuovo codice ci offre la lezione esatta, il che non ho trascurato di mettere in evidenza in ogni caso che mi sia parso sicuro.

 

 

 

 

 

 

 

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