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Bertoni, Giulio. I trovatori d'Italia. Modena: Editore Cav. Umberto Orlandini, 1915.

290,001- Luquet Gatelus

Per le allusioni storiche di questo componimento, gioverà riprodurre quanto scrive il Merkel, Opinione dei contemporanei, p. 385: «Non si può dire che il poeta parteggi per uno dei tre principi (Carlo, Manfredi, Corradino); egli gode di vedere che sta per accendersi lotta tra di loro, epperciò si moveranno le armi. Incomincia a parlare per primo di Carlo d'Angiò, perchè questi è il primo che minaccia la guerra; lo chiama prode, accenna alla fama che si acquistò in Siria e in Fiandra; ma poi lo rimprovera del soverchio indugio nell’incominciare l'impresa, gli ricorda, per umiliarlo, la gloria di Carlo Magno e del re Alfonso di Castiglia, e forse gli lancia ancora un oscuro ma più pungente rimprovero nell'ultimo verso del serventese (1). Da Carlo d'Angiò il trovatore passa a Corradino ed anche lui invita a guerra contro Manfredi: il principe è giovane, quindi il Gattilusio non può ancora parlare delle sue imprese; ma egli ricorda la gloria degli antenati di lui, i dominii che Corradino intende conquistare, forse l'Impero, e per eccitare anche lui a muoversi presto, gli rammenta pungentemente l'ingiustizia fattagli da Manfredi. Infine viene a quest'ultimo, che è minacciato da due parti: egli ripete anche per Manfredi gli eccitamenti ad essere coraggioso e con implicita lode ricorda la gagliardia, per mezzo della quale egli acquistò il regno di Sicilia». Come si vede da questo sunto, che è assai esatto, Luchetto è imparziale, oggettivo, quasi un cronista.
 
9. Confesso che faitz non mi accontenta punto. Vorrei entrels pros «fra gli uomini prodi»; ma l'emendamento riuscirebbe troppo grave, ed io preferisco mantenere la lezione dei due manoscritti. Inutile, forse sarà avvertire che aura di a è certamente la buona lezione di fronte all'erroneo auanta del ms. e.
 
20. s'en rema, se ne astiene. Notisi che talvolta il solo remaner si presenta col senso «astenersi, cessare», p. es. Folq. de Mars. Ja non volgra, ediz. Stroński, p. 955, v. 16: Oc ieu, anceis que remaigna.
 
21-22. qe Carl ab sos baros — Conques Poilla. Allusione a Carlomagno. Cfr. Bertr. de Born, Non puosc mudar, v. 24: Carle... per cui fon Polha e Sansonha conquesta. Vedi la nota al testo XIII, 21.
 
24. en defes «sulla difesa». Cfr. Raim. de Mir. «Sel que no»: De gelosia ai tant apres — Que me eys en tenh en defes. Da questo senso si passa ad altri, p. es., P. Vidal Baros Jezus, v. 57: Domna, si·m tenetz en defes («mi tenete prigioniero»). Nel comp. Be·m meravilh del Cigala, v. 20, là dove il Rajna, Studj di filol. rom., V, 53 leggerebbe ses [cont]es, io vorrei correggere, non essendo contes attestato, ses [def]es.
 
34. espes (lez. di a: espez) è da preferirsi a espres di e per ragione dell'e chiuso. Si tratterà di un italianismo (spesso). Cfr. Jeanroy, Romania, XXXIII, 611. V. a p. 172.
 
37. Il verso è dato per intero dal ms. a. Correggasi, adunque, ciò che è detto nei miei Trov. min., p. 75.
 
43 membre. Qui membrar è usato impersonalmente. Cfr. Folq. de Mars., Si tot, v. 43: sol vos membres quant ieu n'ai de dolor: Bern. de Vent. 70, 6: Mantas vetz m'es pueis membrat — L'amors, Rayn., Choix, IV, 184. V. anche il v. 21.
 
49. Verso interpretato esattamente dallo Jeanroy, Rom. cit., p. 611.
 
 
 
Nota:
 
1) Non intendo come il Merkel potesse vedere, sia pure per congettura, nel v. 49 un «più pungente rimprovero». Cfr. la nostra traduzione, a LXIV. ()

 

 

 

 

 

 

 

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