La prima peculiarità da rilevare, ne ho già accennato nell'introduzione metrica, è che struttura e rime di Tan es tricer e deslials, Amor sono identiche ad altri quattro componimenti. Il modello del gruppo fu quasi sicuramente la canzone di Aimeric de Peguillan Cel que s'irais ni guerrej' ab amor 10, 15 che, a giudicare dalla vasta tradizione manoscritta, godette di notevole fortuna.
Tan es tricer e altri due componimenti che a questa lirica si ispirarono, Anc non cujei que·m pogues far Amors Perd 370, 1 e Bel cavalier me plai que per amor Sord 437, 6, si contraddistinguono per il fatto di condividere, oltre all'identità dello schema metrico e rimico, una serie di punti in comune:
1) tutti i testi sono degli unica tràditi dallo stesso ms. H, rispettivamente alle cc. 57 v, 43 r, 50 r; se Sord 437, 6 è stato trascritto dalla mano principale (1a), gli altri due si devono al secondo copista (2) che, come è dimostrato dall'identità di scrittura, di penna e di inchiostro, li ha vergati insieme: è quindi verosimile che l'esemplare copiato avesse i due componimenti uno di seguito all'altro e che essi siano stati scorporati per riempire due spazi rimasti bianchi ( 1).
Dal momento inoltre che a Perd 370, 1 manca la rubrica (pur essendoci la riga prevista per contenerla) e che il componimento che lo precede (due coblas e una tornada tratte dalla canzone Perd 370, 9) non pare ad esso legato, è stato supposto che anche Perd 370, 1 vada considerato anonimo ( 2).
2) Tan es tricer, Anc non cujei, e Bel cavalier si compongono, come del resto la maggior parte dei componimenti di questa sezione, di due coblas con tornada (a Anc non cujei quest'ultima manca, probabilmente perché non era più rimasto spazio alla fine della carta 43rb e il copista voleva cominciare 43vª con un nuovo testo).
3) i tre testi evidenziano alcune significative affinità di contenuto. Sia l'autore anonimo che Sordello sembrano voler comporre una sorta di contro-canto a Anc non cujei que·m pogues far Amors di Perdigon; alla lode di Amore, al servizio del quale il poeta è appagato e felice, si contrappone nel primo l'invettiva contro il più sleale e ingannatore dei sentimenti, capace di offrire solo dolore e pene al malcapitato che non si affretta a lasciar perdere ( 3); nel secondo si impone l'immagine dell'innamorato ucciso dalle troppe sofferenze di un amore "falso" perché lascia nel contempo sopravvivere l'amata.
Bel cavalier manifesta inoltre con Tan es tricer una serie di puntuali rispondenze lessicali: "Per dreit pod om apelar fals'Amor, | car n'auçis un ses un', al mei semblan; | car per nuill mal tan adreit non estan | dui mort ensems cum per scela dolor", Sord 437, 6, 9-12 / An 461, 231, 9-12; "qe on plus fan los fins amanz languir", Sord 437, 6, 7 / An 461, 231, 19.
Alcune peculiarità della lingua di Tan es tricer (amor 1, apella 9, dia 13) farebbero pensare a un autore italiano.
1. tricer: agg. m. r. sg., al quale, nonostante la probabilità di Amor maschile, non aggiungo il morfema segna caso, che manca anche in enian 5, dolor e Deu 13, traï 17, fol 18, aman 19. Per la radice dell'aggettivo, cfr. trichaire, trichador in LR 1843, V, p. 422 n. 4; tric, trichador in SW 1924, VIII, pp. 464-65, che a p. 466 riporta anche la forma trichier (?) citando questo passo; trichëor in TL 1974, pp. 647 52.
tricer ... e fals: era dittologia molto comune, per cui cfr. "falsa ni trichairitz" ArnTint 34, 3, 10; "fals e trichaire" RmMirav 406, 35, 12; "qe·il fals truan e·il trichador" DPrad 124, 18, 18; "fals e tric" GlOliv 246, 40, 3r ecc.
Amor: maschile, come in italiano (indizio sulla provenienza dell'autore? Ma anche il copista di Hè un italiano). Il caso non è eccezionale e ricorre, ad esempio, anchenelle vidas e in particolare per tre volte in una delle razo di Raimbaut de Vaqueiras tràdita dal manoscritto P: "e vivia jausen per lo so amor" (Le biografie trovadoriche, testi provenzali dei secc. XIII e XIV, edizione critica a cura di Guido Favati, Bologna, Libreria antiquaria Palmaverde, 1961, p. 186) ecc. Nel poema allegorico La Cort d'Amor, inoltre, a sua volta tràdito da un manoscritto di area italiana come N, accade spesso che il pronome personale che si riferisce ad Amors sia maschile (cfr. Lowanne E. Jones, The Cort d’Amor. A Thirteenth-century allegorical art of love, Chapel Hill, U.N.C. Department of Romance Languages, 1977 "North Carolina Studies in the Romance Languages and Literatures" 185, con alcuni ess. alle pp. 210 n. 48, 213 nn. 351-54; cfr. inoltre a p. 216 n. 728 il caso relativo a Merce).
2. truduan: l'aggettivo è un hapax e rimane il dubbio se sia opportuno correggerlo in truandan, da truandar 'ingannare, truffare'; per l'etimologia e le diverse accezioni, cfr. DECLC 1988, VIII, pp. 894 sgg. s.v. truan. Truan è in rima anche nel modello metrico AimPeg 10, 15, 19 ma in Tan es tricers renderebbe il verso ipometro.
Lewent 1936 truandan; Kolsen 1938 "fals' et am males truan".
4 de: ind. pr. III sg. per deu.
per c'om vos de ben apellar traizor: parallelo alla tradizione letteraria del sintagma fals'amor, che si oppone all'ortodossa fin'amor, è il motivo della falsità del nome 'Amore', che, a detta del poeta di turno, sarebbe più appropriato denominare 'Dolore, Malvolere, Inganno, Menzogna' ecc. Cfr. ad esempio "que no·i reignes malesa ni engans, | anz covengra, pois lo noms es tant grans | c'Amor a nom, c'Amors fos ses falsura; | mas en dreich mi es tant mal'e tant dura | car li soi fis, humils e mercejans, | qe·l nom d'Amor a perdut, a mos dans, | c'aissi m'estau que res no m'i meillura" GcFaid 167, 39, 22-28; "Amors, vostre noms es fals, | car non amatz me, | qu'ieu vos sui fis e leials | e vos am ancse; | e pois aissi s'esdeve | qu'ieu vos sui obediens | d'amor e de benvolensa, | e vos m'etz mal' e cozens, | ses benfach e ses secors, | per dreich seri' eu Amors | e vos Malvolensa" GsbPuic 173, 14, 34-44; "mas entre·ls fals camjadors, | es lo noms d'amor 'falsartz'" Cerv 434, 10, 7-8; "fals'amor non si pot dir | per dreg c'amors la nomnes, | c'amors autra res non es | mas can benvolen dezir. | Per que non y cap falseza | pus qu'en bontat cap maleza, | si tot s'an trobador dich | "fals'amor" en lur escrich; | mas dir pot hom: fals semblan trichador | m'a fag midons sotz semblansa d'amor" GlOliv 246, 24.
5. enian e bausia: simile costellazione di termini in "car comprara sa feunia | e l'engan e la bauzia" PVid 364, 43, vv. 49-50; "ses enjan e ses bausia" PoChapt 375, 18, 42. Cfr. inoltre "enianz ni tricharia" RicBarb 421, 9, 15; "enjans ni trics" PVid 364, 38, 33.
8. ch'in vos non es mais: si ripete il primo emistichio del v. 5.
enveia: sinonimo di desir, come dimostrano la dittologia che li vede abbinati ("e·n muor e viu d'envei' e de desir" PoChapt 375, 1, 40; "tal desir e tal enveia" Peirol 366, 22, 50; "Lo dezirier e l'enveia" PoGarda 377, 4, 29) e il sintagma enveios de 'desideroso di qualcuno, di fare qualcosa'.
9. cel c'al primer: Kolsen 1938; la lezione tràdita è probabilmente un prim' con l'apice per l'abbreviazione dimenticato. La soluzione adottata da Lewent 1936, "[Aic]el c'al prim", presuppone la perdita di tre iniziali, mentre lo spazio lasciato al rubricatore è per una sola lettera, probabilmente poi dimenticata (rubricate in carminio sono le iniziali della I strofa e della tornada, T- e B-).
apella: ind. pf. III sg. Tale desinenza si riscontra anche nelle vidas accanto a quella normale in -et (cfr. Jean Boutière, Les 3e pers. du sing. en -a des parfaits de 1ère conjugasison dans les "Biographies" des Troubadours, "Revue de Linguistique Romane", XXVIII (1964), p. 109; Maria Sofia Corradini Bozzi, Concordanze delle biografie trobadoriche, Pisa, Pacini, 1982-87, p. 17) e potrebbe trattarsi di un italianismo; sugli italianismi lessicali, cfr. inoltre Jean Boutière, Les italianismes des "Biographies" des Troubadours. Les emprunts au vocabulaire, in Mélanges de littérature comparée et de philologie offerts à Mieczysław Brahmer, Warszawa, Editions Scientifiques de Pologne, pp. 93-107.
12. augues: cfr. XI, 8 e nota.
13. siaz: Lewent 1936 aiaz; Kolsen 1938 Dolors siaz; qi deu, Dolor vos dia.
dia: cong. pr. III sg. di dar con valore esortativo, forse un altro italianismo. Nei contesti in cui compare, Dio preferisce sempre l'azione alle parole: la normale interpretazione di dia come forma di cong. pres. del verbo dire ('Dio vi dica dolore, vi nomini per quello che siete') non sarebbe in linea con esempi quali "Deus li do mal'escharida" BnVent 70, 23, 49; e inoltre cfr. "e no·m don Deus de vos be" BnVent 70, 3, 61; "soffrir en paz! Deus m'en don alegrage" GrBorn 242, 35, 18; "mos Gens Conquis, Deus vos det conoissensa" ArnMar 30, 1, 36; "si Deus me do alegranza" GlBerg 210, 6b, 9; "ha Castelbon! Deus vos don re qe·us plaia" GlBerg 210, 20, 44 ecc.
18. e fas qe fol, se tost non s'en chastia: espressione proverbiale, per cui cfr. Pfeffer 1997, pp. 121-22, nn. 534 sgg. Per il sintagma faire qe fols, cfr. "e fatz que fols car no m'en sai partir" Arn Mar 30, 23, 37; "e fatz i qe fols" BtBorn 80, 3, 13; "fas i que fols, quar l'am? Ieu non o sai" Caden 106, 17, 29. Il fatto che in questi esempi il verbo faire sia sempre riferito a colui che si comporta da folle mi ha indotto a scartare l'altra possibile interpretazione 'e voi, amore, lo rendete pazzo'.
Per l'abbinamento di fol al verbo castiar, cfr. inoltre "e fols hom no·s castia" BgPal 47, 1, 19; "per qu'es fols qui no·is chastia" PVid 364, 43, 29; "e fols qui vol dir totz sos vers, | e fols qui en fol se fia, | fols qui falh e no·s castia" PoFabre 376, 1, 38-40 ecc.
fas: ind. pr. III sg., per cui cfr. XI, 11 e nota.
s'en chastia: 'se ne allontana' (SW 1894, I, p. 227 n. 6) e quindi 'se ne corregge'.
Note
(1) Cfr. Careri 1990, p. 414. (↑)
(2) A mio avviso l'ipotesi avrebbe avuto più probabilità di cogliere nel segno se Perd 370, 9 non fosse stato trascritto a sua volta dallo stesso copista (2) di 370, 1: rimane quindi sempre il dubbio che egli si sia semplicemente dimenticato di ripetere il nome di Perdigon o di rubricare l' "idem" di prassi. Tale considerazione, unita al fatto che le due coblas in questione (un frammento di canzone?) sono già state edite da Chaytor 1926, 13, p. 41, mi ha indotto a non includerle nel corpus di canzoni anonime pubblicato in questo libro. Nel manoscritto H figura solo un altro testo di Perdigon, la cobla 370, 2 a c. 56r, trascritta dal copista principale (1a) e rubricata come di norma dal secondo (2). (↑)
(3) Non mi pare tuttavia che si tratti, come più volte è stato affermato, di una vera e propria parodia. (↑)
|