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De Bartholomaeis, Vincenzo. Poesie provenzali storiche relative all'Italia. Volume primo con ventiquattro silografie. Roma: Tipografia del Senato, 1931

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331,001- Peire Bremon lo Tort

47. Il RAYNOUARD, Choix, III, p. 80 sgg., stampando per primo la poesia, seguì, per questo v., la lezione di C, che è: «An Guillelme de l’Espia». Una località di questo nome non si trova registrata in nessun dizionario geografico. Sicuramente genuina è invece la lezione degli altri mss., accolta dall’Appel. L’Appel però non è riescito a identificare il personaggio. In questo io riconosco, a colpo sicuro, Guglielmo Lungaspada del Monferrato. Una sola difficoltà presenta tale identificazione, e consiste in ciò che la voce «espia» non può rappresentare, per provenienza diretta, in provenzale, la voce «spata»: il nome avrebbe dovuto essere «Longaespada» o «-aza». Ma la forma «espia» discende immediatamente dal franc. «espée»: il poeta ha dunque appreso il nomignolo di Guglielmo da bocche francesi. Un caso analogo l’offre Bertran de Born, nel sirventese «Eu chant quel reis m’en a prejat», al v. 23, ove usa la forma «Valia» per il nome di luogo «Valée» (ed. THOMAS, p. 21 nota; ed. STIMMING, p. 157).

Non meno di cinque Guglielmi storici son chiamati Lungaspada (cfr. CHEVALIER, Biobibliographie, s. v.; J. BÉDIER, Légendes épiques du M. A., I, p. 187 nota). Ma siccome quello a cui è diretta la canzone è uno che risiede Oltremare, così costui non può essere che il Guglielmo Lungaspada del Monferrato, primogenito del marchese Guglielmo il Vecchio. Egli fece il viaggio in Terrasanta nel 1176, sbarcando a Sidone nell’ottobre. Nel novembre sposò Sibilla, sorella di Baldovino IV il Lebbroso, nominale re di Gerusalemme. Morì nel luglio seguente, in Ascalona, non senza sospetto di veneficio. GUGLIELMO DA TIRO, XXI, xi, SICCARDO DA CREMONA, col. 601, e BERNARDO IL TESORIERE, col. 774 sgg. (il quale lo chiama pure franciosamente, «G. Longaspea») son concordi nell’esaltare le doti di questo giovane principe. Lo descrivono aitante di corpo, avvenente, biondo, ardimentoso; quantunque un po’ iracondo, liberale, e sincero; prode in armi; mangiatore e bevitore volenteroso, ma non mai ebbro. Sibilla gli recò in dote la contea di Giaffa. Il suo corpo fu sepolto nel tempio degli Ospedalieri, in Gerusalemme.

Se l’espressione «En abril» (v. 1) non è retorica, il trovadore avrebbe mandato la sua canzone in Oriente in questo mese. Egli vi aveva dimorato qualche tempo e ne era tornato. Nulla si può dire della dama, da lui conosciuta colà e colà rimasta, perchè non è un italianismo l’uso dell’articolo determinativo la davanti al pron. vostra, nelle parole messe in bocca a lei, al v. 41, le quali lascerebbero intravedere una dama Italiana. Cf. CRESCINI, Man. Prov.3, p. 84.

 

 

 

 

 

 

 

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