22. cel de Pontremble] Al CANELLO (p. 201) ricorse nella mente l’idea di una allusione a qualcuno de’ Malaspina, forse ad Alberto. Il LAVAUD (p. 35) non aggiunse nulla. Senonché i Malaspina, per quanto possedessero vasti domini nella regione, tuttavia non possedettero mai Pontremoli. Questo, nella seconda metà del XII secolo, già si reggeva a comune. È infatti del 1167 un diploma di Federico I, dato a Reggio il 1º febbraio, col quale l’imperatore concedeva a’ Pontremolesi tutte le regalie a lui competenti, sia nel castello sia nel distretto di Pontremoli, non escluso il diritto imperiale a quattordici denari per il pedaggio che colà raccoglievano i suoi uffiziali, con la sola condizione che il Comune pagasse annualmente alla Camera imperiale, in Pavia, cinquanta lire nel giorno di San Martino. È dette nel diploma: «Alpes similiter eis cioè a’ Pontremolesi concedimus et donamus et privilegia a predecessoribus nostris Romanis imperatoribus facta ipsis confirmamus et corroboramus». V. A. CORNA, F. ERCOLE, A. TALLONE, Il Registrum magnum del Comune di Piacenza (p. 79). Più volte Pontremoli si trovò in lotta co’ Malaspina, i quali non riuscirono ad impadronirsene prima della metà del XIII secolo, ma solo per poco tempo. Essi vi vantavano antiche pretese, quali discendenti da Oberto, langobardo di stirpe, conte di Lunigiana nel X secolo.
Ma un borghese di Pontremoli che sia salito in si alta rinomanza nel monde feudale e trobadorico, non soltanto d’Italia, ma eziandio di Provenza, al punto da potersi dire di lui che avesse le più belle donne, e del quale non si sia serbata veruna memoria, è difficile immaginarlo. Può darsi che ad A. D., il quale scriveva in Provenza e in Italia non era stato mai, certe cose sfuggissero. Egli, pensando a un Malaspina, forse ad uno che, in qualche sua poesia a noi non pervenuta, si era vantato de’suoi successi presso le donne più belle, non si sarà troppo curato di sapere se costui fosse o non fosse veramente feudatario di Pontremoli, la quale città, essendo tutta circondata da’territori Malaspiniani, poteva bene, ad un lontano, parere come uno di questi. Pontremoli era del resto la città più nota della regione, come uno dei valichi più frequentati dell’Appennino. V. G. SFORZA, Storia di Pontremoli dalle origini al 1500, Firenze, 1904; e anche E. REPETTI, Dizion. geogr. fisico, storico della Toscana, IV, p. 545.
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