23. escalvao] Reso calvo. «Si rammenti la pena infamante della decalvazione, nel medioevo usata per punire, per es., i ladri» (CRESCINI, Man.3, gloss. s. v.). Altri es. in TOMMASEO-BELLINI, s. «scalvare».
73. un genoì] La menzione del «genovino» nell’ultimo quarto del secolo XII, può non essere senza importanza per la storia della moneta genovese. Secondo il Corpus nummorum Italicorum di S. M. il RE D’ITALIA, III, p. 3, la Repubblica avrebbe coniato il genovino verso il principio del sec. XIII (di cui v. la riproduzione nella tav. II, n. 5, della detta opera). Ma si tratta del genovino d’oro. Qui invece si allude a moneta di vil prezzo, di cui non si trova l’esemplare. Il prof. Serafino Ricci, insegnante di numismatica a Bologna, mi addita la menzione di «genuini parvunculi», che trovasi in un elenco di robe del 1240, pubblicato da G. GARAMPI, Memorie della b. Chiara di Rimini, Roma, 1755, p. 233, del valore di sedici danari pisani.
93. per sant Martì] Il santo cavaliere sarà bene ricordato qui grazie al ronzino. Non è fuor di luogo tuttavia il ricordare che i Malaspina, essendo di origine langobarda, dovevano avere particolar culto per quello che era il santo nazionale de’ Langobardi (cfr. A. GAUDENZI, Calendimaggio, p. 9). Si dovrà a ciò probabilmente il gran numero di chiese dedicate a san Martino esistenti tuttora in quelli che furono i territori Malaspiniani. Se poi la frase vorrà significare: «sarà meglio per voi che, per la prossima festività di san Martino, vi rechiate», &c., il che importerebbe essere la poesia destinata a venir recitata in quel giorno, in tal caso il motivo dell’opportunità della richiesta del ronzino apparirà più calzante. Quella dell’11 novembre era infatti una solennità non solo religiosa, ma anche civile. Per consuetudine fissata nelle leggi langobarde, essa era ed è tuttavia, in gran parte d’Italia, la data della scadenza de’ livelli e degli affitti (v. GAUDENZI, op. cit. passim). Così era nella regione Malaspiniana; cf., per es., il contratto che leggesi nel Cod. diplom. di S. Colombano di Bobbio cit., II, 12, ed altri ancora. Ne’ paesi dove in quel giorno si tengono delle fiere, è costume che il padrone faccia un dono a’ suoi dipendenti. E che tal costume sia antico, si apprende dalla nota Canzone del Castra, in cui il dongiovanni marchigiano promette alla donna diversi donativi, e fra questi una «operata cinta a san Martino». |