Notes - Anmerkungen - Notes - Notas - Notes - Note - Nòtas

De Bartholomaeis, Vincenzo. Poesie provenzali storiche relative all'Italia. Volume primo con ventiquattro silografie. Roma: Tipografia del Senato, 1931

[CdT en procés d'incorporació]

080,008- Bertran de Born

12. barbaris] Si dava il nome di «barbarin» a’ danari battuti da’ visconti di Limoges, a causa della faccia barbuta di san Marziale che vi era rappresentata (THOMAS, p. 91 nota; STIMMING2, p. 180).

14. Allusione a’ trattati che certi vassalli di Riccardo Cuor di Leone avevano fatto col re di Francia durante la cattività del loro signore (THOMAS, p. 91 nota; STIMMING2, p. 181).

25. reis] Riccardo.

38-9. Aimars e Guis] Aimar e Guido sono, probabilmente, secondo il THOMAS, certamente, secondo lo STIMMING, i due figliuoli del visconte di Limoges Aimaro o Ademaro V, i quali, negli ultimi anni della vita del padre, parteciparono all’amministrazione del viscontato. Aimaro morì prima di suo padre, nel 1195; Guido successe ad Aimaro V nel 1199 (THOMAS, p. 92 nota; STIMMING2, p. 181).

41. Mariniers] La seconda biografia di B. de B. dice che il poeta soleva dare questo nome a Enrico il giovane; ma è un errore evidente, giacchè, secondo che ha osservato il THOMAS p. 92 nota, Enrico era morto da oltre un decennio. Non può trattarsi quindi che di un altro personaggio.

41. Chanzis] I «Chanzis» erano una famiglia abitante vicino ad Altaforte, il castello avito di B. de B.; essa è frequentemente ricordata nel cartulario del monastero di Dalon (THOMAS, p. 92 nota).

42. Malmiros] Come i «Chanzis», così pure i «Malmiron» erano vicini di B. de B.; il cartulario di Dalon registra parecchie loro donazioni (THOMAS, p. 92).

45. Peiro La Chassanha] Un «Petrus de Cassania» appare in un atto del 1189, in cui fa donazione all’abadia di Dalon, in presenza di Ramnaud Malmiro e di Costantino de Born (il fratello di B. de B.); (Cartulaire, f.º 5, cit. dal THOMAS, p. 92 nota).

46. Guis] Lo stesso che al v. 39.

52-3. Le parole di B. de B. possono alludere a due fatti, ugualmente riprovati dalla opinione pubblica del tempo. Il primo, la cattura di Riccardo Cuor di Leone (20 dic. 1192); e tale ipotesi troverebbe appoggio in ciò che ad essa il poeta accenna nelle cobbole precedenti. Vero è che autore della cattura non fu propriamente l’imperatore, ma egli, avendo poi tenuto in prigionia Riccardo e avendo sfruttato il gesto del duca d’Austria, poteva ben passare come l’autore vero di essa. L’altro fatto è l’avere Arrigo, nel maggio del 1194, in Italia, utilizzato, con grande scandalo, una truppa di pellegrini, raccolta in Germania e diretta in Siria, a combattere con lui per la conquista del Regno di Sicilia («militia peregrinorum quae in procincta transmarinae expeditionis constituta cum eo transalpinaverat, quaeque interim confluebat, opem ei summo nisu conferente»; OTTONE DI SAN BIAGIO, Contin., p. 324). Tanto l’uno quanto l’altro fatto avevano ugualmente giovato allo Svevo. Da una parte, questi si era servito del prezzo del riscatto pagato da Riccardo per impinguare il tesoro necessario all’impresa dell’Italia meridionale («Imperator itaque tante precio donativa liberaliter erogans, exercitum egregie stipendiatum... misit in Apuliam»; OTTONE DI SAN BIAGIO, ibid). D’altra parte, le milizie crociate, distratte dal loro scopo, lo aiutarono potentemente («Heinricus imperator bellicosissimum exercitum peregrinorum, multis muneribus illustratum, a se dimisit...»; OTTONE DI SAN BIAGIO, ibid., p. 326). Al v. 53, tutti i mss. leggono: «Don pres P. e R.», alludendo alla «presa» del Reame, grazie all’uno o all’altro de’ due misfatti. Ma il THOMAS, p. 92, e lo STIMMING, p. 182, a «pres» sostituiscono «pert» = «perde», per il motivo, d’ordine stilistico, che «pres» già ricorre al v. precedente. Io ho accolto l’emendamento; osservo però che, se B. de B. ha scritto realmente «pert», questa voce non potrà essere intesa nel senso ordinario di «perde», giacchè Arrigo VI non perse mai le terre acquistate. «Perdere» può qui avere il valore di «mandare in rovina», in «perdizione», «devastare» &c. B. de B. darebbe così la dimostrazione che la nuova delle immense crudeltà e rapine commesse dallo Svevo in Italia risonava già al di là delle Alpi. Se poi a «pert» dovesse attribuirsi il valore ordinario, allora bisognerebbe intendere il passo nel senso che le crudeltà imperiali non avrebbero tardato, secondo l’opinione pubblica, a procurare ad Arrigo la perdita de’ territori conquistati («pert» = «si aliena l’anima» &c.). Mentre il poeta scriveva, l’imperatore era già tornato nel Nord, attraverso la Marca d’Ancona e la Romagna. Siamo pertanto dopo il giugno del 1195, e avanti la morte di Aimaro, della quale non conosciamo il giorno, ma che seguì entro il detto anno.

 

 

 

 

 

 

 

Institut d'Estudis Catalans. Carrer del Carme 47. 08001 Barcelona.
Telèfon +34 932 701 620. Fax +34 932 701 180. informacio@iec.cat - Informació legal

UAI