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De Bartholomaeis, Vincenzo. Poesie provenzali storiche relative all'Italia. Volume primo con ventiquattro silografie. Roma: Tipografia del Senato, 1931

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364,047- Peire Vidal

5. Tanto il BARTSCH quanto l’ANGLADE stampano «valensa» col v minuscolo. Non già che qui si tratti delll Valenza del Monferrato, e tanto meno di qualcuna delle altre Valenze d’Italia e degli altri paesi. Il nome della cittadina che rientrava ne’ domini del Marchese, serve al trovatore per un giuoco di parole («valore»): uno di qu’ bisticci di cui, in questa e in altre poesie, P. V. fa addirittura un abuso.
 
19. Tals]  V. il n. sg., nota al v. 41.
 
22. Anche qui il BARTSCH e l’ANGLADE stampano «plazensa» col p minusculo. Evidentemente P. V. giuoca anche qui di parola con «plazer».
 
38-40. I due editori stampano bensì i nomi di luogo con la maiuscola, ma si direbbe non abbiano afferrata la ragione della menzione di essi. Infatti l’ANGLADE traduce: «elle rassemble [aux dames de] Montbel et d’Argence, elle a la couleur de celle de Montrosier et sa maison est de Valfleur». In realtà si tratta anche qui di giuochi di parole: «Monbel» (Mombello del Monferrato) e «bello»; «Argenza» (Argence, sul Rodano; ANGLADE, ind. s. v., o «Argens», «Argent»; Argenta nell’Emilia) e «gent» gentile; «Monrosier» (il Monterosa: «rosa» la pianta) e «color roseo»; «Valflor» (per cui, essendo difficile pensare a Valfioriana ncl Trentino, si può pensare a Val-fleury della Francia, Seine et Oise) e «fiore».
 
42. Allusione alla nota storiella del re di Persia Adschir, il quale offrì a un certo Sessa, indiano, in premio di avere in ventato il giuoco degli scacchi, tutto ciò ch’egli desiderava da lui. Sessa gli chiese tanto grano quanto se ne sarebbe accumulato, incominciando da un granellino e raddoppiando tante volte via via quanti erano i quadretti dello scacchiere, cioè 64. Il re, che era rimasto quasi indignato della domanda apparentemente modesta, fu sorpreso nell’apprendere poi dal suo vizir l’enorme quantità di grano che abbisognava. Coloro che si son presa la briga di fare i calcoli sono giunti a delle cifre tali da non potersi leggere, mancando l’espressione adatta. V. J. F. MORTULA, Hist. des Mathématiques, I, p. 379 sg.
 
45-8. Neanche in questi versi è il caso di interpretare alla lettera, come ha fatto l’ANGLADE, le parole del poeta, dalle quali risulterebbe l’assurdo della ubiquità di lui. P. V. ha voluto dire semplicemente: «Da che ella mi ebbe accordato il suo amore, io son divenuto un “prode”; perciò io sono qui, in Italia, salito in onore, ed ella deve per questo stimarmi di più».
 
56. Nell’ «avvenente traditore» il BARTSCH, op. cit., p. LIII, credè doversi ravvisare Rambaldo di Vaqueiras, reputando la donna cantata da P. V. esser la Beatrice, sorella, com’egli stimava, del marchese di Monferrato, cantata da Rambaldo. Il TORRACA, Le donne ital. nella poesia provenz., p. 6, e P. V. in Italia, p. 233, diede a «trachor» il significato, non di «traditore», ma di «tiratore», «arciere». Non credo ci si possa spingere sin dove si spinge il Bartsch. Il «traditore avvenente» o «l’arciero avvenente», colui che, alla corte dove si trovava il trovadore, lanciava sguardi «traditori» o aguzzi come saette, non poteva essere che una sola persona: la stessa ispiratrice del canto: Adelaide di Saluzzo; cfr. n. sg. «Bon’ aventura».

 

 

 

 

 

 

 

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