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De Bartholomaeis, Vincenzo. Poesie provenzali storiche relative all'Italia. Volume primo con ventiquattro silografie. Roma: Tipografia del Senato, 1931

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439,001- Ricaut Bonomel

9–13. «Eodem anno [1264], .XXVI. ianuarii, Bendocdar cepit Caesaream per proditionem . . . Soldanus vero castrum Arsuf obsidens, undique vallavit . . . Eodem anno [1265], ultimo aprilis, captum est castrum Arsuf . . . Fuerunt quoque capti aut mortui Hospitalarii .XC., et qui in castro erant universi, circa mille, ducti sunt in captivitate Babiloniae [=Cairo]» (MARINI SANUTI TORSELLI Secreta, lib. III, part, XII, cap. VII). Arzûf (Antipatrida) apparteneva agli Ospedalieri, a’ quali era stata venduta da Balian nel 1261 (MARINI SANUTI ibid.). Date le rivalità allora esistenti tra Ospedalieri e Templari, si potrebbe anche scorgere una punta di rimprovero a’ primi di non aver difeso strenuamente la fortezza. Ma questa resisté circa un anno, sí che io credo che in quelle parole sia da scorgere piuttosto il rimpianto per tanta gente condotta prigioniera in Egitto. 

20. Tartres] I Tartari nel 1260 avevano irrotto nella Siria e occupato Damasco e altre città facendo strage de’ Saraceni. Erano poscia entrati in Gerusalerame, avevan presa Sidone. Essi godettero del favore de’ Cristiani, avendo chiesto il battesimo, la qual cosa riesci naturalmente assai grata ad Alessandro IV (v. RAYNALDI Ann. Eccles., III, p. 63). Ma erano stati battuti nella piana di Tiberiade dal soldano d’Egitto (sul quale v. la nota sg.), il 3 ottobre dello stesso anno (MARINI SANUTI Secreta cit., cap. VI). 

Armenis] Gli Armeni avevano favorito i Tartari nelle loro occupazioni della Siria settentrionale. Nel 1262, i Saraceni posero l’assedio ad Antiochia, «sed» (scrive MARIN SANUTO, loc. cit.) «procurante Rege Armeniae, venientes Tartari obsidionera soluerunt». Di che Bendocdar li farà pentire dopo la vittoria di Arsuf, catturando uno de’ figli del re Hayton e un altro uccidendone con molta popolazione (ibid., cap. VIII). 

I Persiani si saranno trovati fra le truppe de’ Tartari. 

24. lo Melicadefer] El Malec el-Muzzafer Seid ed-Din Kutuz, salito al trono l’11 o il 12 novembre 1259, assassinato da Bibars, che ne fu il successore, il 22 ottobre 1260 (v. DE MAS-LATRIE, Trés., col. 1828). Erra il MICHAUD (Storia delle Crociate, trad. ital., p. 440) dove, traducendo le cobbole I, III e IV di questo sirventese, identifica «Melicadefer» con Bendocdar Bibars. Il BERTONI (loc. cit.) riproduce, senza discuterlo, l’errore. Il trovadore ricorda, dunque, un personaggio scomparso, per dire che è l’ombra di lui quella che opera per conto di Maometto.

33–40. Il «nostro legato» è il cardinale di santa Cecilia, Simone di Brie, il futuro Martino IV. Il poeta lo chiama «nostro» riferendosi, a me pare, al suo paese di origine. Clemente IV gli aveva concesso diverse facoltà di dispensa; fra queste quella di assolvere tutti coloro del regno di Francia e delle altre terre della sua legazione, i quali avevano emesso il voto per il soccorso alla Terra santa, e di convertirlo «in susceptionem et executionem negotii regni Siciliae». La bolla è del 5 marzo 1265, data in Perugia (POTTHAST, Regesta Pontific., II, p. 1544)

 

 

 

 

 

 

 

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