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De Bartholomaeis, Vincenzo. Poesie provenzali storiche relative all'Italia. Volume primo con ventiquattro silografie. Roma: Tipografia del Senato, 1931

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461,133b- Anonyme

25. Invece Roberto, nel suo testamento, aveva disposto «quod omnes et singuli officiates et familiares sui, cuiuscumque conditionis et status, remanere debeant et esse secundum gradum cuiuslibet in servitio praefatorum dominorum, domini Ducis et dominae Ducissae [di Calabria: Andrea e Giovanna] ac dominae Mariae eo modo sicut fuerunt in servitio eiusdem domini Regis», &c. (Testamento cit., col. 1106). 

62. Vicicancellier]. Nel 1342 due erano i vicecancellieri alla Corte di Roberto. Nel Registro Angioino n. 327, secondo la gentile comunicazione fattomi dal collega prof. R. Caggese, si legge: «Actum Neapoli [27 settembre 1342] ... Datum ibidem per manus venerabilium in Christo patrum Rogerii, Dei gratia Barensis archiepiscopi, et Philippi, Cavillionensis episcopi, vicecancellariorum, ac Iohannis Grilli de Salerno», &c. Filippo di Cabassolles, vescovo di Cavaillon, fu anche uno degli esecutori testamentari del Re e de’ governatori di Andrea e Giovanna sino alla loro età di venticinque anni (vedi Testamento cit., coll. 1105, 1108), eletto poi patriarca di Gerusalemme e cardinale (GAMS, Series Episcop., p. 532). 

79. Ossia al convento Francescano di Marsiglia, fatto erigere da Roberto nel 1326. Vi si serbavano le spoglie di san Ludovico d’Angiò, ed era meta di pellegrinaggi. Intorno a questo rinomato santuario, vedi R. CAGGESE, Roberto d’Angiò e i suoi tempi, p. 651 sg. 

95. Durante l’ultima spedizione militare in Sicilia, poco prima della morte di Roberto, parecchi Provenzali erano stati continuamente al servizio del Re. Gli erano stati devoti, ne avevano vettovagliato l’esercito, ne avevano eseguito gli ordini, e poiché non avevan potuto agevolmente tornare in patria, avevano ottenuto da lui un provvedimento di favore, cioè la moratoria de’ loro debiti e l’ordine agli ufficiali regi di Provenza di non aiutare i creditori nelle loro richieste. Tanto da un documento del 17 luglio 1342, riassunto da R. CAGGESE (op. cit., I, p. 560). Il provvedimento era stato preso «actendentes necessitates multiplices quas Provinciales, qui fuerunt hucusque et sunt in servitiis nostris in Sicilie partibus, subierunt». 

102. P. MEYER (Les derniers Troubadors cit., p. 466 nota), respingendo l’identificazione del Bartsch con Carlo di Valois, riconosce nel Conte di Avellino Raimondo IV del Balzo. Cf. num. CLXXXIX

138. L’A. è uno di quelli che credevano aver Roberto usurpato il trono al figlio di Carlo Martello, se qui fa che, in punto di morte, senta il rimorso della sua colpa, in parte espiata con l’aver volutola nipote Giovanna, figlia del duca di Calabria, sposasse Andrea d’Ungheria. Sopra simile accusa ed altre piú gravi che si movevano a Roberto da parte di molti, vicini e lontani, vedi R. CAGGESE, op. cit., pp. 6, 106 nota e 665 sg.

168. gonfaronier] Il titolo esatto era propriamente quello di vicario imperiale, durante la vacanza dell’Impero; tale il Re fu creato da Clemente V con bolla del 14 marzo 1314, dopo essere stato nominato Senatore di Roma &c. (RAYNALDI, Ann. Eccles., V, p. 20).  

192. Una delle chiese dedicate alla Vergine nella Camarga, presso la foce del Piccolo Rodano, che segnava il confine della Contea di Provenza. 

 

 

 

 

 

 

 

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