v. 15. Il verso con la lez. fara non è di facile intendimento. Il Pelaez spiega (pag. 349): «il maltrattamento mi renderà sempre più amante di lei cioè farà che si possa dire che non c'è stato mai uomo così fedele alla sua donna come me». Per il Jeanroy soggetto di fara è mos cors e quindi il senso della frase sarebbe: «Il en sera ainsi (je réussirai), car jamais il n'y eut homme vivant qui fût ...» (in «Le Moyen Age», X, pag. 189). Ancora altra interpretazione suggerisce lo Schultz-Gora, in «Zeitschr. f. rom. Phil.», XXI, pag. 571, con l'inserire una virgola dopo fara, spiegando il que con «denn». E' indubbio che il senso della frase si spiega solo a condizione che s'inquadri nel contesto; in tale misura l'indicazione del Jeanroy è valida. Ma egli non considera un elemento importantissimo: lai (v. 13) indica il gai cor seingnoril, cioè «lei, che e l'altro termine del colloquio d'amore. Soggetto di fara e « lei», così come è soggetto di autreia. Il poeta per un momento spera realizzato il suo sogno (str. III): si fara...; ma la realtà lo riprende (str. V): mas il non o fai ...
v. 24. Spero d'aver ben interpretato il passo, correggendo fins in fics (< fixus). Infatti fins, «perfetto, puro» non dà un senso chiaro e preciso alla frase: l'emendamento mi pare del tutto giustificato.
v. 25 e sgg. Per il senso, cfr. Jeanroy e Schultz-Gora nei luoghi citati.
v. 30. Accolgo l'emendamento proposto dal Jeanroy, ivi, pag. 189, ed accettato dallo Schultz-Gora, ibid., e dal Levy, in «Literaturblatt f. germ. u. rom. Phil.», XIX, col. 28. Cfr. v. 34.
v. 35. Conservo qui la correzione del Pelaez, che già ebbe il consenso del De Lollis. Il Jeanroy (ibid.) propone di rispettare l'attestazione dei codici, intendendo fa·ilh uecs, «fa cenno». II riscontro col v. 21 è evidente: il poeta si lamenta che, pur avendone sovente l'occasione, mai la donna gli ha mostrato la sua simpatia. |