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Branciforti, F.. Le rime di Bonifacio Calvo. Catania: Università di Catania. Biblioteca della Facoltà di Lettere e Filosofia, 1955

[CdT en procés d'incorporació]

101,017- Bonifaci Calvo

Questo componimento ha due strofi e la tornada scritte in provenzale (I, IV, V), una strofe in portoghese (II) e una in antico franceses (III): su tale schema linguistico non si possono avere più nota polemica aperta dal Pelaez circa la secondastanza (ch'egli voleva scritta in aragonese), vedi Pelaez, in «Giorn. lig.», VIII, 1891, pag. 397 e nel G.S.L.I., XXIX, pag. 365 e sgg.; A. Jeanroy, in «Revue des Pyrénées», I, pag. 7; e soprattutto C. Michaëlis de Vasconcellos, Randglossen zum altportugiesischen Liederbuch. X. Das Zwiespaltslied des Bonifacio Calvo, in «Zeitschr. f. f. rom. Phil.», XXVI, 1902, pp. 71-75; e Cancioneiro da Ajuda, op. cit., pag. 441; e Bertoni, I trov. d'It., pag. 580. Assunto tale principio, il problema della restituzione della forma linguistica si pone su basi certe; Bonifacio Calvo conosceva sicuramente il gallego-portoghese (basterebbero i suoi due componimenti in questa lingua a testimoniarlo) e l'antico francese; quindi gli ibridismi, che si notano nelle due stanze suddette, debbono attribuirsi ai copisti provenzali. Con ciò tutto si risolve in una reintegrazione delle forme normali, nei limiti della tradizione manoscritta.
 
In primo luogo bisogna tener presente che l'ultimo verso delle stanze I e II anticipa in qualche voce la lingua della stanza seguente; in tal modo, ad esempio, è da conservare 7 quiser (port.) e 14 cuer (a. fr.), che sono di legamento con la strofe seguente.
 
Per quanto riguarda la II strofe, essa può essere restituita ad una forma normale con qualche lieve ritocco, così come ha fatto C. Michaëlis de Vasconcellos (Randglossen cit., pag. 75); le esitazioni del Bertoni mi sembrano eccessive. Per il dittongo ie ed ue di ieu 8 e di quier 9, si può senz'altro reintegrare la forma regolare non dittongata eu, quer (in K quest'ultima voce è qer), attestata anche in 11 quer. La lezione 8 ougza di IK ha bisogno di una correzione, che il Bertoni ha visto nel testo di a1, oug ia;mentre può spiegarsi come una semplice grafia provenzale del portoghese ouz'a, secondo la restituzione della De Vasconcellos. Lo stesso fenomeno grafico s'è verificato in guer' ondrado 11, dove il testo portoghese vuole guerr'onrrado: l'errore dello scempiamento si verifica anche altrove (vedi XIII, 25 requerre)e il suono di dissimilazione rende probabilmente la pronuncia originaria forte. Ilmaintos 8 si deve senz'altro addebitare al copista, il quale ha tradotto il muintos primitivo, con la desinenza -os. E' fuor di dubbio che mun ben 12, dato con significativa oscillazione dai codici, sia da accogliere piuttosto che correggere in muit; vedi Bertoni, I trov. d'lt., op. cit., pag. 580. L'ultimo verso della II strofe, come s'è detto, preannuncia, anche linguisticamente, la terza.
 
Più regolare è la veste antico-francese della III strofe. Un problema sorge per la rima -ier, -er dei vv. 17, 19 e 20. Penso che si possa ridurre tutto in -er, secondo l'esempio di trover, che non può essere assolutamente modificato; in tal modo comter diviene del tutto regolare. Resta tuttavia menacier, perchè una rima di questo genere è ammessa in a. francese.
 
Già l'Appel ha proposto 19 j'ai e la correzione di 20 el in il e di li doi rei in los dos rois: emendamenti che introduco nel testo, salvo l'ultimo, che ho corretto lievemente (les doi rois). Vedi anche lo Schultz-Gora, in «Zeitschr. f. rom. Philol.» XXI, pag. 147.

 

 

 

 

 

 

 

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