v. 8. La lezione esatta viene data dal cod. a1, sobraria. Già il Bartsch, Chrest., pag. 275, aveva proposto sobrera, accolto dal Pelaez.
v. 14. E' da preferire la lezione corretta di a1 contro quella erronea di IK, luecs.
vv. 14-16. Il passo si presta a molteplici interpretazioni; ma tre sono le più probabili. Il Bertoni (ne I trov. d'lt., op. cit., pag. 426) intende «... e date opera a indirizzare coloro che, per la contesa che avete fra voi, si fanno vostri avversari»; senza dare ulteriore spiegazione. Penso che egli sottintenda come avversari i Veneziani, i quali approfitterebbero delle discordie interne genovesi per farsi nemici più terribili. Su questo piano è anche il De Bartholomaeis, Poes. Prov. Stor., op. cit., vol. II, pag. 240. Ma per desconoissen possono qui additarsi gli stessi genovesi, i quali si fanno desconoissen, «incoscienti» (non «nemici»), perchè con le loro beghe partigiane mettono in pericolo l'esistenza stessa della repubblica; in tal caso «incoscienti»significherebbe anche «dimentichi» del bene comune. Oppure «dimentichi, immemori»sono i nemici, i Veneziani, i quali, avendo vinto i genovesi cogliendoli in un momento di smarrimento e di discordia interna, si vantano oltre misura del successo e si fanno «immemori»delle passate sconfitte subite ad opera dei genovesi? Così interpreta il Pelaez, pag. 352, «si vanno rendendo sconoscenti della vostra potenza». Per me, preferisco la seconda ipotesi, come si vede dalla traduzione; in ciò indotto dalla strofe seguente, nella quale il poeta dispera che la discordia interna possa essere superata, appunto perchè troppo violenti sono gli odi e cieca la contesa: Mas lo contenz es tant mest von poiatz, - que, s'el non chai, greu er que no·us dechaia, - qu'om vos guerreia, e vos vos guerreiatz. |