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Bertoni, Giulio. I trovatori minori di Genova. Dresden: Gesellschaft für Romanische Literatur, 1903

436,002=013,001- Simon Doria

Si cfr. Maus, Op. cit., pag. 103, nº 212: Raimb. d'Eiras, 1;Bertr. Carb. 50; Blac. 10; Uc d. S. Circ 36; Nicol. de Tur. 3; Alb. Marq. 1. Questo componimento si legge nel solo cod. provenzale T (Bibl. Nazion. di Parigi, 152, 11, c. 72v), donde è stato tratto e pubblicato da L. Selbach, Das Streitgedicht in der altprovenzalischen Lyrik und sein Verhältnis zu ähnlichen Dichtungen anderer Literaturen, in Ausg. u. Abh., LVII, Marburg, 1886, p. 106. Ho potuto collazionare l'edizione diplomatica del Selbach con il ms: T e vi ho riscontrato talune inesattezze. Riferisco qui dapprima il risultato della mia collazione: v. 2. Selb. nes lasais. Che così vada corretta la lezione del ms., mi par sicuro; ma il cod. legge veramente: nos la cais. - v. 7. Selb. drudaria. Il ms. legge: druderia. - v. 8. Selb. dinç. Il cod. reca soltanto: diç senza abbreviatura. - v. 10. Selb. senes. Il cod. ha soltanto: sen. - v. 14. Selb. gella. Si tratta cli una s. - Si cfr. nel ms. un's simile due righesotto. Si legga col ms. sella. — v. 21. Selb. cil toc. Il cod. ha cil toc. — v. 29. Selb. sias. Il cod. siaas. — v. 35. Selb. ne bro. Credo di poter leggere: nel broc. — v. 46. Selb. enquisa; ma il ms. chiaramente conquisa. — v. 48. qeus. Cosi il ms. Il Selb. ha qens.

Il senso generale di questa tenzone è facile; essa presenta invece numerose difficoltà nei particolari, a risolver le quali mi sono giovato di alcuni apprezzamenti dei Sigg. Dejeanne e Pepouey, che hanno voluto studiare per conto loro questo interessante componimento. Non tutti i punti oscuri del testo ho potuto spiegare; ma confido di esser pervenuto a dare della nostra tenzone una lezione accettabile. Anche mi sono giovato di alcuni suggerimenti del prof. E. Levy.

v. 2. puois tant forç n'es l'asais. — Si cfr. Marcabrun (M G., CCII, str. III, v. 3) Dels fortz assais ...

v. 17. qui me dones Roais. Si cfr. B. de Born., ediz. Stimmmg, 34, 23.

v. 20-21. La disposizione, che a tutta prima sembra più naturale, di questi due versi, è la seguente:

   tenir mi don en aisit lioc qilh toc
   son pieç [redon] e sa mamela dura ...

ma si oppone il fatto che la rima toc riccore sùbito dopo.

v. 21. Si avverta che qilh è uguale a que·lh = que li. Si cfr. Appel, Prov. Ined., XIV.

v. 38. vos. Nel cod. vos en. Forse avrei potuto leggere nel testo: von = vo'n = vos en.

v. 49. Il Levy mi suggerisce la correzione: can sol d'engan l'avetç, e aggiunge: «d'engan = de frau — verstohlen — kann ich allerdings nicht belegen.»

 

 

 

 

 

 

 

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