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Squillacioti, Paolo. Le poesie di Folchetto di Marsiglia. Pisa: Pacini, 1999.

Nuova edizione riveduta e aggiornata per il "Corpus des Troubadours", 2009.

155,009- Folquet de Marselha

Registro preliminarmente l’identità sostanziale fra le edizioni di Stroński 1910 e Shepard 1924: oltre che per fatti grafici, la seconda si differenzia per una migliore punteggiatura (accolgo nella mia edizione le virgole dopo 2 amoros 19 aon), ma anche per aver fornito, senza necessità, di iniziale maiuscola 1 amor, 18 humelitatz e 21 forsa.
Attribuzione: parte I, § 1.2.9.
 
1. a cui me soi datz: un buon numero di occorrenze dell’espressione (questa esclusa), per la maggior parte con donatz in rima, è schedato da Asperti 1990, p. 164 (a proposito di RmJord 404,1 [I], 34: «domn’, endrech vos, a cui me son donatz»): si noti nel nostro testo il rimante donatç di T che rende ipermetro il verso.
 
9. no·s descos: alla lettera ‘non si scuce’ come in GcFaid 167,60 (XI), 43-44: «e grazisc li lo joi e l’alegranssa / qe·m det tan gen qe no·s romp ni·s descos»; ancora più figurato di quello qui proposto è il senso offerto da Shepard 1924, p. 55: «ne s’affaiblit pas» (cfr. anche il Glossaire di Stroński, p. 245, s.v. descozer e LR, II, p. 499, s.v. coser, n° 8).
 
11. Sull’ ‘aman desamat’, tema del partimen AimPeg-GlBerg 10,19-210,10 (Shepard-Chambers 1950, n° XIX), 5-6: «Si volriatz mais desamatz amar, / o desamar e que fossetz amatz», si vedano le considerazioni di Asperti 1990, p. 368 (a proposito di RmJord 404,10 [X], 43-44: «quar ieu am tam be / e no sui amatz»).
 
13. no·m: l’unica modifica di sostanza al testo di Stroński e Shepard si fonda sulla lezione di Ea (cfr. l’anfibolo di MQ: a torto Shepard attribuisce nom anche ad essi); sull’uso del riflessivo con i verbi di movimento si veda Jensen 1994, § 446 (cfr. Jensen 1986, § 638).
 
15. n’aiatz: il ms. M legge maiatz: casi analoghi di scambio m/n sono registrati in Asperti 1990, p. 458 (a proposito di RmJord 404,12 (XII), 24: «m’aiatz» a testo, naiatz in ABDEIKM).
 
22. cor sagelatz: la metafora del sigillo sul cuore è già in RbOr 389,11 (XXIX), 30: «de leis qu’e mon cor sagel» (accolgo l’emendamento di Perugi 1985, p. 219, n. 6 all’ed. Pattison, dove si legge «que»: rimando alla medesima nota per ulteriori occorrenze del motivo).
 
23. pretz verais e bos: cfr. JfrRud 262,2 (IV), 12: «Tant es sos pretz verais e fis».
 
24-25. Per altre attestazioni del tema della «perdita di controllo su se stessi» espresso tramite poderos/poder si veda Asperti 1990, p. 399 (a proposito di RmJord 404,11 [XI], 14-16: «qu’anc pus vos vi no fui d’el poderos, / tan enveios fui del vostre cors gen / qu’aqui meteis remas en vostr’estatge»).

27. Mal interpretando l’apparato tutt’altro che cristallino di Stroński, Perugi 1978, I, p. 194 ritiene che MT abbiano rispettivamente qi eu e quieu (senza per) in luogo di per (de) cui ieu: di qui l’analisi: «Meglio postulare con *MT* un eu dieretico, piuttosto che l’assurdo zeugma determinato da per (messo in crisi, oltretutto, dall’alternativa de proposta da *Qa*)» e la soluzione: «Mas vos, domna, cuy eu chan».

 

 

 

 

 

 

 

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