Notes - Anmerkungen - Notes - Notas - Notes - Note - Nòtas

Chiarini, Giorgio. Jaufre Rudel. L'amore di lontano. Roma: Carocci, 2003.

262,004- Jaufre Rudel de Blaja

3. Pratz e vergiers. Citazione di Guglielmo IX («pratz e vergiers reverdezir», Pus vezem v. 2).
 
4. lais. Nel Donatz proensals si legge «lais .i. dulcis cantus» (cit. da Roncaglia), ma sembra qui opportuna la precisazione di Jeanroy («melodie plaintive») presentandosi nel contesto come un quasi sinonimo di critz. Anche in Dante il termine, sempre al plurale, vale «canto lamentoso d’uccelli» (Cfr. F. Neri, La voce «lai» nei testi italiani, in «Atti Acc. di Torino», LXII, 1936-37). Nell’uso trobadorico il termine lais copre un’ampia gamma di significati, illustrata da R. Baum, Les troubadours et les lais, in «Zeitschrift für romanische Philologie», LXXXV, 1969, pp. 1-44.
 
5. lo dous termini suau. Cfr. il gens termini di Bernart de Ventadorn, Lancan vei per mei la landa, v. 3; termini è propriamente «data fissa, scadenza».
 
6. qu’. Avversativo.
un petit de joi. Per Casella sarebbe «un piccolo cerchio di gioia» dove il poeta è chiuso e nulla lo può «compiacere tanto quanto il diletto di un nobile amore». Credo che abbia inteso meglio Jeanroy («n’ai que bien peu de joie»): sarà l’entità minimale della gioia, il minimo di gioia che si possa immaginare.
 
10. burdens. Da bordir (o burdir), propriamente “giostrare”, quindi «scherzare festevolmente, far festa» (Roncaglia). Stimming rifiutò questa lezione, accogliendo la variante bordeitz («Tournierspiele»), preferita anche dal Bertoni («Annales du Midi», XXVII, p. 218), che è forse una banalizzazione.
 
12. Jauzens jauzitz. La reciprocità del joi è un evento puramente sognato, che commuove l’immaginazione e sostiene la tensione inesausta dell’amore lontano.
 
13 ss. Come vagheggia l’amore corrisposto, così il poeta sogna di una disposizione indulgente e benevola dell’amata verso l’amante sofferente: «soggettività che si trasferisce nel proprio oggetto, per sentirlo in armonia con se stessa, entro la luce della conoscenza» (Casella). Siamo insomma sempre dentro il cerchio magico del soggettivismo rudeliano, che qui si appaga di contemplare la finzione di una risposta reale nel cuore dell’amata. Jeanroy lesse invece il passo in chiave realistica («l’amie du poète lui a témoigné assez de bienveillance»).
 
14. en greu logau. Letteralmente: “in situazione penosa” (Jeanroy «en triste lieu»; Riquer «en apurado trance»),
 
15. Tutto sommato è abbastanza soddisfacente il testo, qui recepito, di Jeanroy, che ha perfezionato gli emendamenti precedentemente proposti da Stimming (per som vei trop soen marrir, oppure per so sui trop soen marrir).
 
17. Luenh. Lo Spitzer ha supposto che proprio qui si trovi il motivo allo stato germinale, immaginandone lo sviluppo in «trois étapes» (senza trarne illazioni sulla cronologia relativa dei testi): luenh es lo castelhs, amor de terra lonhdana, amor de lonh. L’amore lontano sembrerebbe configurarsi come qualcosa di apparentemente storico: l’amata ha un marito che la custodisce gelosamente. Ma l’essenziale è il motivo della irraggiungibilità, che in Quan lo rius si specifica come distanza spaziale, qui invece nella circostanza esterna impediente. La situazione è in sostanza sempre la stessa.
 
18. jai. Jeanroy, seguito dal Casella, «repose»; Riquer «moran» (lei e il marito). Ma il verbo jazer dolorosamente allude al talamo in cui viene consumato l’amore coniugale: «ce jay suggère un “lit” et c’est un détail pénible à imaginer pour le poète» (Spitzer).
 
20. cosselhan. Corr. cosselhans?
 
25 ss. È il tema dell’erogazione di valore da parte dell’essere amato.
 
26. on sos jois fo noiritz. Propriamente “dove fu allevata colei che è essa stessa la sua gioia”.
 
30. enclau. Può di per sé essere prima o terza persona, ma nel contesto è più plausibile la prima, malgrado il diverso avviso di Jeanroy e Casella.
 
31. Si ponga mente alla distinzione fra talan, inclinazione istintiva, e albir, scelta razionale.
 
34. Espressione topica, tratta dalla botanica. La radice della vita, anche elementare, sta presso l’amata; ma non si può raggiungere nella realtà empirica, bensì soltanto nell’immaginazione e nel sogno.
 
39. per sufrir. Dato tematico già presente in Guglielmo IX («a bon coratge ben poder, / qui·s ben sufrens», Pus vezem, vv. 23-24). La benevolenza dell’amata è erogazione puramente oggettiva, senza private complicità, e il bon jauzimen sarà perciò conseguibile soltanto in quella tensione dal tempo verso l’eternità che è la pazienza.
 
41. voluntat. Cfr. nota a volers, III, 24.
 
43. socors. La tradizione manoscritta (per questo testo, peraltro esigua: due testimoni) ha son cors, lezione accettata da Stimming (poi anche da Casella e Riquer), ma inammissibile perché cors CORPUS non può rimare con cors CURSUS del v. 41. Bisogna dunque leggere socors con Jeanroy (che attribuisce la correzione ad A. Thomas). Il soccorso auspicato è ovviamente quello d’amore, cioè contro le pene dell’amore; il termine è passibile di uso tecnicizzato in tal senso; cfr. Rigaut de Barbezieux, Tuit demandon qu’es devengud d’amor, vv. 33-36: «E pois, domna, tan grans es vostr’onors / et en vos son tuit bon aip ajostat, / car no·i metetz un pauc de pietat / consi fezes a mon maltrag secors».
 
45. gilos. È il marito «per antonomasia» (Roncaglia). Ma qui dall’individuo si passa curiosamente alla pluralità (cfr. an al verso seguente); a meno che il plurale non coinvolga implicitamente i lauzengier («mettimale»), tradizionali alleati del geloso.
 
46. batestau. Cfr. afr. batestal, batistal «bruit (surtout d’un combat)» FEW, I, 293; «Lärm, Getöse,Toben, Spektakel» TL, s.v. L’antico italiano batasteo, batastero, batistallo «combattimento, scontro fragoroso» (Poeti del Duecento, a cura di G. Contini, Milano-Napoli, 1960, I, 474 e 821) è un gallicismo.
 
47. departir. Propriamente «entscheiden, schlichten» SW; qui, in sostanza, “liquidare”.
 
50. non ai. Correzione di Jeanroy.
luecs aizitz. Correzione di Stimming.
 
52. per escaritz. Locuzione avverbiale, dì valore non esattamente precisabile («à l’état isolé» oppure «en faible quantité» Jeanroy; «alla sfuggita» Casella; «de escondidas» Riquer; meglio forse pensare a un deverbale da escarir, usato in relazione a benevola elargizione, divina da Gavaudan [VI, v. 65: «Mas Dieus m’en a tant escarit»], dell’ amata da Bernart de Ventadorn [Lonc tems a qu’eu non chantei mai, v. 60: «tot m’es per leis escharit»]) che comunque limita la portata semantica del baizars: un bacio in cui i volti si sfiorano casualmente, per un attimo. Il Majorano ha opportunamente posto in evidenza il significato cerimoniale di questo bacio: «come il cavaliere che entra al servizio del signore riceve testimonianza pubblica del suo ufficio;con la cerimonia dell’investitura, così l’accoglimento dell’amante [...] ha anch’esso la sua rappresentazione rituale condensata nel baizars» (pp. 182-3). Significato che tuttavia non esclude la compresenza di quello erotico, esclusivo in un passo della tenzone fra Ugo Catola e Marcabruno: «Marcabrun, quant sui las e·m duoill, / e ma bon’amia m’acuoill / ab un baisar, quant me despuoill, / m’en vau sans e saus e gariz», (vv. 48-52, secondo il testo di A. Roncaglia, in Linguistica e filologia. Omaggio a Benvenuto Terracini, Milano, 1968, pp. 201-54), già citato dal Sanna (p. 346, n. 32).
 
53. san e sau. Dittologia sinonimica allitterante.
 
54. per. Prefisso superlativale latino, separato dall’aggettivo e divenuto avverbio. Jeanroy lo corresse in pro.
vau. Rima identica con 21, eliminabile se in tale sede si accogliesse la variante au vincendo le non lievi perplessità di ordine semantico e sintattico.
 
56. L’amore ha valore di salute: questa è la giusta medicina, non quella del metge sapien. Lo hapax gart sarà deverbale da gardar.

 

 

 

 

 

 

 

Institut d'Estudis Catalans. Carrer del Carme 47. 08001 Barcelona.
Telèfon +34 932 701 620. Fax +34 932 701 180. informacio@iec.cat - Informació legal

UAI