Attribuzione: parte I, § 1.2.8.
1. Sull’incipit cfr. Gruber 1983, p. 119.
5. soi ... la flors: cfr. Guilh.IX 183,2 (VI), 4: «qu’ieu port d’aicel mester la flor» e RbOr 389,14 (XXXVI), 38: «qe de malastre port la flor».
8. La lezione a testo recupera il nulh di R e V, soppresso dal gruppo α per ridurre di due sillabe l’octosyllabe e alterato in C, e vi affianca alre di α. Le alterazioni nei vari testimoni si possono infatti spiegare a partire dalla lezione proposta, che coincide con quella di Stroński. Contesta la scelta di quest’ultimo Perugi 1978, I, p. 416 per il quale «La soluzione metodologicamente più attendibile consiste nel ripristinare un eu dialefico e dieretico», da cui la ricostruzione: «Que eu, d’alre no·m sove», soluzione che tuttavia non tiene in conto il problema metrico dell’intero componimento, ipotizzando soppressioni o sostituzioni più o meno sinonimiche dovute al solo iato.
13. qui: la lezione di α pare difficilior rispetto a s’ieu di C e s’om di RV; la lezione di C indurrebbe l’adozione di puesc al verso successivo.
mielhs de be: si ricordi che il sintagma vale come senhal in BtBorn 80,10 (V; Beltrami 1989, p. 37), 12 e 80,12 (VII; Beltrami 1996, p. 112) per designare Guiscarda de Beljoc (o Beaujeu); così anche in GcFaid 167,61 (XXXII), 55: cfr. Mouzat 1965, p. 263. Lo stesso senhal designa una non identificata donna guascona in ArnDan 29,2 (VII), 67 e 29,17 (XVII), 41, come specifica Toja 1960, p. 10 (e cfr. Chambers 1971, p. 185), anche se Gouiran 1985, I, p. lxxv, seguendo le indicazioni di S. Stroński, La légende amoureuse de Bertran de Born, Paris, Champion 1914, pp. 62-69 e 95-98, pensa a un ulteriore riferimento a Guiscarda.
27. Il verso risulta ipometro di due sillabe: Stroński integra vos dic ricavato da C, dividendo inoltre il v. 25 dal 26 con un punto e virgola. Lewent 1912, col. 336 commenta: «Um die im Texte Str.s fehlende syntaktische Verbindung zwischen v. 15 und v. 16 [miei 25 e 26] herzustelten [corr. in herzustellen?], braucht man nur das Semikolon hinter cors zu streichen, per ma fe zum Vorhergehenden zu ziehen und statt vos dic (v. 17) [mio 27] etwa pero zu ergänzen».
28. sofeira: è cong. pres. dal lat. volg. *SUFFERIA(M), con l’anticipazione di ‘yod’ nel nesso R+I: da notare la lezione di AC che presentano le forme più normali sofra, suefra, mentre ER innovano col futuro sufrirai.
30. per cabal: l’espressione è registrata SW, I, p. 177, n° 10 («ganz und gar»); il sintagma, di cui Avalle sottolinea il tono enfatico, ricorre anche in PVid 364,4 (XXXVIII), 25: «Estiers mon grat am tot sol per cabal / lieis...».
33. bels: adotto la lezione di a perché quelle di b differiscono nella forma pur essendo sostanzialmente dei pronomi possessivi: si può ipotizzare una lezione mal leggibile nell’antigrafo di CRV che ha prodotto la diffrazione della forma.
37-38. I mss. CV fondono i vv. 36-38 in due soli versi di otto sillabe (in C il primo ne conta sei per l’assenza di e cug); P fonde i vv. 36-37 in un solo octosyllabe e riduce a hexasyllabe il v. 38. Perugi 1978, I, p. 177 trascura lo schema metrico del testo conglobando i vv. 36-37 e ricostruendo un v. 37 di otto sillabe con que dialefico ed eu bisillabico: «per que eu cuit que·l be». Buona l’ipotesi per il v. 38 di recuperare le due sillabe mancanti in tutta la tradizione, tranne che in R che ha de lieis in più, intendendo il qu’ieu di inizio verso come la riduzione di un que eu trisillabico: «Que eu dic non ai de me»: mi attengo comunque alla lezione di R.
39. m’ieis: a testo la lezione di &aplha;, laddove CR leggono nais ‘nasce’ e PV m’es ‘mi è’, preferibile anche perché la lezione di PV pare una riduzione di m’ieis.
amor natural: l’espressione si ritrova in BnVent 70,41 Can par la flors josta·l vert folh (XLI), una canzone il cui rapporto con il componimento folchettiano non mi pare limitato ai soli vv. 13-16: «E s’om ja per ben amar mor, / eu en morrai, qu’ins en mo cor / li port amor tan fin’ e natural / que tuih son faus vas me li plus leyal». Si confrontino le strutture metriche:
BnVent |
a8 |
b8 |
a8 |
b8 |
c8 |
c8 |
d10 |
c10 |
|
a: olh, b: e, c:or, d: al |
[382:75] |
FqMars |
a8 |
b8 |
a8 |
b8 |
b8 |
a3 |
a5 |
c8 |
c8 |
a: e, b: ors, c: al |
[294:1] |
Gli schemi sono simili, identici per i primi quattro versi; FqMars innova nella seconda parte, conservando comunque, con diversa misura, il distico finale in al; le rime di FqMars sono tutte presenti nella canzone di BnVent (con l’adeguamento or > ors); i rimanti in al di FqMars sono tutti in BnVent, tranne 30 cabal e 40 ostal, mentre i rimanti in e di BnVent sono tutti in FqMars, tranne 2 sere e 34 ve ‘viene’. In questo contesto acquista rilievo il fatto che l’incipit folchettiano appare costruito con materiali del v. 28 di BnVent: «per pauc vius de joi no·m recre» (miei i corsivi).
La cobla bernardiana in cui è contenuta l’espressione amor natural è citata da J. Gruber, Porque trobar é cousa en que jaz entendimento. Zur Bedeutung von trobar natural bei Marcabru und Alfons dem Weisen, in Homenagem a Joseph M. Piel por ocasião do seu 85.° aniversário, Tübingen, Niemeyer 1988, pp. 569-79, a p. 576: il sintagma viene connesso al fi joi natural di BnVent 70,28 (XXVIII), 35 (vers. di CGIKNOa¹) e ad altre espressioni connotate dall’aggettivo natural, fra cui emerge il trobar naturau di Marcabr 293,33 (XXXIII; Roncaglia 1951), 7; si deve tuttavia constatare la mancata menzione nel lavoro di Gruber della più recente interpretazione che di questo concetto ha offerto Au. Roncaglia, prima in «Trobar clus»: discussione aperta, CN, XXIX (1969), pp. 5-55, in partic. p. 45 sgg. e poi in Roncaglia 1978, in partic. pp. 273-77: interpretazione che specifica, e in sostanza supera, quella precedente, espressa in Roncaglia 1951, p. 36, l’unica a essere ricordata dallo studioso tedesco (che pure cita l’articolo del 1969 in Gruber 1983, p. 81, n. 131). Dipende forse anche dal mancato aggiornamento bibliografico un certo appiattimento delle posizioni espresse dai trovatori, in particolare da Marcabr e da BnVent, laddove, come scrive Beltrami 1990b, p. 21, «il trobar naturau di Bernart è, nell’identità del nome, altra cosa da quello di Marcabruno».
44. s’ieu fora dels: adotto la lezione di α, in luogo di si fora ben di β, perché si può essere interpretato come una riduzione di s’ieu, e ben mal si accompagna a aussors (< ALTIOREM), mentre precede meglio aut sors di RV (interpretabile come una correzione per giustificare ben). |